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giovedì 27 ottobre 2022

Controstoria del Movimento liturgico #52 - Annibale Bugnini, il responsabile dell'attuale crisi della Chiesa

Su padre Annibale Bugnini C.M. abbiamo già scritto molto (si veda qui). E leggerne solo il nome ci fa venire acidità di stomaco. Altro non diciamo. 
Proponiamo alcuni commenti su di lui, raccolti dal M° Aurelio Porfiri. 
Qui gli altri post
Roberto 


L’incarnazione della riforma liturgica: 
mons. Annibale Bugnini (1912-1982)

Il movimento liturgico e la riforma liturgica sono certamente fenomeni molto complessi. Sono fatti di uomini e donne che hanno cercato di portare avanti le proprie idee anche se queste a volte non erano coerenti con l’intento originario. Abbiamo visto tanti protagonisti della riforma liturgica ma non credo ce ne sia nessuno che nell’immaginario collettivo incarni gli aspetti meno felici della stessa come padre Annibale Bugnini.

Nato il 14 giugno 1912 a Civitella del Lago, padre Annibale Bugnini è stato colui che molti hanno visto come l’anima nera della riforma liturgica. Fu personaggio controverso, morto quasi in disgrazia nel 1982, dopo essere stato spedito a Teheran come nunzio apostolico. Lui interpretò questa come una punizione. Nell’ottobre del 1976 il giornale francese Le Figaro lo accusa di essere massone e probabilmente questa accusa convinse Paolo VI, che spedì il grande architetto della riforma liturgica lontano dagli occhi e lontano dal cuore.

La letteratura su padre Bugnini è ovviamente molto ricca, sia da parte dei suoi difensori che, soprattutto, da parte dei suoi oppositori. Giustamente il confratello G.F. Rossi della Congregazione della Missione ci ricorda che padre Bugnini “(S)enza di lui, animatore ed attore principale, la Chiesa non avrebbe avuto né la Costituzione sulla Liturgia del Concilio Vaticano II, nè la riforma liturgica dei nostri tempi” (cmroma.it). 

E questo ovviamente è lodato da alcuni e deprecato da altri. Un altro suo confratello, padre Carlo Braga che fu anche lui un protagonista nella riforma liturgica (e che ho avuto il piacere di conoscere e frequentare e con cui ho avuto scambi di vedute sulla riforma liturgica da posizioni distanti, ma con rapporti sempre cordiali), ricordando quello che considerava un suo maestro e la sua opera così racconta: “Un primo contributo notevole al rinnovamento liturgico P. Bugnini lo diede come Segretario della «Commissione per la riforma generale della liturgia» costituita da Pio XII (1948). Fu un organismo limitato come uomini che ha impegnato, come lavoro svolto e anche come impostazione del lavoro stesso, a causa delle circostanze storiche. Soprattutto era circondato da gran segreto, e ancora oggi i suoi progetti sono poco conosciuti. P. Bugnini, come segretario, fece, senza volerlo, l’esperienza di quello che sarebbe stato poi l’impegno fondamentale del suo lavoro come segretario della Commissione conciliare, nella preparazione, e poi del «Consilium». Nel lavoro di questa Commissione contribuì all’inizio della riforma con la restaurazione della Veglia Pasquale e poi con il rinnovamento della Settimana Santa. Fu grande la sua gioia in quella notte di Pasqua del 1951 nella povera cappella di una parrocchia della periferia di Roma, dove svolgeva il ministero sacerdotale la domenica. Queste esperienze pastorali erano per lui come uno stimolo e una verifica che lo portarono a sentire l’esigenza del rinnovamento della liturgia. Allo stesso modo, il contatto con il clero gli fece percepire urgente il bisogno di semplificazione delle rubriche del Messale e del Breviario, per facilitarne la preghiera. C’era in lui un collegamento sentito, quasi un esigenza da coltivare, tra vita sacerdotale, vita della comunità cristiana e liturgia. Non era solo lo studioso delle fonti; amava verificare e vivere le possibili soluzioni nella pratica della vita pastorale. Per cui nacque anche il suo sussidio per la partecipazione dei fedeli «La nostra Messa» che in quel momento era all’avanguardia del movimento liturgico italiano. All’inizio non fu neppure creduto: ma ebbe, in varie edizioni successive, un milione di copie” (cmroma.it). 

