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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

venerdì 4 febbraio 2022

Il caos sul fine vita nella Chiesa italiana

"È vero quello che la Chiesa ha insegnato sino a ieri sulla inaccettabilità del suicidio assistito e dell’eutanasia oppure oggi non vale più?".
E' una domanda che ci facciamo tutti noi.
Luigi

Aldo Vitale, 24-1-22, Tempi

In principio era Paglia; poi Paglia disse che la vita non era indisponibile e venne Casalone; Casalone era presso Paglia ed entrambi erano presso il caos.
Solo parafrasando la Genesi si può dar conto dell’origine della confusione che si sta creando intorno al fine vita all’interno della comunità cattolica proprio a causa di coloro che dovrebbero guidarla lungo la retta via e che invece la stanno deviando lungo sentieri non soltanto semplicemente tortuosi, ma palesemente pericolosi.

La vicenda ha avuto origine nello scorso autunno, allorquando Monsignor Paglia ha dimostrato pubblicamente una certa apertura sul tema del fine vita, come ho già riassunto proprio da queste colonne, dichiarando che non è vero che per la Chiesa la vita sia indisponibile.

Favorevoli e contrari

L’intervento recente di Carlo Casalone, giustamente criticato da Luca Dal Pozzo, ha ulteriormente aggravato la situazione poiché, sebbene sia vero che la piattaforma etica del Magistero conosca e riconosca l’efficacia del principio della legge cosiddetta “minus quam perfecta”, citata da Casalone, essa è e rimane un’eccezione e non può certo divenire un ordinario e comune rimedio “sanante” ogni volta che ve ne sia l’occasione, specialmente se essa non si applica ad un singolo caso concreto su cui pende la decidibilità di un giudizio morale, ma viene adoperata in modo generico per giustificare ciò che giustificabile non è (almeno dal punto di vista autenticamente cattolico), come, per l’appunto, un testo di legge che intende legalizzare la morte assistita.

L’intera vicenda, dunque, è ben più complessa della semplice, e per molti versi banalizzante, logica politica dei “favorevoli” o “contrari” al referendum, poiché dopo l’intervento televisivo di Paglia dello scorso autunno e il recente scritto di Casalone pare che all’interno delle gerarchie cattoliche si intenda stravolgere il punto di vista della dottrina etica cattolica sul fine vita, senza avere l’onestà intellettuale di ammetterlo con chiarezza dinnanzi a tutto il popolo cattolico.

Sciatteria teoretica

Sembra che all’interno del mondo cattolico in genere ed ecclesiale in particolare si scalpiti per la voglia di scavalcare o aggirare il problema della disponibilità e indisponibilità della vita, creando una zona ibrida, grigia, indefinita e indefinibile che, tuttavia, nei fatti finisce per essere frontalmente opposta e contraria alla dottrina fino ad oggi professata dalla Chiesa

Tant’è che in un recente intervento sul blog dell’Associazione Luca Coscioni, un autorevole esponente del pensiero laico dichiaratamente favorevole alla morte assistita come Giovanni Fornero (autore presso la Utet della corposa monografia Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria) pur esprimendo la propria posizione a favore della legalizzazione della morte assistita, evidenzia come l’intervento “aperturista” di Casalone rappresenti un «innegabile strappo» rispetto alla posizione ufficiale della Chiesa in tema di morte assistita. Strappo che potrebbe essere seguito da altri possibili mutamenti dottrinali.

Non avvertire una simile contraddizione rispetto ai testi del Magistero sarebbe sintomo di grave sciatteria teoretica, quindi di un problema di metodo del pensiero, prima ancora che del suo merito.

Un po’ di domande

Da tutto ciò emergono, dunque, degli insopprimibili interrogativi. È proprio vero che quello che la Chiesa ha insegnato sino a ieri sulla inviolabilità e indisponibilità della vita e quindi sulla inaccettabilità del suicidio assistito e dell’eutanasia oggi non vale più? È proprio vero che in nome del “bene comune” e di un ipotizzato “male minore” si possa dall’oggi al domani fornire una sorta di impropria legittimazione “cattolica” a ciò che la Chiesa ha sempre condannato?

E se non è vero perché tutti quegli intellettuali che per anni hanno scritto, anche sui quotidiani, contro la morte assistita oggi rimangono in sostanziale (reverenziale?) silenzio dinnanzi a spericolate operazioni condotte da una parte del clero cattolico in aperto contrasto con il dato del Magistero? Quanti, come i suddetti esponenti della gerarchia ecclesiastica, intendono procedere nella direzione intrapresa perché non afferrano il toro per le corna confessando esplicitamente di voler modificare la dottrina cattolica essendo oramai così manifeste le loro intenzioni da essere captate anche dagli esponenti del mondo laico?

A che pro un tale “radicale” cambiamento dottrinale? Di quali testi di riferimento del Magistero ci si potrebbe avvalere per sostenere una simile così brusca inversione di rotta? Come mai nessuno fino ad oggi ha mai proposto una tale modifica dottrinale? Come mai proporla proprio oggi?
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

La denuncia della “cultura della morte” da parte di Giovanni Paolo II, la denuncia della “cultura del relativismo” da parte di Benedetto XVI e la denuncia della “cultura dello scarto” da parte di Francesco sono state per caso annullate? Come? Quando? Da chi? Da monsignor Paglia e dalla Civiltà Cattolica (un tempo baluardo della tradizione teologico-morale del cattolicesimo e oggi punta di lancia della sua trasfigurazione)?

Non sarebbe più intellettualmente onesto proporre un dibattito aperto all’interno della Chiesa invece di decidere unilateralmente senza considerare il dato della tradizione e l’intelligenza del popolo cristiano?

Proporre e portare avanti la suddetta “silenziosa” riforma dottrinale è un compito che spetta ai singoli elementi ecclesiali o, invece, in una struttura istituzionalizzata e giuridica come la Chiesa cattolica, dovrebbe competere piuttosto a chi gode di una potestà normativa in tal senso (cioè la Congregazione per la Dottrina della Fede o il Romano Pontefice)?

In conclusione: tutti i suddetti, non sono quesiti che necessitano di risposte quanto mai urgenti e circostanziate, proprio in ossequio a quel dovere di verità che fonda quella carità che informa la fede cristiana?

Foto Ansa