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martedì 16 giugno 2020

Bergamo: per il vescovo usare il piviale e il baldacchino per la processione è "conservatorismo di fasti di cartapesta".


Un lettore ci segnala un'altra assurdità della diocesi di Bergamo (qui, qui, qui, e qui per leggere le altre "perle" ecclesiastiche). 
Questa voltra si tratta delle parole addirittura del Vescovo, sabato è uscito un articolo - intervista ("L'Eco di Bergamo", sabato 13.06.2020 pag. 20) a Mons. Beschi sulla processione del Corpus Domini (autorizzata, come si sa - si veda qui - dal Governo). 

Il reverendissimo sul piano dottrinale sembra ortodosso (e, ammettiamo, non è da tutti, oggigiorno) e rimarca che la festa del Corpus Domini è incentrata sulla "presenza del Signore nel pane santo dell'Eucarestia". 
Inoltre auspica che grazie al Vangelo e all'Adorazione Eucaristica si possa attuare un nuovo umanesimo "in Gesù Cristo" (ha fatto bene a precisarlo, perchè senza Domine Iddio, che umanesimo sarebbe?, si veda Benedetto XVI, qui). [a che punto siamo arrivati da doverci complimentare se un vescovo ricorda LE BASI della dottrina cattolica]. 

Infine precisa che la Celebrazione della S. Messa per la Solennità del Corpus Domini, da lui celebrata, non sarà trasmessa in diretta (almeno lui lo ammette!) per non far perdere il senso di sacro e di partecipazione attiva e personale alle funzioni. 


Però il Nostro non perde occasione per tirare un'ingiusta e maligna bordata alla liturgia (quella nuova eh, nemmeno quella tradizionale) che manifesta una contraddizione interiore, e un incancrenito livore (di molta parte dell'episcopato) contro una certa cura liturgica, vissuta come negativo retaggio del passato... 

 Sentite qui: "L'innocua processione con il suo baldacchio attorniato da piviali e mantelle come l'immagine di un conservatorismo di fasti ormai di cartapesta, si trasforma in questa particolare circostanza in corteo di conservatori" e poi aggiunge un pensiero che non capiamo "ma di 'conservatori del futuro'  animati da una passione che vuole un mondo
rinnovato."

Pur leggendo tutto l'articolo e il contesto, non abbiamo compreso il motivo e il senso del citato inciso... 
Nel dubbio vorremmo ricordare che l'uso dei piviali è prescritto dall'Ordinamento Generale del Messale Romano al numero 341, che lo prescrive, inter alia, proprio per le processioni. 




e l'uso del baldacchino (per la processione del Santissimo Sacramento, e quindi anche per quella del Corpus Domini) è prescritto dal Rituale della Congregazione per il Culto Divino emanato il 21 giugno  1973 "De sacra Communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam" (Rito della Comunione Eucaristica fuori dalla Messa e del Culto Eucaristico"), al n. 119   che recita "Lumi, incenso e baldacchino sotto il quale incede il sacerdote con il Santissimo, si usino secondo le consuetudini locali."

Quindi, non capiamo proprio di che cosa parli, perchè tiri in ballo il " conservatorismo" nè a cosa voglia alludere. 

Ma soprattutto come si permette di definire le dovute forme di solenne culto prescritte alla Ss.ma Eucarestia come "fasti ormai di cartapesta". 

Roberto 


Su questo argomento, un nostro amico ci manda un suo commento, che riportiamo con piacere. 

