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lunedì 13 gennaio 2020

L'ignoranza (su Giovanni XXIII) genera mostri. Nessuno smacco al Papa buono nel celebrare "coram Deum".

Gli amici di Campari e De Maistre hanno pubblicato un bellissimo commento per smontare le fantasiose credenze, frutto di ignoranza ideologizzata e di facile populismo, attorno alla presunta attitudine "modernista" di Giovanni XXIII, ero, erronenamente, quale innovatore della Chiesa e rivoluzionario liturgico. 

L'organista (Grazioli) di Soncino, che ha ispirato - male - il titolista del quotidiano la Provincia di Cremona ("Messa spalle al popolo: smacco a Giovanni XXIII"), ignora che il papa buono era un severo liturgista e e fedelissimo alla Tradizione e mai si sarebbe sognato di "girare" gli altari verso i fedeli e di eliminare il latino dalle celebrazioni liturgiche.
A breve un altro articolo per insegnare un po' di cose al buon Grazioli.

Cogliamo l'occasione per ricordare al novello Inquisitore di Soncino che il parroco per esercitare i propri munera docendi, sanctificandi e gubernandi nella propria chiesa (tra cui decidere se e come spostare gli altari, dedidere sulla liturgia, e su altro di ordinaria amministrazione) non deve chiedere nessuna autorizzazione nè alla Curia nè tanto meno al Consiglio Pastorale (che ha comunque ha scopo solo consultivo e non deliberativo, can. 536 § 2 del CIC). 
Come si diceva una volta, ricordiamo un antico adagio secondo cui Il parroco nella propria parrocchia è "papa, imperatore e re" come recita un antico adagio che sintetizza i diritti e i doveri dei parroci, che non sono funzionari o amministratori delegati eletti dai parrocchiani a cui devono sottostare e rendicontare. 
Quindi Grazioli si mettesse l'animo in pace e smetta di sfornare video zeppi di imprecisioni e di errori canonici.

Roberto


"Il Papa adoperava il regale Noi e fu l'ultimo pontefice ch'ebbe la cerimonia d'incoronazione secondo l'antica liturgia: interminabile e fastosa, bimbo vi assistetti per televisione a casa di nonno Gino Jacoangeli. Cantava il canto liturgico della Messa con voce limpidissima e intonata e nemmeno in quell'occasione essa si flesse per l'emozione. Adesso tale cerimonia è "in rete" e si resta sbalorditi anche per un'altra cosa: il cardinale Roncalli non aveva mai "studiato da Papa" eppure s'impadronì in poche ore della complicata liturgia dell'incoronazione. Giovanni XXIII fu anche l'ultimo a seguire la severissima liturgia in infirmitate Pontificis, quella che il Papa malato dovrebbe osservare: il che gli aumentò di molto le sofferenze. Il segretario particolare, monsignor Loris Capovilla, ha rivelato che nelle ultime ore egli chiamò a sé il Segretario di Stato, Cardinale Cicognani: questi gli si presentò piangente ed egli disse: 'Eminentissime Domine quare fles: Laetatus sum in his quare dicta sunt mihi: in domum Domini ibimus'. E' l'incipit del Salmo CXXI: 'Mi
rallegrai per quel che mi fu detto: andremo alla casa del Signore'. Se il Concilio Vaticano II non gli fosse sfuggito di mano a causa della malattia, avrebbe avuto ben altro svolgimento: impossibile immaginare con Papa Roncalli la riforma liturgica e l'abolizione del latino. Egli infatti sapeva una cosa che i suoi successori tendono a dimenticare: che senza la Liturgia non c'è Dogma; e la Liturgia è la parte della religione dalla quale io personalmente sono più attratto. Non so se la sua scomparsa dalla Chiesa attuale sia causa o effetto della de-cattolicizzazione (quella che altri chiama scristianizzazione) del mondo contemporaneo: probabilmente ambo le cose. Ed è follia, tale scomparsa, giacché senza Liturgia non c'è nemmeno Tempo e la società attuale vive in uno pseudo-tempo scandito dalle date del consumo" 

Questo meraviglioso brano, contenuto in un meraviglioso libro [di PAOLO ISOTTA "La virtù dell'elefante", Gli specchi, Marsilio Ed. 2014] , dà un'idea di quanto Giovanni XXIII sia una figura talvolta banalizzata, anche da parte tradizionalista. Perché ci tocca parlarne (quando in realtà ne parlammo già anni fa)?
Il tema è tornato di moda grazie ad un organista che ha deciso di combattere una crociata al contrario contro un sacerdote di Soncino, ridente località in provincia di Cremona, reo di avere tolto l'altare moderno da due chiese.
Il suddetto organista, nell'intemerata contro quelli che a Soncino coltivano la chiesa che "ha dimenticato i comandamenti", purtroppo non ne fa giusta una e inanella una serie di sfondoni incredibili, che tradiscono una certa impreparazione in materia. Indichiamo il video youtube.

