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domenica 8 maggio 2022

Il discorso del Papa ai docenti e studenti del Pontificio Istituto Liturgico: due commenti #traditioniscustodes

Nel nostro precedente post di questa mattina abbiamo dato conto del vergognoso discorso che il Santo Padre ha rivolto ai docenti e agli studenti del Pontificio Istituto Liturgico.
In tale occasione non avevamo voluto dilungarci in commenti, lasciando ai nostri lettori l’inevitabile giudizio.
Riportiamo ora, in nostra traduzione, due commenti: il primo, di Peter Kwasniewski, pubblicato sul sito Rorate Cæli ed il secondo, più articolato, di Gregory Dipippo, pubblicato sul sito New Liturgical Movement.

L.V.


Oggi, il papa si è rivolto ai docenti e agli studenti del Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo, il think-tank della Traditionis Custodes e di iniziative simili. Egli paragona coloro che lamentano il massacro della Settimana Santa di Pio XII ai farisei che si stracciano le vesti, e accusa gli amanti della «sacra e grande» tradizione cattolica di farne un’arma contro l’unità della Chiesa.

I suoi attacchi alla tradizione sono, come sempre, superficiali, ipocriti e giudicanti, e il suo imperituro ottimismo per una riforma fallita porta tutti i segni degli stereotipi di facciata, ignorando tutte le realtà sul terreno. È davvero patetico: non ha alcuna esperienza della gioia e dell’energia del movimento tradizionale, e apparentemente non ha alcuna consapevolezza di quanto sia mortalmente noioso il Novus Ordo nella maggior parte delle parrocchie – invecchiamento, contrazione, pochi bambini, poche o nessuna vocazione… che rappresenta la «partecipazione attiva» di pochi per cento di una popolazione un tempo cattolica, allontanata dalla «Chiesa del Vaticano II» dalla sua pura banalità, irriverenza, irrilevanza, e mancanza di qualcosa di significativo da dire a chiunque abbia fame di incontro col mistero di Dio. Questo è ciò che è «senza vita, senza gioia».

Nel frattempo, la mia affollata parrocchia FSSP questa mattina si è rallegrata nel Signore con una solenne Messa Votiva del Cuore Immacolato di Maria, alla quale hanno avuto luogo molte prime Comunioni, mentre la nostra parrocchia continua a crescere: persone che amano il Signore e l’altro e sono sollevate di aver trovato un culto veramente cattolico che ci nutre e ci ispira nel nostro pellegrinaggio verso il cielo, un anticipo del quale facciamo esperienza sulla terra.

La fine di questo papato non arriverà mai abbastanza presto.

* * *


Uno dei contributi più importanti di Platone alla filosofia è la dottrina delle Idee, la nozione che le astrazioni non materiali, che lui chiamava «Idee», sono eterne e più reali delle cose del mondo materiale. Per fare un esempio specifico, l’astrazione «cavalleria» è, secondo questa dottrina, più reale dei cavalli materiali, ed esiste eternamente in un mondo di Idee; i cavalli reali in questo mondo partecipano semplicemente a questa astrazione. Platone direbbe che se un uomo che non avesse mai visto un cavallo e non sapesse nulla su di essi ne vedesse uno, e poi ne vedesse un altro in seguito, saprebbe immediatamente che sono lo stesso tipo di cosa, non a causa della loro somiglianza fisica (i cavalli possono, dopo tutto, variare notevolmente in dimensioni, forma e colore), ma perché entrambi partecipano della stessa Idea. (Il punto più ampio di questa dottrina è che cose più importanti dei cavalli, come la Virtù e la Verità, esistono anche come Idee eterne, indipendentemente dal grado in cui sono praticate o conosciute).

