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giovedì 30 dicembre 2021

Papa Francesco, l'Iconoclasta: Rod Dreher su #traditioniscustodes

Pubblichiamo un ampio estratto di un articolo di Rod Dreher intitolato Papa Francesco l'Iconoclasta. L'autore, già noto per Opzione Benedetto (QUI), è un ex cattolico convertito all'ortodossia. Nonostante il suo sia quindi un punto di vista esterno alla Chiesa, tuttavia fotografa con impietosa lucidità la situazione presente in cui cattolici fedeli all'insegnamento della Chiesa e colpevoli solo di pregare come la Chiesa stessa ha fatto per secoli vengono ora marginalizzati, mentre per altri versi le gerarchie sostengono e promuovono gruppi... diciamo così, più innovativi sul piano dottrinale (eufemismo grande come una basilica, per cui non vi resta che leggere).

Stefano 


Papa Francesco, l'Iconoclasta

di Rod Dreher – The American Conservative, 18 dicembre 2021

 

Non sono cattolico, ma non riesco a capacitarmi del duro impegno di Papa Francesco per fare a pezzi la Chiesa cattolica e sopprimere una delle sue comunità più vitali.

Il Vaticano oggi [18 dicembre] ha emesso ulteriori restrizioni contro la Messa tradizionale e le comunità a essa legate. Così scrive Edward Pentin nel National Catholic Register:

In sintesi, l'arcivescovo Roche ha stabilito quanto segue:
- Se i fedeli tradizionali non riescono a trovare una chiesa, un oratorio o una cappella per celebrare esclusivamente il rito antico, un vescovo può chiedere alla Congregazione per il Culto Divino una dispensa per utilizzare una chiesa parrocchiale, ma anche se viene concessa, tale celebrazione non deve essere pubblicizzata nell'orario delle Messe parrocchiali (non per emarginare i fedeli che preferiscono la forma tradizionale, ha insistito, ma per “ricordare loro che questa è una concessione per provvedere al loro bene… e non un'occasione per promuovere il rito precedente”).
- I sacramenti tradizionali secondo il  Rituale Romanum (es. battesimi, messe nuziali, estrema unzione, confessione) necessitano del permesso del Vescovo e possono essere celebrati solo nelle “parrocchie personali canonicamente erette” [NdR: Questo vale solo per quelle già esistenti, poiché l'erezione di future parrocchie di questo tipo non è più consentita da  Traditionis Custodes]. Nessun vescovo è autorizzato a  utilizzare il Pontificale Romanum, cioè il rito dei sacramenti officiati dai vescovi, come le ordinazioni tradizionali e le cresime.
- Un sacerdote non può continuare a celebrare la Messa tradizionale se “non riconosce la validità e la legittimità della concelebrazione”, soprattutto nella Messa crismale. Un vescovo dovrebbe “avere cura di instaurare un dialogo fraterno” con il sacerdote prima di revocare questa concessione.
- Si ribadisce che le letture devono essere proclamate in lingua volgare, con una clausola che proibisce la pubblicazione di nuovi lezionari in volgare secondo il vecchio ciclo di letture.
- I vescovi devono ottenere l'autorizzazione dalla Santa Sede per consentire ai sacerdoti ordinati dopo la pubblicazione di  Traditionis Custodes di celebrare la Messa tradizionale.
- Si “raccomanda” che la Messa tradizionale sia celebrata per un periodo di tempo definito, fissato dal vescovo, che al termine può valutare se sussistono o meno motivi per prorogare o sospendere il permesso, a seconda della “sintonia” con l'orientamento di Traditionis Custodes.
- Un vescovo può concedere il permesso di celebrare la Messa tradizionale solo nella propria diocesi.
- Se un sacerdote autorizzato a celebrare il rito antico è indisponibile o assente, deve essere data formale autorizzazione anche al suo sostituto.
- Anche i diaconi e i ministri istituiti che partecipano a una celebrazione tradizionale devono avere il permesso del proprio vescovo.
- Un parroco o un cappellano autorizzato a celebrare la Messa tradizionale, che deve anche celebrare la Messa in forma ordinaria durante la settimana, non può poi binare per celebrare la Messa tradizionale nello stesso giorno.
- Un sacerdote autorizzato a celebrare la Messa tradizionale in latino non può celebrarla per un altro gruppo di fedeli nello stesso giorno, anche se quel gruppo ha ricevuto l'autorizzazione.


E ancora:

Nella sua nota introduttiva, l'arcivescovo Roche ha ribadito che Traditionis Custodes  e la lettera di accompagnamento di papa Francesco “esprimono chiaramente le ragioni” della lettera apostolica, e che la Messa di Paolo VI è “l'unica espressione della  lex orandi  del rito romano”.

