Post in evidenza

Elenchi dei Vescovi (e non solo) pro e contro Fiducia Supplicans #fiduciasupplicans #fernández

Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

domenica 30 agosto 2020

Aldo Maria Valli, “Ai tempi di Gesù non c’era il registratore”. Uomini giusti ai posti giusti

Il nuovo libro di Aldo Maria Valli.
Per acquistarlo: Amazon cartaceo, Amazon e-book, MondadoriKoboLibrerie.coop
Luigi

Aldo Maria Valli, “Ai tempi di Gesù non c’era il registratore”. Uomini giusti ai posti giusti. 
2020, Chorabooks.

C’è una Chiesa cattolica che di cattolico ormai ha solo la ragione sociale, perché in realtà ha sposato il pensiero dominante nel mondo e ha come unico obiettivo piacere alla gente che piace. Aldo Maria Valli, uno dei più noti vaticanisti italiani, nel suo popolare blog Duc in altum si è divertito per mesi a prendere di mira questa Chiesa in una rubrica satirica di grande successo, intitolata Uomini giusti ai posti giusti, ora riunita nel libro “Ai tempi di Gesù non c’era il registratore”. Uomini giusti ai posti giusti (Edizioni Chorabooks). Un graffiante pamphlet con cui l’autore, usando l’arma dell’ironia, smaschera la pochezza di una Chiesa che, a suo giudizio, volendo essere à la page risulta solo grottesca. 
Il titolo prende spunto da una famosa espressione dell’attuale superiore generale dei gesuiti, il padre Arturo Sosa Abascal, secondo il quale ai tempi di Gesù “nessuno aveva un registratore per inciderne le parole” e dunque, in mancanza di certezze, occorre contestualizzare, relativizzare e procedere secondo il metodo del discernimento. Ecco, a giudizio di Valli la dichiarazione del generale dei gesuiti è emblematica di una Chiesa ormai relativista quanto il mondo, priva di punti fermi e ispirata a un pensiero liquido che, alla fine, giustifica tutto e mette le pretese dell’uomo al posto della legge di Dio. Una Chiesa nella quale gli “uomini giusti ai posti giusti sono tutti quelli che, andando a rimorchio della retorica dell’inclusione, dell’ascolto, della misericordia, del discernimento e di tutto il resto dell’armamentario ideologico che ben conosciamo, corrono in soccorso del vincitore per mostrarsi più realisti del re o, per meglio dire, più papisti del papa”.