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sabato 17 agosto 2019

Tosatti: ricordi inediti sul card. Caffarra, tra Dubia e Sinodo

Alcuni ricordi interessanti pubblicati da Tosatti del compianto cardinale Carlo Caffarra (QUI su MiL i tanti post sul Nostro), tra Dubia e Sinodo sulla Famiglia.
Con alcuni inediti retroscena.
Luigi

9 Agosto 2019, Stilum Curiae

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Super Ex oggi ci offre ricordi inediti sul cardinale Carlo Caffarra, così legato all’Istituto Giovanni Paolo II che in questi giorni è sotto attacco da parte di chi vuole rovesciare l’insegnamento dei due papi precedenti. Sono ricordi preziosi, e di grande interesse. 



La vicenda dell’ Istituto Giovanni Paolo II stimola in me alcuni ricordi significativi, che riguardano il primo presidente dell’Istituto stesso, il cardinal Carlo Caffarra.

Forse non tutti sanno cosa fece il cardinale durante il Sinodo sulla famiglia.
Vorrei raccontarlo ai lettori, come mi fu detto da lui stesso, in forza di un’amicizia che ancora mi commuove.

“Vedi”, ebbe a dirmi un giorno, rivelandomi il suo comportamento all’epoca del famigerato sinodo, “io volevo scappare, la notte pensavo: domani mattina prendo il treno e torno a Bologna. Poi ho deciso di andare da Benedetto XVI, ho chiesto un incontro urgente al suo segretario, e mi sono recato da lui. Ho iniziato a raccontargli tutto, ma ad un certo punto, vedendolo soffrire troppo, mi sono detto: ‘perché fargli altro male?’ e mi sono fermato. Ma ho deciso di combattere… ”.

Sì, perché Caffara è stato poi il principale protagonista di una battaglia per difendere Humanae Vitae, la cui archiviazione era già stata decretata ab initio.

Bergoglio e i suoi uomini avevano tutto chiaro in testa, sin dal principio, e l’attuale decapitazione di svariati professori è solo l’attuazione concreta di idee già professate ed imposte tramite Amoris laetitia. Ebbene Caffarra fece un intervento, se non ricordo male in 7 punti, che mise i suoi oppositori nell’impossibilità di replicare. Chi lo conosce, sa immaginare la forza che può avere un uomo mite, pacifico, sincero e coltissimo come lui, quando prende la parola in un momento solenne, ed argomenta da pari suo, da vero principe della Chiesa, davanti ad una platea silenziosa ed attenta!

Lo ricordava anche il cardinal Bagnasco, al suo funerale, rammentando che gli interventi del cardinale di Bologna, nelle adunanze della Cei, suscitavano sempre il silenzio e l’ammirazione di tutti, anche dei suoi avversari.

Concluso il Sinodo, come noto, Caffarra fu relegato in un angolino, e reiteratamente sbertucciato e vilipeso, con una mancanza di umanità e delicatezza che sconcerta:

1) anzitutto Bergoglio non rispose ai Dubia, di cui Caffarra era il più autorevole firmatario;

2) in secondo luogo si rifiutò di riceverlo in udienza privata;

3) in terzo luogo, in occasione dell’incontro a Carpi del I aprile 2017, lo evitò per tutta la giornata (questo fatto me lo confidò il cardinale stesso: alla mia domanda esplicita “ma cardinale, il 1° aprile vi siete incontrati a Carpi, e non avete parlato dei Dubia?”, egli rispose: “No, mi ha evitato tutto il giorno, a parte un abbraccio plateale a favore di telecamere”);

4) in quarto luogo non acconsenti alla richiesta di Caffarra ma anche di molti vescovi e sacerdoti dell’Emilia Romagna (e, se non erro, anche del nunzio), di designare come suo successore, a Bologna, lo stesso vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, ma scelse appositamente, per la città felsinea, monsignor Matteo Maria Zuppi, perfetta antitesi del magistero di Caffarra e del suo predecessore, Giacomo Biffi, e, -guarda guarda -, amico di monsignor Vincenzo Paglia e come lui legato alla Comunità di sant’Egidio!

Ma non è finita. Ancora vivo Caffarra, Bergoglio il 16 agosto del 2016 aveva nominato presidente della Pontificia Accademia per la Vita e gran cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II il già citato Paglia!

Possiamo immaginare la sofferenza del cardinale di fronte ad una simile nomina: la “sua” diocesi già in mano all’esponente di una comunità politicamente vicina alla sinistra e del tutto estranea, o meglio ostile, alle battaglie sui principi non negoziabili, e il “suo” Istituto in preda ad un estimatore di Marco Pannella!

Circa un anno dopo questi fatti, il 6 settembre 2017, Caffarra moriva, certamente stremato, sfinito, avvilito.

Mi aveva chiamato pochi giorni prima: la voce era debole, la consapevolezza che la Chiesa stesse vivendo un pericolo mortale del tutto chiara e cristallina. Mi disse, tra le altre cose: “Nella Chiesa non vige più neppure il diritto canonico… ma solo l’arbitrio”.

Non sapevo però, me lo avrebbero raccontato più avanti, che la mattina del giorno della morte Caffarra si era alzato per andare a prendere, di persona, come un fedele qualsiasi, il pass per la messa di Bergoglio, prevista a Bologna, il I ottobre del 2016.

Sì, perché Bergoglio, dopo aver ripetutamente umiliato Caffarra, aveva deciso di recarsi proprio a Bologna, ad omaggiare il nuovo arcivescovo, Matteo Zuppi, l’uomo della discontinuità!

Il programma papale del I ottobre parlava chiaro: Bergoglio, tra l’esultanza dei piddini bolognesi, avrebbe incontrato migranti, sindacati, disoccupati… e monsignor Zuppi…ma non Caffarra!

Neppure un breve incontro personale era stato previsto dal misericordioso Bergoglio con l’autorevole teologo che aveva osato porre delle domande!

“Per archiviarlo elegantemente e ipocritamente -mi disse più avanti un uomo della curia- si era pensato di liquidare il vecchio cardinale con un breve cenno ed un veloce applauso pubblico dopo aver pronunciato il suo nome!”.

Ma Dio, come sappiamo, ha preferito risparmiare a Cafarra un’altra sofferenza: sono ora gli uomini e le donne che lui, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI stimavano, a pagare per la loro fedeltà alla dottrina cattolica (monsignor Melina, don Noriega, Stanislaw Grygiel… ma anche Maria Luisa Di Pietro, già presidente nazionale di Scienza & Vita nazionale, e quindi donna simbolo di una stagione di battaglie culturali vinte!).

Ormai è evidente a tutti: è tempo di persecuzione, nella Chiesa, per chi le rimane fedele.

Che avvenga, tale persecuzione, per mano di un uomo che ha rifiutato di risiedere vicino alla tomba di Pietro, preferendo la casa diretta da un noto ecclesiastico di dubbi costumi, aiuta forse a non smarrirsi del tutto davanti al “mistero dell’iniquità”.