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Elenchi dei Vescovi (e non solo) pro e contro Fiducia Supplicans #fiduciasupplicans #fernández

Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

sabato 16 ottobre 2021

"Chiuso per postconcilio": non solo vocazioni

Siamo ormai abituati a vedere conventi chiusi, diocesi accorpate, seminari vuoti e ordini un
tempo floridi i cui membri 
ingravescente aetate sono ridotti alla pallida ombra delle glorie passate. Quella "primavera" che dagli anni '60 avrebbe dovuto rinnovare la Chiesa, l'ha in realtà ridotta a un deserto. E nonostante ciò si prosegue imperterriti con la stessa impostazione (ideologica) Al bilancio mancava la crisi editoriale, ed eccola servita: chiudono i battenti le storiche Edizioni Dehoniane Bologna, la cui rivista "Il Regno" è, anzi ormai fu, uno degli organi di punta della propaganda postconciliare.La chiusura delle Dehoniane con sé anche la benemerita Marietti di cui aveva acquisito il marchio e – non dimentichiamolo - 25 dipendenti rimasti a casa. Quanti altri fallimenti ci vorranno ancora prima che le gerarchie si decidano a invertire il trend...?
Stefano


Edizioni Dehoniane Bologna, istanza di fallimento in tribunale
I soci del gruppo editoriale cattolico costretti a portare i libri in tribunale: "Scelta dolorosissima ma obbligata". Tremano 25 dipendenti

di Nicola Bianchi - Il Resto del Carlino, 12 ottobre 2021

Bologna, 12 ottobre 2021 - L’ultimo atto si è compiuto l’8 ottobre con il deposito dei registri contabili in tribunale. Sigillo di una grande stagione pronta ad abbassare le serrande per sempre: quella delle Edizioni dehoniane Bologna (Edb). "Purtroppo l’esito – spiega con un filo di voce Padre Marco Bernardoni, presidente del Centro editoriale dehoniano – di un percorso che sfocia in una decisione per tutti noi dolorosissima". L’ultima libreria italiana era rimasta proprio sotto le Due Torri, in via Sant’Alò, chiusa però alla fine del 2019. Prima e dopo quel momento, si era tentato di tutto per cercare aiuti esterni e salvare il salvabile, ma tutto è stato inutile.
L’ultima nota. Ad annunciare la fine sono stati gli stessi soci: "Dopo 60 anni di servizio culturale nella Chiesa italiana, il Centro editoriale dehoniano di Bologna interrompe la sua attività, dovuta alla crisi che ha duramente colpito l’editoria cattolica". Nato con il Concilio Vaticano II e ispirato alle sue istanze di rinnovamento della teologia e della prassi ecclesiale, il Centro dehoniano – che deve la sua origine all’intuizione di un gruppo di religiosi della provincia italiana settentrionale dei sacerdoti del Sacro cuore –, dopo ripetuti e cospicui interventi di ricapitalizzazione nell’ultimo decennio, ha intrapreso nel 2016 la via della ristrutturazione "con l’obiettivo della continuità aziendale – spiegano i soci –, anche attraverso accordi sindacali".
Di questo passo, si è operato attraverso la cessione e la liquidazione delle due società partecipate e attraverso il ricorso allo "stato di crisi", concordato con il ministero nel marzo del 2020, grazie al quale l’azienda ha potuto accedere a prepensionamenti e ammortizzatori sociali. Non è bastato: la crisi dell’editoria, pesantemente aggravata dalla pandemia, ha continuato a mordere sempre più forte determinando, da gennaio ad oggi, l’esito negativo di due importanti trattative finalizzate alla cessione dell’azienda.
 "Avendo inoltre – proseguono i soci – dovuto prendere atto delle dichiarazioni sindacali di indisponibilità ad accettare qualsiasi scelta aziendale che contemplasse la riduzione anche parziale del perimetro occupazionale e l’eventuale continuità in una sede diversa, ci siamo rivolti, nostro malgrado, in Tribunale presentando istanza di fallimento in proprio". La proprietà, continuano, si è trovata "nella drammatica situazione di dover constatare così che non esistono condizioni di sostegno esterno a un simile impegno culturale e che essa non dispone più di risorse aggiuntive da poter sottrarre alla propria missione di istituto religioso".
Dramma lavoro. Su Bologna oggi sono rimasti 25 dipendenti, molti dei quali fino a ieri non erano a conoscenza della drammatica decisione. "Negli ultimi 15 anni – ricorda Padre Marco – a noi dehoniani l’investimento è costato carissimo: tra i 12 e i 15 milioni in azienda". Dalla Bibbia di Gerusalemme all’ Enchiridion Vaticanum , che raccoglie in 23 volumi tutti i documenti della Santa Sede dal 1962, ai manuali di teologia – solo per citare alcuni dei fiori all’occhiello –, il Centro editoriale era un punto di riferimento nel settore con oltre ottomila titoli e milioni di libri venduti e attualmente era proprietario dei marchi delle Edizioni dehoniane Bologna (Edb) e Marietti 1820. "Esprimiamo – chiudono con dolore i soci – vivo rammarico sia per le ricadute gravose sulla situazione occupazionale sia per il venir meno di un servizio prezioso alla Chiesa italiana". Dopo 60 anni gloriosi, ora davvero la storia sembra essere arrivata ai titoli di coda.

