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martedì 25 febbraio 2020

"Missa votiva pro vitanda mortalitate, vel tempore pestilentiae": proprio e rubriche


In questi tempi di inquietudine per l'epidemia che imperversa, il Messale romano fornisce un potente ausilio spirituale che speriamo sarà utilizzato dai nostri lettori sacerdoti: il formulario proprio della messa votiva per impetrare la salute terrena e la fine della pestilenza.

I testi liturgici e scritturali di questa antica Messa esprimono un concetto non troppo di moda: l'epidemia è uno strumento col quale Dio richiama il popolo alla fedeltà verso i suoi comandamenti. Nel libro dei Re che tiene luogo dell'Epistola è Iddio che, tramite il Suo Angelo, infligge la pestilenza ad Israele "e morirono nel popolo, da Dan a Bersabea (ossia da nord a sud) 70.000 uomini". Guarda caso: un numero simile a quelli colpiti (ma non, per fortuna, morti) dal coronavirus. Ma alla fine Dio ebbe misericordia dell'afflizione degl'Israeliti; la stessa che nel testo evangelico della Messa il Figlio mostra verso i malati.

Con mirabile concinnità, il testo della colletta (Deus qui...) sintetizza con poche parole teologicamente pregnanti quel medesimo concetto: è l'ira divina a provocare i castighi, ma il fine non è la vendetta, poiché Egli vuole non la morte, bensì il pentimento dei peccatori. Di qui la richiesta di clemenza per il popolo che, proprio per effetto del castigo, ritorna devotamente al suo Dio.

Perché accadono sciagure e calamità? C'è una branca della teologia che cerca una risposta a questa domanda: si chiama teodicea, o giustificazione dell'operato di Dio. A mio giudizio, la risposta migliore l'ha data il Manzoni nei Promessi Sposi (dove pure imperversa una pestilenza...): Dio non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. Sub specie aeternitatis, anche la più grave disgrazia è infatti nulla rispetto al premio eterno. E dobbiamo ricordare che la sciagura non è necessariamente in relazione con una colpa di chi ne è colpito, come insegnava già il libro di Giobbe e come ricorda anche Gesù, a proposito delle vittime del crollo della torre di Siloe. E', però, uno strumento di santificazione.

Ma torniamo alla liturgia: ecco la Messa votiva
 






Infine, aggiungiamo alcune rubriche pratiche tratte dalla Praxis Ss. Rituum ac Ceremoniarum: quibus in augustissimo Missae Sacrificio caeterisque per Annum festivitatibus solemnioribus Ecclesia utitur attendendo ad Ritum Romanum et Monasteriensem, ove si riferisce della celebrazione settimanale di questa Messa votiva (colore viola), con l'esposizione del Santissimo, specie in cattedrale. E col consiglio anche di celebrare, in tempo di epidemia, la Messa di San Rocco (col. bianco) e quella di San Sebastiano (col. rosso), patroni come noto degli appestati: il primo, perché li curava e di peste si ammalò (e poi guarì); il secondo, perché le ferite delle frecce del suo primo martirio ricordano le piaghe della peste bubbonica.




Enrico

2 commenti:

  1. Voi avete una concezione di Dio che da una parte fa tenerezza, in un certo senso, più che rabbia fate pena. Dio che manda le malattie per la sua ira... Lo sapete che i virus sono diffusi anche tra gli animali? I gatti, per esempio, hanno i virus della leucemia felina e dell'aids felino, non trasmissibili all'uomo: anche i gatti sono oggetto dell'ira divina? Cos'hanno fatto di male per far arrabbiare Dio? O hanno anche loro bisogno di santificarsi? La vostra concezione religiosa non si può nemmeno definire da medioevo, epoca che io apprezzo molto, non saprei come definirla, boh,nel 2020 ritenere che le malattie siano mandate da Dio... poveri voi... concezione non solo antiscientifica, ma pure antievangelica. Questo sito non è più una cosa seria, è diventato una setta oscurantista e fanatica, direi talebana ma non so se i talebani arrivino a simili livelli di fanatismo. Spiace per voi che crediate in un simile dio, perfino gli dei greci e romani erano meglio del vostro dio (scritto minuscolo, perché il vostro non è il Dio di Gesù Cristo). Ai greci antichi non è mai venuto in mente che la peste di Atene narrata da Tucidide fosse stata mandata dagli dei: 2400 anni dopo bisogna leggere che il virus è mandato dall'ira di Dio... tenetevi pure il vostro dio. Io sto dalla parte dei medici che combattono il vostro dio per trovare cure e vaccini che sconfiggano la sua ira, come hanno fatto coloro che hanno debellato il virus del vaiolo: se anche quel virus era stato mandato da Dio, in quel caso l'uomo è stato più forte del vostro dio, l'ha sconfitto.

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    1. A parte che i medici non combattono nessun dio (o Dio) bensì le malattie, le Sacre Scritture parlano chiaro e pure nel Vangelo ci sono numerosi passaggi tutt'altro che rassicuranti circa la misericordia di Dio a 360 gradi come oggi la si pretende. A meno che 14:32 non le voglia riscrivere daccapo eliminando i passaggi scomodi. Le malattie dell'uomo e della natura tutta sono la conseguenza di un un'imperfezione contratta a suo tempo dall'uomo e quindi dalla natura tutta. Precisamente, è il peccato originale, a meno che 14:32 non voglia rivelarci che si tratta di una panzana, la causa delle malattie e della morte dell'uomo come pure dell'instabilità della natura. E se Dio le permette (non: le vuole) vuol dire che ne fa dei campanelli di allarme circa il comportamento dell'uomo che tende a confermare l'imperfezione contratta con il peccato originale.

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La Redazione