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sabato 20 febbraio 2021

Festeggiamo la domenica anche con i vestiti?

Un piccolo argomento, ma segno dei tempi.
Vedere, come esempio,  i fedeli vestiti da spiaggia a fianco.
Luigi

Un tempo si indossava l'abito più bello, mentre oggi della domenica rimane solo il pranzo


 Corrado Gnerre

Forse non ci si riflette abbastanza, ma il nostro mondo non solo si è capovolto in senso morale, tant'è che ciò che è normale è diventato anormale e ciò che anormale, normale. Si è capovolto anche nelle piccole cose, che poi tanto piccole non sono.
Pensiamo alla Domenica. Non ci riferiamo solo al fatto che ormai la Domenica non esiste più perché i negozi sono sempre aperti (almeno fino all'epoca Covid), ma anche ad un'altra cosa che può sembrare di poco conto, ma che invece simbolicamente è importante. Ovvero che nei giorni feriali ci si veste meglio e la Domenica si è meno curati. Proprio il contrario di ciò che avveniva un tempo.
Passeggiando per strada, soprattutto prima di pranzo, si nota che molti sono in tuta. Per carità, fare sport è importante. Ma poi - vai a vedere - ti accorgi che non si tratta di chi ha da poco corso o si accinge a farlo. E' proprio un vestire da diporto, insomma un look che vuole sottolineare il fatto che la Domenica è un giorno senza impegni.

L'APPUNTAMENTO
Eppure l'impegno c'è. L'appuntamento c'è. O meglio: ci sarebbe.
L'appuntamento c'è perché il centro della Domenica è la Santa Messa. E' l'appuntamento con il Fondamento di tutto e con l'Avvenimento che dà senso a tutto: la rinnovazione reale del Sacrificio del Calvario.
Né valgono a riguardo tentazioni pauperistiche di sorta, visto che chi se ne intendeva di povertà, come san Francesco d'Assisi, giustamente pretendeva tale povertà per i suoi frati, ma non per le chiese, che riteneva fosse giusto perfino broccarle di oro e di argento, proprio per sottolineare la grandezza incommensurabile di ciò che in esse avviene e di ciò che in esse si celebra.
E invece oggi a meritare la cravatta e il vestito ben stirato è l'appuntamento di lavoro durante la settimana, lo sportello della banca, la rappresentanza di un prodotto da vendere, non certo la preghiera della Domenica.
Un tempo - come dicevamo - era il contrario. La Domenica si indossava l'abito più bello. Spesso lo si faceva cucire proprio per questo giorno. E le donne perdevano più tempo dinanzi allo specchio.
Oggi della Domenica rimane solo il pranzo, che effettivamente continua ad essere più sostanzioso e sofisticato del resto della settimana. Buona cosa, anzi ottima. Ma - si sa - in questo campo è molto più difficile rinunciare allo stile domenicale.

LA SERIETÀ DEL TEMPO
Come dicevamo, possono sembrare, queste, cose di poca importanza. Tutt'altro. Ne va della serietà del tempo.
Una delle caratteristiche che distinguono l'uomo dagli animali è la capacità di "leggere" il tempo, di saperlo discernere, di coglierlo nel suo proseguire e nel suo variare. E' la distinzione tra tempo profano e tempo sacro.
Il poeta americano Ralph Waldo Emerson (1803-1882) scrive nel suo Works and Days: "(...) i grandi momenti (...) hanno importanza. Che la misura del tempo sia spirituale, non meccanica."
Questo è proprio il punto, anzi: l'annosa questione. Il tempo non può essere misurato "meccanicamente", bensì "spiritualmente", cioè "umanamente". Intendendo con questo avverbio ("umanamente") ciò che è conforme all'umano. E per l'uomo non c'è, non ci può essere, mai un attimo che sia identico ad un altro. Lo scorrere del tempo non deve impedire, anzi, che esso si palesi qualitativamente diverso. Che ciò che è bello, significativo, interessante, possa e debba ciclicamente ritornare.
Ma, invece, la condanna dell'uomo di oggi è proprio il leggere "meccanicamente" il tempo; e così egli fa di ogni giorno una Domenica... ne fa della Domenica un giorno qualsiasi.

Titolo originale: Sta finendo anche l'eleganza della Domenica
Fonte: I Tre Sentieri, 21 ottobre 2020

5 commenti:

  1. Io non vedo nessun vestito da spiaggia.

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  2. Beh, ma mi sembra ovvio: da quando hanno detto che la Messa (o presunta tale) non è più il sacrificio di Dio che muore per noi, ma una festa tra amici, la gente si mette comoda. Ma è incredibile leggere ancora questo stupore dopo decenni...la radice del male è sempre quella.

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  3. Più brutti sono, più si spogliano, sembra un'equazione matematica. Gesù rappresenta il bello e non ha niente a che vedere con certi suoi pseudo-fedeli.

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  4. Attenzione però: la moda femminile propone capi come elegantissimi e fashion attingendo a piene mani materiali, capi e stili da ciò che in altri tempi apparteneva alla prostituzione e all'erotismo, e non mi pare che ci sia un gran discernimento fra le acquirenti.
    A quanti battesimi ho visto madri, madrine, partecipanti con cosce in vista e calzature sopra il ginocchio..
    Secondo, più che misurare la castità col vecchio metro dei centimetri di pelle scoperta, forse servirebbe un'opera di educazione globale. Si può essere provocanti anche col corpo completamente coperto.

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    1. Concordo in parte: è vero che, da un lato, la questione dei "centimetri scoperti" è un problema reale, ma penso che in questo caso si parli più di sciatteria. Personalmente ho visto dei preti (preti eh...non dei fedeli di passaggio) dir messa in pantofole, girare per la parrocchia in tuta, confessare in maglietta...se il pastore si presenta così, che dovrebbe fare il gregge? Oggi ci si presenta in chiesa in jeans, in scarpe da ginnastica, in maglietta o maglione...insomma, voglio vedere se si fosse invitati dal sindaco se si andrebbe così. Eppure per la chiesa tutto è concesso. Il "vietato vietare" dei ruggenti anni '60, che ha distrutto ogni residuo di senso cattolico nei fedeli, ormai ha dato ampiamente i suoi frutti.

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