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giovedì 15 aprile 2021

Precisazioni a viso aperto: il Vescovo di Orvieto-Todi interviene sul caso del Parroco «innamorato»

La notizia è nota e ha immediatamente occupato le prime pagine dei giornali, assumendo tratti da stereotipo superficialmente nazionalpopolare: domenica scorsa, dopo averne parlato con il suo Vescovo, don Riccardo Ceccobelli, Parroco incardinato nella Diocesi di Orvieto-Todi, ha annunciato ai propri parrocchiani la decisione di voler avviare presso la Santa Sede le pratiche relative alla sua dimissione dallo stato clericale ed alla conseguente dispensa dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione, tra cui gli obblighi del celibato.
La motivazione, raccontata dal sacerdote ai giornali, è di essersi innamorato di una sua parrocchiana (e catechista) e di volersi fidanzare con lei.
Dopo le tante parole pubblicamente sparse sull’argomento – in gran parte, se non esclusivamente, avverse alla dottrina cattolica ed al diritto canonico – mercoledì è intervenuto mons. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Orvieto-Todi, per ribadire in un comunicato-stampa, con lucidità, chiarezza e carità, quanto la Chiesa ha sempre insegnato (e non può che continuare ad insegnare) in merito al celibato sacerdotale, le motivazioni di tali regole e la gravità del comportamento del sacerdote.
Una dura presa di posizione anche contro il dilagante relativismo e sensualismo nella Chiesa cattolica, al quale contrappone una autentica visione eroica della vita: «Si è parlato di eroismo davanti ad un prete che decide di mollare tutto perché si è innamorato di una ragazza; certamente occorre rispetto per la libertà di chi, pur avendo promesso solennemente di consacrare tutto se stesso a Cristo Gesù per il servizio alla Chiesa, non ce la fa, ma parlare di eroismo risulta davvero fuori luogo. Gli eroi sono quelli che rimangono in trincea anche quando infuria la battaglia, come, ad esempio, i mariti e le mogli o i padri e le madri che non mollano nei momenti di difficoltà, perché si sono presi un impegno e l’amore li inchioda anche nel tempo in cui i sentimenti sembrano vacillare; come i sacerdoti che, senza limiti di disponibilità e con cuore libero e ardente, vivono la fedeltà di una dedizione totale».

L.V.


Domenica 11 aprile, il Vescovo Gualtiero Sigismondi, nella chiesa parrocchiale di Massa Martana, ha annunciato la sospensione di don Riccardo Ceccobelli dal servizio sacerdotale, a seguito della sua decisione di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, chiedendo quindi di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione. Mons. Sigismondi – come riportato nel precedente Comunicato – ha chiesto di non commentare quanto don Riccardo ha deciso e di pregare per lui. Tuttavia, a seguito della rilevanza mediatica che l’annuncio ha suscitato, tale Ufficio interviene con alcune precisazioni.

La Chiesa chiede ai preti di vivere il celibato con maturità, letizia e dedizione, quale testimonianza del primato del Regno di Dio e, soprattutto, come segno e condizione di una vita pienamente donata: senza misura. Si diventa preti dopo almeno sette anni di discernimento e, attualmente, sempre più in età adulta, quando si ha maggiore coscienza e capacità di fare scelte definitive. Così è stato anche per don Riccardo, il quale, dopo un itinerario formativo durato almeno sette anni, ne aveva 33 quando è stato ordinato presbitero.

Una delle affermazioni che, in questa circostanza, va per la maggiore è la seguente: “Al cuore non si comanda”. Tale opinione è indice di quanto, in un tempo segnato dal relativismo, la ragione sia sottoposta al dominio del sentimento.

Si è parlato di eroismo davanti ad un prete che decide di mollare tutto perché si è innamorato di una ragazza; certamente occorre rispetto per la libertà di chi, pur avendo promesso solennemente di consacrare tutto se stesso a Cristo Gesù per il servizio alla Chiesa, non ce la fa, ma parlare di eroismo risulta davvero fuori luogo. Gli eroi sono quelli che rimangono in trincea anche quando infuria la battaglia, come, ad esempio, i mariti e le mogli o i padri e le madri che non mollano nei momenti di difficoltà, perché si sono presi un impegno e l’amore li inchioda anche nel tempo in cui i sentimenti sembrano vacillare; come i sacerdoti che, senza limiti di disponibilità e con cuore libero e ardente, vivono la fedeltà di una dedizione totale.

In questo momento di sofferenza, la Chiesa di Orvieto-Todi è chiamata a vivere con serena fiducia e a fare tesoro di quanto il Santo Padre ha ricordato proprio oggi, durante l’Udienza Generale: “Senza la fede, tutto crolla; senza la preghiera, la fede si spegne”.

