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giovedì 2 dicembre 2021

Storia del Movimento Liturgico #9 - “Musica e preghiera, musica è preghiera: Martin Gerbert (1720-1793)”. Di A. Porfiri

Nono incontro sulla Controstoria del movimento liturgico del M° Aurelio Porfiri. 
I precedenti qui

Roberto 


Musica e preghiera, musica è preghiera: Martin Gerbert (1720-1793)

Il tema della musica per la liturgia, della musica sacra, ha fornito ampio materiale di discussione per tutti coloro a cui stanno a cuore le cose del rito cattolico. Sappiamo bene come un’ampia riforma fu incoraggiata all’inizio del secolo passato da san Pio X, specialmente con il suo Motu proprio del 22 novembre 1903. In esso tra l’altro diceva: “Ed invero, sia per la natura di quest’arte per sé medesima fluttuante e variabile, sia per la successiva alterazione del gusto e delle abitudini lungo il correr dei tempi, sia per funesto influsso che sull’arte sacra esercita l’arte profana e teatrale, sia pel piacere che la musica direttamente produce e che non sempre torna facile contenere nei giusti termini, sia infine per i molti pregiudizi che in tale materia di leggeri si insinuano e si mantengono poi tenacemente anche presso persone autorevoli e pie, v’ha una continua tendenza a deviare dalla retta norma, stabilita dal fine, per cui l’arte è ammessa al servigio del culto, ed espressa assai chiaramente nei canoni ecclesiastici, nelle Ordinazioni dei Concilii generali e provinciali, nelle prescrizioni a più riprese emanate dalle Sacre Congregazioni romane e dai Sommi Pontefici Nostri Predecessori”. Questo risalire alle autorità suggerito dal passaggio in questione da san Pio X non era certo cosa nuova, ma era prassi costante della tradizione della Chiesa.

Pensiamo per esempio a Martin Gerbert (1720-1793), abate benedettino di nobile famiglia che nella tradizione erudita benedettina di cui abbiamo già parlato in precedenza fu insigne studioso e si segnalò soprattutto nel campo della musica sacra, raccogliendo le autorità di Padri della Chiesa e scrittori ecclesiastici che avevano contribuito alla definizione del ruolo del canto sacro nella liturgia. Ricordiamo tra le altre opere il suo Scriptores ecclesiastici de musica sacra potissimum ex variis Italiae, Galliae & Germaniae codicibus manuscriptis collecti et nunc primum publica luce donati, in cui egli raccoglie appunto le autorità in materia di musica sacra., oppure il suo De cantu et musica sacra a prima Ecclesiae aetate usque ad praesens tempus.

È giudicato come uno degli storici a cui più si deve per la comprensione del nostro passato liturgico e musicale (1) e certamente il suo lavoro, pur non privo di inevitabili errori, ci permette di risalire ad una tradizione che ci fa vedere non solo come il canto e la preghiera siano connessi, ma come il canto è e deve essere preghiera, non una parte aggiunta alla liturgia in modo posticcio per riempire certi spazi ma liturgia in musica.

È ovvio che il periodo in cui Gerbert viveva anche contribuì alla natura dei suoi studi, periodo in cui l’enciclopedismo acquistò importanza, in cui ci si doveva guardare dalle suggestioni illuministiche e giansenistiche. Il lavoro di Gerbert nell’ambito della musica sacra, ma non solo, sarà di fondamentale importanza per puntellare quei fondamenti storici su cui la tradizione venerabile della Chiesa si è poggiata, pur in un’ultima analisi, non dipendendo da essi.




(1) Vedi ad esempio NIECKS Fr. (1882). Martin Gerbert: Priest, Prince, Scholar, and Musician. The Musical Times and Singing Class Circular, 23(477), 585–588. https://doi.org/10.2307/3358187

1 commento:

  1. Negli ultimi giorni ho postato 4 o 5 commenti, nessuno dei quali è stato pubblicato. Cos'è, è cambiato il 'censore' e questo di adesso è più 'adeguato ai tempi' bergogliani?
    Comunque pazienza, non è certo un dramma, scriverò d'ora in poi su altri siti web, che al contrario pubblicano sempre i miei modesti interventi.
    don Andrea Mancinella

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