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giovedì 20 settembre 2018

Cappella Sistina: dopo il deragliamento, parole scandalose e stantìe

Alcuni Sacerdoti ci hanno segnalato un'intervista che un giornalista di Vatican Insider   ha recentemente fatto alla teologa Prof.ssa Marinella Perroni, teologa e biblista, fondatrice del Coordinamento teologhe italiane; docente di Nuovo Testamento nella Facoltà di Filosofia e nella Facoltà di Teologia al Sant'Anselmo di Roma, sulla scandalosa vicenda  della recente gestione della Cappella Musicale Pontificia Sistina e sulle previsioni future del più celebre coro del mondo.
Nell'intervista la Docente ha usato parole e concetti stantii, ripieni del solito integralismo progressista/illuminista che ha provocato in questi anni solo rovine e distruzioni. 
Non a caso la teologa ha citato la " ...preparazione dell’Anno Santo del 2000... nel corso di una serie di incontri culturali organizzati alla residenza universitaria romana Villa Nazareth dal suo presidente, il cardinale Achille Silvestrini, due personalità di primo piano del sacro collegio come gli allora arcivescovi di Milano, Carlo Maria Martini e di Bologna, Giacomo Biffi espressero valutazioni molto distanti sull’opportunità di restare più o meno legati alla tradizione musicale in occasione delle solenni celebrazioni giubilari, con Martini favorevole ad aprire al nuovo e Biffi fermamente convito
dell’opportunità che la Cappella Sistina restasse ancorata a quella che per cinque secoli è stata la sua storia". 
La teologa ha accusato   i Direttori della Cappella Musicale Pontificia Sistina degli ultimi 50 anni colpevoli, a suo dire, di fissismo musicale ed ha denunciato le manovre dei  "«teocon» che della polifonia rinascimentale e del canto gregoriano avevano fatto una bandiera ideologica" (possibile  che la professoressa non sa che il Magistero e anche l'ultimo Concilio hanno issato quella stessa, identica "bandiera ideologica"?).
La docente al Sant'Anselmo di Roma ha ignorato ovviamente il concetto dell' "ermeneutica della continuità" leitmotiv del pontificato di Benedetto XVI  preferendo ovviamente gli " innari nelle comunità evangeliche vengono eseguiti da tutti i fedeli che prendono parte al rito"  in  contrapposizione con gli  "spartiti rigorosamente agganciati al secolare patrimonio musicale in latino della Chiesa".
Il giudizio inappellabile della docente nei confronti della Cappella Sistina è di un "fallimento culturale e di missione -che- deve portare la Santa Sede ad interrogarsi sulla reale utilità di questa istituzione a fronte anche di costi di gestione elevati e sull’opportunità di continuare a delegare la liturgia musicale delle cerimonie pontificie ad un’entità professionistica che nega di fatto un reale coinvolgimento dell’assemblea, come richiesto dal Concilio Vaticano II". 
Nessun apprezzamento per l'enorme, insostituibile contributo didattico , pedagogico e sociale che la Cappella Musicale Sistina fornisce ai bambini e agli adolescenti del coro dei pueri e tanto meno per la valorizzazione dei maestri e dei cantori del coro.
L'educazione alla musica e al canto non contano per la Professoressa del Sant'Anselmo  contenta di poter rispolverare le idee rivoluzionarie di  50 anni fa : quando nel nome dell'aggiornamento post-conciliare vennero sfasciate in tutto il mondo cattolico tante antiche ed insigni Cappelle Musicali accusate di esibizionismo autoreferenziale mentre pochi anni prima venivano ringraziate e lodate per il loro servizio liturgico!
Un articolo e un nome da dimenticare in fretta:  espressione di un fondamentalismo ideologico misto ad ingenuità liturgica e, non ce ne voglia, ad ignoranza musicale, storia della musica compresa. 
Da cassare ovviamente anche la recente gestione della Cappella Musicale Pontificia Sistina autorizzata dapprima a sbagliare le manovre, pur sapendo che il risultato sarebbe stato l' inevitabile deragliamento dai binari e, solo a disastro avvenuto, divenuta oggetto di intervento da parte di quella stessa Autorità che avrebbe dovuto preventivamente vigilare per evitare l'annunciato deragliamento.  Qualcuno si chiede a chi giova tutto questo.
AC
La battaglia per la Sistina 

Decenni di scontri teologici e di potere all'interno del Coro che accompagna le cerimonie pontificie 
di Giacomo Galeazzi

Francesco ha autorizzato un’indagine sul coro della Cappella Sistina, la “schola cantorum” preposta all’ accompagnamento polifonico delle liturgie presiedute dal Papa. 
Aldilà dell’inchiesta della magistratura vaticana sulle questioni finanziarie, da molti anni la celebre e ambitissima istituzione vaticana è teatro di forti rivalità tra diverse scuole di musica sacra. Attorno ai destini del coro più famoso del mondo si sono consumate, dal Concilio in poi, forti contrapposizioni tra esponenti di differenti filoni ecclesiastici per poter determinare gli orientamenti della musica liturgica su scala mondiale. 
Da un lato c’è chi vorrebbe fare della Sistina il terreno per la rivincita del tradizionalismo. Dall’altro ci sono gli interpreti più creativi della riforma conciliare.