Il quotidiano della Diocesi di Bergamo torna alla ribalta e questa volta l’obiettivo è nientemeno che la festa del Corpus Domini, bollata – in un articolo non firmato apparso il 13 giugno – come «innocua processione con il suo baldacchino attorniato da piviali e mantelle come l’immagine di un conservatorismo di fasti ormai di cartapesta».
Una ricostruzione che lascia sconcertati per la totale insipienza storica, liturgica e dottrinale, soprattutto su un quotidiano direttamente afferente alla Curia bergamasca, nella quale trapela una generale avversione nei confronti di una delle feste più importanti della Chiesa ed una delle più sentite dalla devozione popolare, che anche in terra orobica si manifesta nelle sessanta confraternite maschili e femminili dedicate al Santissimo Sacramento sorte nei secoli in tutta la provincia.
Il popolo cristiano, la pietas popolare da sempre si nutre di questi momenti, dei miracoli eucaristici (ricordo che sono ben 124 quelli riconosciuti dalla Chiesa Cattolica), dell’adorazione della Divina Maestà realmente presente nell’Eucarestia, tributandoLe ogni onore possibile per l’uomo, con i suoi baldacchini, piviali e mantelle.
E in questo caso non vi è distinzione tra forma ordinaria e straordinaria: l’odio dell’articolista è indirizzato al Corpo di Cristo in quanto tale, ed «essendo la santissima Trinità […] l’oggetto essenziale di tutta la religione, il centro in cui convergono tutti i nostri omaggi, anche quando sembra che non ne abbiamo una intenzione immediata, […] la divina Eucaristia è il mezzo più potente di rendere a Dio il culto che gli è dovuto, ed è per essa che la terra si unisce al cielo», come scrisse dom Prosper Guéranger nel suo capolavoro liturgico; «tutti i misteri che abbiamo celebrato finora erano contenuti nell’augusto sacramento, che è il memoriale e come il compendio delle meraviglie che il Signore ha operato in noi» (L’Anno liturgico. Volume terzo).
Questo non è un corteo di conservatori, ma è semplicemente la dottrina cattolica, meravigliosamente compendiata nelle strofe della sequenza composta da San Tommaso d’Aquino, che da sole basterebbero a replicare all’improvvida articolista.
«Panis vivus et vitalis … Dogma datur christianis, quod in carnem transit panis, et vinum in sanguinem … Caro cibus, sanguis potus: manet tamen Christus totus sub utraque specie» (Pane vivo, che dà vita … È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino … Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie).
Continuando nella sua dissertazione, di matrice eminentemente luterana, l’articolista – senza remore e non si sa su quale base – sancisce con la ormai diffusa banalità che «se Dio resta chiuso in chiesa come in una gabbia d’oro, è innocuo (sic!). Se invece esce per strada in ciascuno di noi, il Vangelo diventa regola di vita (sola Scriptura?), quel pezzo di pane (sic!) diventa stile di vita e criterio di scelte». Ma è ancora il Dottore Angelico – e con lui la Chiesa tutta – a rispondere: «Sumunt boni, sumunt mali: sorte tamen inæquali, vitæ vel interitus. Mors est malis, vita bonis: Vide paris sumptionis quam sit dispa exitus» (Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca. Vita ai buoni, morte agli empi: nella stessa comunione ben diverso è l’esito!).
Per poi giungere al colpo finale, in cui l’articolista auspica che tutto ciò porti ad «un progetto di nuovo umanesimo in Gesù Cristo», togliendosi la maschera e palesando quella dottrina sincretista, post-umanista e globalista tanto cara alle nuove (e vecchie) élite che in Edgar Morin hanno la loro bandiera.
Il tutto sul quotidiano della Diocesi di Bergamo: con il ricordo nitido del grido, tra immensi dolori, di San Giovanni Paolo II nella sua lingua polacca a chi lo sosteneva «Voglio inginocchiarmi! Qui c’è Gesù! Per favore…» in occasione della processione del Corpus Domini del 2004 e forse con troppa ingenuità, attendiamo una pubblica ammenda.

L.V.

13 commenti:

  1. Ci credo che non capite. Fissati come siete sui pluviali e baldacchino non potete capire il significato profondo di quel " conservatori" . Bravo Vescovo Francesco...e siccome siamo " OSTENSORI" del Corpo di Gesu abbiamo compassione di questi malati di ideologismo

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    1. A te e quelli come te - vescovo compreso - sfugge che la processione del Corpus Domini non è per andare in giro in modo pittoresco e antiquato, ma per rendere onore a Nostro Signore Gesù Cristo che è Signore dell'Universo e quindi anche della parrocchia, diocesi eccetera e si è degnato di scendere tra noi.
      Altro che ostensori umani. La compassione la meritate voi. Siete voi di cartapesta: senza il Signore la realtà terrena degrada e quindi diventa anche meno umana.

