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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

martedì 30 aprile 2019

Sri Lanka: fedeli in ginocchio testimoni della Risurrezione


#SriLanka: Domenica scorsa (28 aprile Domenica in Albis), i cattolici srilankesi, hanno seguito la Santa Messa alla tv, celebrata dal Card. Ranjith, Arcivescovo di Colombo, per paura di una nuova ondata di attentati. (*)

Guardate con quanta fede, e rispetto partecipano alla Santa Messa! 
Il Cristianesimo pur essendo stato dichiarato molte volte estinto, anche questa volta riuscirà a dimostrare la sua origine divina e a rinascere più forte di prima. 
Dalla Passione giungeremo alla Resurrezione, perché dinanzi a Dio, ogni ginocchio si pieghi

"Obama e Hillary, noi non siamo adoratori della Pasqua. Noi siamo orgogliosamente cristiani"

Una settimana dalla strage islamista.

VIII anniversario dell'Istruzione Universae Ecclesiae. Messa antica, istruzioni per l'uso

Da Romualdica

[Ricorre in questi giorni il secondo anniversario della promulgazione – il 30 aprile 2011, nella memoria liturgica di san Pio V – dell’Istruzione «Universae Ecclesiae» sull’applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data «Summorum Pontificum» di S.S. Benedetto XVI, pubblicata su specifico mandato di Benedetto XVI dalla Pontificia Commissione «Ecclesia Dei». Ricordiamo la ricorrenza trascrivendo il nono capitolo del recente volume di Massimo Introvigne, L’eredità di Benedetto. Quello che Papa Ratzinger lascia al suo successore Francesco, Sugarco, Milano 2013, pp. 110-116.]

Il 13 maggio 2011 la Pontificia Commissione «Ecclesia Dei», su specifico mandato di Benedetto XVI, ha pubblicato l’attesa Istruzione «Universae Ecclesiae» sull’applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data «Summorum Pontificum» di S.S. Benedetto XVI [1]. Come si ricorderà, tale lettera apostolica del 7 luglio 2007 [2] liberalizzava l’uso della liturgia «antica», celebrata secondo il rito detto di san Pio V (1504-1572) e con l’uso del Messale del 1962 del beato Giovanni XXIII (1881-1963). L’Istruzione riporta l’approvazione esplicita di Benedetto XVI e porta la data formale del 30 aprile 2011, festa liturgica di san Pio V.

L’Istruzione interviene su una materia quanto mai controversa, e per comprenderne la portata è necessaria un po’ di storia. Dopo la riforma liturgica del 1969 del venerabile Paolo VI (1897-1978) – che non si limitava a passare dal latino alle lingue correnti, ma modificava profondamente la liturgia – si poneva il problema della sorte della liturgia precedente, la cosiddetta «Messa antica» o «Messa di san Pio V», spesso detta anche «Messa in latino», ma in modo impreciso perché anche la Messa secondo la riforma del 1969 può essere celebrata in lingua latina. Non poteva esistere nessun dubbio sulla volontà del venerabile Paolo VI di rendere la «nuova Messa» obbligatoria come rito ordinario della Chiesa latina, mentre le Chiese orientali conservavano le loro antiche liturgie. Qualcuno riteneva che la Messa antica fosse stata abrogata, e fosse vietata salvo speciali permessi o indulti concessi a singoli o congregazioni: un’obiezione che si fondava anche su commenti privati e interviste dello stesso venerabile Paolo VI. In favore della Messa antica sorse un vasto movimento, che in parte accettò anche la nuova Messa accanto all’antica, in parte rifiutò la Messa nuova, andando nel secondo caso a confluire nella galassia di movimenti – il più noto dei quali è la Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre (1905-1991) – che contestavano anche tutti o alcuni dei documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II. Per questi movimenti la Messa antica non era l’unica – e forse neppure la principale – ragione di dissenso con Roma, ma ne divenne in qualche modo la bandiera.

Proprio in occasione della scomunica di mons. Lefebvre nel 1988, come l’Istruzione Universae Ecclesiae ora ci ricorda, il beato Giovanni Paolo II, il quale «con lo speciale Indulto Quattuor abhinc annos, emanato nel 1984 dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, [aveva concesso] a determinate condizioni la facoltà di riprendere l’uso del Messale Romano promulgato dal Beato Papa Giovanni XXIII», «con il Motu Proprio “Ecclesia Dei” [appunto] del 1988, esortò i Vescovi perché fossero generosi nel concedere tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedevano». In seguito a tale motu proprio nacquero anche gli istituti detti appunto «Ecclesia Dei» costituiti da sacerdoti e religiosi i quali intendevano preservare il rito antico e nello stesso tempo aderivano al Magistero conciliare e post-conciliare dei Pontefici, prendendo esplicitamente le distanze da mons. Lefebvre. Questi istituti, pur celebrando con il rito antico, s’impegnavano a non contestare non solo la validità – che non era contestata neppure da mons. Lefebvre, almeno in via generale – ma neppure la legittimità del nuovo rito.

Con il motu proprio Summorum Pontificum Benedetto XVI – dal momento che l’appello ai vescovi perché «fossero generosi», per usare un eufemismo, non sempre era stato accolto – fece un passo in più. Chiarì definitivamente che l’antico rito non era stato «mai abrogato» [3] e che rito antico e rito nuovo sono «due usi dell’unico rito romano» [4]. Svincolò dall’approvazione previa dei vescovi le Messe private di singoli sacerdoti, cui peraltro, spiegò, «possono essere ammessi – osservate le norme del diritto – anche i fedeli che lo chiedessero di loro spontanea volontà» [5], e quelle di ordini e società religiose, ordinando che potessero essere celebrate con il rito antico senza richiedere alcun permesso. Per le parrocchie e i santuari il Papa chiedeva ai parroci e rettori di accogliere «volentieri» [6] le richieste di fedeli legati al rito antico e, qualora ci fossero problemi con i parroci, invitava i fedeli a rivolgersi al vescovo, a sua volta – scriveva Benedetto XVI – «vivamente pregato di esaudire il loro desiderio» [7]. Se il vescovo «non può provvedere» [8], aggiungeva il motu proprio, «la cosa venga riferita alla Commissione Pontificia “Ecclesia Dei”» [9].

Trascorsi tre anni dal motu proprio del 2007, com’era stato annunciato, è stata promossa un’inchiesta tra i vescovi di rito latino, dei cui risultati si è tenuto conto per l’Istruzione Universae Ecclesiae. L’Istruzione sintetizza la triplice finalità del motu proprio del 2007, così articolandola: «a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’usus antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare; b) garantire e assicurare realmente, a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria; c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa». Quanto al secondo punto, si sottolinea come tale facoltà «vada interpretata in un senso favorevole ai fedeli che ne sono i principali destinatari».

