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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

giovedì 5 marzo 2020

Il gesuita James Martin colpisce ancora: è ora di finirla!


In una nostra traduzione di Catholic Thing (ringraziando l'amica che se ne è fatta carico). After our translation of the article, we also publish the English original for our Engish-speaking readers

Mi chiedo come sia possibile che questo eretico pro gay possa continuare ad imperversare su tutti i social, nelle Diocesi e nelle Università Cattoliche senza che nessuno, nella gerarchia, dica nulla.
E ovviamente ci chiediamo perchè venga ricevuto con tutti gli onori dal S. Padre Francesco.
Possiamo dire, salva reverentia, che è uno scandalo, e che noi fedeli vorremmo sentire parlare un po' meno di Amazzonia e migranti e un po' più di valori non negoziabili, di preghiera e di combattimento contro i peccati che gridano vendetta al cospetto del Cielo come la sodomia (CCC 1867)?
Possiamo dire, come diceva Totò "è ora di finiamola", ripetendo per l'ennesima volta Giorgio Gaber, nel suo "mi vien da vomitare".

E' troppo chiederlo?
Luigi

padre Gerald E. Murray 

The Catholic Thing 

Sabato, 29 febbraio 2020 

Il gesuita James Martin colpisce ancora 


Padre James Martin, della Compagnia di Gesù, è di nuovo salito alla ribalta la settimana scorsa, dopo che numerosi vescovi degli Stati Uniti sudoccidentali hanno riferito che, durante la loro visita ad limina, papa Francesco ha espresso dispiacere per come il suo incontro dell’anno scorso con il controverso gesuita sia stato strumentalizzato dalla stampa in chiave politica. Almeno uno dei vescovi americani ha contestato tale resoconto della riunione, affermando che il Papa non gli era parso affatto sconvolto. 

Padre Martin è stato invitato a parlare durante una riunione della Association of Catholic Colleges and Universities tenutasi a Washington DC all’inizio del mese di febbraio. Il prelato ha pubblicato sul sito web della rivista America una versione adattata del suo contributo, che fa luce sulle questioni in gioco. 

L’assunto fondamentale di padre Martin in questo articolo, in contraddizione evidente con gli insegnamenti cattolici a proposito della natura e dello scopo del dono di Dio della vita umana, è racchiuso in questa frase: «I quattro anni che si trascorrono al college rappresentano un’esperienza importante per tutti gli studenti, ma specialmente per i giovani LGBT, che non solo stanno scoprendo la propria identità e stanno perlustrando la relazione con i genitori, ma sperano anche di scoprire il proprio valore personale» (detto con enfasi). 

Secondo padre Martin, esiste un’identità umana data da Dio che è altro dall’identità di maschio e femmina, creati da Dio, uno per l’altro, con la vocazione e la capacità di procreare ed educare la prole, supportandosi vicendevolmente l’un l’altro nel matrimonio. Tale identità, statisticamente maggioritaria e naturale, di questi tempi è descritta comunemente (e in senso peggiorativo) come “eterosessualità”. 

L’identità alternativa che padre Martin propone è rappresentata in realtà da diverse identità: esistono maschi e femmine creati da Dio per dedicarsi alla sodomia omosessuale (lesbiche e gay); vi è chi è stato creato da Dio sia per le relazioni coniugali che per la sodomia omosessuale (i bisessuali); infine vi è chi è stato creato da Dio per ribellarsi contro la propria condizione naturale di maschio o di femmina al fine di ri-definirsi e presentare se stesso, attraverso varie mutilazioni corporee, come l’opposto di ciò che in effetti è: è questa la categoria degli uomini che pretendono di essere donne e delle donne che pretendono di essere uomini (i transessuali). 

Secondo padre Martin, gli studenti del college che si sentono portati a tali comportamenti, o che già vi si dedicano, non sono giovani che hanno abbracciato errando una interpretazione perversa della sessualità umana. Piuttosto, costoro costituirebbero una categoria distinta dell’umanità, in possesso di una identità diversa da chi non si dedica, né cerca di dedicarsi, a questi comportamenti. 

Dunque, uno studente che si identifica come gay o bisessuale non è qualcuno che ammette, o già commette, un abuso della propria sessualità compiendo atti che la Chiesa Cattolica insegna essere innaturali, depravati e di grave peccato. 

