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mercoledì 16 giugno 2021

L’attacco al Summorum Pontificum: le guerre liturgiche e le voci di guerra secondo Alcuin Reid


Il noto sito statunitense The Catholic World Report (CWR) ha recentemente pubblicato un’interessante riflessione di Dom Alcuin Reid (l’autore de Lo sviluppo organico della liturgia) circa l’attacco al Summorum Pontificum. La riprendiamo volentieri nella nostra (artigianale) traduzione.

L'opinione: Sulle guerre liturgiche e le voci di guerra
di Dom Alcuin Reid

C'è da sperare che le ansie e le paure che sono state suscitate in ordine alla restrizione dei riti più antichi possano essere calmate e che nessuna autorità emetta precetti perentori che potrebbero semplicemente minare la sua stessa autorità.

L'inquietudine abbonda attualmente nell'ambiente che celebra l'usus antiquior - l'uso più antico - del rito romano della Sacra Liturgia. Sembra che la Santa Sede stia pensando di emanare nuove norme che ne limitino la celebrazione, almeno nelle parrocchie. Alcuni vescovi sembrano agire già in questo senso, prendendo misure contro il buon clero e i sani apostolati che non suscitano alcun motivo di preoccupazione - tranne che (1) esistono; (2) stanno crescendo; e (3) sono fruttuosi nel portare a buoni matrimoni cattolici e a nuove famiglie così come a un numero significativo di vocazioni al sacerdozio, alla vita monastica e religiosa: tutto ciò indica che il fenomeno non scomparirà presto.

Viviamo in un'epoca particolare in cui queste sono considerate preoccupazioni. Ma per alcuni, ideologicamente impegnati nei "cambiamenti", i riti e le riforme ecclesiastiche messe in atto dopo l'ultimo Concilio ecumenico della Chiesa come mezzi per portare una nuova primavera nella vita della Chiesa sono diventati fini a se stessi. Per tali persone, questi mezzi devono essere rispettati anche se è ormai chiaro da tempo che il loro scopo - il profondo rinnovamento che dovevano introdurre alcuni decenni fa - semplicemente non è stato raggiunto. Possono diventare idoli, occludendo tutto ciò che non sia la loro stessa adorazione.

Carità, preghiera e pazienza sono le armi con cui affrontare tale miopia. Ti prego, Dio, che le persone così afflitte possano aprirsi ai segni dei tempi in cui effettivamente viviamo, che includono la ricchezza, la bellezza e la fecondità dell'usus antiquior nella vita della Chiesa. E anzi al fatto che spesso, oggi, la loro celebrazione dimostra quella piena, consapevole, effettiva (attiva) e fruttuosa partecipazione ai riti liturgici che il Concilio Vaticano II ha richiesto, molto più di quanto si possa facilmente trovare altrove (per essere sicuri, ci sono notevoli eccezioni in entrambe le direzioni). Molti vescovi che hanno celebrato i riti più antichi per le comunità nelle loro diocesi hanno apprezzato questa realtà. L'acrimonia di fronte alla sua incomprensione non farà che rafforzare i pregiudizi.

Così, anche noi comunità usus antiquior dobbiamo fare un esame di coscienza. Sostenere un atteggiamento settario o creare un ghetto, anche se forse era comprensibile negli inebrianti anni successivi al Concilio, è insostenibile oggi. Le ricchezze liturgiche e pastorali di cui le nostre comunità fanno tesoro sono per il bene di tutta la Chiesa, non il privilegio di pochi "eletti" gnostici. La vita cristiana di coloro che vi attingono deve essere tanto più credibile, in particolare rispetto all'insegnamento sociale della Chiesa. La luce delle nostre comunità deve - ciascuna secondo il proprio carisma - "risplendere così davanti agli uomini, perché vedano le [vostre] opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli." (Mt 5,16).

Il clericalismo non deve aver spazio da nessuna parte, e i seminari degli istituti che celebrano l'usus antiquior devono fare in modo di formare uomini il cui zelo apostolico sia parallelo all'amore che hanno per la Sacra Liturgia. Devono essere uomini che vivono e lavorano per la conversione del mondo a Cristo nel XXI secolo, non uomini che si accontentano di vivere in una gabbia dorata decorata secondo i gusti del loro secolo storico preferito. Le autorità ecclesiastiche hanno ragione di essere preoccupate quando rilevano un narcisismo egoistico nel clero - una realtà che non si trova affatto esclusivamente nei devoti dei vecchi riti liturgici, o solo nel clero più giovane.

Una delle prime prove per un giovane che cerca di entrare nella vita monastica è vedere se è capace di un duro lavoro manuale senza lamentarsi. La maggior parte degli aspiranti ha poche difficoltà a frequentare le ore liturgiche (con la possibile eccezione del mattutino), ma quasi tutti abbiamo bisogno di imparare che, mentre la fedele osservanza delle norme dei libri liturgici è parte integrante del rendere la dovuta gloria a Dio Onnipotente, così anche i bagni e i pollai hanno bisogno di essere puliti. Il candidato che è in grado di fare entrambe le cose, o che almeno diventa consapevole che deve crescere nella sua capacità di farle, ognuna al momento opportuno, diventerà un buon monaco.