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    2. "Siamo noi ostensori"???? Ma lei è Luterano?

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    3. Tralascio il suo “pluviale” e la sua “compassione per questi malati di ideologismo” che mi fanno supporre una sua evidente carenza nel conoscere il significato delle norme liturgiche e degli arredi sacri. Mi limito invece a porle una domanda su quell’essere “conservatori del futuro” e “Ostensori” del Signore. Leggo nel Vangelo di san Luca che Gesù ha detto alla donna adultera: “Neppure io ti condanno. Va’ e non peccare più”. Leggo invece in un Documento della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna che i Vescovi, pur invitando i divorziati risposati o conviventi ad astenersi dagli atti che chiamano impropriamente “coniugali” (non osano chiamarli “adulterini”), tuttavia affermano che “questa scelta non è considerata l'unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali.” (31.01.2018 n. 9). Possono dunque continuare a convivere “more uxorio” ed accostarsi ugualmente all’Eucaristia, sia “per la propria santificazione”, sia “per assicurare l’educazione cristiana dei figli”. Esterrefatto! Là dove Gesù, all’adultera, raccomanda: “non farlo più”, i Vescovi dicono: “puoi farlo ancora”! Mi dica: sarebbe questo l’ “essere conservatori del futuro” ed “ostensori” di Cristo in noi? Attendo risposta.

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  2. andate a verificare quel che ha fatto il Vescovo di Pinerolo nella prima Messa pubblica (domenica 14) non ha commentato la transustanziazione ma ha commentato una canzone di Battiato eseguita come canto introitale alla Messa del Corpus Domini!

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  3. Ma quale Vescovo! Quale Mons.! bastano nome e cognome: Francesco Beschi.

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  4. https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/dio-si-prende-cura-di-noi-la-prima-messa-del-vescovo-olivero-dopo-la-guarigione

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  5. Dovremmo chiedere al vescovo che senso ha avuto allora far portare le spoglie di papa Giovanni a Bergamo due anni fa. Non sono anche queste forme antiquate di fede? Oppure per alcune c'è almeno qualche interesse poco spirituale e molto materiale?

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    1. Dio danaro!!! Questo è il filo rosso che accomuna tutto clero, dai conservatori più esasperati ai modernisti più pazzoidi; altro che successione apostolica...

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    2. Devo dare ragione al commentatore (realista) delle 22:22. Può sembrare incredibile, eppure c'è ancora qualcuno convinto che ci sia una battaglia tra conservatori e progressisti, o tra bergogliani e anti-bergogliani. Se proprio la vogliamo chiamare battaglia, questa è solo per il Dio Denaro. Aggiungo che da quando hanno meno soldi, i preti sono incattiviti e la ricerca del gruzzoletto si è fatta più feroce e più esplicita.

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    3. Esatto! Costoro sono i più fedeli pasdaran del dio Quattrino!

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  6. Infatti, il Sig. Beschi appartiene ad una setta che ha in odio qualunque cosa odori vagamente di cattolico: dai paramenti ai riti, dalla politica alla concezione metafisica dello stato, dallo stare in ginocchio a farsi il segno della Croce, usi, tradizioni, musica, arte. Prima lo capirete, meglio sarà per tutti. I vescovi che occupano le sedi episcopali, tranne alcuni, forse, in foro interno, non sono cattivi cattolici, ma sono semplicemente di un'altra religione. Fa specie che di alcuni ne anatemizziate le parole perché vi danno fastidio, mentre di altri ne esaltate le gesta perché in un particolare frangente hanno detto o fatto cose a voi gradite. Sono tutti della stessa risma. Si prega per la loro conversione (e perché non facciano troppi danni alle anime a loro affidate) e si evitano come la peste, tutto qui. Personalmente, sono vent'anni che ne ignoro nomi, vita ed opere, sforzandomi di vivere il cattolicesimo aiutato da sacerdoti di comprovata Fede che non scendono a compromessi e, pur essendo un grande peccatore, ne traggo continuo giovamento, se non fosse altro, per non farmi venire il fegato marcio constatando il disastro fatto dai saltimbanchi di cui sopra.

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