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domenica 10 ottobre 2021

Scuola Nazionale di Dottrina Sociale della Chiesa dal 14 ottobre

Riceviamo e pubblichiamo.
Per il programma, vedere in fondo al post.
Luigi

UNA SCUOLA DI POLITICA PER RICOMINCIARE DAL BASSO
di Riccardo Cascioli e Stefano Fontana

Per il programma della Scuola clicca qui
Il costo di iscrizione e partecipazione è di 50 euro.
Per iscriversi scrivi una mail a scuoledsc@vanthuanobservatory.org e paga qui

Uffa, un’altra Scuola di politica…. Potrebbe essere accolto anche così il lancio della Scuola nazionale di Dottrina sociale della Chiesa che la Nuova Bussola Quotidiana e l’Osservatorio Cardinale Van Thuân organizzano con dieci video-lezioni settimanali in diretta a partire dal prossimo 14 ottobre. Ma questo corso, che sarà introdotto dalla Lectio magistralis dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, e che avrà come titolo “Ricominciare dalla politica, ricominciare dal basso”, ha un punto di partenza originale, non riconducibile alle tante scuole di politica che si sono viste nel mondo cattolico negli anni passati.

Da una parte attinge al tesoro della Dottrina sociale della Chiesa, che esprime l’unicità dell’esperienza cristiana nella storia, la visione dell’uomo e della società che è conseguenza del piano di Creazione e Redenzione dell’uomo voluto da Dio. In questo senso, il video-corso che proponiamo quest’anno è in continuità con i video-corsi sulla Dottrina sociale della Chiesa che abbiamo svolto negli scorsi anni e che potete ancora trovare nello shop della Bussola, e con le Scuole che l’Osservatorio Van Thuân ha organizzato localmente in questi ultimi anni in tutta Italia.

D’altra parte, come dice il titolo stesso – Ricominciare dalla politica, ricominciare dal basso – la Scuola rappresenta un ulteriore passo perché intende entrare nel merito dei temi politici più importanti: libertà religiosa, immigrazione, ambiente, sussidiarietà, vita, famiglia, educazione. E per ognuno di questi temi fornire sia nozioni di base, per l’approccio fondate sui princìpi cattolici, sia indicazioni precise di azione.

Non è un caso che si sia sottolineato “dal basso”, ovvero dalle politiche locali. L’esito delle elezioni amministrative della scorsa domenica hanno confermato la correttezza di questa intuizione. Due elementi sono infatti emersi con chiarezza: il primo è l’astensione record che si è registrata. Ha votato appena il 54,7% degli aventi diritto, sette punti percentuali in meno rispetto alle elezioni di 5 anni fa. E nei grandi centri la percentuale è stata anche più bassa. Non andare a votare significa essenzialmente che si giudica inutile l’esercizio del voto, perché comunque vada non sarà in grado di cambiare nulla. In effetti soprattutto questi mesi di gestione della pandemia ci hanno fatto capire quanto – a dispetto della dialettica a volte accesa – il sistema politico sia bloccato. Come se tutti i partiti interpretassero diverse parti ma di una commedia in cui tutti sono protagonisti e vogliono la stessa cosa. C’è un sistema che si fa sempre più opprimente, ma non esiste una vera alternativa. Che questa percezione sia diffusa lo dimostra anche il fatto che nelle amministrative appena svolte, il 60% dei voti sia andato a liste civiche, un fenomeno addirittura travolgente nei comuni minori.

Si deve dunque riconoscere che politicamente ci troviamo in un deserto, dove è ancora possibile incontrare politici cattolici ma non più cattolici politici. Cosa vuol dire? Che ci sono in politica e nelle istituzioni cattolici sì, ma per cui la fede è un fatto privato, buono tutt’al più per suggerire un comportamento moralmente irreprensibile. Ad esempio, siamo certi che il presidente della Repubblica non rubi, sia educato, sappia stare a un tavolo di dialogo con altri capi di Stato. Nello stesso tempo, la sua fede cattolica non ha avuto nulla da suggerire nel momento in cui ha firmato leggi contrarie all’antropologia cristiana.

Nella nostra società, però non c’è solo il deserto. L’astensionismo alle elezioni non necessariamente coincide con passività, frustrazione e perdita di speranza; può essere anche creativo. E infatti ci sono anche tentativi positivi di costruire realtà sociali ed educative, che non trovano un interlocutore politico che le valorizzi. Pensiamo ad esempio a chi sta investendo nelle scuole parentali, famiglie che si mettono insieme – secondo quanto garantito anche dalla nostra Costituzione - per garantire ai propri figli un’educazione coerente con quanto apprendono in casa. Oppure pensiamo ai movimenti spontanei contro il Green pass, che pur nella loro eterogeneità vedono anche fiorire associazioni a difesa dei diritti violati. O anche, per restare in tema, le vittime delle reazioni avverse dei vaccini – di cui abbiamo dato conto ieri - che si associano per vedere rispettato il proprio diritto alla salute. Piccole iniziative, ma che sono segno di qualcosa che si muove nella società e che la Scuola di Dottrina Sociale intende valorizzare formando e accompagnando dei “cattolici politici”, ovvero cattolici per cui la fede genera cultura e civiltà, cattolici convinti del ruolo pubblico della fede.

Con questa Scuola, che si svolgerà in diretta online e prevede spazi di dialogo via chat e a voce, vogliamo fornire princìpi e indicazioni per muoversi nel concreto, nella giusta direzione. Nel quadro desolato che ci circonda, ove anche le leggi e le politiche più contrarie al bene dell’uomo vengono accolte e perfino votate dai cattolici e non contestate dalla Chiesa, non vogliamo essere desolati.