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domenica 13 dicembre 2020

Lo Spigolatore romano. Liturgia e tradizione su Facebook

Luigi

Dialogo con i liturgisti che "insegnano" sui social
30-11-20

Da qualche tempo è comparsa su facebook la pagina "Lo Spigolatore Romano - piccole note di storia liturgica romana". Fra dotte dissertazioni e note storiche riguardo la liturgia, la pagina offre molti strumenti per riflettere sul culto divino e la Chiesa attuale.
Li abbiamo contattati per fare loro qualche domanda sulla liturgia e la sua storia. 

Cos'è lo Spigolatore romano? I redattori della pagina sembrano molto ferrati riguardo la liturgia, potete dirci qualcosa sui vostri studi?


È una pagina nata per pochi lettori desiderosi di approfondire piccoli aspetti della storia liturgica, che sovente si ignorano. E' sentimento diffuso il credere che le costumanze liturgiche preconciliari siano da vedere quasi come paradigmatiche, mentre a volte non è così. Perché anche prima dell'ultimo concilio vi erano quelli che possiamo definire "abusi" liturgici, spesso inveterati. Le rubriche ci dicono come celebrare un rito, ma non ci dicono l'origine ed il senso di quel rito. Che sovente invece troviamo proprio nella genesi storica, che bisogna dunque conoscere. Per tale motivo si è deciso di aprire questa pagina nonostante si conosca bene la limitatezza del mezzo utilizzato: per gettare uno sguardo sulla liturgia attraverso la sua storia. Vi collaborano diverse persone, alcune stabilmente altre saltuariamente, compatibilmente con impegni pastorali o accademici. C'è chi ha avuto l'opportunità di conoscere bene esperti come Nocent, Jungmann, Marsili, Bouyer, Righetti etc e con essi studiare; c'è pure qualcuno di molto giovane, compresa una donna. Anche un monaco inizialmente collaborò per poi sfilarsi. E' comunque consolante costatare come siano diversi i giovani che hanno una conoscenza profonda e vasta, di alto livello accademico, della liturgia antica, che amano, e della sua storia. 


Potete definire il concetto di "rito" e quello di "liturgia"?

Al di là dell'etimologia, nella Bibbia dei LXX il termine "liturgia" indica sempre il culto pubblico ed ufficiale. In tale senso in ambito cristiano lo si usa praticamente da sempre per indicare il culto pubblico reso a Dio dalla Chiesa. Rito invece indica un determinato modo di esercitare tale culto. E' evidente che in origine il rito era unico essendosi la liturgia cristiana sviluppata a Gerusalemme, e solo in seguito, col diffondersi del cristianesimo, ci sono state delle diversificazioni che hanno poi portato alla nascita dei vari riti liturgici i quali hanno pure potuto influenzarsi in qualche modo a vicenda.


Sappiamo che nel corso dei secoli, anche prima del fatidico 1969 la liturgia ha subito dei cambiamenti, anche notevoli. Possiamo parlare quindi di "evoluzione della liturgia"?

Certo nel corso dei secoli la liturgia ha subito modifiche, a volte in maniera insensibile e non programmata ma tante volte per la volontà esplicita di apportare variazioni, cioè le cosiddette "riforme liturgiche", che non sempre sono state felici. Ora, alcune di tali riforme sono realmente intoccabili (pensiamo, ad esempio, all'inserimento del Sanctus che il rito romano in origine non aveva, etc.) ma tante altre riforme sono realmente da riconsiderare, anche perché oggettivamente hanno creato un impoverimento; facciamo un esempio: la colletta di Pasqua che tuttora si trova nel messale del 1962 è il risultato di una alterazione fatta ai tempi di san Gregorio Magno quando si tagliò l'ultima frase per sostituirla con quella appunto tuttora presente nel messale antico.
Anche un bambino delle elementari si rende conto di quanto povera sia la frase tuttora in uso se paragonata con quella originaria presente negli antichi sacramentari. Proprio tale frase il messale di Paolo VI ha cercato di riportare alla bellezza originaria, ma la tentazione neomodernista di metter le mani su tutto ha finito non per recuperare il meraviglioso testo originario, bensì per crearne uno nuovo visto che la frase originaria, pur recuperata, è stata però nuovamente manomessa! L'"evoluzionismo" liturgico neomodernistico consiste nella contraddittoria tendenza a recuperare materiale eucologico antico ma pure ad usarlo solo dopo averlo ulteriormente manomesso per adattarlo a quella che si crede essere l'esigenza moderna. Nel caso della colletta in questione l'adattamento fatto dal messale del 1969 consiste nell'eliminare il riferimento alla morte spirituale che produce il peccato. 


Tralasciando tutte le dissertazioni relative alla riforma del 1969, verso la quale ormai l'interesse è scarso (è stato già detto tutto), facciamo un passo indietro. Anche voi di recente avete scritto che il rito tridentino abbisognasse di cambiamenti. Voi che rito immaginate?