Questo ci offre la possibilità di riflettere sul fatto che per comprendere quello che viene dopo il Vaticano II bisogna guardare ben prima. La studiosa Carol Byrne dà una valutazione opposta dell’operato di padre Bugnini e delle sue radici: “Sconosciuto a Pio XII, p. Bugnini aveva effettuato visite clandestine al Centre de Pastorale Liturgique (CPL), un centro congressi progressista per la riforma liturgica che organizzava settimane nazionali per i sacerdoti. Inaugurato a Parigi nel 1943 su iniziativa privata di due sacerdoti domenicani sotto la presidenza di p. Lambert Beauduin, fu una calamita per tutti coloro che si consideravano all'avanguardia del Movimento Liturgico. Ospiterà alcuni dei nomi più famosi che hanno influenzato la direzione del Vaticano II: p. Beauduin, Guardini, Congar, Chenu, Daniélou, Gy, von Balthasar, de Lubac, Boyer, Gelineau ecc. Potrebbe, quindi, essere considerata come la confluenza di tutte le forze del Progressismo, che ha salvato e ristabilito il Modernismo condannato da Papa Pio X nella Pascendi” (traditioninaction.org). 

La stessa Carol Byrne nel suo libro 'Born of a Revolution' precisa ancora meglio il legame fra dom Beauduin e padre Bugnini dicendo: “Fu Beauduin a propagare per primo il mito (osiamo chiamarlo bugia) che l'usanza della partecipazione silenziosa facesse “distaccare” i laici dalla liturgia, facendo perdere alla Messa il suo carattere comunitario e ai laici il loro “spirito comunitario". Ha interpretato l'assenza di "partecipazione attiva" come un segno di "ignoranza o apatia quasi completa tra i fedeli riguardo al culto liturgico" e ha concluso che non capivano nulla della Messa. A questa valutazione negativa e sprezzante ha fatto eco Mons. Bugnini per giustificare le riforme del Novus Ordo sulla base di quella che ha affermato essere una "mancanza di comprensione, ignoranza e notte oscura" nel culto di Dio sin dai primi secoli della Chiesa”. 

Prendendo spunto da tutto questo ben si comprendono le ermeneutiche della rottura deprecate da Benedetto XVI.

Ho avuto confidenza e ho conosciuto vari collaboratori di questo mons. Bugnini e devo dire che a tutt’oggi per me rimane un personaggio misterioso. Certamente la sua opera nella liturgia da molti è vista con grande favore ma i critici della nuova Messa scaricano su di lui gran parte delle responsabilità di quello che ci troviamo oggi davanti agli occhi. Questo probabilmente non è del tutto vero ma leggendo gli scritti del padre Bugnini ci rendiamo conto di come egli incarnasse quella idea del riformismo liturgico che non si sa quanto fosse veramente in linea con la tradizione secolare della Chiesa cattolica.

Purtroppo la riforma della liturgia si è oramai cristallizzata in un prisma in cui cambiano i colori, ma non la consistenza. Qui non è questione di tornare indietro ma è veramente importante capire come è possibile che una riforma della liturgia contraddica gli stessi documenti su cui dice di basarsi. Chissà come mi risponderebbe padre Bugnini.



Quando passo davanti alla sua abitazione vicino al Quirinale mi sorprendo a vederlo uscire da quel portone e immagino di poterlo fermare e chiedergli se tutto questo fosse veramente necessario. Probabilmente lui mi direbbe, come ha voluto che fosse iscritto sulla sua tomba, che egli ha soltanto inteso servire la Chiesa.


Già, ma quale?

4 commenti:

  1. Sono molto amareggiato da questa continua caccia alle streghe sempre a la ricerca compulsiva di colpevoli e di responsabili di tutti i mali della Chiesa. Trovo superficiale il metodo e l'analisi storica e tanto saccente quanto poco cristiano questo atteggiamento.

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  2. Io invece trovo giusto che se ne parli il più possibile. Di Annibale Bugnini e dei suoi collaboratori è utile sapere tutto, indipendentemente dalle molte amarezze che la "caccia alle streghe" può provocare nelle anime belle che non si accorgono dello stato miserevole in cui è ridotta la Chiesa.

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  3. I risultati di quella riforma sono facili da vedere.Bugnini avrebbe potuto fare molto poco senza l'appoggio del Papa.Non ci sono più streghe da cacciare ormai son tutti morti ,sepolti e giudicati.......

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  4. Se ancora oggi si discute di Bugnini è evidente che a torto o a ragione non è possibile una storia della liturgia del Novecento senza di lui. E mi pare altrettanto innegabile, quale che sia la valutazione finale della sua opera di riformatore, che egli abbia suscitato più di una perplessità. Si badi, non solo in tradizionalisti irriducibili, ma anche in personalità per nulla ostili ad un cambiamento della lex orandi: dal card. Antonelli allo stesso Paolo VI. Dunque se certe condanne possono essere frettolose, sarebbe consigliabile anche una qualche prudenza nell'esaltarne la figura. Forse i tempi non sono ancora maturi per un giudizio equilibrato.

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