Museo degli orrori:1) Dal blog di Aldo Maria Valli (vedere anche QUI, QUI e QUI). Per trovare Gesù e la Madonna ci vuole il lanternino. Notate la chicca del palestrato ignudo: una strizzatina d'occhio gay friendly? Preparato - per noi poveri fedeli - dall'Abbazia di Montervergine (come ci riferisce Radio Vaticana), nota ogni anno per i pellegrinaggi di trans e affini (vedi foto sotto). Senza parole.
2)Un simpatico articolo trovato in rete sui presepe polically correct, "non omofobi".
3) Il nuovo presepe del Santuario di Fatima, direttamente dal sito del Santuario (QUI). Al peggio non c'è mai fine.
2)Un simpatico articolo trovato in rete sui presepe polically correct, "non omofobi".
3) Il nuovo presepe del Santuario di Fatima, direttamente dal sito del Santuario (QUI). Al peggio non c'è mai fine.
4) Infine, per tirarci su il morale tra presepi gender e orrori estetici, un post della pagina FB della Nuova Bussola Quotidiana: una boccata di aria fresca in mezzo a tanta atmosfera mefitica (VEDI QUI e QUI PER L'ARTICOLO INTEGRALE del blog Canone Occidentale), scritto dall'amica Daniela. Aggiungiamo la foto di un "vero "presepe napoletano dell'amico Giovanni.
1) Culturisti ignudi in primo piano, Gesù e Maria in ultimo:
Alla fine ci sono andato. A vedere il presepe di piazza San Pietro. Ieri è stato il mio amico pizzaiolo di Borgo Pio a spingermi: «Ci vada, ci vada, poi mi dirà».
Gli ho chiesto: non le è piaciuto?
«Per niente».
E perché?
«Mi
ha messo a disagio. Con quell’uomo nudo in primo piano, il palestrato.
Ma che? È un poveretto quello? Andiamo! Sembra appena uscito da un
centro benessere. E poi Maria e Giuseppe sono persi là in mezzo, quasi
nascosti dagli altri personaggi. Ci vada, ci vada, poi ne parliamo».
E così ci sono
andato. E in effetti devo dire che l’uomo nudo si impone su tutto. Sta
proprio lì davanti, in primissimo piano, roseo, ben tornito, depilato,
con tutti i muscoli disegnati. Ha ragione l’amico pizzaiolo: non sembra
per niente un povero, bisognoso di essere rivestito. Sembra piuttosto un
modello che si compiace delle sue fattezze.
Poi mi ha colpito il morto. Se ne sta un po’ defilato, sopra un tavolo. È coperto da un sudario bianco e di lui si vede soltanto un braccio, naturalmente cadaverico, che pende inerte. Accanto a lui c’è un omaccione: non si sa bene che cosa stia facendo, ma sembra piuttosto minaccioso, con una mano alzata sopra il cadavere e lo sguardo un po’ torvo.
Il presepe quest’anno è stato donato dall’abbazia territoriale di Montevergine e si tratta, come apprendo dalla Radio Vaticana, di «un’opera d’arte realizzata in stile settecentesco secondo la più antica tradizione napoletana». Frutto del lavoro di «un laboratorio artigianale partenopeo», il presepe occupa «un’ampia superficie di circa ottanta metri quadri, con un’altezza massima di circa sette metri». Il tutto è ispirato «alle opere della misericordia, rappresentate da venti figure, con un’altezza variabile intorno ai due metri e composte in terracotta policroma, occhi in cristallo e abiti in tessuto».
Il sottoscritto non ha alcuna competenza artistica. Le statue, in quanto singole statue, sono certamente pregevoli. Ma l’impressione, da ignorante, è di trovarsi di fronte non tanto a un presepe, ovvero alla rappresentazione della nascita di Gesù, bensì a un gruppo di personaggi molto indaffarati, tanto da risultare indifferenti al miracolo della Natività.
Le opere di misericordia sono rappresentate da personaggi impegnati a metterle in pratica: un uomo visita un carcerato (del quale si vede solo la testa, con un effetto raccapricciante perché sembra mozzata); una donna con una brocca in mano dà da bere a un assetato; un giovane assiste un infermo; un signore guarda l’ignudo e gli porge un telo (che però gli pende dalla mano e non è stato ancora impiegato per coprire almeno un pochino il bisognoso), e poi c’è chi alloggia i pellegrini e c’è l’omaccione che, presumibilmente, sta per seppellire il cadavere adagiato sul tavolaccio.
