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giovedì 21 febbraio 2019

La "malattia dell'erba del vicino": le smorfie per la "messa in latino" e l'ammirazione per la liturgia ortodossa

Un Sacerdote Ortodosso, grande ammiratore della liturgia tradizionale cattolica, caratteristica che accomuna  i suoi confratelli, ha riproposto con efficace arguzia su un social il tema della "malattia dell'erba del vicino"  che in differenti occasioni sembra riaffiorare nella mente di quei fedeli cattolici  che  giustissimamente ammirano la bellezza e la ieraticità della liturgia ortodossa mentre sberleffano le millenarie espressioni cultuali cattoliche.
Ha scritto Padre Serafim: "Ci sono persone che entrano in Chiesa e mi dicono: "Sa io sono cattolico/a ma mi piace tanto l'Ortodossia, i vostri bellissimi canti, le Liturgie solenni, l'incenso, le candele, la spiritualità..." a questi rispondo: "Beh anche voi latini avete la Messa tradizionale, il gregoriano, il latino...." e allora mi guardano
contorcendo il volto in smorfie tipo ossesso/a sotto esorcismo e mi dicono: "Il latino!?!?? Nooooo abbiamo avuto un concilio..." la mia domanda è essenzialmente questa: di che malattia soffrono? Come si fa ad ammirare noi ortodossi per i motivi di cui sopra e contemporaneamente disprezzare 1000 e più anni di tradizione occidentale?" (beh... caro Padre un po' più di mille anni di tradizione liturgica romana...N.d.R.)
Il racconto di Padre Serafim ci fa ricordare, anche se non riusciamo  a ritrovare dei concreti riferimenti, un simpatico aneddoto che  circolava durante il Pontificato di Benedetto XVI  in quei dismessi salotti curiali che temporibus illis si occupavano ancora delle "cose di Dio".
Dicitur che alcuni anni fa in occasione di un'importante ricorrenza di una Chiesa ortodossa nazionale,  il Cardinale che rappresentava la Santa Sede al termine della Divina Liturgia nella Cattedrale rivolse all'Arcivescovo e al Clero ortodossi il suo compiacimento per la solenne celebrazione a cui aveva assistito. 
Ringraziando il Cardinale l'Arcivescovo ortodosso fece un esplicito e commosso riferimento allo splendore della Liturgia Romana: tanto bella quanto colpevolmente dimenticata ( se non avversata) più dal Clero che dai fedeli. 
I presenti riferirono la frase finale pronunciata dall'Arcivescovo Ortodosso " Perchè voi cattolici avete dimenticato la vostra splendida Liturgia?
Abbiamo voluto citare ugualmente quel raccontino curiale dall'incerta paternità ( non voler sapere chi l'ha detto ma poni mente a ciò che è detto )   con lo scopo di evidenziare che ci sono ancora dei cattolici con i paraocchi che vedono la bellezza liturgica nell'ortodossia, ma reputano quella della chiesa latina come opulenza e sfarzo inopportune: la verità è che l'erba del vicino è sempre più verde
Tutti ampiamente riconoscono che Liturgia cattolica dopo il Concilio Vaticano II è fortemente ferita, impoverita, sciatta, improvvisata e trascurata per effetto di un deleterio talvolta ridicolo super protagonismo clericale:  ha perduto e non può più comunicare il senso del sacro. 
Zelus domus tuæ comedit me : la Provvidenza divina sta suscitando tanti "volontari del sacro" , giovani e meno giovani, consacrati e laici  che con grande spirito di abnegazione e con tanti sacrifici personali si dedicano con entusiasmo al decoro della Liturgia e della Casa del Signore. 
Ravviviamo nei nostri cuori la cristiana speranza che l'incubo che ci attanaglia quotidianamente di una Chiesa asservita alle mode e sprofondata nell'agone politico e/o sociale presto svanirà alla luce di quella ritrovata spiritualità che solo la Liturgia "rivolta al Signore" riesce ad infondere negli sfiduciati cuori assetati di Dio ! Ritroviamo la fiducia!

Maria Madre della Chiesa prega per noi. 
AC

14 commenti:

  1. La malattia ha un nome preciso: allucinazione vaticanosecondista.

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    1. Le allucinazioni prima o poi finiscono: sarà un triste ritorno a vedere chiaramente la realtà, una realtà fatta di chiese svuotate e vilipese, e di una dottrina calpestata e sostituita da un moralismo ipocrita che non è più di moda neanche tra gli atei. Il Conc. Vat. II e i suoi epigoni saranno ricordati come tumori, quello attuale sarà ricordato come un tempo buio per la Chiesa.