7 commenti:

  1. Beh, era ora che scomparissero, speriamo per sempre. Le Dehoniane, che hanno solo recato disonore al nome del noto sacerdote Déhon, morto in concetto di santità, hanno imperversato per decenni diffondendo il neomodernismo, in particolare con le riviste Il Regno/documenti e soprattutto Il Regno/attualità.
    Adesso attendo con ansia la stessa fine anche per le Paoline di 'Famiglia luterana' (già 'cristiana'), che ancor più male ha fatto a tanti poveri cattolici sprovveduti. Ma qui forse sarà più difficile la chiusura. Preghiamo però Gesù, la Madonna e San Giuseppe perché avvenga al più presto...
    don Andrea Mancinella, eremita della Diocesi di Albano

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    1. Lei condivide questi suoi pensieri col suo eccellentissimo vescovo nonché cardinale Semeraro?

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    2. Caro 'anonimo', non li condivido più da un pezzo, perché li conosce benissimo e mi 'snobba', pur conservando benevolenza nei miei confronti, come del resto anche i suoi due ultimi predecessori, Bernini e il Card. Vallini.
      Comunque da circa un mese non è più 'mio vescovo', perché gli è subentrato Mons. Vincenzo Viva, che non conosco e non ho ancora incontrato (sono un eremita, vivo lontano dalla Diocesi in montagna, a circa 80 km di distanza, e non mi è semplice farlo). Comunque suppongo che le sue idee (neomoderniste) non siano molto diverse, altrimenti difficilmente l'avrebbero fatto vescovo.
      don Andrea Mancinella, eremita della Diocesi di Albano

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    3. È un eremita, ma ha la connessione internet e ha parecchio tempo da perdere a quanto pare. Ma se non è in comunione con i suoi legittimi superiori, cosa ci sta a fare nella chiesa cattolica? Ad Albano c'è la fraternità sacerdotale San Pio X, potrebbe andare da loro. Invece no, fa comunque comodo rimanere nella chiesa cattolica ufficiale. Pecunia non olet.

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    4. Senta, anonimo (almeno io ho il coraggio di firmarmi, mentre lei non ce l'ha...): prima di tutto non trascorro più di due ore al giorno su internet, normalmente (scrivo anche sul sito web 'Gloria TV').
      In secondo luogo, lo faccio non per passare il tempo ma per venire in soccorso delle anime, sbandate da questa terribile crisi di Fede, di cui lei neppure si accorge, nella sua cecità spirituale. Altrimenti non mi avrebbe accusato stupidamente di non 'essere in comunione con i miei legittimi superiori'. Dove sarebbe che io ho scritto questo? Ho scritto invece che sono LORO A SNOBBARMI. Sa leggere, almeno?
      E comunque, per tornare al primo argomento, se non lo sa, San Girolamo di Stridone nel V secolo scrisse molte lettere (ovviamente cartacee) dal suo eremo in Terra Santa, esattamente per difendere la Fede e per rincuorare le anime vacillanti. Io lo faccio tramite internet: che differenza c'è?
      Veda almeno di istruirsi almeno un po', prima di scrivere sciocchezze.
      Ora basta, non ho più tempo da perdere con persone come lei.
      don Andrea Mancinella, eremita della Diocesi di Albano

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    5. Chieda udienza al nuovo vescovo allora,ed esponga tutto ciò che pensa, ossia che Papa Francesco non è il vero papa, che sono tutti eretici, etc. Se ha il coraggio di firmarsi su questo blog, avrà sicuramente il coraggio di recarsi presso la curia vescovile.

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  2. triste perchè la ritirata dell'editoria cattolica non può che far male, oltreche per i dipendenti che hanno perso il posto
    però zero riflessioni sulle cause del fallimento...

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La Redazione