In mezzo a tutto questo attivismo e a questo incrociarsi di sguardi e di membra umane, Giuseppe e Maria sembrano quasi due intrusi, capitati lì per caso. Non so, magari, quando arriverà Gesù Bambino, la sacra famiglia riuscirà a conquistarsi un po’ di spazio, ma per adesso il presepe sembra piuttosto una cooperativa sociale piuttosto disordinata.
Ripeto, non ho competenze artistiche e certamente ciò che sto dicendo farà inorridire gli esperti, ma non posso nascondere lo sconcerto. Perfino i re magi sembrano colpiti più dall’attività che si svolge davanti a loro che non dalla nascita di nostro Signore. E poi manca del tutto la capanna o grotta o riparo che dir si voglia, ridotto a un accenno di cupola, come se Gesù Bambino avesse deciso di venire al mondo in una chiesa terremotata, della quale è rimasta in piedi solo una piccola porzione traballante.
Ho letto da qualche parte che Facebook ha rifiutato la foto del presepe di piazza San Pietro in quanto «sessualmente allusiva e provocante». A causa di quello che il mio amico piazzaiolo chiama «il palestrato», naturalmente. Non so come funzionino queste cose e non mi ci voglio addentrare. Mi limito a osservare quale potrà essere la reazione di un bambino portato a vedere il presepe.
«Scusa papà, scusa mamma, ma dov’è la Madonna? E Gesù Bambino? E san Giuseppe».
«Guarda bene, figlio mio».
«Ma dove?».
«Là, dietro l’uomo… ehm… poco vestito. Li vedi?».
«No papà, non vedo niente».
«Ok, spostiamoci. Ecco, ora vedi?».
«No, vedo la testa di un signore con la pelle scura, che spunta da una finestrella. Gliel’hanno tagliata?».
«No, figlio mio, non gliel’hanno tagliata. Quello è un carcerato e la sua testa spunta dalla prigione. Lo stanno aiutando».
«Sì, ma Gesù Bambino dov’è?».
«Ok, spostiamoci. Ora lo vedi?».
«No, vedo solo un signore steso sul tavolo. Sopra gli hanno messo un lenzuolo bianco. Ma perché?».
«Perché… ehm… è morto».
«Morto? Ma come? Chi lo ha ammazzato? Che gli hanno fatto?».
«Niente, niente, figlio mio. È morto è basta, e ora lo devono seppellire».
«E Gesù Bambino?»
«Ok, spostiamoci. Anzi, ti prendo in braccio. Ora lo vedi?».
«No, vedo solo un re magio con un gran turbante in testa. Non mi piace».
«Ma no, dai, figlio mio, non dire così».
«Papà, mamma, ho paura! Andiamo via!».
«Ma perché? Non sei contento? Non ti piace il presepe?».
«No, non mi piace questo presepe, mi fa paura. Andiamo a casa».
Ecco.
Ora vado a trovare l’amico piazzaiolo. Mi sa che avremo da chiacchierare.
4) Una boccata di aria fresca (QUI L'ARTICOLO COMPLETO di Canone Occidentale dell'amica Daniela):
Il presepio della Provenza fatto dalla nostra lettrice Daniela Bovolenta che ci racconta anche la #storia di questa particolare TRADIZIONE che rappresenta bene la nostra #CAMPAGNA per salvare il #PRESEPIO: "I santons (le statuine) non solo hanno a che fare con la Natività, ma nella loro origine c’è anche il ricordo della violenza anti-cristiana della Rivoluzione francese, che volle vietare le rappresentazioni pubbliche della natività e proibire la celebrazione della Messa di mezzanotte a Natale. Gli abitanti della Provenza NON SI DIEDERO PER VINTI E RICOSTRUIRONO privatamente NELLE LORO CASE le scene della #NATIVITA' che erano abituati a vedere nelle #chiese".
Di seguito altri particolari della storia raccontati da Daniela Bovolenta:
I santons (piccoli santi) provenzali sono statuine d’argilla colorata, tipiche della zona a sud della Francia, soprattutto attorno a Marsiglia. Il vero santonnier, il fabbricante di santons artigianali, vi dirà che la sua attività ha come predecessore niente di meno che Dio stesso, che nel Genesi forgia l’uomo nell’argilla.
