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giovedì 15 luglio 2021

“Revertimini ad fontes”. Questo è il Motu Proprio che ci vorrebbe…

Invece di pensare ad un motu proprio per limitare il Summorum Pontificum, perchè in Vaticano non si sforzano  ad applicare meglio le intenzioni dei documenti del Concilio Vaticano II sulla liturgia?
Una bella "
provocazione" del Maestro Porfiri.
Luigi


Carissimi Stilumcuriali, il 7 luglio del 2007 papa Benedetto XVI emanava il Motu Proprio Summorum Pontificum, che ampliava la possibilità di celebrare e seguire la messa secondo il Vetus Ordo. Il maestro Aurelio Porfiri riflette sulle voci recenti, e sulla necessità di un nuovo Motu Proprio. Ma in un senso diverso da quello che ci si potrebbe attendere. Buona lettura.
[...]

Dal Codice di Diritto Canonico sappiamo che i fedeli laici possono, con il dovuto rispetto, far presenti le proprie proposte per un maggiore bene della Chiesa, anche se queste fossero in qualche modo critiche.
Ora, in questi ultimi tempi notizie provenienti da fonti (molto) affidabili ci dicono che sarebbe in
atto un tentativo di prossima revisione del motu proprio Summorum Pontificum, che riguarda la Messa tridentina.
Sono tanti i fedeli che beneficiano dei frutti di questo documento, inclusi tanti giovani che hanno riscoperto una spiritualità cattolica più autentica.
Se è importante, come ci viene detto, gettare ponti, non vedo perché in questo caso invece bisognerebbe ergere un muro.

La mia proposta invece, lasciando stare il motu proprio del 2007, è di fare un nuovo e in un certo senso rivoluzionario motu proprio, che chieda con forza e con misure stringenti un ritorno alla Messa nella forma ordinaria secondo le intenzioni dei documenti del Concilio.

A chi capita di partecipare alla Messa per come l’aveva prevista il Concilio?

Nella Sacrosanctum Concilium, insieme ad una maggiore partecipazione, si comandava stima per i riti riconosciuti (4), pii esercizi (13), divieto di mutare i riti (22), semplicità e decoro dei riti (34), uso del latino (36), estensione limitata della concelebrazione (57), promozione di cori e scholae cantorum (113), canto gregoriano e polifonico (116), dell’organo (120)…

Insomma, a mio parere sarebbe ottimo, necessario e urgente un motu proprio che mettesse in luce come tutti gli elementi di continuità con la prassi precedente presenti nel Concilio, secondo l’ermeneutica che ha indicato Benedetto XVI nel famoso discorso alla curia romana, e che invece sono stati sistematicamente messi da parte.

Quella che abbiamo nelle nostre parrocchie è la Messa voluta dal Concilio? Non lo credo, è una sorta di parto della mente di liturgisti e pastoralisti che credono di servire la Chiesa flirtando con la mentalità del mondo.

Si dirà che le istruzioni successive hanno rilassato alcune delle indicazioni che venivano dal Concilio. Allora bisogna comprendere che giuridicamente un conto è una Costituzione Conciliare, un conto sono istruzioni preparate da un gruppo di esperti riuniti dal Vaticano; che, pur se certamente importanti, non sono irriformabili.

Ecco, questo nuovo Motu Proprio che suggerisco potrebbe chiamarsi con le parole di san Gregorio Magno: revertimini ad fontes! Ritorniamo alle fonti del Concilio e fermiamo questo strazio che si fa del rito della Messa in tante, troppe chiese, fermiamo i preti chiacchieroni e colorati, le profanazioni continue, le musiche indegne anche di una balera…fermiamo tutto questo, riscopriamo il senso del sacro e dell’adorazione, torniamo ad inginocchiarci di più.

Ho l’impressione che se tutto questo sarà possibile, il Summorum Pontificum non sarà più nei nostri pensieri.

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La Redazione