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sabato 28 novembre 2020

Il cardinal Gregory: "Nella mia diocesi (Washington) nessun divieto alla S. Comunione ai politici pro-aborto."

Dal Blog di Sabino Paciolla (27.11.2020) sconvolgenti dichiarazioni da Mons. Gregory (cardinal eletto, arcivescovo metropolita di Washington) che, contrariamente a quanto dichiarato dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della S. Sede (
"Un politico che fa una campagna coerente e vota per le leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia è impegnato in una manifesta” e formale cooperazione con un grave peccato. In tal caso, il pastore del politico dovrebbe incontrarsi con lui, istruendolo sull’insegnamento della Chiesa, informandolo di non presentarsi alla Santa Comunione finché non metterà fine alla situazione oggettiva di peccato, e avvertendo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia”
, card. J. Ratizinger, nel 2004 ai Vescovi statunitensi) ha candidamente annunciato che non imporrà nessun divieto a politici attivamente pro-abortisti. 
La notizia sul Catholic News Agency, tradotta da Paciolla.
Roberto

Il prossimo cardinale Gregory ha detto che nella sua diocesi 
non negherà la Santa Comunione a un politico che si è battuto per l’aborto, 
cioè a Biden.

L’arcivescovo di Washington, che sarà nominato cardinale questo fine settimana, ha detto martedì a un giornalista che nella sua diocesi non negherà la Santa Comunione a un politico che si è impegnato a sancire l’accesso all’aborto nella legge federale e a permettere il finanziamento federale degli aborti. Quel politico è il presidente eletto Joe Biden, grande sostenitore con Obama del matrimonio gay, della teoria gender, della transizione di genere già a partire dagli 8 anni.
Un articolo scritto da J.D. Flynn, pubblicato sul Catholic News Agency, che vi propongo nella mia traduzione.


L’arcivescovo di Washington, che sarà nominato cardinale questo fine settimana, ha detto martedì a un giornalista che nella sua diocesi non negherà la Santa Comunione a un politico che si è impegnato a sancire l’accesso all’aborto nella legge federale e a permettere il finanziamento federale degli aborti. Quel politico è il presidente eletto Joe Biden.

Il commento dell’arcivescovo Wilton Gregory solleverà sicuramente delle domande sul testimone pro-vita della Chiesa. Ma per alcuni cattolici, il commento potrebbe anche sollevare domande sulla sincerità dei vescovi statunitensi sul tema della riforma ecclesiale.

Nel 2004, il cardinale Joseph Ratzinger, allora capo dell’ufficio dottrinale della Chiesa (Congregazione per la Dottrina della Chiesa, ndr), disse ai vescovi statunitensi in un promemoria che un politico cattolico “che fa una campagna coerente e vota per le leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia” è impegnato in una “manifesta” e “formale cooperazione” con un grave peccato.

In tal caso, il “pastore del politico dovrebbe incontrarsi con lui, istruendolo sull’insegnamento della Chiesa, informandolo di non presentarsi alla Santa Comunione finché non metterà fine alla situazione oggettiva di peccato, e avvertendo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia”, scrisse Ratzinger.

Se il cattolico persevera nel peccato grave e si presenta ancora per la Santa Comunione, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutarsi di distribuirla”.

La nota di Ratzinger era un’applicazione del canone 915 del Codice di diritto canonico, che dice che i cattolici “che perseverano ostinatamente nel peccato grave manifesto non devono essere ammessi alla santa comunione”. (qui la posizione del card. Burke, ndr)
Joe Biden e Papa Francesco (foto credit Lifesitenews)

Insomma, la nota di Ratzinger dava ai vescovi istruzioni su come applicare la legge della Chiesa. Martedì scorso, l’arcivescovo Gregory ha detto che non ha intenzione di farlo. (del resto, Joe Biden si è vantato di aver ricevuto la Santa Comunione direttamente da Papa Francesco, ndr)

Alcuni cattolici solleveranno presto obiezioni all’osservazione di Gregory.

Gli attivisti a favore della vita diranno che i vescovi dovrebbero difendere i nascituri, e che distribuire l’Eucaristia ai politici a favore dell’aborto implica che l’aborto non è una questione morale seria. Alcuni accuseranno l’arcivescovo di preferire l’approvazione secolare alla scomoda testimonianza evangelica.