È questa la direzione nella quale vogliamo camminare ed è questo il senso delle risposte che qui pubblichiamo”, ha detto l'arcivescovo Roche. “Ogni norma prescritta ha sempre l’unico scopo di custodire il dono della comunione ecclesiale camminando insieme, con convinzione di mente e di cuore, nella linea indicata dal Santo Padre”.

Ed ecco la pura voce del fondamentalismo utopico degli anni '60:

L'arcivescovo inglese ha affermato che i Padri del Concilio Vaticano II hanno cercato le riforme affinché la liturgia appaia “sempre più in tutta la sua bellezza e il popolo di Dio crescesse in una piena, attiva, consapevole partecipazione alla celebrazione liturgica”.

Come Pastori non dobbiamo prestarci a polemiche sterili, capaci solo di creare divisione, nelle quali il fatto rituale viene spesso strumentalizzato da visioni ideologiche”, ha affermato l'arcivescovo Roche. “Siamo, piuttosto, tutti chiamati a riscoprire il valore della riforma liturgica custodendo la verità e la bellezza del Rito che ci ha donato. Perché questo accada, siamo consapevoli che è necessaria una rinnovata e continua formazione liturgica sia per i presbiteri sia per i fedeli laici”.

Non ammetteranno mai e poi mai che il Concilio abbia avuto qualche problema o che ci fosse qualcosa di valido in ciò che ha sostituito. Come ex cattolico, ortodosso da sedici anni, lo scandalo della classe dirigente della Chiesa cattolica che saccheggia il proprio prezioso patrimonio, liturgico e non, è allo stesso tempo sorprendente e doloroso. Doloroso, non solo perché ho amici e conoscenti che non sono teste calde, e che sono stati profondamente arricchiti nella loro fede dalla Messa in latino. Sì, naturalmente ci sono alcuni fanatici della Messa in latino che sono fonte di divisione, ma non sono assolutamente espressione della comunità di rito antico in quanto tale, e inoltre si possono trovare molti più fanatici tra gli anti-tridentini, soprattutto tra quelli al potere. In generale, e nella mia esperienza, i frequentatori della Messa in latino sono tra i cattolici più fedeli che conosca. E la gerarchia della Chiesa, da papa Francesco in giù, sputa su di loro.

(QUI l'intero articolo di Pentin)

Proprio perché i non cattolici capiscano cosa sta succedendo, ebbene, papa Francesco vuole estinguere l'appartenenza alla Messa in rito tridentino, popolarmente chiamata la "Messa in latino", essendo celebrata in quella che era stata la lingua liturgica della Chiesa cattolica dall'antichità, fino al Concilio Vaticano II. Da una cronaca del Times che mette in luce la presenza di parrocchie LGBT a New York City, ecco il genere che il Papa non solo tollera, ma incoraggia attraverso il suo sostegno a figure (ad esempio, padre James Martin) e organizzazioni (ad esempio, New Ways Ministry) pro-gay  nella Chiesa cattolica:

Le parrocchie gay friendly sono qualcosa di cui molti cattolici, e molte persone LGBTQ, non conoscono l'esistenza. Sono sparse in città piccole e grandi in tutto il Paese, con circa una dozzina concentrate a New York City. Qui, le parrocchie hanno attratto fedeli da tutta la regione avviando ministeri LGBTQ; organizzando eventi come ritiri spirituali, escursioni e aperitivi nei locali gay; celebrando Messe e altri eventi durante il Pride Month; e parlando a favore della comunità gay.

Francesco incoraggia le parrocchie che fanno l'happy hour nei locali gay e le Messe del Pride. Ma il popolo della Messa in latino deve essere soppresso. Ancora da quel servizio:

Padre James Martin, scrittore gesuita e noto sostenitore dell'apertura ai cattolici LGBTQ, ha affermato che parrocchie progressiste come queste hanno svolto a lungo un ruolo importante come "valvole di sicurezza" per la Chiesa, fornendo uno spazio per i cattolici che potrebbero irritarsi per i suoi dogmi predominanti.

Sono luoghi, come si suol dire, per persone che stanno entrando nella Chiesa o che potrebbero essere tentate di uscire dalla Chiesa”, ha detto. “Possono andare in queste parrocchie e sentirsi a casa”.

Non i cattolici della Messa in latino. Non sotto il governo di Francesco il Misericordioso. Ancora dal Times:

Un giorno si è inginocchiato in un confessionale e ha condiviso la sua lotta interiore con un prete, che gli ha dett: "non hai peccato in questo, non c'è nulla di cui vergognarsi", così ha detto. Dopo di che, ha iniziato a fare la comunione per la prima volta dopo anni.

