Pagine

martedì 20 giugno 2017

La lettera del Card. Caffara: un punto di riferimento dottrinale per i buoni

di don Alfredo Morselli



1. Non siamo soli

L'ultima lettera del Card. Caffarra al Papa, a nome anche di altri Cardinali, costituisce, per i cattolici, un punto di riferimento dottrinale di straordinario valore.
Oggi i buoni fedeli, quelli che riempivano piazza San Pietro ai tempi di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, i tanti che hanno trovato nei pellegrinaggi a Medjugorie un aiuto per la loro fede, il popolo dei Family Day, il popolo della vita, sono decisamente sconcertati: in molti ci chiediamo che cosa stia succedendo nella Chiesa.

Di fronte a questo caos, non pochi fedeli si trovano attratti da varie sirene: risolvere il problema dichiarando la sede vacante e così tagliando la testa al toro; sperare che risalti fuori quella parte del munus petrino rimasto a Benedetto XVI; appoggiarsi su pur vere e importati rivelazioni di mistici (Anna Katharina Emmerick, Anna Maria Taigi, Teresa Neumann etc.) e così ipotizzare che sul trono di Pietro si sia assiso il falso profeta, o che siamo giunti ai tempi dell'abominazione della desolazione… e altre ipotesi di questo genere.

2. Punti fermi

La prime parole rivolte dal Card. Caffarra al Papa, fanno proprio al caso di noi disorientati: calma e sangue freddo! Il Papa, il Vicario di Gesù Cristo, il Beatissimo Padre, è Lui, Francesco:
“Desideriamo innanzi tutto rinnovare la nostra assoluta dedizione ed il nostro amore incondizionato alla Cattedra di Pietro e per la Vostra augusta persona, nella quale riconosciamo il Successore di Pietro ed il Vicario di Gesù: il "dolce Cristo in terra", come amava dire S. Caterina da Siena. Non ci appartiene minimamente la posizione di chi considera vacante la Sede di Pietro, né di chi vuole attribuire anche ad altri l'indivisibile responsabilità del "munus" petrino”. 
Per Lui preghiamo e offriamo sacrifici, ma…
“Siamo mossi solamente dalla coscienza della responsabilità grave proveniente dal "munus" cardinalizio: essere consiglieri del Successore di Pietro nel suo sovrano ministero. E del Sacramento dell'Episcopato, che "ci ha posti come vescovi a pascere la Chiesa, che Egli si è acquistata col suo sangue" (At 20, 28)”.
Il Papa, l'amatissimo Papa, il dolce Cristo in terra (per fede tale, anche se fosse il peggior Papa della storia), può essere aiutato, può essere consigliato. La dottrina proposta dal Vaticano II circa la collegialità (Il Papa assieme ai Vescovi, senza essere un primus inter pares, forma un unico collegio) e la sacramentalità dell'Episcopato (il munus episcopale trova la sua radice e ragion d'essere nel carattere della Consacrazione Episcopale, e non solo nel conferimento di una nomina), autorizza - e talvolta richiede - tutto questo.

Non abbiamo quindi qui una ribellione al Papa, e neppure una riviviscenza di conciliarismo (i Vescovi insieme superiori al Papa); si tratta invece di un aiuto filiale al Santo Padre, reso urgente dal gravissimo stato di confusione che affligge la Chiesa in questo momento.

3. Come si aiuta il Santo Padre?

La prima cosa da fare per aiutare il Santo Padre è porgli rispettosamente delle domande: 
“Il 19 settembre 2016 abbiamo consegnato alla Santità Vostra e alla Congregazione della Dottrina della Fede cinque "dubia", chiedendoLe di dirimere incertezze e fare chiarezza su alcuni punti dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Amoris Laetitia"”.
Ma Colui che invita gli altri a costruire non muri ma ponti, oppone ai Cardinali un muro di silenzio. 
“Non avendo ricevuto alcuna risposta da Vostra Santità, siamo giunti alla decisione di chiederLe, rispettosamente ed umilmente, Udienza, assieme se così piacerà alla Santità Vostra. Alleghiamo, come è prassi, un Foglio di Udienza in cui esponiamo i due punti sui quali desideriamo intrattenerci con Lei”.
3. Oggettive ambiguità che favoriscono l'eresia

