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sabato 14 settembre 2019

“Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” 13 settembre 1959 la Consacrazione dell'Italia al Cuore Immacolato di Maria.




Ieri 13 settembre è stata la ricorrenza del 60° anniversario della "Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, avvenuta a Catania il 13 settembre 1959, a conclusione del XVI Congresso Eucaristico Nazionale ivi celebrato. Con grande gioia desideriamo rinnovare questa consacrazione. L’invito di partecipare al rinnovo della consacrazione al Cuore Immacolato dell’Italia e della propria persona/famiglia è per tutti, nessuno escluso, per concretizzare il nostro amore e devozione verso la nostra amata Mamma del Cielo!
60 anni fa…" . 

 “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” 

AC  

«Una felice decisione» 
di P. Sergio Gaspari, SMM 

La consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria, avvenuta a Catania il 13 settembre 1959, a coronamento del XVI Congresso eucaristico nazionale, fu una mirabile sinfonia tra culto eucaristico e venerazione di Maria, “Donna eucaristica”. 
L’Italia si consacrò mentre veniva adorato il Santissimo Sacramento. 
Con quell’evento si voleva “restituire” la Nazione alla Madre per un risveglio di fede, maggiore frequenza al culto ecclesiale e nuovo impegno cristiano nel sociale. 

1. Congresso eucaristico e consacrazione mariana. 

La statua della Madonna di Fatima approdò a Catania sabato 5 settembre. 

Il giorno seguente si inaugurò il Congresso. 
Durante la settimana congressuale, la statua fu venerata in Cattedrale, dove «Messe, confessioni, Comunioni si susseguirono senza sosta anche nelle ore notturne» e nella veglia eucaristica della notte tra martedì e mercoledì. 
Fra le varie conferenze sul culto eucaristico, il card. G. Lercaro illustrò il tema dell’Eucaristia e consacrazione mariana.

Domenica 13 settembre, a mezzogiorno, la statua veniva portata processionalmente verso l’altare del Congresso per la consacrazione. 
Sul carro bianco, genuflesso in adorazione, il legato pontificio Card. Marcello Mimmi ( segretario della Congregazione Concistoriale N.d.R.) sorreggeva l’ostensorio con il Santissimo Sacramento. (v.foto)
La processione, seguita devotamente da 60 mila persone, si concluse tra irrefrenabili applausi, allorché dall’alto della tribuna comparve l’immagine della Vergine. 
A destra dell’altare, sormontato da una gigantesca croce illuminata, fu intronizzata la bianca statua della Madonna. 

Il Legato pontificio si inginocchiava davanti al Santissimo Sacramento e, nel silenzio commosso degli oltre 400 mila fedeli presenti, leggeva la formula della consacrazione. 

La stessa gente partecipò alle lodi di Gesù eucaristico, acclamò poi al gesto consacratorio con un lungo, interminabile applauso. 
Il Congresso «aveva trovato la sua più degna conclusione» nella Consacrazione alla Vergine. 
Mentre era in corso l’Atto di consacrazione, l’arcivescovo di Catania, mons. G.L. Bentivoglio, inviava un telegramma di riconoscenza al Vescovo di Leiria, che aveva promesso: «A Fatima migliaia di persone si uniscono a voi nell’adorazione del Santissimo Sacramento e nella preghiera a Maria, nel momento della consacrazione». 

2. Consacrazione mariana e fedeltà al Signore. 

L’Episcopato e il clero italiano, consigliato da Giovanni XXIII, decise l’abbinamento del Congresso e della consacrazione, perché il Congresso «non finisse in una formalità ignorata» dai fedeli. 
Si era ben consapevoli che con la consacrazione, quale sigillo della settimana eucaristica, il Congresso avrebbe portato indubbi frutti spirituali. 
Già il messaggio di Fatima, che chiedeva la consacrazione del mondo al Cuore immacolato di Maria, era stato recepito come una “sintesi del Vangelo”. 
Pio XII, nel consacrare il mondo alla Vergine il 31 ottobre 1942, si rivolgeva al «misericordiosissimo Redentore interponendo il potente patrocinio del Cuore immacolato di Maria». 
La Chiesa cattolica, per poter servire fedelmente il Signore, sempre «passa attraverso i buoni uffici di Maria». 

A Catania nell’Atto consacratorio si ricorreva alla mediazione e intercessione della Madre per un nuovo impegno di fede e di culto, comportamento secondo il Vangelo, rinascita cristiana e umana della Nazione.



