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mercoledì 30 marzo 2022

Se Il Papa abusa – proprio Lui – delle Leggi Liturgiche…. #traditioniscustodes

Un'interessante traduzione di Marco Tosatti.
Luigi

27 Marzo 2022 
Carissimi StilumCuriali, mi sembra interessante offrire alla vostra attenzione questo articolo di The Catholic Thing nella traduzione dell’amici Vincenzo fedele, che ringraziamo di cuore per il generoso lavoro. L’Immagine a metà articolo è di Papa Francesco, svestito di abiti liturgici, alla Messa dell’anniversario di canonizzazione del 12 marzo 2022. Il Papa è “svestito” liturgicamente alla celebazione del 12 Marzo. Buona lettura.


Abusi papali delle Leggi liturgiche

FR. Gerald E. Murray – MARTEDÌ 22 MARZO 2022

Il 12 marzo papa Francesco si è recato presso la chiesa gesuita del Gesù a Roma per una messa in occasione del 400.mo anniversario della canonizzazione di sant’Ignazio di Loyola e di san Francesco Saverio. Il papa ha predicato alla messa e l’ha concelebrata. In precedenza era stato programmato che fosse lui ad essere il celebrante principale, ma per qualche ragione il celebrante principale è stato invece p. Arturo Sosa, SJ, Superiore Generale della Compagnia di Gesù.
La teologia liturgica e la legislazione non consentono che un vescovo, e men che meno un vescovo diocesano nella propria diocesi, concelebri la messa con un sacerdote come celebrante principale (a parte una necessità grave, quale può essere un’infermità). Questo deriva dalla natura stessa dell’ufficio episcopale: il vescovo è “il” sommo sacerdote nella sua diocesi. Egli offre il sacrificio della Messa per il suo popolo, mentre i suoi sacerdoti concelebrano con lui come collaboratori che servono la Chiesa locale sotto la sua autorità.
La Messa è iniziata con la consueta processione d’ingresso. Papa Francesco, però, era già seduto su una sedia vicino all’altare. Non indossava paramenti liturgici e quindi non dava alcuna indicazione che stesse concelebrando o presiedendo la Santa Messa. Ha pronunciato l’omelia senza indossare le vesti liturgiche (mozetta, stola, ecc.) prescritte e che debbano essere indossate quando il predicatore non è colui che celebra la messa.

Concelebrava, tendendo la mano e pronunciando le parole di consacrazione, senza indossare i paramenti della Messa (camice, stola e casula). Questa prassi è severamente vietata. Nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum del 2004 , la Congregazione per il Culto Divino afferma: “È un abuso da censurare la celebrazione, da parte dei sacri ministri, della Santa Messa o altri riti senza i paramenti sacri”.


(Il Papa alla Chiesa del Gesù durante la cerimonia)

Il papa è soggetto alla legge liturgica? Sì.

Può dispensarsi dalle leggi liturgiche? Sì, ma il canone 90 afferma che deve esserci “una giusta e ragionevole causa” per una dispensa.

Papa Francesco si è canonicamente dispensato dall’obbligo di indossare i paramenti liturgici durante la predicazione e la concelebrazione della Messa? Potrebbe averlo fatto, ma la Santa Sede non ha dato alcuna indicazione che lo abbia effettivamente fatto.

C’era un motivo giusto e ragionevole perché il papa non indossasse le vesti liturgiche prescritte? È molto difficile, se non impossibile, affermare che, in questo caso, esistesse una tale causa.

Ci troviamo quindi di fronte ad una realtà che i cattolici conoscono fin troppo bene nella vita della Chiesa nell’ultimo mezzo secolo e oltre: la flagrante violazione delle leggi liturgiche senza una ragione apparente se non la semplice preferenza del sacerdote celebrante.

È una questione importante? Per alcuni tali abusi liturgici sono, senza dubbio, insignificanti e non meritano alcun commento. Qualcuno dirà che il papa può fare quel che vuole e non dobbiamo turbarci per questa o quella scelta: “Sicuramente ha una buona ragione, ed è impertinente mettere in discussione il suo giudizio, perché, in fondo, è il Papa.”

Ma è proprio perché è il papa che dobbiamo preoccuparci della sua decisione di disattendere le regole che regolano la celebrazione della messa. Il papa, nella Chiesa, è l’autorità suprema e come tale è chiamato a sostenere le leggi della Chiesa stessa, perché non deve scandalizzare i fedeli dando un cattivo esempio.

Sarebbe scandaloso che passasse l’idea che, sull’esempio del papa, ogni sacerdote fosse perfettamente libero di fare ciò che vuole quando si tratta di seguire la legge liturgica.

Non è un segreto che molti cattolici si rivolgono in numero crescente alla celebrazione della Messa tradizionale latina perché sono stanchi dei diffusi abusi liturgici che incontrano nella celebrazione della Nuova Messa. Lo stesso Papa Francesco ne è consapevole.

Ha sollevato proprio questo problema nella sua lettera del 16 luglio 2021 ai vescovi del mondo, che accompagnava la Traditionis Custodes , il suo motu proprio che limitava la celebrazione della Messa tradizionale: “Mi addolorano allo stesso modo gli abusi di una parte e dell’altra nella celebrazione della liturgia. Al pari di Benedetto XVI, anch’io stigmatizzo che «in molti luoghi non si celebri in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura venga inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale porta spesso a deformazioni al limite del sopportabile»” [Viene qui usata la forma divulgata ufficialmente in lingua italiana dalla Santa Sede. – NdT].

Ai vescovi ha consigliato: «Al contempo Vi chiedo di vigilare affinché ogni liturgia sia celebrata con decoro e fedeltà ai libri liturgici promulgati dopo il Concilio Vaticano II, senza le eccentricità che degenerano facilmente in abusi».

Sono le stesse parole di papa Francesco a servire da rimprovero alla sua decisione di concelebrare la Messa senza i paramenti liturgici. Il carattere sacro dei nostri atti di culto è promosso e tutelato quando sacerdoti e vescovi seguono di buon grado e scrupolosamente le prescrizioni del diritto liturgico. I fedeli cristiani hanno il diritto di partecipare alla preghiera liturgica senza essere costretti a sperimentare “distorsioni insopportabili” del buon ordine liturgico. Tale diritto dipende dalla volontà dei sacerdoti e dei vescovi di obbedire ed attenersi a quanto stabilito dalla legislazione liturgica.

Non esiste un privilegio clericale che permetta a sacerdoti e vescovi di riscrivere le regole secondo i propri gusti. Eppure è proprio ciò che alcuni sacerdoti e vescovi ricaveranno tristemente da questo deplorevole esempio di abuso liturgico papale.

Il culto di Dio è il sacro dovere dei pastori della Chiesa. La forma di quel culto è data loro dalla Chiesa. È loro responsabilità vigilare affinché ogni atto di culto liturgico si compia in amorosa fedeltà a quanto stabilito dalla Chiesa nelle sue norme liturgiche. La disobbedienza impartisce invece l’errata lezione che la legge della Chiesa non è importante.

Questa è una ricetta per far proliferare ancora di più il caos nella vita della Chiesa. Bisogna che sia fermata.