Papa Francesco accoglie il confratello gesuita padre James Martin, nel corso di un incontro privato in Vaticano, il 30 settembre 2019 (CNS/Vatican Media in immagine ut supra ) 

No, questo studente ha scoperto la propria reale identità, che naturalmente gli è stata data da Dio. Egli ha scoperto, non inventato, tale identità. In più, questo studente, avendo scoperto la propria identità, deve scoprire anche il proprio valore personale, intendendo con questo non il valore intrinseco di essere umano creato da Dio, bensì piuttosto il valore proclamato in ragione della sua appena scoperta identità LGBT. 

Dare valore a qualcosa significa più che, semplicemente, riconoscerlo. Ciò che riconosco, posso anche rifiutarlo perché malvagio; ciò cui do valore, lo abbraccio come buono in sé. Dare valore all’identità omosessuale significa necessariamente affermare che l’inclinazione e l’agire omosessuali, le sole basi dell’identità omosessuale stessa, sono buoni e utili. Significa parimenti che qualsivoglia disapprovazione, dal punto di vista della dottrina, di tale inclinazione e di tale comportamento costituisce un attacco all’identità data da Dio di qualcuno e deve perciò essere respinta come falsa e crudele. 

Sulla base di tale duplice assunto identità/valore, padre Martin offre tutta una serie di suggerimenti su come sostenere gli studenti LGBT. Il problema, naturalmente, è che la Chiesa non insegna che vi sia una identità LGBT data da Dio. Tutti noi siamo stati creati da Dio come esseri umani, dotati di una sessualità stabilita dalla natura per la procreazione all’interno del matrimonio. Ogni uso di tale facoltà, se non per la procreazione secondo natura, ne è un abuso. 

E qualsiasi inclinazione, propensione o desiderio di dedicarsi a tale abuso della sessualità è di per se stesso intrinsecamente disordinato e occorre resistervi, non affermarlo o celebrarlo. 

Non vi sono diverse categorie di esseri umani, in base all’attività sessuale cui si dedichino o a cui si sentano di propendere. Siamo tutti unici nella nostra umanità e Dio ha creato l’uomo per la donna e la donna per l’uomo. Definire qualcuno omosessuale è già problematico; implica che non sia eterosessuale. Tutti noi siamo per natura eterosessuali; alcune persone eterosessuali hanno un problema di omosessualità che si manifesta in desideri e/o in azioni. L’affermazione di una identità distinta, sulla base di desideri e comportamenti innaturali, non può cambiare la realtà: la creazione di Dio non è soggetta alla ri-definizione umana. Non vi è alcuna identità LGBT data da Dio. Si può solo avere la pretesa che esista. Sostenere qualcuno in tale concetto di concezione di sé è ingiustificabile e distruttivo. 

Il progetto più ampio di pare Martin è cambiare la via attraverso cui la Chiesa affronta il fenomeno dell’omosessualità nella nostra Chiesa e nella nostra società. Esso si fonda sull’errata presunzione che l’insegnamento della Chiesa sulla natura della creazione di Dio e la sua legge siano soggetti alla revisione degli esseri umani, che, scontenti del modo in cui Dio li ha creati e impone loro di comportarsi, scoprono una nuova “identità” che si basa su un supposto piano alternativo di Dio, riservato ad alcune persone. 

La dignità umana di tutti gli individui è sostenuta dall’obbedienza a ciò che Dio ha stabilito. Tale dignità viene ferita e oscurata da ogni rifiuto del piano e del fine di Dio per l’umanità. La giusta e amorevole modalità di aiutare le persone che affermano una immaginaria identità LGBT è accompagnarle lontano da tale idea sbagliata e verso l’apprezzamento della vera natura di chi siano agli occhi del Buon Dio. 

Fr. Gerald E. Murray 

The Catholic Thing 

Saturday, February 29, 2020 

James Martin S.J. Strikes Again 

Fr. James Martin, S.J. has been in the news again this past week, after several bishops from the American Southwest reported that, during their ad limina visit, Pope Francis expressed displeasure about how his meeting last year with the controversial Jesuit had been politicized by the press. At least one of the American bishops disputed this account of their meeting, claiming that the pope did not seem upset at all. 

