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sabato 29 maggio 2021

Dracula all'Avis: il pro gay Philippe Bordeyne, nuovo preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II

Con una battuta vecchia e già usata, non siamo su "Scherzi a parte"
Luigi

Guerre in famiglia. Sulla benedizione delle coppie omosessuali il Vaticano ha un nemico in casa, Settimo Cielo, 21-5-21

Entrerà in carica a Roma a fine estate. Ma Philippe Bordeyne (nella foto), nuovo preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, ha già scoperto in anticipo le sue carte. E l’ha fatto proprio sulla questione più esplosiva di questo momento della Chiesa, la benedizione delle coppie omosessuali.
In un saggio su “Transversalités”, la rivista dell’Institut Catholique di Parigi di cui è stato fin qui rettore, Bordeyne sostiene che sì, è buona cosa benedire le coppie omosessuali “quando sollecitano la preghiera della Chiesa per accompagnare il loro amore, la loro unione”, sia pure con la doppia precauzione di benedirle “preferibilmente” in una forma liturgica “a carattere privato” e con una benedizione personale a ciascuno dei componenti la coppia, “al fine di marcare la differenza con le preghiere di benedizione nuziale”.

Il saggio merita di essere letto per intero. Ma già basta questo per capire come Bordeyne si collochi non tra gli obbedienti ma tra i ribelli al “Responsum” con cui lo scorso 15 marzo la congregazione per la dottrina della fede ha proibito la benedizione delle coppie omosessuali. “Responsum” immediatamente rigettato da vescovi, preti e fedeli soprattutto di Germania e dintorni, tra i quali il cardinale Christoph Schönborn, e invece difeso a spada tratta da un altro cardinale come Camillo Ruini, con in mezzo papa Francesco che pende ora di qui ora di là, senza mai far capire da che parte finirà per stare.

Ora, che il nuovo preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia si collochi così agli antipodi della dottrina e della pastorale della Chiesa di sempre – e su “una cosa che la Chiesa non può fare né ora né mai”, come ha ribadito il cardinale Ruini, poiché “può essere benedetto solo ciò che è conforme ai disegni di Dio, non ciò che è loro contrario, come le unioni tra persone dello stesso sesso” – è segno di una definitiva inversione di rotta nella storia di questo istituto, proprio mentre celebra i suoi quarant’anni di vita.

È un’inversione di rotta che oggi arriva a compimento, ma che è partita molto da lontano, a cominciare dall’esclusione, nel 2014, per volontà di papa Francesco, di qualsiasi rappresentante dell’istituto Giovanni Paolo II dal sinodo sulla famiglia, cioè proprio sulla materia di sua più specifica competenza.

Poi c’è stata nel 2016 la nomina dell’ultrabergogliano Vincenzo Paglia a Gran Cancelliere, seguita l’anno dopo dal motu proprio con cui papa Francesco ha cambiato il nome dell’istituto, pur mantenendolo intitolato a Giovanni Paolo II, il fondatore.

Nell’estate del 2019 è stato riscritto lo statuto, rifatto l’ordine degli studi, epurato il corpo docente, a cominciare dal preside Livio Melina. Alla protesta di professori e studenti si associò pubblicamente anche il papa emerito Benedetto XVI. Ma senza alcun effetto. Persino il nuovo preside PierAngelo Sequeri – teologo milanese di riconosciuto valore inspiegabilmente adattatosi a questa mansione – si trovò presto ai margini del nuovo corso, a motivo dell’autonomia con cui egli tirava dritto nella sua riflessione teologica, tra l’altro difendendo con forza un’interpretazione della contestatissima enciclica di Paolo VI “Humanae vitae” fedele al suo senso originario.

Ma ora che anche Sequeri è stato messo in congedo e sostituito da Bordeyne, l’allineamento dell’istituto al nuovo corso voluto da papa Francesco è praticamente compiuto.

Lo si è capito anche da quello che è stato il canto del cigno del preside uscente Sequeri: il discorso da lui tenuto il 5 maggio scorso in un evento promosso dal Gran Cancelliere Paglia a celebrazione dei quarant’anni di vita dell’istituto, assieme ad altri due teologi di primissimo piano, il gesuita francese Christoph Theobald e il benedettino tedesco Elmar Salmann.

I tre interventi possono essere riascoltati nella videoregistrazione dell’evento, che aveva come titolo generale: “Oggi e domani: immaginare la teologia”. Ma qui basti accennare che, a fronte di un Theobald implacabile nel demolire il modello di teologia sostenuto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI e nell’esaltare invece il “pragmatismo illuminato” caro a papa Francesco, col suo “magnifico poliedro” di teologie, Sequeri ha detto cose del tutto diverse se non opposte e – rispetto al nuovo corso dell’istituto – politicamente scorrette.

Nel contestare le teorie alla moda che per esaltare la fede svalutano la dottrina, Sequeri ha sciolto un inno all’ “autorevole catechismo della dottrina cattolica che espone ordinatamente e sistematicamente in centinaia di pagine le linee maestre dell’ortodossia della fede, per spiegare che cosa pensiamo e in che cosa crediamo”; e quindi “se perdi il catechismo perdi anche la fede, perché il catechismo è il pensiero della fede”.

A chi disgiunge la fede dalla morale ha ribattuto che “la stragrande maggioranza dei conflitti di interpretazione della fede, sulla quale si decide la sua coerenza, non sono le pericoresi trinitarie ma sono proprio le questioni morali, di sesso o di società”.