Il rito detto "tridentino" necessitava di restauro. Visto che tale restauro non è stato fatto, e considerato che gli interventi fatti sotto Pio XII più che restaurare hanno manomesso, ne consegue che tuttora il rito antico necessita di essere restaurato. In questo Sacrosanctum Concilium ha visto bene, ma restaurare non significa demolire per poi ricostruire mentre la riforma del 1969 ha fatto proprio questo: ha demolito il rito fin dalle fondamenta per poi ricostruirlo tutto ex novo pur se usando molte delle macerie prodotte dalla demolizione. Il rito antico necessita certamente di qualche cambiamento, ma nel senso che si devono eliminare certe riforme poco felici che ha dovuto subire, certe costumanze che noi amiamo definire scostumamanze, e ridargli quindi il suo splendore. Ciò di cui necessita il rito antico è un restauro scientifico. Per capirlo possiamo fare un esempio: negli anni scorsi si sono restaurati gli affreschi della cappella Sistina. Quel restauro è consistito, sia in un accurato studio preliminare, e poi in una eliminazione degli strati di colle poste nei secoli che col tempo si erano scurite rendendo i cromatismi tipici di Michelangelo quasi in bianco e nero. Ecco, il rito antico necessita di essere liberato dall'inevitabile strato di polvere che coi secoli si è sedimentato sopra, e pure dai risultati di qualche improvvido intervento di riforma che ne ha alterato la bellezza originaria. 
In generale dunque non è però il rito che si deve cambiare ma il nostro approccio ad esso. La nostra comprensione di esso, quasi l'uso che ne facciamo. Tuttora ad esempio tanti confratelli lo celebrano dando l'impressione di farlo macchinalmente; il rito antico possiamo dire che più che celebrato va vissuto per quello che è: un essere ammessi alla presenza di Dio per offrirgli il Sacrificio di suo Figlio. Noi dunque non immaginiamo nessun rito diverso da quello che si ha in base alle rubriche che lo regolano illuminate dalla storia liturgica che sovente ce ne disvela il senso. E così come il sacerdote non celebra senza il messale, altrettanto devono imparare a fare (chi già non lo fa) i fedeli usando il messalino che, per chi ne ha bisogno, contiene pure la traduzione.


Tornando ancora più indietro. Anche San Pio V non è esente da "critiche". Ad esempio, l'abolizione delle sequenze è stato un impoverimento notevole. Per quale motivo venne operata questa scelta? Quali altri tratti della liturgia medievale scomparvero?

La riforma liturgica di san Pio V è forse quella più rispettosa della liturgia, del suo spirito e del suo sviluppo organico. Sintetizzando al massimo san Pio V ha solo tolto alcuni elementi liturgici recenziori, come quasi tutte le sequenze. Noi non ci sentiamo di definirlo un impoverimento, nonostante certi testi espunti siano realmente molto belli. La riforma di san Pio V, nei suoi principii, secondo noi deve costituire il modello di ogni riforma liturgica. Egli infatti non fece altro che prendere la liturgia così come i secoli e la tradizione gliela avevano consegnata, ed andando indietro nel tempo ha cercato di eliminare proprio le aggiunte più recenti, i piccoli abusi che inevitabilmente col tempo si introducono. Il messale di san Pio V in pratica riproduce il messale romano stampato circa un secolo prima, con solo poche modifiche, soprattutto rubricali. Quando san Pio V parla di riportare il messale alla sua antica forma secondo i padri non intende riferirsi a chissà quale epoca antica, ma intende riferirsi alle tradizioni recepite, castigandone eventuali deformazioni. San Pio V, certo pure a causa della limitatezza della conoscenza storica della liturgia che allora si poteva avere, non ha inventato, ha solo restaurato. Ed ha cercato pure -in parte anche riuscendovi- di correggere le deformazioni di precedenti riforme liturgiche fatte circa mille anni prima : nel breviario, ad esempio, ha restaurato l'ora di prima domenicale che fu resa deforme, quasi mostruosa, al tempo di san Gregorio Magno.


Ultima domanda. Molti sono i detrattori del Motu Proprio Summorum Pontificum, anche in ambito tradizionale. Voi che ne pensate? Possiamo dire che, avendo aperto al recupero della liturgia tridentina, Benedetto XVI abbia aperto anche una riflessione generale su tutta la storia della liturgia nel '900 e dato vita anche a esperienze come la vostra?

Il M.P. Summorum Pontificum ha avuto il merito di sdoganare il rito antico presso i più, e forse pure quello di avviare una rflessione critica sul Novus Ordo. Sono molte le persone che solo a partire dal 2007 hanno scoperto la liturgia antica ma pure le molte problematiche di quella nuova. E questo è senza dubbio positivo. 
Non sappiamo quanto coerente sia definire "forma extraordinaria" un rito che pure si riconosce non esser mai stato abolito. Ma sono le contraddizioni tipiche del modernismo. No, noi ci occupiamo di liturgia antica, di celebrarla, di studiarla, da ben prima del 2007. Solo i più giovani del nostro gruppo, ma solo per motivi anagrafici, si sono avvicinati al rito antico, lo hanno scoperto e studiato dopo il 2007, e tuttora lo studiano. E chi lo sa, forse un domani, proprio questi giovani potranno creare un istituto di studi liturgici autenticamente tradizionale. Di sicuro si avrà sempre più necessità di un approccio agli studi storico-liturgici fatto con amore e per amore del rito antico. Perché solitamente gli studi accademici di liturgia non fanno altro che magnificare la riforma liturgica e demonizzare il rito antico.

1 commento:

  1. Perché solo su Facebook? Amplierei la possibilita di accedere alle ricchezze della pagina attraverso anche altri canali

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