Fr. Martin was invited to speak at a meeting of the Association of Catholic Colleges and Universities held in Washington, DC earlier this month. He published an adapted version of his address on the website of America magazine, which sheds some light on the issues in play. 

Fr. Martin’s foundational presumption in this article, which is in plain contradiction of Catholic teaching on the nature and purpose of God’s gift of human life, is found in this sentence: “The four years spent in college is an important experience for all students, but especially for LGBT youth, who are not only discovering their identity and navigating their relationship with parents but hoping to discover their own value.” (Emphases added) 

According to Fr. Martin, there exists a God-given human identity other than the identity of being a male or a female, made by God, one for the other with the vocation and capacity of procreating and educating offspring, mutually supporting each other in marriage. This statistically predominant and natural identity is commonly (and pejoratively) described these days as being “straight.” 

The alternative identity he posits is actually a variety of identities: there are those males and females made by God for the purpose of engaging in homosexual sodomy (lesbians and gays); there are those made by God for the purpose of engaging in both marital relations and homosexual sodomy (bisexuals); and there are those made by God to rebel against their natural condition of being male or female in order to re-classify and present themselves, through various bodily mutilations, as being the opposite of what, in fact, they are: this is the category of men who insist they are women and women who insist they are men (transsexuals). 

For Fr. Martin, those college students who feel drawn to, or actually engage in, any of these behaviors are not young people who have mistakenly embraced a perverted understanding of human sexuality. Rather, they constitute a distinct category of humanity that possesses an identity different from those who do not engage in, nor seek to engage in, these behaviors. 

Thus, a student who identifies himself as being gay or bisexual is not someone either contemplating or actually engaging in the misuse of his sexual faculty by committing acts that the Catholic Church teaches are unnatural, depraved, and gravely sinful. 

*Image: Pope Francis greets a fellow Jesuit, Fr. James Martin, during a private meeting at the Vatican Sept. 30, 2019. (CNS/Vatican Media) 

No, this student has discovered his true identity, which, of course, was given to him by God. He has discovered, not invented, this identity. In addition, this student, having discovered his identity, must also discover his own value, meaning in this context not his inherent value as a human being created by God, but rather the value claimed for his newly discovered LGBT identity. 

To value something is more than simply to recognize something. What I recognize I can also reject as being evil; what I value I embrace as being good in itself. To value homosexual identity necessarily means affirming that homosexual inclination and activity, the only bases of homosexual identity, are good and useful. It likewise means that any doctrinal disapprobation of this inclination and behavior is an attack on one’s God-given identity, and must be rejected as false and cruel. 

Based on this two-fold identity/value presumption, Fr. Martin offers a whole raft of suggestions on how to affirm LGBT students. The problem, of course, is that the Church does not teach that there is a God-given LGBT identity. We are all created by God as human beings with a sexual faculty ordered by nature to procreative activity within marriage. Any use of that faculty apart from naturally procreative activity is a misuse of that faculty. 

And any inclination, penchant, or desire to engage in such a misuse of the sexual faculty is itself intrinsically disordered and must be resisted, not affirmed or celebrated. 

There are not various categories of human beings based on what sexual activity they engage in or feel drawn towards. We are all one in our humanity, and God created man for woman, and woman for man. To call someone a homosexual is already problematic; it implies that he is not a heterosexual. We are all by nature heterosexual; some heterosexual people have a homosexual problem manifested in desires and/or actions. The claim of a distinct identity based on unnatural desires and behaviors cannot change reality: God’s creation is not subject to human re-engineering. There is no God-given LGBT identity. One can only pretend that there is such. To affirm someone in this make-believe self-conception is uncharitable and destructive. 

Fr. Martin’s extended project is to change the way the Church approaches the phenomenon of homosexuality in our Church and in our society. It is based on the erroneous conceit that the Church’s teaching on the nature of God’s creation and his law are subject to revision by human beings who, unhappy with the way God made them and with how he commands them to act, discover a new “identity” founded upon God’s supposed alternate plan, for some people. 

The human dignity of all persons is promoted by obedience to what God has established. That dignity is wounded and obscured by any rejection of God’s plan and purpose for humanity. The just and loving way to help people who affirm an imaginary LGBT identity is to guide them away from this mistaken idea and towards an appreciation of the true nature of who they are in the sight of the Good God.