Agli aspetti economici del controllo dei diritti d’autore si affiancano, perciò, le dispute sull’opportunità o meno di fare confluire la modernità nella polifonia rinascimentale e nel gregoriano. «Vedremo cosa emergerà dall’indagine finanziaria sul coro, la prima inchiesta di questo genere disposta da un Pontefice su un’istituzione da tempo molto discussa -afferma a Vatican Insider la professoressa Marinella Perroni, teologa del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Quello che è già evidente è il fallimento della Sistina nell’applicare il dettato conciliare di coinvolgere l’assemblea nella liturgia. Se chi canta prega due volte, chi stona alla Messa stona due volte. Intendo dire che il coro è diventato più che altro il palco per regolare tensioni teologiche e di potere interne alla cultura d’élite delle gerarchie ecclesiastiche, in totale violazione della propria missione e cioè quella di insegnare ai cattolici a cantare insieme». E così, prosegue la teologa, «gli innari nelle comunità evangeliche vengono eseguiti da tutti i fedeli che prendono parte al rito mentre da decenni alle cerimonie nella basilica di San Pietro si assiste alle dotte esecuzioni del coro come se si partecipasse ad un concerto a teatro», quindi, «invece di coinvolgere l’assemblea si delega la liturgia musicale al maestro di cappella e ad una “schola cantorum” professionale». + Dietro tutto ciò affiorano «le campagne estetiche su quale direzione prendere nell’accompagnamento delle cerimonie pontificie sulle orme di protagonismi e personalismi di musicisti in lotta tra loro per gli incarichi in Vaticano e di scontri ideologici che non tengono conto della necessaria partecipazione assembleare e della finalità pedagogica di educare i fedeli a cantare in coro». 
Al contrario della Sistina, per esempio, «la comunità monastica di Montserrat dentro coordinate culturali ed ecclesiali di coinvolgimento dell’assemblea del tutto assenti nelle esibizioni del Coro vaticano, molto attento piuttosto alle tournée all’estero e alla definizione elitaria del proprio repertorio».

Un «fallimento culturale e di missione», osserva Marinella Perroni, che «accanto alle giuste verifiche sulla correttezza finanziaria, deve portare la Santa Sede ad interrogarsi sulla reale utilità di questa istituzione a fronte anche di costi di gestione elevati e sull’opportunità di continuare a delegare la liturgia musicale delle cerimonie pontificie ad un’entità professionistica che nega di fatto un reale coinvolgimento dell’assemblea, come richiesto dal Concilio Vaticano II». 
A contrapporsi sono da cinquant’anni i fautori della riproposizione di spartiti rigorosamente agganciati al secolare patrimonio musicale in latino della Chiesa e i sostenitori delle innovazioni artistiche in lingua volgare man mano elaborate a partire dagli anni 60.

A seconda di quale direzione prenda la nomina del maestro della Sistina, si comprende quale orientamento liturgico prevalga in quella determinata fase storica in Vaticano. 
Alla Cappella, infatti, rivolgono poi lo sguardo i cori di tutto il mondo come modello. 
Una differenza di impostazione che nel corso degli anni ha trovato plastica rappresentazione anche nella diversa idea di accompagnamento liturgico delle cerimonie pontificie che ha polarizzato le gerarchie ecclesiastiche. 
In preparazione dell’Anno Santo del 2000, per esempio, nel corso di una serie di incontri culturali organizzati alla residenza universitaria romana Villa Nazareth dal suo presidente, il cardinale Achille Silvestrini, due personalità di primo piano del sacro collegio come gli allora arcivescovi di Milano, Carlo Maria Martini e di Bologna, Giacomo Biffi espressero valutazioni molto distanti sull’opportunità di restare più o meno legati alla tradizione musicale in occasione delle solenni celebrazioni giubilari, con Martini favorevole ad aprire al nuovo e Biffi fermamente convito dell’opportunità che la Cappella Sistina restasse ancorata a quella che per cinque secoli è stata la sua storia. 
Nel 2010, inoltre, fu interpretata come una decisione presa dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone quella di assegnare al suo confratello salesiano don Massimo Palombella (docente al conservatorio «Cantelli e responsabile del coro delle università di Roma) la direzione della Cappella Sistina, in sostituzione di monsignor Giuseppe Liberto, sullo sfondo del braccio di ferro tra i «creativi» e i «tradizionalisti», sostenuti dai «teocon» che della polifonia rinascimentale e del canto gregoriano avevano fatto una bandiera ideologica.  

