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giovedì 4 aprile 2019

Card. Woelki: “Non è nostro compito andare a inventare da soli una nuova Chiesa”


Un post di qualche settimana fa di Sabino Paciolla che ci da un po' di aria fresca nell'asfittico clima della Chiesa in Europa.
Luigi

20 Febbraio 2019

Foto: card. Marx e card. Woelki (CNS)
Prendendo atto delle sfide che la Chiesa in Germania sta affrontando, il cardinale Rainer Maria Woelki di Colonia ha detto a EWTN la settimana scorsa che, in mezzo alla disputa sulla “direzione” della Chiesa, i vescovi sono chiamati a preservare la fede “come è giunta a noi sin dagli apostoli, e di annunciarla e proclamarla nuovamente nei nostri tempi, e anche di conservarla per le generazioni future, e di esprimerla per loro in modo tale che anche loro possano incontrare Cristo come la loro salvezza”.

Di seguito la sintesi dell’intervista fatta dallo staff del Catholic News Agency, nella mia traduzione.

Prendendo atto delle sfide che la Chiesa in Germania sta affrontando, il cardinale Rainer Maria Woelki di Colonia ha detto a EWTN la settimana scorsa che, in mezzo alla disputa sulla “direzione” della Chiesa, i vescovi sono chiamati a preservare la fede.

“L’attuale situazione in Germania è davvero difficile. E sembra esserci una disputa sulla direzione generale [che la Chiesa deve prendere], che è stata certamente innescata anche dallo scandalo degli abusi. Ci sono ora voci che sostengono che è giunto il momento di mettere da parte tutto ciò a cui finora ci siamo aggrappati. Abbandonare i vecchi tempi. Penso che questo sia un concetto molto pericoloso”, ha detto Woelki al direttore del programma di EWTN.TV, Martin Rothweiler, 13 febbraio.

“Siamo parte di una grande Tradizione. La Chiesa è anche sinonimo di verità che trascendono il tempo. E non è nostro compito ora andare a inventare da soli una nuova Chiesa. La Chiesa non è solo una leva che ci è stata data da utilizzare [a nostro piacimento]. Piuttosto, è nostro compito di vescovi preservare la fede della Chiesa, come è giunta a noi sin dagli apostoli, e di annunciarla e proclamarla nuovamente nei nostri tempi, e anche di conservarla per le generazioni future, e di esprimerla per loro in modo tale che anche loro possano incontrare Cristo come la loro salvezza”.

Woelki ha commentato che “una delle sfide fondamentali” che la Chiesa in Germania deve affrontare “è mantenere viva la questione di Dio nella nostra società nel suo insieme. Sempre più persone sono convinte di poter vivere piuttosto bene la propria vita senza Dio. Proprio là è il luogo dove la Chiesa ha un compito molto importante da svolgere per chiarire che Dio esiste, e che Dio è di fatto l’origine stessa di tutto. La questione di Dio per me è quindi una delle sfide fondamentali che dobbiamo affrontare“.

Woelki, 62 anni, è arcivescovo di Colonia dal 2014. Ordinato sacerdote dell’arcidiocesi nel 1984, ne è diventato vescovo ausiliare nel 2003. È stato arcivescovo di Berlino dal 2011 fino al suo ritorno a Colonia, durante il quale è stato nominato cardinale.

Era tra i sette vescovi tedeschi che l’anno scorso hanno scritto al Vaticano chiedendo chiarimenti sulla questione delle mogli protestanti dei cattolici che ricevono la Santa Comunione, possibilità che era stata promossa dalla Conferenza episcopale tedesca.

Woelki ha detto a EWTN.TV che i cattolici in Germania sono profondamente preoccupati dalla crisi degli abusi: “C’è stata una massiccia perdita di fiducia sia all’interno che all’esterno della Chiesa. La sfida ora è come questa fiducia possa essere ripristinata”.

Riguardo alla riforma della Chiesa, Woelki ha osservato che “bisogna semplicemente dire che la Chiesa non è mai stata rinnovata essendo meno, ma essendo più” della cultura che la circonda. “Dobbiamo renderci conto ancora una volta che, come cristiani, dobbiamo promuovere qualcosa di una cultura alternativa, che deve allinearsi esclusivamente alle norme del Vangelo e alla volontà di Gesù Cristo. E questo non è meno, ma sempre di più”.

Questa cultura cristiana, ha detto, “non si ottiene abolendo il celibato. Non si ottiene chiedendo ormai che le donne siano ammesse ai ministeri. E non si ottiene neanche dicendo che dobbiamo avere una nuova morale sessuale. No, il Vangelo è e continua ad essere la pietra di paragone. È la fede della Chiesa che continua ad essere la pietra di paragone, così come ci è stata presentata da Giovanni Paolo II nel suo Catechismo”.

“La sfida è proprio quella di testimoniare e proclamare questa fede senza tempo in modo che diventi comprensibile e intelligibile per gli uomini di oggi. Questa è una sfida che dobbiamo affrontare, piuttosto che ritirarci”.

Il terreno di speranza per la Chiesa in Germania “è che Cristo esiste e rimane e continua ad essere il Signore della Chiesa e che il suo Spirito Santo ci è stato promesso e concesso”, riflette Woelki.

“Sono convinto che Egli ci guiderà anche attraverso questi tempi. Naturalmente dobbiamo aprirci a Lui, affinché lo Spirito di Dio possa operare anche dentro di noi e guidarci. E adesso non dobbiamo iniziare a giocare come fossimo lo Spirito Santo”.

Ha detto che “come vescovi, siamo soggetti alla Parola di Dio e, come tutto il popolo e i vescovi che ci stanno davanti, dobbiamo testimoniare e proclamare questa Parola di Dio. In altre parole, Cristo esiste, Cristo rimane, ed Egli è presente. Egli è il Signore della Chiesa. Come ha guidato la sua Chiesa nei momenti difficili del passato, così Egli ci guiderà attraverso questi tempi presenti”.

La fede di Woelki è anche “incoraggiata“, ha detto, “quando incontro giovani che si sono lasciati accendere dalla fede della Chiesa. E sono i giovani che cercano proprio questo “di più” della fede cristiana, che hanno una casa nella Chiesa, che hanno una casa nell’Eucaristia, che vivono attraverso l’Eucaristia e l’adorazione, e che vivono nella consapevolezza che la loro vita è toccata da Cristo”.

“Questo è qualcosa che mi incoraggia, perché questi giovani – come io li sperimento – vivono autenticamente e con convinzione. E mi danno semplicemente speranza con la loro testimonianza”.

2 commenti:

  1. Invece di menare il can per l'aia, si rigetti completamente il Concilio Vaticano II, si seppellisca il Novus Ordo Missae.
    Si abbia il coraggio di dire la verità: il CVII e il NOM hanno fatto e stanno facendo molto male alla Santa Chiesa, a Gesù Cristo, che è il nostro Buon Pastore.
    Si ritorni al Vangelo, al Catechismo Tridentino, al Santo Sacrificio della Messa di sempre.
    E, come scriveva San Paolo della Croce ad un laico: si "guardi al mondo come ad un impiccato".
    Cor Iesu, miserere nobis.

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La Redazione