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mercoledì 24 marzo 2021

MiL celebra il Dantedì (3° parte) - L'arcangelo Gabriele nella Divina Commedia (#Dantedì #dante #dantealighieri #divinacommedia #sommopoeta #dante700 #25marzo #)

l'arcangelo Gabriele annunzia a Maria
(G. Dorè)

Oggi la Chiesa, secondo il calendario antico, fa memoria dell'arcangelo Gabriele.
Dal momento che ci troviamo nella settimana in cui cade l'anniversario della morte di Dante e che domani ricorre il "Dantedì", dedicato a Dante nel giorno della sua morte (700 anni fa), MiL propone un rapido excursus sulla figura dell'Arcangelo Gabriele nella Comedìa.  
Ovviamente alla figura dell'angelo non può andare discostata l'Annunciazione, che vedremo però domani.
(testi e studio tratto da Breviarium, di Antonio Fiorito, e da Note di Pastorale Giovanile)
Roberto

Singolarmente l’arcangelo Gabriele viene raffigurato nella scena dell’Annunciazione in uno dei bellissimi altorilievi di marmo che decorano le pareti delle cornici del Purgatorio:

L’angel che venne in terra col decreto
della molt’anni lacrimata pace,
ch’aperse il ciel dal suo lungo divieto,

dinanzi a noi pareva sì verace
quivi intagliato in un atto soave,
che non sembiava imagine che tace.

Giurato si saria ch’el dicesse: “Ave!”;
perché iv’era imaginata quella,
ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave;

e avea in atto impressa esta favella:
“Ecce ancilla Dei”, propriamente
come figura in cera si suggella.
 
Pg X,34-45


Nel Paradiso IX, sempre nella sua funzione di portatore dell’annuncio a Maria viene poi citato quando Dante rimprovera il papa e i cardinali perché

non vanno i lor pensieri a Nazarette,
là dove Gabriello aperse l’ali

Pd IX,136-138

E all’arcangelo Gabriele spetta l’onore, dopo il trionfo di Cristo, di ruotare cantando intorno alla Vergine Maria, accompagnandola, pieno d’amore, fino all’Empireo:

per entro il cielo scese una facella,
formata in cerchio a guisa di corona,
e cinsela, e girossi intorno ad ella.

Qualunque melodia più dolce sona
qua giù, e più a sé l’anima tira,
parrebbe nube che squarciata tona,

comparata al sonar di quella lira
onde si coronava il bel zaffiro
del quale il ciel più chiaro s’inzaffira.

«Io sono amore angelico, che giro
l’alta letizia che spira del ventre
che fu albergo del nostro desiro;

e girerommi, Donna del ciel, mentre
che seguirai tuo Figlio, e farai dia
più la spera suprema, perché lì entre»

Pd XXIII,94-108


Infine Gabriele è alla testa del gruppo di angeli che fanno “piover” luce di beatitudine sulla Madonna, prima che san Bernardo le rivolga la sua “santa orazione” finale:

e quello amor che primo lì discese,
cantando “Ave, Maria, gratia plena”,
dinanzi a lei le sue ali distese”.

Dante è colpito da quell’angelo e ne chiede a san Bernardo:

«qual è quell’angel che con tanto gioco
guarda ne li occhi la nostra regina,
innamorato sì che par di foco?»

Ed elli a me: «Baldezza e leggiadria
quant’esser puote in angelo e in alma,
tutta è in lui; e sì volem che sia,

perch’elli è quelli, che portò la palma
giuso a Maria, quando ‘l Figliuol di Dio
carcar si volse de la nostra salma»

Pd XXXII,94-114

Fa eccezione solo l’arcangelo Gabriele, che è al servizio personale di Maria: circonda la Vergine nella sua apoteosi (Paradiso, XXIII, vv. 88-111), e nell’Empireo canta a Maria Ave Maria, gratia plena (Paradiso, XXXII, vv. 85-114).

Poi, nei vv. 85-114 del canto XXXII del Paradiso rivive la scena dell’Annunciazione, con Dante e san Bernardo che contemplano estasiati Maria Vergine e, di fronte a lei, l’arcangelo Gabriele, messaggero dell’Incarnazione. Delicata e luminosa è la descrizione che san Bernardo fa di Gabriele: «Ed elli a me: “Baldezza e leggiadria / quant’esser puote in angelo ed in alma, / tutta è in lui; e sì volem che sia, / perch’elli è quelli che portò la palma / giuso a Maria, quando ’l Figliuol di Dio / carcar si volse de la nostra salma”» (Paradiso, XXXII, vv. 109-114).

Dopo questa visione e contemplazione san Bernardo rivolgerà alla Vergine la magnifica preghiera che apre il canto XXXIII del Paradiso.

Questo breve excursus sull’angelologia nella Divina Commedia ci fa capire che la presenza degli angeli, nel poema, si distende dalla terra al cielo, e l’ultima visione ritrae Gabriele che, andando da Dio all’uomo, annuncia l’evento più grande della storia, l’Incarnazione, e ritornando a Dio, porta il «sì» di Maria. Dall’annuncio di Dio e dal consenso di Maria scaturisce la renovatio mundi. Guardini afferma che «l’arcangelo sta davanti a Maria a significare in eterno l’evento, non significativo-metafisico, bensì sacro-storico, per cui l’inviato di Dio giunse alla Vergine della stirpe di Davide ed ella rispose “sì” al suo messaggio»[10].
Maria è colma di verità, d’amore e di pura bellezza. Per Dante, la bellezza rispecchia il concetto della filosofia medievale, cioè viene concepita come lo splendore della verità nel suo manifestarsi. Ma è una bellezza che l’uomo non può conquistare da sé: la deve accogliere come dono di Dio.

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