La lettera del Card. Caffarra, dopo le importanti premesse e il quadro di cui sopra, dichiara senza mezzi termini il problema:
“Beatissimo Padre,
è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di "Amoris Laetitia". In questo periodo sono state pubblicamente date interpretazioni di alcuni passi obiettivamente ambigui dell'Esortazione post-sinodale, non divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa”.
NB. Il Card. Caffarra non fa tanti giri di parole! In Amoris laetitia ci sono alcuni passi oggettivamente ambigui: ambiguo vuol dire che non è chiaro il suo significato: e ciò è gravissimo perché si dà la possibilità di interpretazioni non solo divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa. Aggiungo io che quando il permanente Magistero della Chiesa propone una verità come da credere de fide, un'interpretazione contraria è eretica; così dichiara infatti la «Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei» della Congregazione per la dottrina della fede (29-6-1998):
“5. Con la formula del primo comma: «Credo pure con ferma fede tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio scritta o trasmessa e che la Chiesa, sia con giudizio solenne sia con Magistero ordinario e universale, propone a credere come divinamente rivelato», si vuole affermare che l’oggetto insegnato è costituito da tutte quelle dottrine di fede divina e cattolica che la Chiesa propone come divinamente e formalmente rivelate e, come tali, irreformabili (Cfr. DS 3074. ).
Tali dottrine sono contenute nella Parola di Dio scritta o trasmessa e vengono definite con un giudizio solenne come verità divinamente rivelate o dal Romano Pontefice quando parla “ex cathedra” o dal Collegio dei vescovi radunato in concilio, oppure vengono infallibilmente proposte a credere dal Magistero ordinario e universale. Queste dottrine comportano da parte di tutti i fedeli l’assenso di fede teologale. Per tale ragione chi ostinatamente le mettesse in dubbio o le dovesse negare, cadrebbe nella censura di eresia, come indicato dai rispettivi canoni dei Codici canonici (Cfr. CIC cann. 750 e 751; 1364 § 1; CCEO cann. 598; 1436 § 1.)”.
Quanto sia grave, da parte di un Papa, lasciare nell'ambiguità i fedeli, lo spiega bene S. Alfonso Maria de' Liguori, parlando del comportamento, oggettivamente non buono, di papa Onorio I di fronte all'eresia monotelita:
“… non neghiamo che Onorio errò nell'imporre silenzio a chi parlava di una o due volontà in Gesù Cristo; poiché dove si tratta di errore, l'imporre silenzio è favorire l'errore; ove si contiene un errore, bisogna farlo palese ed abbatterlo; e in ciò fu la mancanza di Onorio” [1]
e il grande storico René-François Rohrbacher, commentando la scomunica che ricevette post mortem lo stesso Onorio, afferma:
“Quanto all'anatema poi pronunziato contro Onorio, pontefice d'altra parte irreprensibile e che, se fosse vissuto, avrebbe per avventura bramato, al par dell'apostolo, di cader sotto l'anatema pe' suoi fratelli e per la pace della chiesa, noi vi scorgiamo un'ammonizione celeste a tutti i suoi successori perché abbiano a ponderar attentamente checché scrivono, né mai a trattar con superficialità controversie dottrinali” [2]
Ma torniamo ai nostri Cardinali: ecco la descrizione drammatica dell'attuale stato di confusione:
“Nonostante che il Prefetto della Dottrina della Fede abbia più volte dichiarato che la dottrina della Chiesa non è cambiata, sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato. Non solo l'accesso alla Santa Eucarestia di coloro che oggettivamente e pubblicamente vivono in una situazione di peccato grave, ed intendono rimanervi, ma anche una concezione della coscienza morale contraria alla Tradizione della Chiesa. E così sta accadendo – oh quanto è doloroso constatarlo! – che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell'Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via. Viene alla mente l'amara constatazione di B. Pascal: "Giustizia al di qua dei Pirenei, ingiustizia al di là; giustizia sulla riva sinistra del fiume, ingiustizia sulla riva destra"” (grassetto redazionale).
 Questa preoccupazione non è solo di quattro Cardinali, ma di tanti buoni fedeli:
“Numerosi laici competenti, profondamente amanti della Chiesa e solidamente leali verso la Sede Apostolica, si sono rivolti ai loro Pastori e alla Santità Vostra, per essere confermati nella Santa Dottrina riguardante i tre sacramenti del Matrimonio, della Confessione e dell'Eucarestia. E proprio in questi giorni, a Roma, sei laici provenienti da ogni Continente hanno proposto un Seminario di studio assai frequentato, dal significativo titolo: "Fare chiarezza"”.
Il documento si conclude con un accorato appello, inascoltato, e con una nuova protesta di fedeltà:
“Di fronte a questa grave situazione, nella quale molte comunità cristiane si stanno dividendo, sentiamo il peso della nostra responsabilità, e la nostra coscienza ci spinge a chiedere umilmente e rispettosamente Udienza.
Voglia la Santità Vostra ricordarsi di noi nelle Sue preghiere, come noi La assicuriamo che faremo nelle nostre. E chiediamo il dono della Sua Benedizione Apostolica.
Carlo Card. Caffarra
Roma, 25 aprile 2017
Festa di San Marco Evangelista”
4. Che fare?

Non mancano,  a poche ore dalla diffusione di questo documento, le più disparate reazioni: «Che cosa farà il Papa?… Figurati se risponde… La pubblicazione di questa lettera può fare ben poco…»
Io credo che non dobbiamo tento chiederci quello che farà il Papa, ma quello che possiamo - e quindi dobbiamo - fare noi.