"Penso che  la parrocchia di St. Paul's probabilmente mi accetti in questo momento più di quanto io accetti me stesso a volte", ha detto il signor Browner.

Poiché il catechismo della Chiesa è così onnipresente, è radicato in noi – o almeno in me – che quelle sono le regole”, ha aggiunto. “Sono ancora alle prese con quale sia la regola rispetto a quale sia il messaggio di St. Paul's. È un processo".

Questa parrocchia e i suoi sacerdoti stanno allontanando le persone dalla fedele osservanza della fede cattolica. Francesco ama questo genere di cose, però, e lo ha detto molto chiaramente. Solo pochi giorni fa è emerso che Francesco aveva scritto in tono incoraggiante alla dirigenza del New Ways Ministry, un gruppo di attivisti cattolici pro-Lgbt che spinge per la normalizzazione dell'omosessualità all'interno della Chiesa cattolica. Alcuni anni fa, quando era a capo dell'ufficio dottrinale vaticano [la Congregazione per la Dottrina della Fede, ndt] sotto Giovanni Paolo II, il cardinale Ratzinger stabilì che New Ways non poteva essere considerato autenticamente cattolico. Francesco li ha portati dentro, al riparo dal freddo.

Invece, spedisce la comunità della Messa in latino ai margini.

Penso a Francesco e a coloro che lo circondano con la stessa perplessità che ho nei confronti dei membri più anziani della classe dirigente negli Stati Uniti. Ne ho scritto qualcosa ieri sera (QUI). 

Capisco che siano preoccupati per gli elementi dell'estrema destra, ma queste persone – in particolare nell'esercito – stanno facendo di tutto per confermare le affermazioni degli estremisti e allo stesso tempo si inimicano e alienano coloro che non sono infedeli alla dottrina cattolica e che vogliono solo essere lasciati in pace. 

Perché? Francesco vuole spingere queste persone verso la FSSPX, o l'Ortodossia, o forse addirittura ad abbandonare del tutto il cristianesimo? Se fossero ostinati negazionisti dell'autorevole insegnamento cattolico, potrei capire che questo o qualsiasi altro papa dicesse: “Essere cattolico implica affermare certe cose, rifiutarne altre e vivere in un certo modo; se rifiuti di pentirti e stai sviando gli altri, allora dovresti lasciare la Chiesa”. Ma non è questo che sta avvenendo. Di nuovo, i fedeli tradizionali non pretendono certo che tutti vadano alla Messa in latino, e anche ammesso che qualcuno tra loro possa negare la validità della Messa secondo il Novus Ordo (quella scaturita dal Concilio degli anni '60), non stanno chiedendo che il Vaticano la sopprima, né sono in grado di farlo. Sono minuscoli!

Eppure Francesco si serve del potere pontificio per tentare di strangolare quelle comunità fedeli, incoraggiando al contempo a prosperare sacerdoti, parrocchie e organizzazioni pro-LGBT che sfidano apertamente l'insegnamento cattolico.

Come mai? Che senso ha questo? Perché il disprezzo per quei cattolici che si attengono al Magistero (il magistero della Chiesa cattolica), e che vogliono solo celebrare la liturgia nella stessa lingua della Chiesa sin dai primi giorni del cristianesimo latino, e nel rito che era comune a tutti i cattolici dalla Controriforma fino alla metà degli anni Sessanta?

Vorrei essere chiaro qui: quando ero cattolico, ero un cattolico del Novus Ordo. Non ho amato il nuovo rito, ma non ho mai imparato ad amare nemmeno il vecchio rito. Li consideravo entrambi sacramentalmente validi, però, ed ero contento che esistesse il rito latino per coloro che se ne nutrivano. Non mi risulta di aver mai incontrato un normale cattolico del Novus Ordo che si sentisse minacciato dall'esistenza della Messa in latino, ammesso che ne fosse a conoscenza. Ma i cattolici progressisti di professione disprezzano veramente la Messa latina. E ora uno di loro è il Papa, un Papa consapevole che tra tutti i miliardi di cattolici a cui presiede, i frequentatori della Messa in latino sono i meno propensi a sfidare un ordine papale legittimo.

Questa è una guerra spirituale, lo sapete. Possa Dio rafforzare quei fedeli cattolici perseguitati dai loro stessi capi. Quello che Francesco non capisce, a quanto pare, è che le sue azioni minano l'autorità della Chiesa stessa. Guardate:


Il tradizionalista Peter Kwasniewski scrive (QUI) del documento odierno:


Non era difficile vedere, anche prima d'ora, che gli avversari vaticani dei tradizionali riti liturgici della Chiesa di Roma sono mossi da un'animosità  verso la Tradizione totalmente incompatibile con la Fede cattolica e da un'animosità verso i fedeli che aderiscono alla Tradizione, che è totalmente contraria alla carità e al tanto decantato desiderio di “unità” e di “comunione” (pur riempiendosi la bocca di “diversità” e “periferie” e “minoranze” ecc. – è il modus operandi tipico   degli ipocriti).