È impensabile che non si sia tenuto conto anche delle tante lamentele pervenute alla commissione «Ecclesia Dei» nei confronti di vescovi i quali non applicavano le norme del motu proprio, quando pure non lo criticavano esplicitamente o ne promuovevano una sorta di boicottaggio. Forse tenendo conto di questi problemi, la Universae Ecclesiae ribadisce anzitutto che «il Motu Proprio Summorum Pontificum costituisce una rilevante espressione del Magistero del Romano Pontefice e del munus a Lui proprio di regolare e ordinare la Sacra Liturgia della Chiesa e manifesta la Sua sollecitudine di Vicario di Cristo e Pastore della Chiesa Universale», formula particolarmente impegnativa e solenne per indicare un Magistero da cui dovrebbe essere impensabile che un vescovo cattolico si discosti.

Una parte centrale della Universae ecclesiae riguarda appunto il ruolo dei vescovi. Essi sono chiamati ad «adottare le misure necessarie per garantire il rispetto della forma extraordinaria del Rito Romano, a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum». Adottare le «misure necessarie» per conseguire un certo scopo evidentemente esclude la messa in discussione o il boicottaggio di quello scopo. Certo, afferma l’Istruzione, i vescovi «devono vigilare in materia liturgica per garantire il bene comune e perché tutto si svolga degnamente, in pace e serenità nella loro Diocesi», ma questa vigilanza non può essere arbitraria. Al contrario, deve essere «sempre in accordo con la mens del Romano Pontefice chiaramente espressa dal Motu Proprio Summorum Pontificum». Detto in altre parole, ai vescovi non spetta decidere se è opportuno affiancare al nuovo rito, che evidentemente mantiene il suo ruolo di rito ordinario, il rito antico come rito straordinario. Questo è già stato deciso dal Papa. Ai vescovi spetta semmai stabilire come possa essere introdotto o conservato nelle loro diocesi il rito antico, in stretta conformità non solo alla lettera ma anche alla mens, cioè allo spirito, del motu proprio, il cui scopo è favorire il rito antico e non ostacolarlo.

Dal momento che le controversie non saranno certo arrestate dalla Universae Ecclesiae, molto opportunamente l’Istruzione trasforma il semplice «riferimento» alla Commissione «Ecclesia Dei» del motu proprio in una vera e propria procedura giuridica di appello: «In caso di controversia o di dubbio fondato circa la celebrazione nella forma extraordinaria, giudicherà la Pontificia Commissione Ecclesia Dei».

L’Istruzione ribadisce che per le Messe private non è necessario chiedere alcun permesso, e che esigere tali permessi è un abuso. Precisa pure che «nel caso di un sacerdote che si presenti occasionalmente in una chiesa parrocchiale o in un oratorio con alcune persone ed intenda celebrare nella forma extraordinaria, come previsto dagli artt. 2 e 4 del Motu Proprio Summorum Pontificum, il parroco o il rettore di chiesa o il sacerdote responsabile di una chiesa, ammettano tale celebrazione, seppur nel rispetto delle esigenze di programmazione degli orari delle celebrazioni liturgiche della chiesa stessa». È dunque chiaro che se un gruppo di fedeli, accompagnato da un proprio sacerdote, si presenta in una chiesa per celebrare una Messa con il rito antico il parroco non può rispondere «Sono contrario alla Messa antica» oppure «Devo chiedere al vescovo». Se la Chiesa non è impegnata da altre celebrazioni, il parroco o rettore deve «ammettere tale celebrazione».

O meglio, la deve ammettere a meno che gli consti che le persone e i sacerdoti che la chiedono fanno parte di gruppi che rifiutano l’autorità del Papa, non solo in teoria ma anche in pratica – per esempio contestandone sistematicamente il Magistero –, ovvero di gruppi che, anche accettando in generale l’autorità del Pontefice, rifiutino la validità o la legittimità della nuova Messa. La formula è molto precisa: «I fedeli che chiedono la celebrazione della forma extraordinaria non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria e/o al Romano Pontefice come Pastore Supremo della Chiesa universale».

Sono esclusi dai benefici della Universae Ecclesiae non solo i fedeli che «appartengano» ai gruppi che il Papa in altra occasione ha indirettamente chiamato «anticonciliaristi» [10] ma anche coloro, che pur senza «appartenervi», li «sostengano» con parole, scritti o offerte. Non solo coloro che contestano l’autorità del Papa ma anche quelli che contestano «solo» la nuova Messa. E per essere rubricati fra tali contestatori non è necessario mettere in dubbio la «validità» del nuovo rito; è sufficiente contestarne la «legittimità». I due concetti, canonicamente, non sono sinonimi, e la norma sembra scritta quasi apposta per descrivere la posizione della Fraternità Sacerdotale San Pio X, la quale afferma che – a certe condizioni – la nuova Messa è valida, ma afferma pure che non è «legittima», cioè non è una Messa cui i fedeli possano assistere senza mettere in pericolo la loro fede.

Per quanto riguarda le regolari celebrazioni nelle parrocchie e nei santuari, l’Istruzione offre precisazioni sulla questione del cosiddetto «gruppo stabile» (coetus fidelium stabiliter existens) che è titolato a richiederla. «Un coetus fidelium potrà dirsi stabiliter exsistens ai sensi dell’art. 5 § 1 del Motu Proprio Summorum Pontificum, quando è costituito da alcune persone di una determinata parrocchia che, anche dopo la pubblicazione del Motu Proprio, si siano unite in ragione della loro venerazione per la Liturgia nell’Usus Antiquior, le quali chiedono che questa sia celebrata nella chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella; tale coetus può essere anche costituito da persone che provengano da diverse parrocchie o Diocesi e che a tal fine si riuniscano in una determinata chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella». Non è dunque obbligatorio che tutti i membri del gruppo stabile siano della stessa parrocchia, anzi neppure della stessa diocesi.

Anche nel caso in cui non ci sia un «gruppo stabile» abbastanza numeroso, il vescovo non è autorizzato a chiudere la pratica magari tirando un sospiro di sollievo. Al contrario, spiega l’Istruzione, «nei casi di gruppi numericamente meno consistenti, ci si rivolgerà all’Ordinario del luogo per individuare una chiesa in cui questi fedeli possano riunirsi per ivi assistere a tali celebrazioni, in modo tale da assicurare una più facile partecipazione e una più degna celebrazione della Santa Messa». Anche qui, «individuare una chiesa» è cosa evidentemente diversa dal rispondere che non c’è nessuna chiesa disponibile.