Fonte: Vatican Insider QUI

Foto storica: Lo spettacolare incidente ferroviario avvenuto della stazione Montparnasse di Parigi  il 22 ottobre 1895.

Per non dimenticare: leggere QUI e QUI  

10 commenti:

  1. Occasionati dall'inchiesta, giudizi acidi ( questi si ideologici! ) da parte di un ambiente ( quello di S, Anselmo ) dei quali la docente si è fatta portavoce, da oltre mezzo secolo, nemico aspro della Cappella Musicale Pontificia ( CMP). Colei dovrebbe documentarsi sull'amore che tanti cori di chiesa di tutto il mondo conservano per la tradizione gregoriano-polifonica, comprese le composizioni dell'ultimo vero direttore sistino, Bartolucci, che con le sue musiche, aderenti al testo, come esigeva il gregoriano e la tradizione palestriniana, con lui divenute complementari.ispirandosi anche ascendenze popolari, ha rinnovato una tradizione che affonda le sue radici dell'epoca paleocristiana alla quale, nel Rinascimento si aggiunse la polifonia dell'area franco-fiamminga. La suddetta anche dovrebbe assistere all'entusiasmo con il quale in chiesa sono accolti dal popolo i rari cori tradizionalisti e spiegare perché la riforma liturgica, nata anche per l'azione benedettino-aventiniana, abbia fatto cadere la musica liturgica nella miseria attuale ( chitarra e tamburello ! ) con il popolo, in nome del quale si operò, ormai del tutto tacitato. La squallida situazione attuale della CMP, artistica e gestionale, è anche l'effetto dell'odio dei riformatori contro di essa che hanno voluto inserire direttori di scarsissimo livello perché dovevano attuare la riforma. L'attuale direttore lo ha fatto anche inserendo nel repertorio musiche di Messiaen, Poulenc e Fauré giudicate di ispirazione intellettuale e sperimentale e non certo liturgica.

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  2. Ennesima e sfuocata di fesa di ufficio di una riforma liturgica che a dato i frutti ben visibili: decadenza del cattolicesimo in tutti i campi. La tradizione gregoriano- polifonica è stata la madre della grande civiltà musicale dell'occidente, universalmente ammirata. Cosa dovrebbe cantare una Sistina, custode di una fede millenaria espressa con il canto ? A colei piace quella ' musica' tra rumore e tristi lagne che si sente nelle chiese, frutto di una riforma difesa con astio ? S. Agostino, che di musica se ne intendeva veramente, ha scritto. " Ognuno si chiede come cantare a Dio. Canta a Lui ma canta bene... Egli non vuole che le sue orecchie siano offese. Infatti ciò che in te l'inesperto non nota, l'artista rimprovera. Infatti, chi si fa avanti per cantare a Dio il quale sa giudicare il cantante, sa esaminare le cose e tutto udire ? ". Chiaro ?

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    1. Grazie per questo bellissimo commento! AC

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  3. Ma nessuno trova assurdo che a insegnare teologia ai monaci e monache benedettini sia una "teologa" laica, oltre al solito Grillo che si vanta di avere due figli e pare sia infuriato col mondo perché la moglie lo ha lasciato? Possibile che non esistano monaci teologi? Io direi che il vero scandalo è questo.

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    1. Quando una persona non ha contenuti attacca gli altri nella vita personale, per di più ignorando la verità. Si vergogni!!

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  4. Una performance della teologa in questione lo troviamo su Rivista di Pastorale Liturgica (n. 6/2009), dove all’articolo del Falsini (risalente al 1981) fa da pendant quello odierno della Perroni: se le “premesse” sono le teorie desacralizzanti del Falsini, le “promesse” risultano dalle ipotesi di lavoro della Perroni: si cade fatalmente dalla “secolarizzazione della liturgia” alla “liturgia della secolarizzazione” (vedere per credere).

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    1. Falsini, classificato come meritava dal card. Antonelli, è colui che disse che la riforma liturgica doveva essere " rapida e radicale", cioè, per chi facesse finta di non capire, improvvisata e distruttiva, infiorettando questo sovversivo discorso con insulti a papa Benedetto per il MP. Questi novatori, smascherati, non hanno mezzi diversi per tentare difendersi.

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  5. Dubito fortemente che la situazione sia gestita secondo le decisioni del Maestro, quale che sia, o secondo criteri musicali (o, peggio che mai, liturgici). In mancanza di un Papa competente per esprimersi in materia liturgica, o di un Segretario di Stato interessato ad una nomina piuttosto che un altra, tutto è in mano ai vari "uffici" che si frappongono tra questo ultimi e la Cappella... intrisi di mentalità sessantottina, ma soprattutto guidati dall'ossequio al loro "dio", che non sta certo nel tabernacolo.

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La Redazione