Innanzi tutto dobbiamo vivere di fede: iustus ex fide vivit (Gal 3,11; cf Rm 1,17; Ab 2,4, Eb 10, 38); fede nelle promesse di Gesù che ha giurato che le porte dell'inferno non prevarranno sulla Chiesa fondata su Pietro, fede in Gesù che ha promesso che la fede di Pietro non verrà meno, fede in Gesù che ha promesso di essere con la sua Chiesa fino alla fine del mondo. Quindi continuare ad amare soprannaturalmente il Santo Padre; il che non significa approvare tutto quello che dice o fa, ma neppure considerarlo un capo di una società umana, che si può rimuovere o sfiduciare quando le cose non vanno bene.
“E se il Papa cadesse in eresia formale?”, qualcuno potrebbe dirmi.
È senz'altro lecito studiare il da farsi nel caso - da taluni neppure ammesso in ipotesi - di un Papa eretico. In ogni modo, dato che è eretico solo chi impugna ostinatamente una verità di fede, perché ci sia l'eresia è necessaria una ammonizione, e prima dell'ammonizione ci sono le domande.

Se è lecito studiare queste ipotesi teologiche, certamente fin da subito dobbiamo seguire l'esempio Santa Giacinta Marto, la pastorella di Fatima, il cui amore per il Papa ci è stato descritto da Suor Lucia:
“Ci vennero ad interrogare due sacerdoti, che ci raccomandarono di pregare per il Santo Padre. Giacinta domandò chi era il Santo Padre e quei buoni sacerdoti ci spiegarono chi era e come aveva molto bisogno di preghiere. Giacinta cominciò ad amare tanto il Santo Padre che, ogni volta che offriva i suoi sacrifici a Gesù aggiungeva: è per il Santo Padre” [3]. 
Chissà se i sacrifici di Giacinta non fossero - profeticamente - sacrifici per il Papa di oggi?

Nelle preghiere per il Santo Padre, preghiamo in particolare, con la Chiesa, perché il Signore non lo consegni nel giro mentale in cui i suoi nemici [o falsi amici] vogliono trascinarlo:
Oremus pro Pontifice nostro Francisco:
"Domunus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in anima inimicorum eius"
5. Nessun fideismo

Questa preghiera e questo immutato amore per il Papa (non per Francesco o Paolo VI o San Giovanni Paolo II etc, per il Papa) non ci devono impedire di combattere come possiamo la buona battaglia: sosteniamo in tutti i modi i quattro Cardinali, studiamo la dottrina, aiutiamo come possiamo i nostri parroci a capire come stanno le cose, organizziamo conferenze nelle parrocchie, facciamo tutto quanto dipende da noi, sapendo che una crisi dalle proporzioni di quelle attuali potrà essere risolta soltanto da Dio:
2Tim. 4,2 “annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”.
Ma dobbiamo fare tutto ciò rimanendo nelle verità scomoda e crocifiggente, non scegliendo soluzioni facili e dolci al palato, ma false altrettanto quanto le dottrine che non ci stanchiamo di denunciare.
Stiamo vivendo tempi anticristici, tempi mai verificartisi nella storia della Chiesa: i precedenti casi di Papi sospettati di eresia (es. Onorio I e Giovanni XXII) riguardano questioni particolari e circoscritte: Gli storici discutono quanto questi Papi abbiano effettivamente aderito all'eresia.
Forse abbiamo un precedente altrettanto grave come oggi nella crisi ariana; ma allora l'eresia non aveva a disposizione tutti mezzi di comunicazione che ha oggi e molti fedeli vivevano la loro fede ignari di quel che succedeva. Non di meno Gesù ci ha promesso che tempi come questi saranno abbreviati per gli eletti:
Matt. 24,22 “E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati”.
Allora diamoci da fare per fare gli eletti, comportiamoci da eletti per abbreviare la notte: per fare gli eletti, soprattutto a cent'anni da Fatima, entriamo nel Cuore Immacolato di Maria, vera Arca di salvezza, e aspettiamo fiduciosi il trionfo di questo stesso Cuore:

Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio 
…Infine il mio cuore immacolato trionferà

NOTE

[1] S. Alfonso M. De Liguori, Istoria delle eresie colle loro confutazioni, t. I, Bassano 1773, cap. VII, 8, p. 242.
[2] René-François Rohrbacher, Storia universale della Chiesa Cattolica, vol. V, Torino 1860, p. 708, grassetto redazionale.
[3] P. Luigi Kondor, SVD – P. Dr. Joaquin M. Alonso, CMF (†1981) a c. di, Memorie di Suor Lucia, Volume I, Fatima: Secretariado dos Pastorinhos, 2005, p. 50.