Ci vuole, certo, un «sacerdote idoneo». Ma, precisa l’Istruzione, non c’è bisogno di un provetto liturgista o di un docente universitario di lingua latina. Per il latino, è sufficiente «una sua conoscenza basilare, che permetta di pronunciare le parole in modo corretto e di capirne il significato». Per «la conoscenza dello svolgimento del Rito, si presumono idonei i sacerdoti che si presentano spontaneamente a celebrare nella forma extraordinaria, e l’hanno usato precedentemente». Certo, questo è un punto di partenza. La Chiesa vuole che la sua liturgia sia la più degna possibile e per questo «si chiede agli Ordinari di offrire al clero la possibilità di acquisire una preparazione adeguata alle celebrazioni nella forma extraordinaria. Ciò vale anche per i Seminari, dove si dovrà provvedere alla formazione conveniente dei futuri sacerdoti». Mancano perfino i sacerdoti in grado d’insegnare come si celebra con il vecchio rito? Risponde l’Istruzione che «nelle Diocesi dove non ci siano sacerdoti idonei, i Vescovi diocesani possono chiedere la collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sia in ordine alla celebrazione, sia in ordine all’eventuale apprendimento della stessa».

Altre norme precisano che nel Messale del 1962 in latino «potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi», secondo norme che saranno emanate in seguito; che i sacerdoti che lo desiderano possono usare il Breviario del 1962 in lingua latina; e che è confermata la facoltà di usare la formula antica per la Cresima, mentre per l’Ordine sacro l’antico rito può essere seguito solo negli istituti «Ecclesia Dei» «e in quelli dove si mantiene l’uso dei libri liturgici della forma extraordinaria», dunque non nelle diocesi, il che spiacerà a qualche sostenitore del rito antico.

Al di là di questo ultimo elemento, il senso generale dell’Istruzione è chiaro. Si tratta di un’Istruzione a favore della maggiore diffusione del rito antico, e intesa a rimuovere gli ostacoli che derivano da un’errata o maliziosa lettura del precedente motu proprio. Tutto questo – come Benedetto XVI ha precisato nel discorso del 6 maggio 2011 ai partecipanti al IX Congresso Internazionale di Liturgia – non per contrapporre riforma liturgica e rito antico, ma per integrarli e «riconciliarli». «Non poche volte – ha detto il Papa in quell’occasione – si contrappone in modo maldestro tradizione e progresso. In realtà, i due concetti si integrano: la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso. Come a dire che il fiume della tradizione porta in sé anche la sua sorgente e tende verso la foce» [11]. Il Papa chiede dunque insieme ossequio alla riforma liturgica del venerabile Paolo VI e al motu proprio del 2007: «piena fedeltà alla ricca e preziosa tradizione liturgica e alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II, secondo le linee maestre della [costituzione sulla liturgia del Vaticano II] Sacrosanctum Concilium e dei pronunciamenti del Magistero» [12].

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[1] Cfr. Pontificia Commissione«Ecclesia Dei», Istruzione «Universae Ecclesiae» sull’applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data «Summorum Pontificum» di S.S. Benedetto XVI, del 30-4-2011. Dove non diversamente indicato, tutte le citazioni del presente capitolo fanno riferimento a questo testo.
[2] Cfr. Benedetto XVI, Lettera Apostolica Summorum Pontificum Motu Proprio data, del 7-7-2007.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] Ibidem.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] Cfr. Idem, Incontro con il clero delle Diocesi di Belluno-Feltre e di Treviso, Auronzo di Cadore, del 24-7-2007.
[11] Cfr. Idem, Discorso ai partecipanti al Convegno promosso dal Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, nel 50° anniversario di fondazione, del 6-5-2011.
[12] Ibidem.

lunedì 29 aprile 2019

Genova: Requiem solenne per il Card. Siri. nel XXX delle morte.

Giovedì 2 maggio 2019, ore 18:00
GENOVA, abbazia di S. Stefano, via XX settembre
S. MESSE SOLENNE da REQUIEM nel XXX anniversario della morte del Card. Giuseppe Siri

Sodomiti di nuovo alla riscossa in Diocesi di Torino: VERGOGNA!

 
MiL si è già occupata di questa grottesca vicenda (QUI e QUI). 
Oggi La Stampa (QUI) scrive  che si è tenuto,  in silenzio, il ritiro per gay per "insegnare la fedeltà"al compagno", organizzato dal plurincaricato don Gianluca Carrega (foto in fondo): egli infatti è  Referente Diocesano presso Cultura e Comunicazione – Centri Culturali, Direttore presso Ufficio per la Pastorale della Cultura, Docente di Facoltà presso Istituto Superiore Scienze Religiose, Membro di Consiglio presso Consiglio Presbiterale, Docente di Facoltà presso Facolta’ Teologica – Ciclo Istituzionale Sezione Parallela dell’Italia Settentrionale. 
Bontà sua l'articolista della stampa (che forse  ha più buon senso della Curia torinese) scrive che "[...] non è mancato qualche momento un po' frizzante".

Riportiamo le parole del nostro amico Mons. Favella di commento: 
"A quando il ritiro spirituale dove spiegare agli adulteri come cornificare le mogli o i mariti secondo il Vangelo? E gli Esercizi Spirituali per insegnare ai ladri a rubare con pietà cristiana? E il campo scuola parrocchiale per spacciare droga agli adolescenti, dal tema "Lasciate che i piccoli vengano a me"?

Congresso Mondiale delle Famiglie: un video per vedere la differenza tra bene e male


A un mese esatto  dal Congresso Mondiale delle Famiglie di cui MiL ha dato stato QUI tutte le tre giornate dell'evento, pubblichiamo un bel video sul Congresso e sulle manifestazioni contro di esso.
Basta vedere la differenza...

