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giovedì 10 settembre 2020

Tosatti: soppressione imminente della sezione IV della CDF (ex Ecclesia Dei)?

Nel 2019, come preannunciato da MiL nel dicembre 2018 (qui il post di MiL  e qui il commenti di Tosatti), la Pontificia Commissione Ecclesia Dei era stata soppressa e accorpata alla Congregazione per la Dottorina della Fede, divenendone un Ufficio (la Sectio IV) qui il post con il testo del Motu Proprio di soppressione della PCED. (Qui un commento canonistico sulle funzioni e sugli scopi della nuova "Sectio IV). 
Già allora ci eravamo domandati se questo accorpamento potesse rapprensentare un primo e ferale colpo alla vita del Summorum Pontificum.
Oggi Tosatti pubblica una notizia che fa temere che il triste presagio fosse fondato., con grave pregiudizio per gli istituti "Ecclesia Dei" e, forse, anche per i gruppi stabili che celebrano secondo il Rito antico.  

Speriamo non sia vero. 
Le nostre fonti oggi ci confermano che se ne sta discutendo
Roberto 

Ecclesia Dei morità? Si tornerà all'Indulto? 
di M. Tosatti 10.09.2020

“Ecclesia Dei” la commissione creata da Giovanni Paolo II nel 1988, e dedicata alla difesa del Vetus Ordo, dovrebbe scomparire definitivamente a ottobre, dopo una Plenaria in cui i cardinali ne sanciranno la definitiva soppressione, anche nella forma ridotta di ufficio della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Questo dicono voci autorevoli – ovviamente in attesa di una conferma – nei Sacri Palazzi; e
la scomparsa di Ecclesia Dei però avrà conseguenze pesanti per quegli Istituti di vita religiosa che hanno inserito il Vetus Ordo, la Messa di sempre, nella loro vita e pratica. Infatti questi ultimi dovrebbero confluire nella Congregazione per i religiosi, nominalmente diretta dal card. Braz De Aviz, ma in realtà gestita dal Segretario, il francescano Carballo.
Non è un passaggio di poco conto: infatti questi istituti, che attualmente sono di diritto pontificio, diventeranno di diritto diocesano, e quindi totalmente soggetti alle preferenze – o non preferenze – del vescovo. Con tutte le conseguenze del caso. Infatti se prima Ecclesia Dei costituiva per loro una sorta di “ombrello” protettivo, una volta effettuato il cambiamento, e nel caso di un contrasto da dirimere con il titolare della diocesi, l’unica risorsa sarebbe quella di rivolgersi alla Segnatura Apostolica, guidata da quel cuor di leone del cardinale Dominique Mamberti…e che già in diverse occasioni si è fatta prevaricare dalla Corte pontificia.


Sembra questo, se confermato, un altro passo verso lo smantellamento nei fatti del Summorum Pontificum, cioè quel documento che permetteva il libero esercizio – previe alcune condizioni – del rito Vetus Ordo, senza che i vescovi potessero opporsi. Cioè un ritorno alla formula dell’indulto. E questo nonostante che sembra che due terzi delle risposte dei vescovi al recente questionario sulla messa di rito antico nella propria diocesi siano state positive e favorevoli agli Istituti che avevano scelto quel tipo di rito.

Come vi ricordate, nel gennaio 2019 era partito l’attacco a Ecclesia Dei, con un Motu Proprio. Mons. Guido Pozzo il responsabile di Ecclesia Dei, era stato incaricato di mettere ordine nella nuova vita della Cappella Musicale Pontificia, posta sotto la diretta gestione del Maestro delle Celebrazioni Pontificie, mons. Guido Marini.

Lettera Apostolica 
in forma di Motu proprio 
circa la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, 19.01.2019

Da oltre trent’anni la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita con il Motu proprio Ecclesia Dei adflicta, del 2 luglio 1988, ha assolto con sincera sollecitudine e lodevole premura al compito di collaborare coi Vescovi e coi Dicasteri della Curia Romana, nel facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose, legati alla Fraternità fondata da Mons. Marcel Lefebvre, che desideravano rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le proprie tradizioni spirituali e liturgiche.1

In tal modo, essa ha potuto esercitare la propria autorità e competenza a nome della Santa Sede su dette società e associazioni, fino a quando non si fosse diversamente provveduto.2