A. Nuovo impegno di fede.  
Nell’Atto si pregava: «(Signore), noi intendiamo riconoscere il vostro sovrano dominio e deporre nelle vostre mani l’offerta delle nostre anime, della nostra vita, delle nostre famiglie, della nostra Patria, di tutto il mondo». 
Poi si ribadiva: riconosciamo «il sovrano dominio di Dio sulle Nazioni». Proprio per questo si domandava alla Madre la fedeltà all’Atto di consacrazione: «Noi ci rivolgiamo… o Signore nostro Gesù Cristo, a questa SS.ma Madre perché essa, con la sua materna intercessione, ci assista e renda effettivo e operante… quest’Atto di consacrazione». 

B. Comportamento secondo il Vangelo. 
Dopo la benedizione eucaristica e un saluto di affetto all’Eucaristia, Giovanni XXIII faceva pervenire da Castel Gandolfo a Catania un suo radiomessaggio, con l’esortazione ad operare perché l’Atto appena compiuto diventasse «un motivo di sempre più serio impegno nella pratica delle cristiane virtù, difesa validissima contro i mali, sorgente di prosperità anche temporale». 
La consacrazione voleva riconoscere l’autorità della Vergine sull’Italia e gli italiani. 
Quindi era compito di lei, amata e venerata quale Madre e Regina, richiamare la fedeltà al Vangelo, ricreare rapporti di comunione tra i credenti, ritrovare la via dell’unità degli italiani attorno ai valori cristiani. 

C. Rinascita cristiana ed umana della Nazione. 
Il presidente della Repubblica, G. Gronchi, in una lettera autografa al card. Lercaro, presidente del Comitato per la consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, rilevava: «Neppure coloro cui è ancora negato il dono della fede potrebbero, io credo, misconoscere l’intimo significato di un solenne atto come questo; significato che va al di là del suo pur altissimo carattere religioso». Poi Gronchi continuava: «Io partecipo, Eminenza, della sua persuasione che gli onori tributati dovunque alla piccola immagine della Madonna di Fatima, e rinnovati oggi in forma solenne… interpretino i sentimenti della enorme maggioranza del nostro popolo. E condivido l’auspicio: l’Italia che sta risorgendo… e l’umanità intera… possano acquistare sempre più chiara coscienza che dove venga meno l’augusta presenza di Dio, la guerra e la pace, nella vita interna delle nazioni, come nei loro rapporti esteriori, non sono che disfatta e resa a discrezione al più forte». 
Nell’Atto così si invocava «la dolce Castellana di cui l’Italia tutta è innamorata»: «Veglia, o Maria, il vostro Cuore immacolato, sulla Chiesa, sul Vicario di Cristo, su noi, su questa terra benedetta che mille Santuari costellano, facendone quasi la vostra seconda patria».

3. E oggi? Restaurare il culto dovuto a Maria. 

L’Atto di consacrazione di Catania fu la ripetizione di un gesto che fa parte di una tradizione costante del culto mariano e della storia religiosa d’Italia. 
La felice decisione della Conferenza episcopale italiana, l’appoggio illuminante e continuo di Lercaro, i preziosi consigli del cardinale di Milano G.B. Montini, l’instancabile impegno del Collegamento mariano nazionale, l’apporto di teologi e scrittori resero possibile quell’evento eucaristico-mariano che, così solenne e partecipato, non si è più ripetuto.


Purtroppo dopo il Vaticano II, teologi e in parte anche vescovi, col pretesto che «non c’è bisogno di devozioni», neppure di quelle mariane, in quanto «c’è già tutto nella liturgia», in vari modi hanno “estromesso” dalla liturgia Maria, la padrona della casa del Figlio, la Chiesa, casa egualmente della Madre. 

Ignorando la pietà popolare, hanno impoverito lo stesso culto mariano. 

A Catania invece la pietà mariana ha arricchito la liturgia, e la liturgia è sfociata felicemente nel culto mariano. Agli operatori pastorali, sacerdoti, e persino vescovi, che ordinariamente trascurano la pietà mariana, al contrario molto sentita e praticata da movimenti laicali, va ricordato che Paolo VI nel 1965 raccomandava: «Dobbiamo restaurare il culto dovuto a Maria», e nel 1974 aggiungeva: se la pietà mariana sarà «sempre più limpida e vigorosa», porterà un indubbio «profitto per la Chiesa e la società umana» (MC 58). 

Fonte: Innamorati di Maria QUI

Leggere anche:

- Blog di Sabino Paciolla ( con diverse foto dell'evento) QUI

- Cronaca oggi quotidiano ( con diverse foto dell'evento di Catania) QUI

- Duc in altum di A.M. Valli QUI