Don Gallo sulla SS. Trinità: " Queste cose non le ho mai capite bene neanch'io e neppure mi interessano molto: per me l'essenziale è che Dio sia antifascista"


Speriamo che lo spretato Vito Mancuso, celebrando i fasti antifascisti nella SUA PAGINA FACEBOOK, ricordi male.

domenica 28 aprile 2019

Un anno dalla messa a morte del piccolo Alfie


A un anno dalla morte del piccolo Alfie Evans (VEDERE I POST DI MIL A RIGUARDO), proponiamo una riflessione della Bussola di Benedetta Frigerio, la giornalista italiana che più ha seguito questa tragedia (ancora sulla Bussola QUI il piano inclinato sul quale ci stiamo dirigendo).
Preghiamo per Alfie, per la sua famiglia e per coloro che decisero la sua morte.
Per non dimenticare: pregare e lottare
Luigi

Benedetta Frigerio, 28-4-19
Esattamente un anno fa, all'Alder Hey Hospital di Liverpool, veniva messo a morte Alfie Evans, un bambino di neanche due anni affetto da una grave malattia genetica a cui medici e giudici hanno voluto togliere la ventilazione artificiale per farlo morire «nel suo miglior interesse». Per mesi, La Nuova Bussola Quotidiana ha seguito il caso passo dopo passo, la lotta titanica dei genitori di Alfie, Thomas e Kate, contro il potere per affermare il diritto di Dio sulla vita di ogni singola persona. Oggi, nel primo anniversario della morte, vogliamo proporvi la riflessione della nostra giornalista che maggiormente ha seguito la vicenda di Alfie, unica inviata di una testata italiana a Liverpool nei giorni caldi in cui si è deciso il destino di Alfie. 

Caro direttore,

è passato un solo anno, eppure per l’intensità della vicenda mi paiono secoli. Inoltre, fra la prima volta che andai in Vaticano per Alfie (poi a Liverpool, per volare a Roma dal papa) e l’ultima volta che tornai per il funerale del piccolo passò solo un mese e mezzo, ma mi parve una eternità, dove non c’erano più né giorno né notte, né tempo per mangiare, bere o dormire.

Ricordare quei momenti, come tu sai, costretta a ripensare a quello che non vorrei, non è mai indolore. Perché vorrei non aver visto il male così da vicino. Vorrei che Alfie fosse qui, vorrei aver trovato appoggio in tutta la Chiesa invece che menzogna, interessi o gelosie fatti passare davanti alla lotta comune per la vita di un innocente. Un innocente che, dal suo lettino, roseo in volto e pieno di vita - anche se di una vita diversa da quella che piace ad un mondo che odia la fragilità - ci chiedeva di amarlo così com’era, gridandoci che l’esistenza umana se amata (ossia sempre, perché se c’è Qualcuno che ci fa essere significa che quel Qualcuno ci ama) vale anche nelle condizioni fisiche o mentali più invalidanti.

Alfie, in braccio alla sua mamma e difeso da un padre colmo d’amore tenace per lui, ci strillava che il senso della vita non è fare qualcosa ma lasciarsi amare, come sosteneva Chiara Corbella accogliendo, anziché abortirli, due figli che sarebbero morti subito dopo la nascita. 

Sì, Alfie ci diceva, ci ricordava, ci rendeva inevitabile guardare a quello che il mondo non tollera e rifugge. Quello che l’uomo moderno, che non conosce l'amore o non lo accetta, e pertanto furioso contro la propria natura e incapace a sua volta di amare, vuole eliminare con ferocia: la dipendenza e a maggior ragione la malattia. Non è autonomo in nulla - sostenevano medici e giudici - quindi va eliminato. Eppure, quale bimbo di pochi mesi lo è? Quale è diverso da Alfie? 

Me lo chiedo a un anno dalla sua morte mentre mi ritrovo qui a scrivere con un neonato in fasce di appena due mesi che, sono certa, esiste anche per intercessione del piccolo Alfie. Ricordo infatti quando, salendo sull’aereo per arrivare a Liverpool, dopo giorni di lavoro e notti insonni per riuscire a chiedere asilo al papa e far parlare il padre del bambino con il nunzio apostolico, dissi al Signore: «Ti chiedo solo una cosa, io continuerò a fare tutto quello che posso senza risparmiarmi, ma tu fammelo abbracciare». Successivamente volai da Liverpool a Roma in Vaticano senza che questo fosse avvenuto, dato che di fronte alla stanza del piccolo c’erano due poliziotti che bloccavano l’ingresso; perciò, certa che il Signore risponde sempre, ero convinta che avremmo vinto la battaglia portandolo fuori da quella prigione che è il Sistema sanitario nazionale inglese.

Invece, come sappiamo, fra una giustizia macabra, una cultura sanitaria feroce nel difendere l’omicidio del bambino (la cui vita fu definita in udienza “futile”), e l’appoggio della Chiesa inglese, che l’ha fatta pagare cara a chi ha cercato di recare conforto alla famiglia fino ad andare dal Papa per raccontargli una versione faziosa dei fatti, Alfie alla fine è stato ucciso: sebbene avesse respirato senza ausilio della ventilazione per ben quattro giorni, fu mal nutrito, non sufficientemente ossigenato e non curato invece che sostenuto. Capii solo poi, dopo tante umiliazioni e attacchi per le verità scritte, che la preghiera che avevo rivolto a Dio in aereo non era finita nel nulla: i giorni in cui ero salita per la prima volta a Liverpool erano gli stessi in cui avrei dovuto partorire il mio primogenito figlio, volato in cielo a qualche settimana dal concepimento, ma appena dopo l’ultima volta che andai e tornai dalla cittadina inglese per il funerale rimasi nuovamente incinta.

Stavo ancora soffrendo molto per la morte di Alfie e per il male vissuto, soprattutto per il fuoco “amico” timoroso della verità, ma alla scoperta della nuova gravidanza sentii nel mio cuore un “grazie”. Bastò a darmi pace dopo tante calunnie e mi dimostrò che il piccolo era vivo e continuava a lottare per la vita. 

Ma torniamo alla domanda su quale bimbo sia diverso da Alfie. Se guardo il mio ci rivedo in qualche modo il volto del martire inglese. Anche lui ha bisogno di me per ogni cosa, non può mangiare, lavarsi, cambiarsi, persino addormentarsi senza di me. Anche lui non parla, anche lui ha un livello di coscienza non definibile. Anche lui dipende in tutto. Anche lui richiede quasi ogni secondo della mia vita, richiede attenzione di giorno e perfino di notte (è vero che le mamme vegliano sempre). Non so quanto vivrà, non so per quanto sarà sano. Ma una cosa la so: anche lui prima o poi morirà (ogni mamma lo sente, anche se tende ad allontanare il pensiero della contraddizione intrinseca alla letizia del generare vita), dovrei quindi ammazzarlo?