Successivamente, in forza del Motu proprio Summorum Pontificum, del 7 luglio 2007, la Pontificia Commissione ha esteso l’autorità della Santa Sede su quegli Istituti e Comunità religiose, che avevano aderito alla forma straordinaria del Rito romano e avevano assunto le precedenti tradizioni della vita religiosa, vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni stabilite.3

Due anni dopo, il mio Venerato Predecessore Benedetto XVI, col Motu proprio Ecclesiae unitatem, del 2 luglio 2009, ha riorganizzato la struttura della Pontificia Commissione, al fine di renderla più adatta alla nuova situazione venutasi a creare con la remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati senza mandato pontificio. E, inoltre, ritenendo, che, dopo tale atto di grazia, le questioni trattate dalla medesima Pontificia Commissione fossero di natura primariamente dottrinale, Egli l’ha più organicamente legata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, conservandone comunque le iniziali finalità, ma modificandone la struttura.4

Ora, poiché la Feria IV della Congregazione per la Dottrina della Fede del 15 novembre 2017 ha formulato la richiesta che il dialogo tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X venga condotto direttamente dalla menzionata Congregazione, essendo le questioni trattate di carattere dottrinale, alla quale richiesta ho dato la mia approvazione in Audientia al Prefetto il 24 successivo e tale proposta ha avuto l’accoglienza della Sessione Plenaria della medesima Congregazione celebratasi dal 23 al 26 gennaio 2018, sono giunto, dopo ampia riflessione, alla seguente Decisione.

Considerando mutate oggi le condizioni che avevano portato il santo Pontefice Giovanni Paolo II alla istituzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei;

constatando che gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria, hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita;

prendendo atto che le finalità e le questioni trattate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sono di ordine prevalentemente dottrinale;

desiderando che tali finalità si rendano sempre più evidenti alla coscienza delle comunità ecclesiali,

colla presente Lettera Apostolica ‘Motu proprio data’,

Delibero
E’soppressa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita il 2 luglio 1988 col Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta.
I compiti della Commissione in parola sono assegnati integralmente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in seno alla quale verrà istituita una apposita Sezione impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta dalla soppressa Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Il bilancio della Pontificia Commissione rientra nella contabilità ordinaria della menzionata Congregazione.

Stabilisco, inoltre, che il presente Motu proprio, da osservarsi nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, venga promulgato mediante pubblicazione sul quotidiano L’Osservatore Romano uscente il 19 gennaio 2019, entrando in immediato vigore, e che successivamente sia inserito nel Commentario ufficiale della Santa Sede, Acta Apostolicae Sedis.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 17 Gennaio 2019, VI del Nostro Pontificato.

Francesco”.

4 commenti:

  1. Allora bisogna iniziare subito a pensare a una risposta pacata ma ferma che sia efficace e possa essere attuata con il douto anticipo.

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  2. Ricordate che l'indulto lo aveste solo grazie alle consecrazioni episcopali di Mons. Lefebvre, altrimenti a quest'ora non sapevate nemmeno cosa fosse la Messa Cattolica!

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    1. Appunto! Adesso tutti a fare gli altezzosi dall'alto dei loro paramenti del Settecento sputando veleno su Mons. Lefèbvre e sulla FSSPX! Senza di lui sarebbero a ballare sui cubi invece che a tirar turiboli! Almeno un po' di umiltà di riconoscere come andarono veramente le cose!

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  3. Non capisco una cosa: i preti e i fedeli appartenenti a realtà legate al Summorum non contestano né la liceità, né la bontà del rito di Paolo VI, a che scopo concedere la celebrazione della messa tridentina?
    Trovo vergognoso e riduttivo trattare l'eucaristia come una preferenza personale. Se la nuova messa veicola la fede cattolica e rinnova il Sacrificio della Croce, a che pro preferire il rito antico? Solo per questioni estetiche? Lo trovo un controsenso insanabile. Non si dovrebbe andare in chiesa per i sacramenti e non per una gratificazione sensoriale? Se no c'è chi si sente più a suo agio nel rito anglicano, piuttosto che in quello copto o in quello russo...che facciamo? Un motu proprio anche per questi riti così che chiunque possa sfogare i suoi gusti liturgici?
    Mi pare che non ci siamo proprio. Chi dice di preferire la messa tridentina senza opporre un rifiuto categorico alla messa nuova riduce il rito a semplice spettacolo da godersi come se si fosse a teatro.

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