Questi sono esattamente gli argomenti che i cattolici hanno fatto quando il cardinale Timothy Dolan di New York ha detto nel 2019 che non avrebbe negato l’Eucaristia al governatore di New York Andrew Cuomo, che ha firmato una delle leggi sull’aborto più permissive della storia del Paese (legale fino al nono mese, ndr), e ancora nell’ottobre di quell’anno, quando Dolan ha detto che non avrebbe negato l’Eucaristia a Biden.

Se la storia è predittiva, altri cattolici loderanno Gregory come testimone di civiltà e tolleranza. Diranno che nessuno dovrebbe politicizzare l’Eucaristia, e che negare la Santa Comunione non è pastorale, né prudente.

Non saranno i primi a usare questo linguaggio.

Nel 2004, quando i vescovi degli Stati Uniti discussero dei politici favorevoli all’aborto e all’Eucaristia, un cardinale tra loro fu incaricato di riassumere (poiché non fu distribuita e fatta conoscere ai vescovi, ndr) la nota inviata da Ratzinger ai vescovi sull’argomento, poiché pochi di loro l’avevano ancora ricevuta. Il cardinale minimizzò il promemoria, dicendo che affrontare la questione era a discrezione dei vescovi statunitensi.

“La questione per noi non è semplicemente se la negazione della comunione sia possibile, ma se sia pastoralmente saggia e prudente”, disse il cardinale.

Quel cardinale era Theodore McCarrick.

All’incontro primaverile dei vescovi statunitensi del 2004, svoltosi a Denver, McCarrick riassunse in modo impreciso (in maniera vergognosamente falsa, potremmo dire, ndr) le indicazioni del Vaticano sulla Santa Comunione, omettendo l’indicazione normativa di Ratzinger. Sotto l’influenza di McCarrick, i vescovi decisero che il modo migliore per gestire la questione era quello di rimettersi al giudizio individuale dei vescovi.

Il promemoria, tra l’altro, fu inviato prima dell’incontro a due vescovi statunitensi: McCarrick, e il presidente della conferenza episcopale americana, il vescovo Wilton Gregory. (lo potete leggere qui dal blog di Sandro Magister)

Sulla scia del più recente scandalo di McCarrick, i pro-lifers non saranno gli unici a lamentare la decisione di Gregory su Biden. Anche i cattolici che si occupano di riforma ecclesiale saranno probabilmente preoccupati.

Gregory è accusato di aver guidato l’arcidiocesi di Washington dopo lo scandalo di McCarrick, e sulla scia delle gravi questioni sollevate sul suo immediato predecessore, il cardinale Donald Wuerl (che disse di non ricordare delle accuse sugli abusi sessuali inviategli su McCarrick, ndr). L’arcivescovo è incaricato di promuovere la guarigione (del corpo ecclesiale piagato dagli scandali, ndr) e di attuare la riforma, e si è impegnato a farlo.

Ma è probabile che i suoi critici vedranno le sue osservazioni su Biden come una battuta d’arresto per la riforma. Alcuni sosterranno che Gregory ha messo il suo stesso giudizio al poste della legge della Chiesa e le istruzioni del Vaticano su come applicarla. Questa pratica, diranno, è il tipo di clericalismo che ha reso possibile lo scandalo McCarrick.

Gregory potrebbe non vedere la questione in questo modo, o credere di stare trasgredendo il canone 915 (che recita: “Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”, ndr). Ma se i suoi sacerdoti pensano che non stia prendendo sul serio la legge ecclesiastica, il suo programma di riforme potrebbe essere seriamente compromesso.

L’arcivescovo Jose Gomez (Presidente della Conferenza Episcopale USA, ndr) ha detto la scorsa settimana che una presidenza Biden promette “certe sfide” per i vescovi degli Stati Uniti. Mentre Gregory entra nella controversia sul canone 915, la portata di quelle sfide potrebbe presto diventare evidente.

6 commenti:

  1. Il suo pastorale parla per lui. E' uno che vuol tentare la quadratura del cerchio.

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  2. Non c'è da stupirsi, se la pensasse diversamente non l'avrebbero fatto cardinale.

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  3. Mi dispiace per l'Arcivescovo ma se non cambierà idea e cioè vietare la Comunione ai politici che sostengono l'aborto... come Dio comanda, il sorriso sulla foto diventerà pianto e stridor di denti!!!

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  4. l'abbiamo imparato, come si scelgono i cardinali di Washington.

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  5. Questo dà la comunione agli abortisti, altri la tolgono ai cattolici...ho sentito che in Austria i vescovi hanno perfino vietato i battesimi.
    Ma è la chiesa di Cristo o del demonio?

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    1. E' la chiesa in uscita, la chiesa ospedale da campo di Bergoglio l'Argentino.

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