È chiaro, le probabilità che il mio bambino viva un’esistenza estremamente invalidante o che muoia presto sono minori rispetto a quelle di Alfie, ma il problema si pone comunque: perché, infatti, sostenere in ogni caso la vita se tanto ci si ammala e si muore? Rispondo che si può solo amando l’istante presente, che mi ricorda che se il mio piccolo c’è è perché è voluto e ha un compito nel mondo. Finché mio figlio esiste vale quindi la pena amarlo, perciò anche nutrirlo, lavarlo, accarezzarlo, parlargli, in una parola sacrificarmi, servendo la sua vita e scoprendo ogni giorno il significato e la necessità della sua presenza, che non posso definire io e fra cui ci metto la mia conversione.

Anche la sua fragilità, infatti, come quella di Alfie, mi grida in continuazione che la vita è un soffio e che pure io, come lui, ho bisogno di tutto. Di cibo, di acqua, di amore, di salvezza. Ma soprattutto di un Dio che ha sconfitto la sua e la mia morte. Un Dio che sconfessa in un istante la nostra pretesa d’autonomia. Forse è proprio per questo che il nostro mondo, caduto nel tranello dell’autodeterminazione, odia tanto i bambini, specialmente i più indifesi e fragili. Perché ci buttano in faccia il nostro limite e quindi il bisogno che abbiamo di nascere e non morire più, di essere salvati.

Eppure, è misteriosamente per lo stesso motivo che l’omicidio di Alfie non è una sconfitta: il piccolo inglese ha svolto il suo compito di martire svelando, prima inchiodato ad un letto e poi morendo ucciso per “accanimento anti-terapeutico”, il vero volto di un sistema giudiziario e sanitario di stampo nazista, risvegliando i dormienti che hanno compreso l’importanza della lotta per rendere testimonianza alla Verità, svelando i pensieri di molti cuori e così cambiando migliaia di vite. Fra cui, in molti modi, c’è appunto la mia. Se dimentichiamo questo limitandoci a versare qualche lacrima e a postare qualche foto su Facebook, non solo non facciamo onore ad Alfie ma saremo complici dell’omicidio di altri innocenti e disabili (il prossimo potrebbe essere nostro figlio) che, come abbiamo raccontato sulla NuovaBQ, sono sempre di più anche grazie alle nuove leggi (vedi le Dat) introdotte di recente in Italia sulla scia di quelle inglesi.

"Dominus Meus et meus Deus"


(Gv. 21, 26-29)

[26]Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». [27]Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». [28]Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». [29]Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

Né ucciso né martire, beatificazione comunista in argentina?


+

"Domani [ieri 27 aprile, l'articolo è del 26 aprile] la Chiesa argentina beatifica per martirio in odium fidei il vescovo Angelelli e i suoi 3 collaboratori. Ma è una beatificazione che divide i fedeli: non ci sono prove che si sia trattato di un omicidio. Un nuovo studio ricostruisce anni di indagini e smonta le tesi del martirio. A cominciare dalla vicinanza del vescovo de La Rioja ai gruppi armati marxisti che fece arrabbiare i fedeli. Si delinea il quadro di una beatificazione politica che non a caso abbraccia la Sinistra e il kirchnerismo."
Una bella inchiesta della Bussola Quotidiana (QUI) a firma dell'amico Andrea Zambrano.
Non è però possibile che, anche nelle beatificazioni di questi tempi, ci possa essere il sospetto di inquinamenti politici neomarxisti.
Dove andremo a finire?
Luigi

PS: vedere sotto la foto di Vatican Insider  del 27 aprile come viene rappresentata la beatificazione, il martire del Concilio:


Una Messa per i martiri dello Sri Lanka (A.M.Valli)

Facendo seguito al nostro post di ieri QUI auspichiamo la celebrazione di una Santa Messa in suffragio delle anime dei Martiri dello Sri Lanka. 
Preghiamo incessantemente il Signore di consolare tutte le famiglie che si trovano nel lutto e nel pianto.  
Perchè quei nostri fratelli e quelle nostre sorelle nella sofferenza e nel lutto sono stati subito dimenticati dalle nostre comunità ecclesiali?
AC

Una Messa per i martiri dello Sri Lanka. Perché no? 

Ho ricevuto da un sacerdote il seguente messaggio: «Caro dottore, che tristezza questo silenzio davanti alla carneficina dei cristiani in Sri Lanka! Ricorda la mobilitazione mondiale per precedenti attentati e i vari “je suis…”? 
Non potrebbero le comunità cristiane programmare una Santa Messa da celebrare uniti ai

sabato 27 aprile 2019

La Croix accusa Sarah di fare il gioco di Putin


Dagli amici di Libertà e Persona.
Come si diceva una volta? La madre degli stupidi è sempre...
Luigi

23 aprile 2019 | Da Enrico Maria Romano

Dopo aver aspramente criticato il recente saggio di Benedetto XVI sulla crisi morale del clero – saggio definito come “inquietante” e “fastidioso” – il quotidiano cattolico di Francia, La Croix, se la prende ora con il cardinale africano Robert Sarah. Colpevole, secondo l’espressione del giornalista Nicolas Senèze, di farsi “araldo comodo di un certo cattolicesimo”. Quale?
In effetti, come riportato da molti organi di stampa, il cardinal Sarah, nel suo recente libro-intervista con Nicolas Diat (Le soir approche et déjà le jour baisse, Fayard), fa affermazioni diverse e perfino contrarie a quella che è divenuta la doxa del cattolicesimo contemporaneo.

Parla infatti delle migrazioni contemporanee come qualcosa di globalmente negativo e dei pericoli non imponderabili dell’islamizzazione (si veda in proposito l’ottima sintesi dell’ex diplomatico Alberto Indelicato, La distruzione dell’Europa, Lindau, 2018). Ma anche dell’ideologia del gender come colonizzazione nefasta e totalitaria, e last but not least dell’ipocrisia con cui buona parte del clero e dell’episcopato tenta di giustificare tutto ciò con un uso strumentale e selettivo della “Parola di Dio”.

La Croix rimprovera al coraggioso prelato, che comunque è stato nominato Prefetto di un importante Dicastero dallo stesso papa Francesco, di nutrire un “profondo pessimismo” sulla situazione della società e della Chiesa. E si sa che per i progressisti il pessimismo è un peccato mortale e inescusabile. Secondo Senèze, la Chiesa di oggi è vista dal Sarah come vittima “di un orizzontalismo che la trasformerebbe in una ONG senz’anima”. Cosa che a noi pare una banale costatazione, piuttosto che una discutibile idea di un anziano cardinale della Guinea.

