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lunedì 24 maggio 2021

Lunedì di Pentecoste - Le Sante Messe del tempo pasquale in dom Prosper Guéranger #21 lunedì della Pentecoste

Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: lunedì della Pentecoste.

L.V.

LUNEDÌ DELLA PENTECOSTE

MESSA

Oggi la Stazione si tiene nella basilica di San Pietro in Vincoli. Questa chiesa, chiamata anche basilica di Eudossia, dal nome dell’imperatrice che la fece innalzare, custodisce gelosamente le catene con le quali san Pietro fu legato a Gerusalemme, per ordine di Erode, e a Roma, per ordine di Nerone. La riunione del popolo fedele oggi tra le sue mura ricorda la forza di cui lo Spirito Santo rivestì gli apostoli nel giorno della Pentecoste. Pietro si è lasciato legare, per servire il suo maestro Gesù, facendosi un onore di quelle catene. L’Apostolo che aveva tremato alla voce di una serva, dopo ricevuto lo Spirito Santo era andato ad affrontarle. Il principe del mondo ha creduto di poter incatenare la divina parola; ma questa parola era libera anche attraverso i ferri.

EPISTOLA (Atti 10, 42-47) – In quei giorni, Pietro prese a dire: «Fratelli, (il Signore Gesù) ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?» E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.

Il Battesimo dei primi cristiani

Questo brano del libro degli Atti degli apostoli è di alta eloquenza, in questo giorno e in questo luogo. Pietro, il Vicario di Cristo, si trova in presenza dei cristiani usciti dalla sinagoga; sotto i loro occhi si sono riuniti numerosi uomini della Gentilità che la grazia ha condotto, attraverso la predicazione di Pietro, a riconoscere Gesù come Figlio di Dio. L’Apostolo è arrivato a quel momento solenne in cui dovrà aprire la porta della Chiesa ai Gentili. Per un riguardo alla suscettibilità degli antichi Ebrei, egli si riferisce ai loro profeti. Che cosa hanno detto? Hanno annunziato che tutti quelli che, senza eccezione, avessero creduto in Gesù, avrebbero ricevuto, in suo Nome, la remissione dei peccati. Improvvisamente lo Spirito Santo interrompe l’Apostolo e decide la questione, scendendo, come nel giorno della Pentecoste, su quei Gentili umili e credenti. I segni della sua presenza in loro strappano un grido di meraviglia ai cristiani circoncisi. «È dunque deciso, esclamano; la grazia dello Spirito Santo è pure dei Gentili»? Allora Pietro, con tutta l’autorità di capo della Chiesa, decide la questione. «Oseremo rifiutare il Battesimo a degli uomini che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi?» E, senza aspettare la risposta, dà ordine che si conferisca immediatamente il Battesimo a quei fortunati catecumeni.
Una tale lettura, avvenuta a Roma al tempo della Gentilità, in una basilica dedicata a San Pietro, in presenza di quei neofiti così recentemente iniziati ai doni dello Spirito Santo per mezzo del Battesimo, era di una opportunità che ci è facile rilevare. Attingiamo nel medesimo tempo un profondo sentimento di riconoscenza verso il Signore, nostro Dio, che si è degnato chiamare i nostri padri dal seno dell’infedeltà, e associamoci, dopo loro, ai favori del suo divino Spirito.

VANGELO (Gv 3, 16-21) – In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

La virtù della Fede

Lo Spirito Santo crea la fede nelle nostre anime e per mezzo della fede otteniamo la vita eterna; poiché essa non è l’adesione a una tesi razionalmente dimostrata, ma una virtù che procede dalla volontà fecondata dalla grazia. Nel tempo in cui viviamo, la fede diventa rara. L’orgoglio dello spirito è salito al massimo e la docilità della ragione agli insegnamenti della Chiesa fa difetto in un gran numero di persone. Ci si crede cristiani e cattolici, e nello stesso tempo non ci si sente disposti a rinunziare alle proprie idee con tutta semplicità, nel caso che esse siano disapprovate dall’autorità che sola ha il diritto di dirigerci in ciò che crediamo. Ci si permette letture imprudenti, qualche volta anche cattive, senza preoccuparci se esse incorrono nella sacra proibizione. Si fa ben poco per arrivare a una istruzione seria e completa sulle cose della religione; e così si conservano nello spirito, come un veleno nascosto, molte idee eterodosse che corrono nell’atmosfera che respiriamo. Spesso succede che un uomo si conti tra i cattolici, perché compie i doveri esteriori della fede per principi di educazione, per tradizione di famiglia, per una certa disposizione naturale del cuore e dell’immaginazione. È triste doverlo dire: oggi, molti pensano di avere la fede e, invece, è spenta in essi.
Tuttavia la fede è il primo vincolo con Dio; è per mezzo della fede, ci dice l’Apostolo, che ci si avvicina a Dio¹ e che gli si resta fedeli. L’importanza della fede è tale che il Signore ci ha detto che «colui che crede non è giudicato». Effettivamente, colui che crede secondo il senso del nostro Vangelo non aderisce solamente a una dottrina; crede, perché si sottomette di cuore e con lo Spirito e perché vuole amare ciò che crede. La fede opera per mezzo della carità che la completa, ma è già una pregustazione della stessa carità; ed è per questo che il Signore promette la salvezza a colui che crede. Questa fede trova degli ostacoli da parte del decadimento della nostra natura. Noi l’abbiamo inteso or ora: «La luce è venuta nel mondo e gli uomini amarono più le tenebre che la luce». Nel nostro secolo regnano le tenebre che divengono sempre più spesse; si ergono pure delle false luci; miraggi ingannatori che perdono il viaggiatore. La fede, quella fede che unisce a Dio e salva dal suo giudizio, ripetiamo, è divenuta più rara. Spirito divino, strappaci dalle tenebre del nostro tempo, correggi l’orgoglio della nostra mente, liberaci da quella vana libertà che si predica come unico fine di tutte le cose e che è così completamente sterile per il bene delle anime. Noi vogliamo amare la luce, possederla, conservarla e meritare, con la docilità e la semplicità di bambini, la felicità di vederla dilatare nel giorno eterno.

¹ Eb 11, 6.

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