Tuttavia, pubblicando un documento come questo – così pieno di malizia, meschinità, odio e crudeltà, e così abbondante di menzogne – esattamente una settimana prima della grande festa della Natività di Cristo mostra, in modo più eloquente di qualsiasi altro gesto, che si tratta di mafiosi che si oppongono al nostro bene spirituale, alle nostre vocazioni, alle nostre famiglie, in modo tale che il loro attacco al bene comune della Chiesa non potrebbe essere più evidente.

Ricordiamo a noi stessi  cosa dissero i nostri antenati nella Fede  riguardo a una situazione del genere.

Il cardinale Tommaso Gaetano (1469–1534): "Devi resistere a viso aperto a un papa che sta apertamente lacerando la Chiesa".

Francisco de Vitoria (1483-1546): "Se il Papa con i suoi ordini e i suoi atti distrugge la Chiesa, gli si può resistere e impedire l'esecuzione dei suoi comandi".

San Roberto Bellarmino (1542–1621): “Come è lecito resistere al Papa, se ha aggredito la persona di un uomo, così è lecito resistergli, se ha assalito le anime, o ha turbato lo stato, e tanto più se ha cercato di distruggere la Chiesa. È lecito, dico, resistergli, non facendo ciò che comanda e ostacolando l'esecuzione della sua volontà”.

Sylvester Prierias (1456-1523): “Egli [il Papa] non ha il potere di distruggere; quindi, se ci sono prove che lo sta facendo, è lecito resistergli. Il risultato di tutto ciò è che se il papa distrugge la Chiesa con i suoi ordini e atti, gli si può resistere e l'esecuzione del suo mandato impedita. Il diritto all'aperta resistenza all'abuso di autorità dei prelati deriva anche dal diritto naturale”.

Francisco Suárez (1548-1617): “Se il Papa dà un ordine contrario ai giusti costumi, non si deve obbedirgli; se cerca di fare qualcosa di manifestamente contrario alla giustizia e al bene comune, sarebbe lecito resistergli; se attacca con la forza, potrebbe essere respinto con la forza, con la moderazione caratteristica di una buona difesa”.

La Provvidenza di Dio è quindi chiara e considero questa istruzione un regalo di Natale. Mostrando che i suoi autori odiano la Tradizione cattolica, odiano la continuità con il passato, odiano i fedeli, ci rendono facile vedere che agiscono contro il bene comune e quindi meritano di essere contrastati. Non solo ci è  permesso  resistere; siamo  obbligati  a farlo, se vogliamo evitare di peccare contro ciò che sappiamo essere giusto, santo, vero e buono.


Inoltre:

Nella sua abbondanza di carità, la Congregazione per il Culto Divino spiega che le liturgie di tali cattolici non  fanno parte della vita ordinaria della parrocchia; le attività di questo gruppo non devono mai coincidere con quelle della parrocchia; il gruppo dovrebbe essere espulso da una parrocchia non appena possibile; le loro Messe non possono essere pubblicizzate nell'orario; e presumibilmente non devono essere invitati nuovi membri, poiché il gruppo è ermeticamente sigillato per prevenire la contaminazione. E nonostante tutto questo, Roche ha la sfacciataggine di dire: “Non c'è nessuna intenzione in queste disposizioni di emarginare i fedeli”?

La risposta di un cattolico sano a tale spudorata offesa, mossa da un pregiudizio peggio che razzista, è dire: "Va' al diavolo" (perché è da lì che tali idee provengono e a lì appartengono), “Annunceremo le nostre messe in lungo e in largo. Continueremo a pubblicare i nostri libri, opuscoli, messali e ogni sorta di armamentario. Pubblicizzeremo le nostre attività e inviteremo nuovi partecipanti. Promuoveremo attivamente la tradizione tra amici, familiari, estranei e potenziali convertiti. Canalizzeremo le nostre donazioni al suo sostegno. In breve, faremo tutto ciò che è in nostro potere per garantire che la vostra ingiusta guerra contro la tradizione incontri l'imbarazzante e ingloriosa sconfitta che merita. Deus volt. Non vincerai mai e poi mai ".

[...]


Fonte: The American Conservative

1 commento:

  1. "Un ex cattolico convertito all'ortodossia": l'espressione corretta è "un ex cattolico che ha apostatato in favore della cosiddetta ortodossia"

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La Redazione