Addirittura, Senèze con un certo cattivo gusto, arriva a scrivere che “Questa visione parziale è particolarmente flagrante nell’approccio geopolitico del cardinal Sarah, il quale sembra dipendere più da Russia Today o da Sputnik che da una vera riflessione”. Cioè, il presule vaticano, nelle sue analisi controcorrenti e libere della politica odierna, seguirebbe non la realtà dei fatti, ma la lettura che di essi viene data da certi media russi, apertamente filo Putin ed euroscettici.

Per le chiare riserve del cardinale sui moti migratori odierni e su chi li favorisce (ammantandosi di pelosa carità), Nicolas Senèze scrive che il presule “apre troppo facilmente le porte a tutte le rivendicazioni, in particolare di coloro che si sono posti in opposizione al papa e che vedono in lui (…) un comodo araldo”. Papa Francesco però, nel novembre del 2016 ha dichiarato: “chiudere il cuore è male, ma se un paese può integrare solo 20 rifugiati, quelli deve accogliere e non di più” (corsivo mio). Tutto mostra che in Italia e in Europa la misura è colma da un pezzo… Chiudere le porte dunque è prudenza e la prudenza è una grande virtù: personale, sociale e politica. Sarah aggiunge nel suo libro che l’emigrazione di tanti giovani africani nuoce gravemente all’Africa e non c’è motivo di non credergli.

Per chi lo ignorasse il quotidiano cattolico La Croix fu fondato in Francia nel lontano 1883 da una congregazione religiosa (gli assunzionisti) e per decenni si presentò come il quotidiano dell’intransigenza a fronte delle derive etiche della modernità. Fu monarchico e nazionalista ed arrivò a definirsi, nelle polemiche dell’affaire Dreyfus, come “il giornale cattolico più antiebraico di Francia” (edizione del 30 agosto 1890).

Oggi al contrario è divenuto in Europa l’organo del politicamente e del cattolicamente corretto. Peccato che i suoi obiettivi siano figure eminenti del cattolicesimo contemporaneo come Joseph Ratzinger o Robert Sarah.

Segni della pace new wave: Greta piangerebbe per lo spreco di corda...

Siamo a San Cassiano (in unione con la parrocchia di San Giacomo) di Grugliasco, Torino (VEDERE QUI).
Sarebbe inutile spiegare all'interessata che non siamo a carnevale o durante una scalata alpina: "al segno della pace è stata fatta passare una corda in segno di unione fra tutti i presenti nell’abbraccio del Padre" (questa la spiegazione dell'interessata).
L'ecologista Greta piangerebbe per tutta la corda sprecata.
Luigi

Mons.Aupetit "grazie al cappellano dei Vigili del fuoco, padre Fournier che è andato a prendere il Santissimo Sacramento, il Corpo Risorto di Nostro Signore"

La stupenda Omelia* di Pasqua dell'Arcivescovo di Parigi pervasa da grande fede e da profonda devozione eucaristica. Significativo il ringraziamento che l'Arcivescovo ha rivolto all'Abbé Jean-Marc Fournier, cappellano dei vigili del fuoco di Parigi che la sera del Lunedì Santo ha tratto in salvo il Santissimo Sacramento custodito nel Tabernacolo e le Reliquie impartendo  la benedizione eucaristica alla chiesa prima di uscire dalla Cattedrale in fiamme.
Particolarmente vicini con la preghiera all'Arcivescovo Mons. Michel Aupetit , ai Canonici del Capitolo Metropolitano e ai  fedeli di Parigi  duramente provati dal rovinoso incendio della storica Cattedrale di Notre Dame.  

AC


Omelia di Mons.Michel Aupetit, Arcivescovo di Parigi 
 nella Messa di Pasqua 2010 nella Basilica di Saint Eustache 
 
"Il Signore è stato rimosso dalla sua tomba e non sappiamo dove è stato deposto" è la testimonianza senza fiato di Maria Maddalena ai due apostoli Pietro e Giovanni. 
Dov'è il corpo del Signore? 
Questa è la domanda che è sorto lunedì sera al culmine dell'incendio di Notre-Dame de Paris: "Dov'è il Corpo del Signore"? 
È stato necessario salvare la cattedrale, il tesoro, costituito da pezzi di oreficeria accumulati

venerdì 26 aprile 2019

Sri Lanka i Cristiani superstiti: «i nostri figli hanno paura di entrare in chiesa». Messe sospese in tutta l'Isola

«Non c’è sicurezza, andare in chiesa è pericoloso ora»  
Era a questo che miravano gli attentatori terroristi islamici.
Ai funerali dei Martiri  erano presenti centinaia di fedeli che hanno professato la loro fede nel Signore Crocifisso, morto e risorto!
Ricordiamo la realistica, famosa "lectio magistralis" che Benedetto XVI tenne all'Università di Ratisbona nel lontanissimo 2006 (QUI)
"Quella che un tempo era la Cristianità, ora è vittima dello spaventoso totalitarismo rappresentato dal politicamente corretto. Vittima peraltro affetta da sindrome di Stoccolma."(Cfr.Mons.Favella su Facebook)
Suffraghiamo noi i Martiri  dello Sri Lanka colpevolmente dimenticati dall'Occidente!
AC
  
  Messe cancellate in tutto lo Sri Lanka. 
 «I nostri figli hanno paura di entrare in chiesa»  

Domenica si temono nuovi attentati nel paese sconvolto dalla strage di Pasqua. La rabbia dei cristiani: «Il governo sapeva del pericolo e non ci ha avvisati» «Non c’è sicurezza, andare in chiesa è pericoloso ora. I nostri figli hanno paura di entrare in una chiesa». 

Gration Fernando è un cattolico dello Sri Lanka, proprietario di un negozio davanti al Santuario di Sant’Antonio a Colombo, uno dei siti colpiti negli attentati di Pasqua dai terroristi islamici affiliati all’Isis.
Le autorità gli hanno ordinato di chiudere il negozio, temendo nuovi attentati nel fine settimana, ha rivelato l’Associated Press
Il ministero della Salute in un comunicato ha abbassato le stime delle vittime della strage di

Non è stato un attentato, ma uno sterminio. (G.Meotti) Commemoriamo il Martiri di Pasqua dello Sri Lanka!

