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domenica 19 dicembre 2021

Opporsi a Traditionis Custodes in nome del sensus fidelium. Altre reazioni #traditioniscustodes

Riprendiamo da Marco Tosatti e Korazym.
QUI Croce-Via.
Luigi

19 Dicembre 2021 

Carissimi StilumCuriali, mi sembra interessante rilanciare questo articolo apparso su Korazym.org e che ha come tema le risposte della Congregazione per il Culto Divino alle questioni suscitate dal recente Motu Proprio Traditionis Custodes. Buona lettura.
§§§

Sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N. 860 di oggi, 18 dicembre 2021 sono state pubblica 11 Responsa ad dubia della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti su alcune disposizioni della Lettera apostolica in forma di Motu proprio Traditionis Custodes del Sommo Pontefice Francesco [QUI].

«Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso» (Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera apostolica “Motu proprio data” Summorum Pontificum sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970, 7 luglio 2007 [QUI]).

Condividiamo qui di seguito l’articolo sulla questione a firma di Edward Pentin sul National Catholic Register online di oggi, che riporta le prima reazioni di Padre Claude Barthe: «La giustificazione che ricorre di risposta in risposta è che il rito tradizionale è tollerato solo prima di essere un giorno totalmente proibito, in quanto non è l’espressione della lex orandi, dato che la sua unica espressione attuale è il nuovo rito”.

La reazione a caldo di Messainlatino.it: sono «usciti i “disastrosi” Responsa su Traditionis custodes. Terribili e vergognosi” Il disastro!».

Dr. Robert Moynihan ha scritto questa sera nella sua Lettera #181, 18 December 2021: Roche (nostra traduzione italiana dall’inglese): «Un giorno di una certa tristezza, pochi giorni prima di Natale – Oggi a Roma, una settimana prima del grande giorno santo che commemora l’incarnazione del Signore , che ha cominciato a distendersi e a superare la frustrazione di ogni vita umana sotto il peso e il dolore della caduta di Adamo ed Eva, è stato pubblicato un documento che inasprisce ulteriormente le già rigide restrizioni alla “Messa antica” e ai “sacramenti antichi” (perché la formulazione di ciascuno dei sacramenti è stata rivista anche nella riforma postconciliare degli anni Sessanta).

«La Santa Sede di oggi “contra Benedictum” (“contro Benedetto”) – La tristezza, anche durante la gioia dell’Avvento, deriva dalla sensazione che i preziosi e veri pensieri e le intuizioni di un venerabile vecchio – Papa Benedetto XVI – siano trattati in modo sprezzante e superficiale.

«La tristezza, anche durante la gioia dell’Avvento, è dovuta a una percezione che, nell’attuale dibattito sulla liturgia, le attuali autorità a Roma, hanno preso una decisione in diretta contraddizione con molte delle intuizioni e dei consigli del Papa emerito Benedetto XVI (che è ancora vivo).

«La tristezza, anche durante la gioia dell’Avvento, è dovuta alla sensazione che le convinzioni profonde — le coscienze religiose — di molte decine di migliaia di persone siano crudelmente snaturate e con nonchalance disattese da un gruppo di uomini potenti che potrebbero e dovrebbero essere più caritatevole, come era ed è Papa Benedetto XVI.

«A Roma oggi non si prendono in considerazione alcune verità che vanno considerate, verità che furono prese in considerazione e meditate da Papa Benedetto XVI quando pubblicò il proprio decreto di “compromesso” nel 2007, la Summorum Pontificum.

«Riconosco il pericolo di fare di qualsiasi liturgia – che è una cerimonia di ringraziamento a Dio per i doni e le grazie elargiti, e di adorazione di Dio per la sua intrinseca bontà e santità – una sorta di “esteriorizzazione” fredda e oscura “gabbia di forme rigide” all’interno della quale i fedeli possono scivolare, purtroppo, nel formalismo, forse nella credulità, forse anche in forme di superstizione.

«Ma… ma… bisogna riconoscere – come ha riconosciuto Papa Benedetto XVI, dopo anni di riflessione – che c’è anche il pericolo di orizzontalizzare e secolarizzare la liturgia, di diminuire il grado di riverenza per il Dio Onnipotente Tutto Santo.

«Benedetto XVI scriveva, nella sua Lettera esplicativa che accompagnava la Summorum Pontificum nel 2007, 14 anni fa: “Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso” [QUI].

«L’esperienza di 50 e più anni (1970-2021) ci ha ora mostrato la possibilità che entrambi questi pericoli diventino reali: troppo rigorismo, o troppo lassismo.

«Preghiamo per la sapienza e la carità in questi tempi, perché queste ferite trovino guarigione, per la misericordia del Signore».

