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domenica 11 luglio 2021

L' "archistar" Calatrava e le ( tante) critiche per la trasformazione della chiesa di San Gennaro a Capodimonte

Le istituzioni che dovrebbero tutelare il patrimonio artistico italiano, hanno dimostrato ancora una volta   "cupidigia di servilismo" ideologica , provincialotta e radical-chic nei confronti degli orgogliosi archistar.
Grazie a Dio fra i tanti robot programmati ad applaudire si leva qualche voce che dimostra umana ed italica fierezza:"Non e' una battaglia la mia ma amore vero e incondizionato per la storia e l'arte italiana. Napoli in questi giorni sta parlando di me... Amo Napoli e la sua storia millenaria che non va deturpata e distorta." ( Prof.Flavio Garreffa, storico e critico d'arte) 
AC  
 
 
 Ironia, sberleffi e critiche per la chiesa ridecorata da Calatrava. 
E Bellenger si irrita 
 
Non piace al pubblico ed è criticato dagli addetti ai lavori l’intervento di Calatrava nella chiesa di San Gennaro a Capodimonte. 
Sembra il bagno di un autogrill”, si ironizza. 
Altri fanno critiche più puntuali. 
E Sylvain Bellenger scende nell’agone con un post 
Non è stata particolarmente gradito dal pubblico, né da diversi addetti ai lavori, l’intervento dell’archistar Santiago Calatrava sulla chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capdimonte, che era chiusa da decenni ed è stata riaperta l’altro ieri con le nuove decorazioni firmate dall’architetto spagnolo. Calatrava ha illuminato di blu tutto l’interno per omaggiare la “luce di Napoli” grazie all’installazione di vetrate realizzate da un maestro vetraio di Vietri sul Mare, e il blu oltremare è anche il colore con cui sono state ridipinte pareti e soffitto, ma non solo: il soffitto è stato decorato con 800 stelle di porcellana, materiale adoperato anche per produrre vasi e candelieri appoggiati sugli altari, coperti a loro volta con paramenti in seta di San Leucio. 

Ancora, nelle nicchie ecco una croce che spunta tra rami d’olivo e, dalla parte opposta, un’altra croce realizzata con fiori rossi che si fa strada tra fiori gialli, tutto realizzato in porcellana. 
La chiesa di San Gennaro, che si trova all’interno del Bosco di Capodimonte, fu costruita nel 1745, su progetto di Ferdinando Sanfelice, architetto della corte napoletana, per volontà di Carlo di Borbone, molto devoto al santo patrono di Napoli. 
La chiesa rimase aperta al culto fino al 1970, anno della scomparsa dell’ultimo parroco, Domenico La Gamba, dopodiché, dopo essere stata restaurata in seguito ai danni prodotti dal terremoto del 1980, fu utilizzata di tanto in tanto come spazio espositivo (e solo saltuariamente riaperta al culto). 
L’intervento di Calatrava (che non è un restauro, come ha erroneamente dichiarato il ministro Dario Franceschini in una nota ufficiale, ma è semplicemente una ridecorazione, naturalmente reversibile) è stato però oggetto di ironia e sberleffi da parte del pubblico, che ha commentato sul web le foto della “nuova” San Gennaro, anche sui canali social del Museo Nazionale di Capodimonte. 
E i paragoni si sono naturalmente sprecati, con gli utenti che si sono divertiti a proporre le somiglianze più disparate: bagno di un autogrill, toilette del McDonald’s, acquario, sala d’aspetto di un dentista di Dubai, shopping center di un hotel di Shanghai, il Billionaire (o discoteca generica), un bacio Perugina, boutique di lusso di un centro commerciale, pescheria, presepe, sala giochi, solarium. 
Per altri, l’intervento somiglia alla stazione Toledo della metropolitana partenopea. 
Ma non sono mancate neppure le critiche di storici dell’arte e architetti che hanno puntato il dito contro l’invasività dell’intervento di Calatrava e il suo mancato rispetto dell’aspetto originario della chiesa, giudicando troppo eccessiva la ridecorazione. 
Alle polemiche sui social ha partecipato anche il direttore Sylvain Bellenger, che ha risposto in tono irritato ai commenti di un giovane storico dell’arte romano, Flavio Garreffa, reo di aver affermato che “andava rispettata l’originalità del luogo” senza trasformare l’interno della chiesa in una specie di sala multimediale (“rispettare e tramandare ai posteri l’arte e la storia è anche questo”, ha poi aggiunto Garreffa). 
Bellenger, rivolgendosi direttamente a Garreffa, lo ha dapprima rimproverato dicendo stizzito che “un po’ di conoscenza del luogo e dell’artista Calatrava mi sembra necessario prima di lanciare polemiche sui social”. 
Poi, travisando il commento del giovane professionista romano, il direttore di Capodimonte fa sapere che “non c’è nessuna installazione multimediale” nella chiesa e che l’effetto blu “è dovuto alla sostituzione delle vetrate di plexiglas con vetri di vetro cattedrale”. 
E ancora: “Calatrava non ha fatto un restauro” (ma Garreffa non aveva detto che quello di Calatrava è un restauro), “ma ha proposto un decoro reversibile utilizzando le risorse dell’artigianato campano”. 


Infine, Bellenger si è addirittura spinto a paragonare l’intervento di Calatrava alle decorazionio di Henri Matisse nella Chapelle du Saint-Marie du Rosaire a Vence in Provenza (confondendo peraltro Vence con Saint-Paul-de-Vence e dimenticando forse che Matisse non intervenne su di una chiesa settecentesca, ma progettò la cappella ex novo occupandosi anche delle decorazioni). 
 
Fonte: Finestre sull'Arte QUI
 
Foto 1: Fan page QUI 
 
Foto 2: Finestre sull'Arte QUI
 
Foto 3: La chiesa prima e dopo l’intervento di Calatrava (Finestre sull'Arte link cit.)

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La Redazione