Chi ha conosciuto l'amabilità e la fede genuinamente devota dei Cattolici dello Sri Lanka non può fare a meno di piangere una così grande tragedia accaduta ad una comunità che pur nella sua avversata condizione di minoranza religiosa ha sempre professato con orgoglio la propria appartenenza alla Santa Chiesa Cattolica. Se le nostre Comunità parrocchiali e diocesane ancora non hanno organizzato una liturgia in suffragio dei Martiri di Pasqua dello Sri Lanka FACCIAMOLO NOI
E' un nostro precipuo dovere promovuovere la preghiera di suffragio per le Vittime e quella di cristiana solidarietà per i nostri fratelli cattolici mutilati o gravemente feriti; per i genitori e per i nonni privati all'improvviso dei figli e dei nipoti anche  in tenerissima età; per gli orfani, per le vedove e per i vedovi dello Sri Lanka!
AC

"La famiglia Fernando aveva scattato questa fotografia al battesimo di Seth. Ieri è stato il loro funerale a Negombo. Sono stati tutti uccisi in una delle chiese dello Sri Lanka colpite dai terroristi islamici. Padre, madre e tre figli di 6, 4 anni e undici mesi. Quando si parla di “genocidio dei cristiani”

Mons. Crepaldi: “Rallentare il processo di unificazione europea per avere tempo e spazio per ricostruire la vera Europa”

L'intervento dell'Arcivescovo di Trieste Mons. Crepaldi alla Giornata della Dottrina Sociale della Chiesa organizzata da La Nuova Bussola Quotidiana e l’Osservatorio Cardinale Van Thuân e dedicata a: “Europa, ritrova la tua identità” il 6 aprile scorso.
Molto interessante e ricordiamolo quando voteremo alla elezioni europee.
Luigi

S. E. Giampaolo Crepaldi
Europa, processo di unificazione europea, Unione Europea:
una valutazione dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa
Seconda Giornata della Dottrina sociale della Chiesa
Milano, 6 aprile 2019

Don Philippe Laguérie (IBP): "Ordinare uomini sposati? La constatazione di un fallimento!"

Alcuni amici  ci hanno tradotto e inviato per la pubblicazione un interessante articolo del Superiore Generale e  fondatore dell'Istituto Buon Pastore Don Philippe Laguérie  (foto sopra).
Grazie!
Luigi


Risposta pubblicata dal Rev. Don Philippe Laguérie, Superiore Generale e Fondatore dell’Istituto del Buon Pastore, in risposta ai propositi dell’Arcivescovo di Poitiers.

« Poitiers: l'archevêque favorable au mariage des prêtres »

Mons. Pascal Wintzer, arcivescovo di Poitiers [foto sotto] si é pronunciato a favore dell’autorizzazione delle ordinazioni sacerdotali per gli uomini sposati.

giovedì 25 aprile 2019

La voluntas permissiva di Dio e il Documento di Abu Dhabi. Quando la toppa è peggio del buco.


Un'approfondito saggio sulle frasi del S. Padre  nel Documento firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso (vedi anche MiL QUI).
Luigi


Cooperatores Veritatis, 7 aprile 2019
Don Alfredo Morselli, parroco e teologo, spiega perché fare appello alla volontà permissiva di Dio per giustificare il gravissimo errore dottrinale sul pluralismo religioso, contenuto nel Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza universale, è una toppa peggiore del buco.


La voluntas permissiva di Dio e il Documento di Abu Dhabi. Quando la toppa è peggio del buco.

di Don Alfredo M. Morselli
La Voluntas permissiva

Papa Francesco, nel corso dell’udienza concessa in Piazza San Pietro, il giorno 3 aprile 2019, ha detto:

“…perché Dio permette che ci siano tante religioni? Dio ha voluto permettere questo: i teologi della Scolastica facevano riferimento alla voluntas permissiva di Dio. Egli ha voluto permettere questa realtà”.

Queste affermazioni potrebbero essere una risposta a tante obiezioni sorte dopo la pubblicazione del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi[1] da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyb.

In particolare, la frase che aveva destato maggiori perplessità è la seguente: “Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani”.

Marcia per la Vita: partenze da Bergamo

Dagli amici bergamaschi
Luigi

Partenza da Bergamo 
17.05.2019 alle ore 22.45
Piazzale della Malpensata
Arrivo a Roma 
Sabato 18 Maggio 2019 mattina

L'abominio della desolazione: a Trieste profanazione dell'Eucarestia con bestemmia

Quello che è incredibile che l'unica reazione del sacerdote al tentativo di profanazione è "magna" (nel senso di "mangiare").
Siamo arrivati ai tempi profetizzati dal Profeta Daniele (vedere sotto), o semplicemente abbiamo di fronte un matto da una parte e un sacerdote che non si rende conto di dare il Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo? 
Evitiamo di ritornare sul tasto dolente dei pericoli di dare la S. Comunione in mano, perchè sarebbe come sparare sulla Croce Rossa: se non l'hanno capito ancora....
Sarebbe forse opportuno che il Vescovo di Trieste mons. Crepaldi facesse due chiacchiere con il sacerdote stesso e prendesse qualche provvedimento.
QUI il pazzesco filmato 
e più sotto l'articolo de Il Giornale.
Luigi

Don Nando si traveste da uovo di Pasqua per l'omelia mentre nello Sri Lanka si versava il sangue dei martiri

Mentre nello Sri Lanka si versava il sangue dei Martiri, trucidati dai demoni-terroristi islamici mentre si trovano a Messa , nella diocesi di Lecce, alla Messa di Pasqua, avveniva questo: don Nando Capone, parroco della parrocchia S. Bernardino

L'Arcivescovo di Milano e l'ANPI: meno politica e più cattolicesimo per favore


Per favore risparmiateci anche i Vescovi politici. Andassero a festeggiare San Marco per favore.
Luigi 

Marco Tosatti, 15-4-19

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Pezzo Grosso è rimasto colpito da un articolo trovato su Il Giornale, che vi riportiamo qui sotto:

Ci sono prime volte di cui si farebbe volentieri a meno. E probabilmente quella dell’arcivescovo Mario Delpini a benedire le bandiere rosse dei partigiani dell’Anpi e dei comunisti della Cgil è una di quelle.

mercoledì 24 aprile 2019

ONU, aborto e difesa della vita del governo americano

Piccole buone notizie.

Enzo Bianchi dà (indirettamente) del meschino a Papa Ratzinger

Benedetto XVI è ancora il bersaglio di chi disprezza la dottrina cattolica

Ci siamo imbattuti in questo interessante articolo uscito nei giorni scorsi sul quotidiano "La Verità" a firma di Lorenzo Bertocchi (edizione di Domenica 21.04.2019, pag. 16).

Qui nell'immagine l'articolo nella sua interezza, vi inviatiamo a leggerlo!

Ci permettiamo di estrapolare qualche passaggio interessante.

