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martedì 27 luglio 2021

La liturgia tradizionale non è un museo nè è morta. E' più viva che mai e non morirà. I modernisti sì.

 dalla pagina Facebook "Lo Spigolatore Romano

Roberto


La liturgia antica è stata definita un "museo" "ma non più viva". Cos'è che rende viva una liturgia? E perché il rito antico non sarebbe vivo? Questo il liturgista non lo dice. Nelle sue parole ci sono però sprazzi di verità mescolati con falsità. 
La liturgia antica è morta solo nel cuore e nella mente del modernista che vede in essa un cumulo di vecchiume da buttar via e rifabbricare. 
La liturgia antica è un museo? Per il pio fedele, anche per quello che conosce l'ordinario a memoria è tutto, tranne che un museo. Per lo studioso invece è certamente pure un "museo": di antichità liturgica cristiana perché porta nell'oggi la liturgia delle origini. Il rito antico, come abbiamo detto pure recentemente, a chi lo sa "leggere" rivela con sorprendente chiarezza tutta la sua aulica arcaicità, tutta la sua genesi storica. 
E' un "museo", non morto come ogni museo, bensì vivo. Ed è questo che fa venire i brividi allo studioso non contaminato dal veleno modernistico: si trova di fronte alla liturgia di Urbano VIII, di Pio V, di Innocenzo III, di Gregorio Magno; riesce a vedervi chiaramente i tratti della liturgia agiopolita del IV secolo descritta da Egeria. 
Quando ascolta la colletta pasquale vi individua gli interventi papali, ne vede pregi e difetti; raffrontando quel testo con quello vetusto ed originario del Gelasiano tocca con mano l'impoverimento che le riforme liturgiche possono causare, anche se fatte da un Gregorio Magno. 
Quando vede il diacono portare la luce su tre candele con una delle quali incende il cero, vede scorrere davanti ai suoi occhi il medesimo rito del VI, del V secolo, descritto nella fonte liturgia più antica che possediamo. 
Nel rito antico vi è la storia liturgica del rito romano che vive e respira, che palpita e canta, che mette "sulle nostre labbra la preghiera dei nostri antenati e dei nostri Santi" (cit.) che mostra pure non i segni del tempo ma delle mani degli uomini che in ogni tempo han cercato di artefarla. 
Fino al suo assassinio, avvenuto due volte: nel 1969 per mano di un Paolo VI che pur ne tessé splendide lodi, e nel 2021 per mano di un Francesco che adorò le Pachamame. 
E nonostante sia stata assassinata due volte è più viva che mai. 
Perché le cose immortali non muoiono. 
Gli assassini invece si.

9 commenti:

  1. Giuste e sante parole: ( la Liturgia antica ) "sia stata assassinata due volte è più viva che mai.
    Perché le cose immortali non muoiono." Guai da parte nostra ridicolizzare la liturgia con gli orpelli putrefatti del passato: attraverso la liturgia antica noi adoriamo più approfonditamente Cristo Signore risorto da morte. Non adoriamo le fredde rubriche ( la forza della legge è il peccato) ma adoriamo con la gioia nel cuore Cristo Signore: il Risorto, la novità assoluta, Colui che rinnova tutto.

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  2. Il giusto apprezzamento per il rito tridentino finisce bel fango quando disprezzate il Sommo Pontefice. E chi si mette contro.il Sommo pontefice è fuori della Chiesa, è protestante

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    1. Ha perfettamente ragione Unknown 27 luglio 2021 09:16. Mi associo cattolicamente.

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    2. Quindi anche gli ortodossi sono protestanti?

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  3. Io Sono ,il Signore Tuo Dio !
    Sembra non essere piu' così perche'sia il popolo e soprattutto alcuni Pastori Gli hanno voltato le spalle. Chi si trattiene piu' con Lui? Chi sta davanti al Tabernacolo in amoroso colloquio?Chi sta? Questa vita donata e' la "prova d'amore" che l'Infinito Amore ci chiede per poter degnamente occupare il posto che ci ha preparato lavando le nostre colpe nel Suo Preziosissimo Sangue ! Abbiamo fretta , viviamo di fretta , fretta,in prospettiva di cosa ? In prospettiva di chi?

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  4. Il NO da un punto di vista teologico, simbolici, eucologico, pastorale è incommensurabilmente più ricco rispetto al VO.

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    1. Lo sviluppo che il Messale riformato detto NO ha avuto attraverso le due successive edizioni ha portato quegli aggiustamenti che si sono resi necessari per colmare alcune lacune della primiera edizione. E' tuttavia auspicabile che con il tempo, molto , molto tempo, sia possibile recuperare nel messale riformato anche alcune forme e alcune forrme rituali che nel corso dei millennni hanno caratterizzato l'impostazione orante della Chiesa cattolica. Nel messale riformato si nota la mancanza di unn rito e di una postura liturgica. Il messale riformato NO "da un punto di vista teologico, simbolico, eucologico, pastorale" è ricco ed efficace per sviluppare una valida orazione comunitaria ma è "informe". Su questo aspetto il supremo Legislatore dovrà lavorare inn un lontano futuro.

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    2. Potenzialmente potrebbe essere più ricco,nei fatti permette al prete di usare le formule più brevi e meno ricche praticamente sempre
      Lo si vede dal fatto che tutti i sacerdoti usano sempre la PE2 come anafora, quella meno ricca

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La Redazione