Aristotele, tuttavia, rifiutò questa dottrina del suo maestro, una differenza che diede origine al proverbio: «Platone era mio amico, ma la verità è un amico migliore». (Questo è vagamente basato su un passaggio dell’Etica Nicomachea, 1096a, 11-15, e spesso citato in latino, «Amicus Plato, sed magis amica veritas.») Per Aristotele, le idee, cioè le astrazioni, sono meno reali degli oggetti materiali da cui sono astratte; esse esistono SOLO nella nostra mente, non in un mondo eterno di Idee, e se un certo tipo di oggetto fosse del tutto sconosciuto all'uomo, non ci sarebbe alcuna idea di esso. Per tornare all’esempio dato sopra, la «cavalleria» è meno reale dei cavalli, ed esiste solo nella mente umana. Se non ci fossero cavalli, o se non ci fossero menti che li percepiscono, non ci sarebbe l’idea di un cavallo.


Se il secondo paragrafo di cui sopra vi è sembrato più sensato del primo («cavalleria»?), è perché è prevalso il significato aristotelico di «idea» che, in larga misura, si è evoluto a significare «qualcosa che esiste solo nella mente». Il termine moderno «ideologia», quindi, significa «ragionare secondo o per mezzo di un’idea», con «idea» intesa nel suo senso aristotelico di qualcosa che è meno reale della realtà. Il secondo elemento della parola, «-logia», deriva da «logos» nel senso di «ragionamento». «Ideologia», quindi, significa guardare e comprendere il mondo per mezzo di un concetto che non è reale.

Per fare un esempio specifico (non legato ai cavalli), il comunismo è un’ideologia; valuta il mondo attraverso nozioni sulla natura umana e sull’economia che non hanno alcuna relazione con la realtà, ma esistono solo nella mente dei comunisti. Una di queste nozioni, che si sarebbe rivelata particolarmente catastrofica in Unione Sovietica, era che una grande impresa collettiva (diciamo una fattoria di un milione di acri) è meglio di molte piccole imprese (diciamo 1000 fattorie di mille acri), perché porterà una maggiore uguaglianza tra i membri della società. Questo era vero solo nella misura in cui portava tutti i contadini a cui era stato imposto ad un grado approssimativamente uguale di povertà e miseria.

Il problema peggiore nel valutare il mondo attraverso queste nozioni non reali è che possono rendere le persone permanentemente, e in alcuni casi incurabilmente, cieche alla realtà. Per esempio, non c’era nessun grado di fallimento dell’economia sovietica, per quanto catastrofico, e nessun grado di miseria umana che potesse convincere i membri irriducibili del partito comunista che la loro ideologia era un fallimento.


Probabilmente non c’è un’area della vita della Chiesa oggi che non sia influenzata dalle ideologie in modo altrettanto distruttivo, ma certamente non c’è nessuna in cui questo sia più vero che nel campo della liturgia. Molti si ostinano a guardare la riforma post-conciliare solo attraverso certe lenti ideologiche. Attraverso queste lenti, si dichiara che essa è il prodotto e il compimento del Movimento Liturgico originale ispirato da uomini come Dom Guéranger e Don Romano Guardini, di cui ha tradito gli ideali, di cui ha largamente rifiutato i principi, e di cui non ha realizzato gli obiettivi. Si dichiara essere il prodotto e il compimento della volontà del Vaticano II come espressa nella Sacrosanctum Concilium, i cui ideali ha tradito, i cui principi ha anche in gran parte respinto, e i cui obiettivi non ha anche soddisfatto. Le preoccupazioni che le premesse scientifiche della riforma fossero errate, nel migliore dei casi, e i suoi metodi fraudolenti, sono ignorate o respinte. Viene dichiarato uno spettacolare successo pastorale, mentre le chiese, le case religiose e le scuole si svuotano e chiudono, e i membri della Chiesa crollano precipitosamente. E poiché è nella natura stessa di un’ideologia rendere ciechi ai suoi fallimenti coloro che ci credono, coloro che fanno notare i suoi fallimenti vengono insultati o messi a tacere, ma non ricevono mai risposta.


La realtà, tuttavia, inevitabilmente si impone all’ideologo, o rompe il sistema che egli costruisce per se stesso a partire da esso. Arrivò un momento in cui nessuno credeva abbastanza nel comunismo da ordinare alle truppe di sparare a chi protestava contro i suoi fallimenti, desiderando un mondo migliore, e l’ombra profonda del male e della repressione che incombeva sul mondo per la maggior parte della mia infanzia svanì con una rapidità inimmaginabile. «Che Dio sorga», cantano i nostri amici bizantini a Pasqua, «e che i suoi nemici siano dispersi…». E così fece, e così furono.