Guido


Dopo la pubblicazione degli "appunti", un gruppo di teologi morali tedeschi gli ha recapitato un accademico biglietto in cui si dice, tra l'altro, che Ratzinger ha un modo di presentare la faccenda che "non attesta un adeguato tenore intellettuale".

...

Ieri l'ex priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, sulle colonne di Repubblica, pur non nominandolo mai, ha fornito un esempio ulteriore di quanto il pensiero del Papa emerito venga ritenuto da scavalcare, fosse anche magistero della chiesa.

...

Antonio Socci e la Via Crucis del S. Padre: PARLARE (SEMPRE) DI MIGRANTI PER CANCELLARE DIO. ANCHE A PASQUA


Molto duro ma leggendo il testo della disdicevole Via Crucis del Venerdì Santo a Roma, facciamo fatica a non essere d'accordo. Anche gli ascolti televisivi QUI ci paiono dare ragione. QUI un  altro commento e QUI un altro  pensiero di Socci  su Sarah e il tema delle migrazioni.
Luigi

20-4-19, Antonio Socci
Ma almeno nella Settimana Santa potrebbero parlarci di Gesù Cristo? O chiediamo troppo al Vaticano e a Bergoglio?

Non so se oltretevere ci siano ancora cattolici (a parte Benedetto XVI e pochi altri), ma in fin dei conti la ragion d’essere della Chiesa è solo questa e la gente comune ha un desiderio infinito di ascoltare uomini di Dio che parlano di Gesù, del senso della vita e dell’eternità. 

Per discettare di clima e ambiente c’è già Greta Thunberg con i suoi seguaci, non c’è bisogno di Bergoglio che, se ci credesse, metterebbe in guardia dalle fiamme dell’Inferno più che dal riscaldamento globale.

Il "primo anno" 2018-2019 negli istituti tradizionali - 3a parte

A completamento dei nostri due precedenti post (del 11.10.2018 QUI e del 20.03.2019 QUI), relativi al "primo anno" negli istituti tradizionali, vogliamo dare menzione anche degli ingressi nella benemerita Amministrazione Apostolica "San Giovanny Maria Vianney" di Campos (Brasile).

Dopo il riconoscimento canonico avvenuto nel 2002 ad opera di San Giovanni Paolo II, l'Amministrazione (che ha natura propriamente "personale") oggi conta su una quarantina di sacerdoti, una trentina di seminaristi, una trentina di religiose, dodici parrocchie e molte altre chiese e rettorie.

Ecco di seguito i dettagli.
AZ

martedì 23 aprile 2019

Venezia - Santa Messa per San Marco Evangelista, patrono principale delle venezie

Lunedì 29 aprile 2019 ore 19.00
VENEZIA (VE), chiesa di San Simon Piccolo


La S. Messa sarà celebrata dal reverendo don Jean Cyrille Sow FSSP, parroco della SS. Trinità dei Pellegrini in Roma, già Cappellano di S. Simon Piccolo in Venezia.



Agli eretici e abortisti la S. Comunione, a chi la riceve in ginocchio no?

Grazie della segnalazione di Tosatti.
Sull'amministrazione dell'Eucaristia - negata agl'inginocchiati contra legem -  anche ai "divorziati risposati" cui invece è concessa. No?
Dio li punirà.
Anzi, lo punirà.
Luigi

Stilum curiae, 22-4-19
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un brevissimo post per presentarvi un video che mi ha colpito molto. Si vede l’Amministratore Apostolico di Santiago del Cile, il vescovo Celestino Aós, che rifiuta la comunione a diversi fedeli che si inginocchiano davanti a lui durante la messa crismale nella cattedrale di Santiago il 18 aprile.

Pubblichiamo il video preparato dall’arcidiocesi.

Sri Lanka: la strage dei Cristiani ad opera dei guerriglieri islamici e la verità che ci viene negata dai vertici della Chiesa Cattolica: il tweet di P. Spadaro. Aggiornamenti

Sri Lanka. L'efferata carneficina dei Cristiani ad opera dei terroristi islamici nel giorno di Pasqua addolora tutti i cattolici soprattutto coloro che hanno avuto modo di conoscere e di apprezzare personalmente la spiritualità dei Cattolici dello Sri Lanka che  vivono in modo coerente la loro appartenenza alla Chiesa Cattolica.
Non riusciamo purtroppo a metterci in contatto con un giovane ministrante della Messa in latino dello Sri Lanka ( che molti di Voi avranno visto ai Pellegrinaggi Summorum Pontificum di Roma)  e che ora si trova con la sua  famiglia nella sua patria .
Preghiamo perchè  tutta quella cattolicissima famiglia, che va assiduamente a Messa considerando il precetto  domenicale e festivo l'unica priorità della giornata, sia salva. Aggiornamento ore 16,16: finalmente siamo riusciti a metterci in contatto con loro:"stanno bene anche se debbono rimanere  in casa".
Il solito "duo Obama-Clinton" che non vuole a scrivere la parola "cristiani" (v. sotto) e il Padre Antonio Spadaro autore di un tweet che mai avremmo voluto leggere (v.sotto) ci riportano alle atroci visioni pre- apocalittiche di questi giorni: dallo strano incendio alla Cattedrale di Notre Dame di Parigi ai "corti cirquiti" quasi giornalieri all'interno delle chiese sul suolo francese; dalle  aggressioni ai fedeli in ogni parte d'Europa e del mondo alla carneficina di Pasqua nello Sri Lanka. 
E' urgentemente vitale riappropriarci non solo della nostra identità  ma anche  della nostra dignità autodifensiva  contro i durissimi attacchi sferrati dall'esterno e  dall'interno.
Che la Madonna Santissima ci aiuti!
AC 

Strage islamica di Cristiani. (Aggiornamenti sotto)
Questa verita' ci viene negata, come cristiani, come uomini, finanche dai vertici della Chiesa Cattolica.
Solo la verita' ci rendera' liberi di accogliere pienamente Cristo, fino al martirio. “Strage islamica di cristiani”, va scritta così.
300 morti ( 310 morti, 500 feriti ANSA 23/04/2019 N.d.R.) per mano dei jihadisti di Thowheeth Jama’ath.
Chiese bombardate con una tale potenza che anche il tetto è volato via. Il depistaggio mediatico ha funzionato bene.
Per 24 ore l’incapacità di pensare, dire e analizzare.
Chi ha ucciso tutti quei cristiani? Forse buddisti? Forse sikh? Forse una autocombustione religiosa degli “adoratori della Pasqua”, come li hanno definiti l’orrido duo Obama-Clinton. Forse meglio tacere, per non generare sospetti “islamofobi”.