Orvieto, 14 aprile 2021

Comunicato Stampa 09/2021 (a cura di Michela Massaro, Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali)

4 commenti:

  1. Almeno se n'è andato per una donna. Una rarità di questi tempi, un sacerdote eterosessuale.

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  2. Devo dividere in due parti il testo per la lunghezza, parte 1).Questa storia è molto strana. Avevo letto, forse l'anno scorso, che un altro prete, più giovane però, per un colpo di fulmine avesse rinunciato, ma in questo caso Don Riccardo mi sembra (e non vorrei giudicare) che se la sia andata a cercare. Non voglio dire che il colpo di fulmine vada bene e in un altro modo invece no: voglio dire che i rari innamoramenti folli, improvvisi, caduti dal cielo senza ragione, possono essere meno domabili e più comprensibili (gli insondabili piani di Dio)di una situazione che nasce e cresce con il tempo. E' inutile che il Don racconta che il sentimento gli è sgorgato all'improvviso: la ragazza giovane e carina era stata messa, guarda caso, a fare la catechista, a dare una mano al sacerdote così che da avere la scusa per frequentarla. Pare che durante un viaggio in macchina lei gli avesse pure rotto il dito, quindi si toccavano, per giocare, pure le mani. Non mi sembra che lui abbia chiesto di cambiare parrocchia per allontanarsi e che lei lo abbia invitato la sera della telefonata dichiarativa a difendere la sua vocazione sacrificandosi per prima a rinunciare a frequentare quella Chiesa e a fare la catechista. Lui pure, con il look freak, con barba e capelli lunghi sembra tenerci al suo aspetto piacente, come quei preti che vogliono mantenersi attraenti per piacere e farsi adulare. Io non trovo seri questi comportamenti. Un prete deve essere una persona seria, distaccata, che rinuncia alla bellezza venusiana ardente e sensuale(sua e di chi si circonda) per abbracciare una bellezza di tipo lunare che rimanda al distacco e alla castità. Purtroppo chi svolge un lavoro pubblico si ritrova a gestire tanti stimoli sensoriali e sensuali, in un'epoca, poi, in cui le donne si fanno complici subdolamente e indirettamente con i sacerdoti pure pubblicamente perchè di uomini laici cristiani devoti vi è evidente carenza, ahimè; ma a scatenare ciò sono anche questi sacerdoti poco seri o comunque superficiali e ambivalenti che gradiscono tali attenzioni e un uomo se non è serio non vale niente. Un uomo bello che decide di fare il prete sa già che dovrà faticare il doppio e se è pure intelligente allora dovrà faticare il triplo, ma nessuno lo ha obbligato e le giustificazioni coprono fino ad un certo punto anche perchè dove vi è lussuria e ozio la carità e lo spirito di sacrificio spariscono. La bellezza venusiana è un grande ostacolo per la vita spirituale, non è la bellezza lunare dei santi che è collegata all'interiorità. La questione poi del celibato sacerdotale è molto complessa, originariamente non era così e non penso sia una questione teologica perchè la Chiesa corrotta del 1500, che ha fatto avvelenare Lutero, era corrotta anche per questo: per i vizi, l'eccesso di arte godereccia, il divertimento con la donna amante e non moglie pubblica ...

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  3. Parte 2). I santi sono pochi e tutti gli altri finiscono a vivere come diavoli perchè le relazioni segrete, andare a prostitute, l'omosessualità, la pedofilia sono parte integrante di un sistema che non può più reggere per lo scandalo e le offese. Magari oltre ai sacerdoti santi ce ne sono molti che si sanno gestire ma la maggior parte vive una doppia morale perchè si pecca anche con il pensiero (e quindi figuriamoci). Cosa vuol dire voto di celibato e non di castità? E' una trappola evidente, che poi attira persone anche in malafede che non vogliono assumersi responsabilità verso le donne e le disonorano. Meglio un prete regolarmente sposato con una donna per bene e davvero spirituale che un mascalzone e un truffatore o uno confuso. Anche perchè i sacerdoti che riescono ad essere casti e santi credo stiano meglio in compagnia di un altro sacerdote sposato piuttosto che di un diavolo che tira la cocaina sopra la pancia di qualche ragazzina. "Perchè il problema è che poi non si ha più tempo per i parrocchiani", si sente dire. Innanzitutto non è detto che una coppia debba per forza fare figli, o comunque farne tanti e avere rapporti frequenti ma certamente si proteggono di più moralmente piuttosto che un uomo lasciato a se stesso e all'ipocrisia (che magari con tutte le donne con cui traffica di tempo ne avrà pure di meno ancora per la cura dei fedeli sinceri e bisognosi). Qualunque donna seria se si è infatuata di un prete deve girare alla larga e qualunque prete serio deve allontanarsi da luoghi dove è esposto a troppe tentazioni. Poi se alcuni casi sono volontà di Dio e così sia, pazienza, discernimento (e prudenza!), ma bisogna sempre essere caritatevoli con il nostro prossimo e non rovinarsi la vita e non sfidare Dio a sottrargli un uomo che lo sta servendo, se non si ama Dio non si può amare bene nessuno, è un amore egoistico. Proprio perchè la materia è grave è bene non imporre un celibato perchè se poi uno va in confusione e rinuncia impulsivamente per un amore che non era vera volontà di Dio, ma solo un bisogno disperato, si fà una brutta fine. Noi siamo umani chiamati a diventare santi secondo le volontà di Dio per noi e in questo percorso misterioso è bene essere prudenti e l'obbligo del celibato per tutti mi sembra molto un azzardo visti i frutti velenosi manifesti e nascosti,tra l' molti uomini anche bravi non si avvicinano al sacerdozio perché temono di non riuscire e offendere Dio. Preghiamo per Don Riccardo, meglio comunque che la sposi che la tenga amante segreta.

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  4. Mons. Sigismondi, un santo vescovo in grado di professare la verità

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La Redazione