Le nuove linee guida della Santa Sede limitano ulteriormente i riti tradizionali
Le linee guida sono sotto forma di risposte a 11 dubia (domande), che secondo la Santa Sede sono “le domande più ricorrenti” che ha ricevuto sul recente Motu proprio Traditionis custodes di Papa Francesco
di Edward Pentin
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Nelle linee guida emanate sabato [18 dicembre 2021] sull’interpretazione della Lettera apostolica Traditionis custodes (Guardiani della tradizione) di Papa Francesco, la Santa Sede ha chiarito che i sacramenti tradizionali dovrebbero essere celebrati solo nelle parrocchie personali approvate da un vescovo e che i tradizionali riti di cresima e ordinazione sono vietato senza eccezioni.

I chiarimenti, emessi dall’Arcivescovo Arthur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, e indirizzati ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, sono stati pubblicati sotto forma di risposte (responsa) a 11 dubia — domande che richiedono semplici risposte “Sì” o “No”.

In una Nota che accompagna il testo, l’Arcivescovo Roche ha detto che stava emanando le linee guida in risposta a “diverse richieste” sulla corretta applicazione della Traditionis custodes, la Lettera di Papa Francesco del 16 luglio pubblicata Motu proprio (di sua iniziativa) che poneva restrizioni radicali sulla Messa tradizionale usata prima delle riforme liturgiche del 1970 di Papa Paolo VI.

I responsa sono alle “domande più ricorrenti” pervenute “da più parti e con maggiore frequenza” e dopo aver ricevuto l’assenso del Papa, ha detto l’Arcivescovo.

Sono stati approvati da Papa Francesco in un’Udienza privata con l’Arcivescovo Roche il 18 novembre e sono datati 4 dicembre, il 58° anniversario della promulgazione della Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium.

In sintesi, l’Arcivescovo Roche ha stabilito quanto segue:

– Se dei fedeli tradizionali non riescono a trovare una chiesa, un oratorio o una cappella per celebrare esclusivamente il rito più antico, un vescovo può chiedere alla Congregazione per il Culto Divino una dispensa per utilizzare una chiesa parrocchiale, ma se consentito, tale celebrazione non deve essere pubblicizzata in un orario delle Messe parrocchiali (non per emarginare i fedeli che preferiscono la forma tradizionale, ha insistito, ma per “ricordare loro che questa è una concessione per provvedere al loro bene… e non un’occasione per promuovere il rito precedente”).

– I sacramenti tradizionali del Rituale Romanum (es. battesimi, messe nuziali, estrema unzione, confessione) necessitano del permesso del Vescovo e possono essere celebrati solo nelle “parrocchie personali canonicamente erette” [Questo vale per quelli già esistenti, visto che l’erezione di future parrocchie di questo tipo non è consentita nella Traditionis custodes]. Un vescovo non è autorizzato a concedere il permesso di utilizzare il Pontificale Romanum, cioè i sacramenti celebrati dai vescovi, cioè le ordinazioni tradizionali e le cresime.

– Un sacerdote non può continuare a celebrare la Messa tradizionale se “non riconosce la validità e la legittimità della concelebrazione”, soprattutto nella Messa crismale. Un vescovo dovrebbe “avere cura di instaurare un dialogo fraterno” con il sacerdote prima di revocare questa concessione.

– Una riaffermazione che le letture devono essere proclamate in lingua volgare e una clausola che non possono essere pubblicati nuovi lezionari volgare che utilizzino il vecchio ciclo di letture.

– I Vescovi devono ottenere l’autorizzazione dalla Santa Sede per consentire ai sacerdoti ordinati dopo la pubblicazione della Traditionis custodes di celebrare la Messa tradizionale.

– Si “raccomanda” che la Messa tradizionale sia celebrata per un periodo di tempo definito fissato dal Vescovo il quale può valutare al termine di tale tempo se sussistono o meno motivi per prorogare o sospendere il permesso, a seconda di quanto “tutto è in sintonia” con la direzione di Traditionis custodes.

– Un vescovo può concedere il permesso di celebrare la Messa tradizionale solo nella propria diocesi.

– Se un sacerdote autorizzato a celebrare il rito più antico è indisponibile o assente, deve essere data formale autorizzazione anche al suo sostituto.

– Anche i diaconi e i ministri istituiti che partecipano a una celebrazione tradizionale devono avere il permesso del proprio vescovo.

– Un parroco o un cappellano che è autorizzato a celebrare la Messa tradizionale ma deve anche celebrare la Messa in forma ordinaria durante la settimana non può poi celebrare la Messa tradizionale nello stesso giorno (binate).