Allo stesso modo, verrà un giorno in cui la convinzione ideologica che le riforme post-conciliari siano state un successo spettacolare non avrà più l’irragionevole fascino che esercita su così tante menti, specialmente tra coloro che le hanno vissute, e rimangono indebitamente attaccati all’ingenuo ottimismo della loro gioventù. Allora gli insulti, le dimissioni forzate e le soppressioni finiranno, e comincerà il difficile processo di valutare onestamente cosa è andato storto, e perché è andato storto, e determinare cosa deve essere fatto per rimediare.

Può essere faticoso aspettare che questo accada, ma succede sempre, e nel frattempo, come ci ricorda San Paolo, «l’amore sopporta ogni cosa». In Polonia ci sono voluti dieci anni, e sono stati dieci anni innegabilmente difficili. Ma in Cecoslovacchia ci sono voluti dieci mesi, nella Germania dell’Est dieci settimane e in Romania dieci giorni.

7 commenti:

  1. che esistano freddi formalisti, ci può stare; ma che gli "anti-formalisti" siano buoni a priori, è lunare.
    Il prete che dall'altare guarda te e ti rimprovera se osi stare in ginocchio, fa liturgia ? Il prete che si inventa un Credo-Non Credo, fa liturgia ? Il prete che canta Imagine fa liturgia ? Il prete che "consacra" ciambelle dolci rispetta l' "essenziale" della liturgia ?

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  2. "Disgusto" è il mio "commento" cattolico, apostolico e romano per il discorso che il Papa ha fatto ai docenti e agli studenti del Sant'Anselmo. Mi consola solo l'esortazione del Principe degli Apostoli: "Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito di Dio riposa su di voi" (1 Pt 4,14). Voglio vedere se gli amici, alunni del Sant'Anselmo, abbasseranno gli occhi se ci dovessimo casualmente incontrare nella Città Eterna.

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    1. Utilizzare un linguaggio feroce, denigratorio, irriverente e antagonista nei confronti del Papa come quello del post è umiliante per chi lo utilizza non per colui a cui è rivolto. Vergogna per chi lo usa e per chi lo pubblica.

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  3. Veramente la "mentalità chiusa" è prerogativa del pensiero unico dominante, al quale parte della Chiesa si è vigliaccamente adeguata. La "mentalità chiusa" la dimostra proprio Bergoglio quando attacca la cosiddetta "tradizione", un Papa dovrebbe valorizzare le diverse sensibilità, non cancellarle! Inoltre "riformare" è ambiguo: in cosa dovrebbe consistere la riforma? E chi è legittimato a modificare quello che è sempre stato insegnato? Ultima cosa: Bergoglio ha parlato di "formalismo", riferendosi alla liturgia... c'è bisogno di aggiungere altro?

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  4. In realtà accettare la dottrina platonica sulle idee può essere benissimo cristiano. E infatti a me la dottrina delle idee platoniche piace.

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  5. In realtà a me la dottrina platonica sulle idee piace. Fu accettata da illustri pensatori cristiani. E non c'entra niente con l'ideologia, termine inventato a fine Settecento e poi ripreso da Marx.

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  6. Le foto le avete scelte voi o erano nell’articolo originale? E, se erano nell’articolo originale, le avete controllate e le condividete?
    L’ultima foto, nella quale trasuda tutto il vostro sdegno per “l’abuso” di far sedere i fedeli attorno ad un tavolo, raffigura chiaramente la prima comunione di alcuni ragazzi disabili!
    Quindi sapete con sicurezza che quella scelta pastorale non sia stata presa per aiutare il cammino di Fede di quei bambini, ma per distruggere l’idea tradizionale di liturgia?

    Immagino che quindi, per voi, sarebbero dovuti essere esclusi perché non possono inginocchiarsi alla balaustra?

    Siete agghiaccianti.

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