Il presepe in francese si dice créche e deriva dal termina latino cripia, mangiatoia, cioè il luogo in cui, secondo il Vangelo di san Luca, Gesù è stato deposto appena nato. (…)
I santons non solo hanno a che fare con la Natività, ma nella loro origine c’è anche il ricordo della violenza anti-cristiana della Rivoluzione francese, che volle vietare le rappresentazioni pubbliche della natività e proibire la celebrazione della Messa di mezzanotte a Natale. Gli abitanti della Provenza non si diedero per vinti e ricostruirono privatamente nelle loro case le scene della Natività che erano abituati a vedere nelle chiese. In un primo periodo i personaggi erano fatti di mollica di pane dipinta, poi poco a poco prese piede l’argilla. Nacque così una tradizione di devozione popolare, ma anche un’industria artigianale ancora profondamente radicata e viva nel territorio.
Come molte altre tradizioni artigianali legate al presepe, i santons hanno uno stile proprio, oltre ai personaggi della Sacra Famiglia, ai re Magi e ai pastori, si trovano figure caratteristiche come la bastidane, cioè la signora del casolare, la cui particolarità è la gonna trapuntata, o a boutis, secondo una tecnica tipica della zona, oppure Grasset et Grassette, due vecchi ben vestiti con gli abiti della festa, braccio sotto braccio, lui porta un ombrello rosso, lei un paniere con delle vettovaglie. (...)O ancora il signor Jourdan e sua moglie Margarido (Margherita), brontolona e litigiosa, ma che come miracolo di Natale ritroverà il buon carattere, e infine Vincent e Mireille, due giovani fuggiaschi per poter coronare il proprio sogno d’amore, contrastato dal padre di Mireille, Roustido. Vincent vorrebbe sposare subito Mireille, ma lei preferisce andare prima a vedere il Bambino, convinta che alla vista della grotta anche suo padre Roustido si intenerirà e concederà infine il suo consenso alle nozze. (...)
Ma da dove nascono tutti questi personaggi? Per i contadini, gli artigiani, i marinai, basta osservare la vita quotidiana, altri sono poeti e scrittori che si possono considerare “glorie” della Provenza, ma alcuni derivano da alcune “pastorali”, cioè rappresentazioni recitate e cantate da mettere in scena nel periodo natalizio. La più famosa tra queste è la pastorale Maurel, scritta in lingua provenzale nel 1844. (...) Il presepe rende plasticamente visibile, alla nostra portata, nel piccolo della nostra quotidianità, il più grande dei misteri: che un Dio abbia tanto amato gli uomini da dare il suo unico Figlio per la loro salvezza.
I santons (piccoli santi) provenzali sono statuine d’argilla colorata, tipiche della zona a sud della Francia, soprattutto attorno a Marsiglia. Il vero santonnier, il fabbricante di santons artigianali, vi dirà che la sua attività ha come predecessore niente di meno che Dio stesso, che nel Genesi forgia l’uomo nell’argilla.
Il presepe in francese si dice créche e deriva dal termina latino cripia, mangiatoia, cioè il luogo in cui, secondo il Vangelo di san Luca, Gesù è stato deposto appena nato. (…)
I santons non solo hanno a che fare con la Natività, ma nella loro origine c’è anche il ricordo della violenza anti-cristiana della Rivoluzione francese, che volle vietare le rappresentazioni pubbliche della natività e proibire la celebrazione della Messa di mezzanotte a Natale. Gli abitanti della Provenza non si diedero per vinti e ricostruirono privatamente nelle loro case le scene della Natività che erano abituati a vedere nelle chiese. In un primo periodo i personaggi erano fatti di mollica di pane dipinta, poi poco a poco prese piede l’argilla. Nacque così una tradizione di devozione popolare, ma anche un’industria artigianale ancora profondamente radicata e viva nel territorio.
