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martedì 16 marzo 2021

Nuovo presidente dell'Istituto Giovanni Paolo II per la Famiglia: pro gay e contro l'Humanae Vitae

Mala tempora currunt.
Dracula all'Avis...sostiene che la famiglia oggi non é più da intendersi nella triangolazione padre-madre-figli... 
QUI su MiL la triste parabola discendente del benemerito Istituto.
Luigi

12 Marzo 2021 Pubblicato da Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per la Scienza del Matrimonio e della Famiglia avrà un nuovo presidente a settembre, secondo Riposte Catholique: il vescovo Philippe Bordeyne, attualmente rettore dell’Istituto Cattolico di Parigi, che è un sostenitore di Amoris Laetitia, un critico di Humanae vitae, e un sostenitore almeno indiretto di un approccio più accogliente alle coppie omosessuali. Con la sua nomina Il Pontificio Istituto compie un’inversione a U rispetto alle basi sulle quali Giovanni Paolo II l’aveva voluto, e il cardinale Carlo Caffarra guidato per molti anni.
La sua nomina è stata presentata con poche parole nella versione inglese del quotidiano non ufficiale dell’episcopato francese, La Croix International: “Il vescovo Philippe Bordeyne è stato scelto per continuare la riforma dell’istituto che il defunto papa polacco ha creato nel 1981 per promuovere il matrimonio tradizionale e la vita familiare”.

Secondo Jeanne Smits, al cui blog vi rimandiamo per un esame completo e una attenta esposizione delle ide del nuovo presidente la parola chiave è infatti “riforma”: negli ultimi anni, l’Istituto Giovanni Paolo II, un tempo presieduto dal cardinale Carlo Caffarra – uno dei firmatari, ora deceduto, dei Dubia presentati a papa Francesco dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia – è stato teatro di varie rivoluzioni che vanno dalla modifica del nome e dalla riscrittura degli statuti all’improvvisa sospensione di tutti i suoi professori nel 2019, con il più rappresentativo dell’era Giovanni Paolo II che è stato poi licenziato in tronco. Questo “colpo” contro l’orientamento tradizionale dell’Istituto Giovanni Paolo II è stato realizzato sotto la direzione dell’attuale gran cancelliere dell’Istituto, l’arcivescovo Vincenzo Paglia (ben noto per il dipinto omo-erotico che ha commissionato per la sua ex cattedrale di Terni). L’epurazione mira a mettere da parte l’approccio metafisico dell’Istituto originario e ad adottare un punto di vista più pratico e sociologico, opponendo le “questioni reali” all'”idealismo astratto”, come dice La Croix International.

Paglia ha confermato la nomina dell’arcivescovo Bordeyne, specialista in teologia morale, su Twitter lunedì. La nomina non è ancora stata proclamata ufficialmente, ma secondo l’agenzia di stampa italiana ANSA, un rescritto è stato inviato il 22 febbraio dal cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e dal suo segretario mons. Vincenzo Zani, che hanno anche firmato una lettera per ringraziare l’attuale presidente dell’istituto, mons. Pierangelo Sequeri, 76 anni, e per porgere i loro migliori auguri a mons. Bordeyne.

Oltre a promuovere la visione di Papa Francesco sul matrimonio e gli insegnamenti morali della Chiesa, cosa che ha sempre fatto nei suoi precedenti incarichi, uno dei compiti più urgenti dell’arcivescovo Bordeyne sarà quello di arginare l’attuale declino dell’Istituto: secondo La Croix International, “alcuni corsi hanno perso il 90% dei loro studenti, mentre altri sono stati tagliati a causa del numero insufficiente”. Questo a causa delle modifiche volute da mons. Paglia e dal cambiamento totale di prospettiva teologica

Scrive Jeanne Smits: “Sì, il futuro presidente di quello che una volta era l’Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia sta essenzialmente dicendo che un matrimonio indissolubile può essere considerato morto, e che la chiamata di Dio ad essere fedeli al proprio impegno irreversibile, a nome proprio, con il proprio legittimo coniuge o non esiste o non deve essere ascoltata in un dato momento”.

Bordeyne ha anche spiegato a padre Thomas Rosica che ha particolarmente apprezzato il fatto che Amoris Laetitia (paragrafi 36 e 37) “avvicina il tema della coscienza a quello dei limiti personali”, in altre parole: la nostra coscienza ci dice di cosa siamo capaci in un dato momento della nostra vita, tenendo conto delle nostre debolezze. Questo suona pericolosamente come un’etica della situazione.

Di papa Francesco Bordeyne scrive: “Mi colpisce la sua insistenza sul carattere sociale della persona. Tradizionalmente, la Chiesa presenta la famiglia come “la cellula fondamentale della società”, una formula piuttosto astratta. Papa Francesco, d’altra parte, mostra concretamente come sia un microcosmo dove ognuno impara la vita in società: attraverso la tenerezza materna, attraverso la magnanimità del padre… Le sue formule parlano da sole: ‘La madre che protegge il bambino con affetto e compassione, (…) lo aiuta a fare esperienza del mondo’. La società ha bisogno della famiglia – che non si ferma al triangolo piccolo borghese di padre, madre e figli – perché è il luogo dove ogni individuo cresce come persona in relazione. Disprezzare le famiglie diverse sarebbe anche disprezzare questo lavoro di socializzazione”.

Nota giustamente Jeanne Smits che “Il termine “famiglie diverse” nel linguaggio odierno si riferisce alle unioni coniugali non tradizionali: famiglie miste, convivenze e coppie dello stesso sesso con figli”.

Sull’enciclica di Paolo VI Bordeyne afferma: “L’enciclica Humanae vitae insegna che solo i metodi naturali di controllo della fertilità sono leciti. Bisogna riconoscere, però, che la distanza tra la pratica dei fedeli e l’insegnamento magisteriale è aumentata. Si tratta di pura sordità alle chiamate dello Spirito o del frutto di un lavoro di discernimento e di responsabilità tra le coppie cristiane sottoposte alla pressione dei nuovi stili di vita?

“Le scienze umane e l’esperienza di coppia ci insegnano che la relazione tra desiderio e piacere è complessa, eminentemente personale e quindi variabile a seconda della coppia, e che si evolve nel tempo all’interno della coppia. Di fronte all’imperativo morale di lottare contro le tentazioni dell’aborto, del divorzio e della mancanza di generosità nella procreazione, sarebbe ragionevole lasciare il discernimento dei metodi di controllo delle nascite alla saggezza delle coppie, insistendo sull’educazione morale e spirituale che permette loro di lottare più efficacemente contro le tentazioni in un ambiente spesso ostile all’antropologia cristiana”.

Chiosa la Smits: “Così, agli occhi di Bordeyne, la contraccezione non solo può essere considerata “lecita” da un punto di vista morale, ma come “medicina”, una “tecnologia” che può essere “umanizzata” perché le coppie cattoliche devono amarsi il doppio quando la usano. Questa è una contraddizione dell’insegnamento della Chiesa e un’inversione di valori su scala monumentale”.

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