Le nostre comunità usus antiquior e le case di formazione hanno bisogno di questo stesso equilibrio e moderazione. I giovani hanno bisogno di spazio, tempo e pazienza, e hanno bisogno di amore e comprensione, in cui crescere e maturare. Gli anziani, soprattutto coloro che hanno autorità o responsabilità per la formazione, hanno bisogno di dare loro tutto questo e di più, anche se essi stessi portano le cicatrici del fatto che ciò a loro è stato negato. Così anche le comunità usus antiquior hanno bisogno di formare candidati ad essere uomini di Chiesa piuttosto che indulgenti autodefinitisi 'rad-trad' (tradizionalisti radicali - NdT) o liturgisti-da- computer-portatile à la carte che, nella loro paura, isolamento o orgoglio, abitano un mondo virtuale - o una Chiesa - di loro costruzione.

C'è da sperare che le ansie e le paure che sono state suscitate da una restrizione dei riti più antichi possano essere placate e che nessuna autorità emetta precetti perentori che, con ogni probabilità, mineranno semplicemente la loro stessa autorità: la cieca obbedienza non è più il pane quotidiano del clero cattolico o dei laici e non si può fare affidamento su di essa come lo si faceva mezzo secolo fa. La proscrizione positiva di qualcosa di vero, buono e bello probabilmente intensificherà, non guarirà, l'inimicizia, il clericalismo e l'alienazione all'interno della Chiesa.

Inoltre, bandire l'usus antiquior a causa della sua crescente popolarità circa cinquant'anni dopo che lo si presumeva sostituito da una riforma liturgica che, secondo San Paolo VI, comportava il necessario sacrificio della venerabile liturgia per il bene pastorale della Chiesa, rischierebbe, ironicamente, di essere niente meno che un "autogol"; un'ammissione storica, eloquente e alla fine imbarazzante del colossale fallimento di quella riforma da parte di coloro che sono impegnati nella sua perpetuazione ideologica a qualunque costo.

"Sentirete parlare di guerre e voci di guerre; guardate di non allarmarvi; perché questo deve avvenire, ma la fine non è ancora arrivata", ci avverte Nostro Signore nel Vangelo di San Matteo. "Tutto questo non è che l'inizio dei dolori del parto”, Egli continua. (Mt. 24:6,7) Le realtà apocalittiche di cui parlava Nostro Signore terminano nel trionfo definitivo del bene sul male, di Dio sul diavolo. I nostri tempi possono essere difficili e possono diventarlo ancora di più. L'incomprensione e la sofferenza, persino la persecuzione, possono tornare ad essere la nostra sorte. Ma lo stesso trionfo finale ci aspetta se saremo pazienti, caritatevoli e fedeli in tutto ciò che arriverà. Oremus!


1 commento:

  1. LA LITURGIA DI SINISTRA E LA CHIESA DI SINISTRA ?
    L'altro giorno alla Messa in italiano nella chiesa di Santa Maria di Nazareth, a Roma, il sacerdote ha detto che Dio non ha favoriti, ama tutti. La pioggia cade su tutti e il sole splende su tutti, «buoni e cattivi». Perciò bisogna amare ognuno, era il suo messaggio.
    Sì, dobbiamo amare tutti, ma l'inferno esiste e non tutti andranno in Paradiso. I sacerdoti non possono parlare dell'Inferno poiché il Vicariato di Roma e il Vaticano non danno loro il permesso. Papa Benedetto ha anche proibito ai seminaristi di menzionare l'Inferno.
    Nelle chiese di Roma ai sacerdoti non hanno permesso parlare di morale, peccato e Inferno. Non era stato loro permesso, in tutti questi anni, di parlare dei peccati della morale e dei peccati di fede e della mancanza di fede.
    Devono anche dare l'Eucaristia a tutti indicando che non ci sono peccati mortali di fede e di morale, per loro. Quindi se qualcuno ha una vocazione alla vita religiosa a Roma, rinuncerebbe, e non si unirebbe, vista l'incoerenza generale , approvato dalla Sinistra politica per la Chiesa Cattolica.
    Lo stato di sinistra decide la morale. Un carabinieri e diplomatico italiano è stato ucciso in un paese del terzo mondo qualche mese fa e gli è stata offerta una messa funebre di stato. La messa si è svolta nella chiesa di Santa Maria di Angeli, a Pizza Repubblica, a Roma. Erano presenti membri del governo e anche la moglie non cristiana della vittima. Questo era politico. Il messaggio era che non ci sono fede e morale per il governo di sinistra in Italia. Il Vicario generale del Vicariato di Roma ha offerto la Messa e ha condogliato tutte le famiglie , in Italia e all'estero. Il defunto era in pubblico peccato mortale e la messa funebre era consentita e trasmessa in televisione.
    A Roma il governo ha confiscato le chiese e ne consente l'uso con l'approvazione di un comitato laico approvato dal governo. C'è una targa sulla porta d'ingresso delle chiese, dicendo che la chiesa appartiene al governo.
    La chiesa di sinistra e lo stato di sinistra non sono separati per il governo. Non c'è stata messa funebre per Preibike, che non era in peccato mortale pubblico. Non è stato nemmeno permesso di seppellire il corpo.

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La Redazione