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giovedì 21 luglio 2022

Card. Sarah: il prete non è un assistente sociale

Riportiamo alcuni stralci di un articolo de La Nuova Bussola Quotidiana sull'ultimo libro del Cardinale Roberth Sarah, Per l'eternità. Meditazioni sulla figura del sacerdote (Cantagalli, Siena 2022).
Stefano


Il cardinal Sarah: il prete non è un assistente sociale

di Stefano Chiappalone – La Nuova Bussola Quotidiana, 16 luglio 2022

L’ultima fatica del cardinale Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino, sembra un “innocuo” libro di meditazione per sacerdoti e invece contiene riflessioni decisamente audaci e di grande interesse anche per laici, oserei dire, persino per i non credenti.

Capita spesso di ascoltare espressioni di disprezzo verso il clero in quanto tale – sull’onda delle colpe gravissime di alcuni suoi membri, o anche solo perché il parroco è antipatico – finendo per pensare che sia proprio il sacerdozio in sé la causa di tutti i mali. C’è invece chi apprezza il “don” ma per ragioni quantomeno riduttive: perché è simpatico, veste casual e celebra la Messa in modo creativo, senza contare la comodità di mandare i figli all’oratorio. I sacerdoti stessi a loro volta si arrovellano a escogitare questo e quel modo per attrarre i “giovani” e i “lontani”, con le migliori intenzioni e con pessimi risultati.
Nel libro Per l’eternità. Meditazioni sulla figura del sacerdote (Cantagalli, Siena 2022), il cardinal Sarah va a fondo su diagnosi e terapia. 
[...]
Alla “clericalizzazione” dei laici corrisponde la parallela “laicizzazione” di alcuni chierici, che una volta persa la propria identità si improvvisano opinionisti o assistenti sociali, quasi avvertendo il culto come un disturbo arrecato a sé e agli altri. Anche aspetti apparentemente desueti (considerati tali dallo stesso clero, a volte) come quei «segni di rispetto e riverenza» nella liturgia, non sono indirizzati alle loro persone, ai pastori, ma, attraverso di essi, al Buon Pastore. I paramenti liturgici, troppo spesso indossati con fastidio e trasandatezza, quando non ridotti al minimo sindacale, sono in realtà segno della loro configurazione a Cristo: non servono a esaltare il prete, ma a farlo letteralmente sparire in persona Christi.  
Con lo stile pacato e la profondità “certosina” che lo contraddistingue, il cardinal Sarah non fa sconti: solo lasciandosi assimilare da Cristo si può sfuggire alla tendenza ad autoglorificare se stessi o la comunità. Tentazione che si manifesta persino sotto le apparenze di un pauperismo modaiolo. Quanto alla povertà autentica, esclama: «Se ne parla tanto, ma la si esercita poco!». 
[...]

La sfera d’azione del sacerdote è quella interiore, mentre diventa inutile quando si dedica ad altre cose che un laico potrebbe svolgere anche meglio: «Non è un assistente sociale o il direttore di una ONG che gestisce gli aiuti umanitari. [...] La funzione essenziale che il sacerdote deve esercitare riguarda le anime, la loro relazione con Dio». E questa funzione non si esercita mediante strategie, sia pure “pastorali”: «La grazia non sarà mai frutto di una tecnica, perché essa sgorga sempre dal cuore aperto di Gesù sulla croce».
[...]

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana



5 commenti:

  1. Chissà cosa spinge un laico a leggere un libro simile?
    Probabilmente per insegnare ai preti a fare il loro lavoro?

    Comunque, dopo che abbiamo visto sacerdoti (e anche qualche vescovo, penso ad una missione della Conferenza Episcopale Tedesca) andare in macchina fino in Ucraina per portare aiuto alle popolazioni colpite dalla guerra, è un po’ poco elegante per un cardinale entrare a gamba tesa sminuendo il loro operato, come se “gestire aiuti umanitari” sia una cosa indegna, oppure che essere vicino alle persone in ogni aspetto della loro vita non sia occuparsi del loro rapporto con Dio.
    Le trovo parole al limite del vergognoso. Preferisco mille volte preti così, vicini a tutti, in ogni frangente della vita, ai manichini reggi-paramenti che, finito di mettere in scena lo show liturgico, spariscono chissà dove e per un mese non si vedono più.
    Il prete è ANCHE un assistente sociale, anzi, direi che è la miglior forma di assistenza sociale.

    Recensione in ginocchio dalla Bussola “novax” quotidiana, com’era prevedibile.

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    1. Visto poi che ci sono preti tradizionalisti che si sporcano le mani e la talare...ma di loro MiL non parla
      Comunque ormai i preti devono veramente aiutare un sacco di persone, sia materialmente che spiritualmente.

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    2. Il prete è soprattutto un assistente sociale. Cristo per primo assisteva la società anche materialmente risolvendo i problemi di chi incontrava. Molti sacerdoti tradizionalisti vogliono vivere in un ozio aristocratico stile Chiesa del potere di una volta. Frequentano i ricchi, nobili e potenti, si muovono in modo altezzoso e sono anaffettivi. La Messa in mare a Crotone è stata più gradita a Cristo, viste le intenzioni, di tante bellissime Messe Vetus Orso tenute però da intenzioni arroganti

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    3. Anonimo delle 13.56, mi hai tolto le parole di bocca!
      Quasi tutti i preti tradi con cui ho avuto a che fare per anni erano proprio così: chiusi in loro stessi, spesso inavvicinabili quando non apertamente scontrosi. E sempre con quell’aria da cattedratico che ti deve insegnare a stare al mondo anche quando si mangia la pastasciutta.

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  2. Ma...esattamente il "vaccino" e l' Ucraina che c' entrano?

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La Redazione