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  2. Leggo da FB lo stupendo commento di un'insegnante di musica " Comunicare il senso del sacro è vitale. Questo si può fare non solo attraverso la lingua latina (parlo per i cattolici): tant'è vero che esiste la preghiera liturgica in tante lingue del mondo. L'italiano è la derivazione del latino: non scandalizza perciò che il canto liturgico sia approdato a questa lingua moderna. Da insegnante di latino e musicologa, amo moltissimo il canto antico in questa lingua e lo propongo spesso: ma ACCANTO ad altre forme, non come forma esclusiva. Secondo me, non conta tanto lo strumento (anche musicale) che si usa, ma soprattutto COME viene usato. Su questo varrebbe la pena riflettere!"

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    1. Sì, ma occorre intendersi sulle "altre forme". Stando a molto di quello che si vede e si sente, le "altre forme" finiscono per rappresentare una sorta di calderone da cui può trarsi "creativamente" quel che si vuole. D'altra parte occorre anche intendersi su cosa sia il "sacro", e, stando sempre a quello che si vede e si sente, non sembra affatto che tra i fedeli cattolici, compresi gli autori di musica e canto, ne sussista la seppur minima idea.

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    2. La mirabile tradizione musicale della liturgia cattolica, brutalmente interrotta dalla riforma liturgica con intenzioni del tutto ideologiche, ha necessità del latino per mille ragioni, musicologiche e testuali. Non c'è nulla che possa sostituire il canto gregoriano e la polifonia. Per capire cosa è accaduto con l'introduzione delle lingue parlate, anche se di derivazione latina, basta ascoltare ciò che si canta e come nelle Messe trasmesse in TV. I bei canti in lingua parlata, come quelli che il popolo, ora ammutolito, cantava prima e dopo la Messa ante CVII, derivate dal gregoriano e dalle laudi ora si sono persi." L'ACCANTO ad altre forme " crea solo confusione. I canzonettisti attuali e chi li sostiene,se avessero un minimo orrore di se stessi andrebbero a nascondersi.

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    3. Ci complimentiamo per il commento delle 10:59 "I bei canti in lingua parlata, come quelli che il popolo, ora ammutolito, cantava prima e dopo la Messa ante CVII, derivate dal gregoriano e dalle laudi ora si sono persi."
      Ha ragione : il popolo ora è muto e non esprime con il canto la Fede che custodisce in cuore!

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  3. È ormai lampante che la devastazione liturgica è la premessa indispensabile per la demolizione della Fede

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  4. OT Riguardo al post precedente: Il nome corretto del celebre organaro dalmata è "Pietro Nachini", o "Nachic", come sta scritto in tutti i documenti e non "Nacchini".

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    1. Grazie all'Anonimo delle 10:56 che ci ha ricordato che il nome " del celebre organaro dalmata è "Pietro Nachini", o "Nachic". Noi tuttavia abbiamo seguito il vezzo della Serenissima Repubblica Veneta di chiamava il celebre organaro Nacchini.

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  5. Quello del latino nella liturgia è un falso problema, subdolamente creato dai riformatori per nascondere i cambiamenti dottrinali. L'Ordinario è sempre lo stesso quindi può essere acquisito con una semplice lettura iniziale. Circa il Proprio, una volta letti il Vangelo nella lingua parlata e l'epistola, come raccomanda il MP, rimane ben poca cosa. L' esclusione del latino ha rifiutato una tradizione liturgico-musicale millenaria , fonte della grande civiltà musicale non solo dell'Occidente e necessaria per nuovi traguardi

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  6. Io credo che per rendere effettivamente cattolica (universale) la nostra liturgia sarebbe sufficiente celebrare la preghiera di consacrazione in latino, come avviene da sempre a Medjugorie.
    Il problema, secondo me, è un altro : se la volontà del Padre è semplicemente quella di avere uomini religiosi chi ci obbliga a rimanere credenti dell'unico vero Dio senza abbracciare altre religioni più liberali? Quando nel Padre Nostro chiediamo che sia fatta la Sua volontà, cosa chiediamo?

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  7. Questi prelati cattolici schizofrenici, che applaudono alle Chiese ortodosse (disprezzando al contempo quelle cattoliche di rito bizantino) e insultano i cattolici "tradizionalisti", rifiutano la liturgia preconciliare e non indossano l'abito scardotale (però si fanno crescere la barba come i preti ortodossi!), li possiamo trovare persino a Roma e in Vaticano.

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    1. Difatti, Anonimo delle 23:46 il Porporato a cui si riferisce, seppur in maniera monca il post, sta in Vaticano... AC

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  8. E infatti, dopo il CVII, seminari e conventi si sono quasi svuotati: è un caso o è una conseguenza della RIVOLUZIONE liturgica operata da Montini, Bugnini & co.? M'interrogo spesso su questo! Senza parlare della pratica della Santa Comunione sulla mano, un vero e proprio abuso sul quale quasi nessuno della Gerarchia dice nulla!!

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La Redazione