E a chi ambisce oggi ad aggiornare a modo suo la teologia ha ricordato che “l’unico esperimento di modernizzazione della teologia finora riuscito è stato il concilio di Trento. Una macchina perfetta, una Chiesa blindata dentro il dogma, un po’ stretta, ma capace di integrare le ragioni bibliche dei protestanti e di riempire l’Europa di meraviglie, prendendo i migliori, da Michelangelo a Raffaello. E questa fu la sua risposta all’umanesimo: ‘È bello abitare alla presenza di Dio’, con le chiese divenute spettacolo e la liturgia un incanto”.

Sequeri non è certo sospetto di conservatorismo, ma in queste sue parole controcorrente c’è molto di Joseph Ratzinger e niente di Jorge Mario Bergoglio, mai da lui citato, all’opposto di Theobald.

Ma ormai l’istituto ha voltato pagina, con un nuovo preside e una nuova direzione di marcia che fa a pugni con il papa di cui continua a portare il nome e che lo fondò nello stesso anno in cui sfiorò il martirio, quel 13 maggio 1981.

Senza contare che il dialogo a tre sopra citato, tra Theobald, Salmann e Sequeri, è stato ospitato nell’aula che porta il nome del primo preside dell’istituto, il teologo e poi vescovo e cardinale Carlo Caffarra (1938-2017), capofila dei quattro porporati che nel 2016 presentarono a Francesco quei serissimi “dubia” sul nuovo corso della dottrina e della pastorale del matrimonio, ai quali il papa mai ha dato risposta, rifiutando persino di ricevere Caffarra e gli altri in udienza.

Tornando a Bordeyne, ecco qui di seguito un breve estratto delle conclusioni del suo saggio su “Transversalités”, nel quale approva la benedizione liturgica delle coppie dello stesso sesso.

Scritto in precedenza e intitolato “L’Église catholique en travail de discernement face aux unions homosexuelles”, il saggio è uscito negli stessi giorni del “Responsum” della congregazione per la dottrina della fede che ha proibito tale benedizione, di fatto disobbedendogli.

Sarà interessante vedere come al vertice della Chiesa sarà trattato questo clamoroso conflitto dentro le mura vaticane, su una questione morale così decisiva per la fede.

*

ISTRUZIONI SU COME BENEDIRE LE COPPIE OMOSESSUALI

di Philippe Bordeyne

Ogni battezzato beneficia della preghiera della Chiesa e gode di un diritto fondamentale a beneficiarne. Di conseguenza, non c’è alcun dubbio che le persone impegnate in una unione omosessuale hanno il diritto di sollecitare l’aiuto pastorale della Chiesa, e particolarmente l’aiuto della preghiera, nel loro cammino verso la santità.

Nello stesso tempo, la Chiesa non può ignorare che certe pratiche ecclesiali rischiano di introdurre della confusione sulla natura del matrimonio cristiano o di accrescere le confusioni che circolano nella società sulla natura del matrimonio in generale. Occorre dunque operare delle distinzioni a due livelli, tra preghiera pubblica e preghiera privata, da una parte, e tra benedizione delle persone e benedizione della coppia o della loro unione, dall’altra.

Per prima cosa, […] quando due persone omosessuali sollecitano la preghiera della,Chiesa per accompagnare il loro amore, la loro unione, o il bambino che esse hanno accolto, una preghiera a carattere privato è preferibile per evitare di dare esca alle rivendicazioni, esplicite o implicite, di legittimazione delle unioni omosessuali in analogia al matrimonio.

Parimenti, nel caso in cui una preghiera di benedizione fosse prevista, converrebbe limitarsi a una benedizione delle persone scartando le formulazioni che evocherebbero troppo direttamente la loro unione, al fine di evitare la confusione con la benedizione rituale di un uomo e di una donna uniti nel matrimonio. […] Il segno ecclesiale della benedizione, compiuto da un ministro della Chiesa, sarebbe quindi da accordare a due persone che, avendo ciascuna formato un giudizio di coscienza tenendo conto dei propri limiti, sollecitano l’aiuto della Chiesa per crescere nella disponibilità alla grazia. Concretamente, sarebbe auspicabile che il ministro proceda successivamente a due preghiere personali di benedizione. […]

Nella misura in cui la Chiesa cattolica è in via di discernimento morale e pastorale riguardo alle unioni omosessuali, si può formulare il voto che essa accetti di radicare questo lavoro nella preghiera liturgica, che è il luogo per eccellenza in cui il Cristo manifesta la sua presenza e il suo potere salvifico alla sua Chiesa.

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In questo suo saggio, Bordeyne propone anche delle formule liturgiche da utilizzare nel benedire le coppie omosessuali. In effetti, questa pratica è già in uso da anni, specie in Germania, in Austria e in Belgio, oltre che ripetuta nei giorni scorsi su larga scala in segno di sfida al “Responsum” della congregazione per la dottrina della fede.

Nel 2020, a Paderborn, è uscito un volume dal titolo “Paare. Riten. Kirche” [Coppie. Riti. Chiesa], con la prefazione del vescovo ausiliare di Essen, Ludger Schepers, che addirittura raccoglie venti esempi di benedizioni liturgiche di coppie omosessuali o comunque “irregolari”, con il corredo di indicazioni pratiche su luoghi, riti, formule, simboli delle celebrazioni.