In primo luogo, lasciateci dire che la maglia bianca della salute sotto la camicia, ci fa orrore. Non siamo certo ai livelli di Craxi al congresso del PSI del 1991, che passò alla storia per la canottiera in rilievo sotto la camicia bianca inzuppata di sudore (qualcuno dice che i magistrati decisero di agire dopo aver visto le foto), però un po' di stile ci vorrebbe.

In secondo luogo, sentire che a Soncino viene stigmatizzato il Medioevo culturale fa sobbalzare. Soncino è infatti un borgo famoso per una Rocca medievale perfettamente conservata, che attira ogni anno migliaia di turisti.

Oltre a questo, siamo abbastanza in difficoltà nel confutare le tesi di questo signore, perché probabilmente a rivoltarsi nella tomba non è Giovanni XXIII, ma Bugnini, Lercaro e soci, che vedono la loro opera difesa in modo così maldestro ed elementare. Ce lo immaginiamo il noto liturgista, dal Purgatorio dove soffre (una leggenda narra che Bugnini starà in Purgatorio a purgare fino a quando non sarà abrogato il messale di Paolo VI), soffrire ancora di più, scusandosi a gran voce per aver dato adito a tutto questo.

Giovanni XXIII probabilmente si sta rivoltando nella tomba a sentirsi associato a coloro che hanno eliminato il latino dalla liturgia e girato l'altare. L'ultimo messale tridentino infatti è stato edito proprio da Roncalli, nel 1962, mentre l'altare al popolo e la lingua volgare sono stati introdotti nel 1969, da Paolo VI. Queste introduzioni sono state fatte CONTRO i dettami conciliari. L'organista scrive che la rimozione dell'altare sarebbe al contrario contro i dettami del Vaticano II, senza però citare questi dettami, perché semplicemente non esistono.

Il nostro organista, prima di parlare di "chiesa che si dimentica dei comandamenti" dovrebbe studiare un po' di più e ricordarsi che il Motu Proprio 'Summorum Pontificum' è stato emesso da un Papa, quindi andrebbe rispettato da tutti. Per sopperire alle sue lacune, pubblicheremo altri articoli sull'argomento "altare", continuate a seguirci.

6 commenti:

  1. Papa Giovanni era sicuramente amante della liturgia tradizionale. Giustamente viene ricordata la fastosa sua Incoronazione che riesumava cerimonie medioevali. Tra le tante prove l'accoglimento delle proposte del M° Bartolucci di riorganizzare con criteri più ampi la Cappella Musicale Pontificia che volle ascoltare in un concerto polifonico a lui dedicato così come i pueri della stessa, nella sua stanza daventi al predepio. Volle che si cantasse il Vexilla Regis nel Vanerdì Santo, abolito dal Messale di Pio XII, volle ascoltare per intero l'Attende Domine da lui commissionato che il Cerimoniere aveva interrotto, etc. Rimarrebbe pertanto inspiegabile l' inserimento della Liturgia nei lavori del CVII, che sembra non volesse. Ormai molto malato forse non si rese conto della sovversione che covava, portata a compimento da Montini.

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  2. Di Giovanni XXIII si legga e si studi la stupenda Enciclica del 22 Febbraio 1962 "Veterum Sapientia" sull'uso e lo studio della lingua latina.
    Gesù, Maria, Giuseppe, illuminateci, soccorreteci, salvateci!

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  3. Amare la liturgia tradizionale non costituisce per forza un antidoto al modernismo. Papa Roncalli resta colui che ha aperto la Chiesa al "dialogo" con il mondo. "Dialogo" che continua tutt'oggi con i risultati che si vedono.

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  4. "Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale".(Giovanni XXIII, Discorso all'apertura del Concilio). Difficile accorgersi dell'insidia nascosta in queste parole? Del "modo", per di più "pastorale",
    oggi si vedono i frutti.

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  5. Non si sa come sarebbe stato il Concilio se Roncalli fosse vissuto fino alla fine....certo è che gli elementi liberali del fumo di Satana c'erano tutti....

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  6. La liturgia tradizionale è sicuramentei il maggiore ostacolo al modernismo che ,tra l'altro, postulava anche una radicale revisione della liturgia, soprattutto l'assemblea ( democratica !) al posto del sacerdozio ministeriale. Papa Giovanni ha scritto che in gioventù era stato attratto dal pensiero modernista allora subdolamente strisciante: conciliarismo, ecumenismo, togliere scomuniche e condanne dottrinali etc. C'erano tutte le premese per il CVII, accortamente evitato da Pio XII perchè quelle idee non si propagassero a tutta la Chiesa ma, come dicono molti, ingenuamente e illusoriamente convocato come ' Novella Pentecoste' con la pretesa che lo Spirito Santo approvi ogni più stana idea personale come profetica o, peggio come cavallo di Troia, come avvenuto..

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La Redazione