– Un sacerdote autorizzato a celebrare la Messa tradizionale non può celebrarla per un altro gruppo di fedeli nello stesso giorno, anche se quel gruppo ha ricevuto l’autorizzazione.

Nella sua Nota introduttiva, l’Arcivescovo Roche ha ribadito che la Traditionis custodes e la Lettera di accompagnamento di Papa Francesco “esprimono chiaramente le ragioni” della Lettera apostolica, e che la Messa di Paolo VI è “l’espressione unica della lex orandi del rito romano”. “È questa la direzione nella quale vogliamo camminare ed è questo il senso delle risposte che qui pubblichiamo”, ha detto l’Arcivescovo Roche. “Ogni norma prescritta ha sempre l’unico scopo di custodire il dono della comunione ecclesiale camminando insieme, con convinzione di mente e di cuore, nella linea indicata dal Santo Padre”.

Ha detto che è “triste” che l’Eucaristia diventi “motivo di divisione”, aggiungendo che è compito dei Vescovi, cum Petro et sub Petro (con e sotto Pietro), di “custodire la comunione “.

L’Arcivescovo inglese ha affermato che i Padri del Concilio Vaticano II hanno cercato le riforme affinché la liturgia “apparisse sempre più in tutta la sua bellezza e il popolo di Dio crescesse in una piena, attiva, consapevole partecipazione alla celebrazione liturgica”.

“Come Pastori non dobbiamo prestarci a polemiche sterili, capaci solo di creare divisione, nelle quali il fatto rituale viene spesso strumentalizzato da visioni ideologiche”, ha affermato l’Arcivescovo Roche. “Siamo, piuttosto, tutti chiamati a riscoprire il valore della riforma liturgica custodendo la verità e la bellezza del Rito che ci ha donato. Perché questo accada, siamo consapevoli che è necessaria una rinnovata e continua formazione liturgica sia per i presbiteri sia per i fedeli laici”.

Citando le parole di Papa Francesco nel 2017, in cui diceva: “possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile”, ha affermato l’Arcivescovo Roche, il Papa “vuole indicarci l’unica direzione nella quale siamo chiamati con gioia ad orientare il nostro impegno di Pastori”.

Le prime reazioni

Le prime reazioni dei cattolici tradizionali alle linee guida dell’Arcivescovo Roche non sono state positive, anche se i divieti sulla celebrazione dei sacramenti tradizionali appaiono leggermente più blandi di quelli imposti nella Diocesi di Roma a ottobre [Il Cardinal Vicario di Roma emana norme per la severissima attuazione di “Traditionis custodes”. “Tempi duri per i fedeli romani e non solo”… La “mossa del cavallo” – 10 novembre 2021].

Padre Claude Barthe [*], storico, giurista ed esperto di liturgia tradizionale della Diocesi di Fréjus-Toulon in Francia, ha affermato che i responsa “aggravano notevolmente le disposizioni della Traditionis custodes, in quanto rendono chiara l’intenzione del legislatore”.

Ha aggiunto: “È vero che i divieti contro i sacramenti diversi dall’Eucaristia sono leggermente ammorbiditi dal fatto che possono essere consentiti nelle parrocchie personali, ma in genere non ci sono più battesimi tradizionali, non più matrimoni e, senza eccezione, niente più cresime e niente più ordinazioni”.

Ha predetto che il divieto delle ordinazioni tradizionali “avrà gravi conseguenze”, poiché probabilmente avrà un effetto gravemente dannoso sulle future vocazioni al sacerdozio, in particolare danneggiando gli istituti tradizionali.

“È chiaro che, nel nome del sensus fidelium, dobbiamo opporci alla Traditionis custodes e alla sua chiarificazione [le Linea guida di chiarimento e di interpretazione] attraverso la non accoglienza, perché è una legge dottrinalmente ingiusta”, ha detto Padre Barthe al Register. “Infatti, la giustificazione che ricorre di risposta in risposta è che il rito tradizionale è tollerato solo prima di essere un giorno totalmente proibito, in quanto non è l’espressione della lex orandi, dato che la sua unica espressione attuale è il nuovo rito”. Ha notato una contraddizione tra Traditionis custodes e Summorum Pontificum, il Motu proprio di Papa Benedetto XVI del 2007 [QUI], che permetteva a qualsiasi gruppo stabile di celebrare la Messa antica. Quest’ultimo, ha detto, “fa un’osservazione contraria” al primo, una realtà “sottolineata dai responsa. “Almeno”, ha affermato, “la Traditionis custodes è una legge relativa, quindi senza forza [senza forza legale, cioè nulla]”.