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venerdì 26 marzo 2021

MiL celebra il Dantedì (5° parte) - "Vergine Madre figlia del Tuo figlio" la meravigliosa preghiera di Dante alla Beata Maria Vergine (#Dantedì #dante #dantealighieri #divinacommedia #sommopoeta #dante700 #25marzo #)

la regina del Cielo, Pd XXXI 133
(G. Dorè)
Che Dante sia stato un genio letterato è indubbio. Tutta la sua Comedia è una preghiera dotta, umana e cattolicissima. 
La fede, la dottrina, l'ortodossia e la religiosità di Dante, mirabilmente manifestata in ogni verso delle sue tre cantiche si sublimano però nella preghiera che egli compone e che 
rivolge alla Regina del Cielo: perfetta sotto il profilo teologico/mariano e meravigliosa sotto il profilo lirico
Eh sì, perchè parlando di Dante e di Maria (di cui ieri si festeggiata la Annunciazione) non si può tacere la stupenda invocaziona rivolta a Maria per bocca di San Bernardo e che troviamo nel famissisimo "XXXIII del Paradiso".  
Avevamo già fatto cenno qui ieri, riportanto i versi dedicati specificamente all'Incarnazione.
La riproponiamo oggi per intero col commento preso 
 da: Lorenzo Felicetti, Dante poeta cattolico, Milano 1896, pp. 103-111 e dal sito mariano "Theotokos".  

Roberto

L. Felicetti:

Ma il più bello attestato dell’affetto di Dante verso Maria si trova nella sublime preghiera, ch’egli pone sulle labbra di s. Bernardo nel c. XXXIII del Par. E qui noi faremo nostre le parole

di Cesare Balbo, con le qua.li egli chiude il Capo XV (Lib. II) della sua Vita di Dante[1].

S. Bernardo, così il Balbo, fu, come ognun sa, specialmente divoto di Maria. Vergine, ed estenditore del soave culto di lei nel secolo precedente (a Dante). Quindi egli è, che si fa qui non più guida, ma dimostratore delle glorie di Maria Vergine, circondata, in forma di rose, dai Santi e dagli Angeli più sublimi; egli, S. Bernardo, che fa per Dante questa ultima orazione:

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ’l sommo piacer li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».

(Par. c. XXXIII, t. 1-13).

E così, le mani giunte, e tra l’anime più beate a pregar Maria Vergine per lui, lascia Dante finalmente la sua Beatrice: così certo erasi ella presentata a lui nella visione originaria del Poema. Precipita allora questo al fine in pochi versi, inadeguati, il confessa egli, al soggetto infinito della contemplazione di Dio. Maria Vergine abbassa

Gli occhi da Dio diletti e venerati

al supplice S. Bernardo, in segno di accoglier la preghiera; poi li drizza all’eterno Lume: S. Bernardo accenna, sorridendo, a Dante, che guardi; ed egli già guardava «e consuma poi la veduta» del Dio trino ed uno, finché

All’alta fantasia qui mancò possa.

Così finisce il Poema sacro; così col suo perfetto corrispondere alle credenze, alla coscienza, all’interna e innata poesia dei popoli cristiani, soddisfece non solo ai piaceri, ma ai bisogni di essi; e non solo avanzò, ma d’un tratto quasi compiè il rinnovamento della poesia, e delle lettere, tanta parte di quello della civiltà».
_________________________
[1] Balbo, Vita di Dante, Firenze: Le Monnier, 1853, pag. 406-408.
*

Qui il sito Theotokos: 

La preghiera fiduciosa di san Bernardo alla Vergine consentirà a Dante giungere alla visione suprema di Dio e alla contemplazione dell'incarnazione. È qui il fondamento ultimo dell'immensa dignità dell'uomo: la nostra natura in eterno rimane inserita all'interno della vita trinitaria. Maria è presentata qui come Odegitria, come colei che ci guida a Cristo, infallibile «via» alla Trinità. 

Sul piano formale. il Norden, ispirandosi alle preghiere biblico-cristiane un po' anche a quelle pagane, divide la preghiera alla Vergine in tre parti: una invocatio basata sullo stile del colloquio, del «tu alternativo», e del relativo. Ovviamente diversamente rispetto a quelle pagane, nelle preghiere cristiane si afferma l'essenza infinita di Dio la sua infinita perfezione, la sua trascendenza e onnipotenza: quindi il rapporto tra i due tipi di preghiera va istaurato solo sul piano della struttura formale.

Vergine Madre. figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridiana face
di capitate, e giuso, intra 'mortali,
se' di speranza fontana vivace
(Par. XXXIII. 1-13).


La seconda parte è l'aretologia, cioè l'elogio delle virtù di Maria. espresso con la tecnica del «tu anaforico»:

Donna, se tanto grande e tanto vali,
che qual vuoi grazia e a te non ricorre,
sua distanza vuol volar sanz'ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda. ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia. in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate
(Par. XXXIII, 13-21).


Il terzo momento è la «supplicatio», che esprime la vera e propria richiesta della grazia.

Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritati ad una ad una,

supplica a te. per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani 

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