Come molte altre tradizioni artigianali legate al presepe, i santons hanno uno stile proprio, oltre ai personaggi della Sacra Famiglia, ai re Magi e ai pastori, si trovano figure caratteristiche come la bastidane, cioè la signora del casolare, la cui particolarità è la gonna trapuntata, o a boutis, secondo una tecnica tipica della zona, oppure Grasset et Grassette, due vecchi ben vestiti con gli abiti della festa, braccio sotto braccio, lui porta un ombrello rosso, lei un paniere con delle vettovaglie. (...)O ancora il signor Jourdan e sua moglie Margarido (Margherita), brontolona e litigiosa, ma che come miracolo di Natale ritroverà il buon carattere, e infine Vincent e Mireille, due giovani fuggiaschi per poter coronare il proprio sogno d’amore, contrastato dal padre di Mireille, Roustido. Vincent vorrebbe sposare subito Mireille, ma lei preferisce andare prima a vedere il Bambino, convinta che alla vista della grotta anche suo padre Roustido si intenerirà e concederà infine il suo consenso alle nozze. (...)
Ma da dove nascono tutti questi personaggi? Per i contadini, gli artigiani, i marinai, basta osservare la vita quotidiana, altri sono poeti e scrittori che si possono considerare “glorie” della Provenza, ma alcuni derivano da alcune “pastorali”, cioè rappresentazioni recitate e cantate da mettere in scena nel periodo natalizio. La più famosa tra queste è la pastorale Maurel, scritta in lingua provenzale nel 1844. (...) Il presepe rende plasticamente visibile, alla nostra portata, nel piccolo della nostra quotidianità, il più grande dei misteri: che un Dio abbia tanto amato gli uomini da dare il suo unico Figlio per la loro salvezza.
Sembra che ci siano in giro anche dei presepi gender, con due Giuseppi senza Maria o due Marie senza Giuseppe. Avanti così! Sempre più nel vortice della follia, della demenza e dello schifo!!!
RispondiEliminaTraduzione iconografica della confusa ideologia pauperistica bergogliana dimentica che nel Presepe il povero è Cristo e solo Lui. Quel nudo che esibisce le sue equivoche forme cui dovrebbero rivolgersi i Magi ( prima che a Gesù !!!) è una irriverenza che sconfina nell'eresia e affermazione del primato dell'uomo su Dio, cioè: ' Querite primum regnum hominis'. Vangelo addio !!
RispondiEliminaAppiattiti sulle opere di misericordia corporale, come una qualunque ONG, dimenticando e sbeffeggiando allegramente le ben più importanti opere di misericordia spirituale.
RispondiEliminaL'unica cosa che ci consola in tanto abominio è la coppia inginocchiata che prega voltando le spalle a quel pseudo presepe rivoltante. Saranno i semplici come loro a conservare il seme ed salvare la cristianità dall'apostasia del clero. Che DIO li protegga.
RispondiEliminaVi preoccupate dei pellegrinaggi di quei trans ? Vi disturba la foto ? Questo è niente. Dovreste assistere ai discinti e sguaiati baccanali che mettono in atto nei ristoranti dopo che sono scesi da Montevergine. Una cosa rivoltante. Depravazione allo stato puro. Al confronto i gay pride sono manifestazioni per educande.
RispondiEliminaQuel 'povero', atleta da feste pagane, dovrebbe prima di tutto inginocchiarsi davanti a Gesù Bambino, adorarlo e chiedere perdono per se e per gli altri per meritare di essere rivestito, mentre sta come chi, alle porte di una chiesa, per lui estranea, sta a chiedere l'elemosina con in mano un telefonino da 400 euro. La scena della Natività sembra del tutto casuale. Dio, ormai, per i demagoghi teologi sta da una parte e l'uomo' protagonista' dall'altra.
RispondiEliminaOrmai lo scisma è di fatto. La Chiesa Cattolica non è più rappresentata dall'attuale corso ecclesiale
RispondiEliminacapeggiato da un papa disastroso, condotto da apostati corrotti e seguito da "fedeli" narcotizzati.
Chi non vede il diavolo dietro quel palestrato nudo è un ingenuo o un cretino.
RispondiEliminaQuell'osceno nudo sta in quell'blasfemo ' presepe' come donne ( e uomini! ) discinte alla porta di locali notturni per attirare avventori. Bergoglio e seguaci " scherzate con i fanti e lasciate stare i Santi!". Caro innocente Bambino, non sappiamo se tu chiederai perdono per loro sulla Croce, visto che sanno bene quello che fanno; ma il male ricadrà terribilmente sulla loro testa se non si pentiranno.
RispondiElimina