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mercoledì 15 febbraio 2017

Ex anglicani più fedeli alla Tradizione e alla dottrina di sempre?



Amoris Laetitia e l'Ordinariato ex anglicano. I convertiti sono spesso meglio dei "nati" cattolici.
Da vedere, per noi amanti della liturgia tradizionale, l'altare coram Deo di una delle ultime parrocchie che chiede di entrare nell'Ordinariato (VEDI QUI), ovviamente con l'opposizione del vescovo locale, spaventato dal tradizionalismo dottrinale e liturgico dei nuovi.
L

14-2-17 Settimo Cielo
A papa Francesco non sono mai piaciuti gli anglicani che si fanno cattolici. Preferisce che restino dove sono, e l'ha detto. Intanto però ha ricevuto in eredità dal suo predecessore Benedetto XVI un ordinariato speciale, eretto nel 2012, che ha in cura proprio i fedeli degli Stati Uniti e del Canada convertiti dall'anglicanesimo.
Questo ordinariato ha il nome della Cattedra di San Pietro e opera come un'immensa diocesi con sede centrale a Houston, nel Texas. Ad essa fanno capo più di quaranta parrocchie. Le sue liturgie fanno tesoro della tradizione anglicana, che non è molto diversa da quella cattolica più attaccata alla tradizione.
Il suo vescovo è Steven J. Lopes, 42 anni, nato in California da padre portoghese e madre polacca, per dieci anni, dal 2005, ufficiale della congregazione vaticana per la dottrina della fede, e promosso a questo ruolo da papa Francesco il 24 novembre 2015.
Ebbene, in gennaio il vescovo Lopes ha offerto ai suoi sacerdoti e fedeli una lettera pastorale con le istruzioni su come interpretare e mettere in pratica "Amoris laetitia".
E naturalmente tutti sono subito corsi a leggere che cosa vi era scritto sulla controversa questione della comunione ai divorziati risposati.
Trovando questa risposta:
"Una coppia civilmente riposata, se impegnata alla completa astinenza, può accedere all'eucaristia, dopo un serio discernimento con il suo pastore e facendo ricorso al sacramento della riconciliazione".
Una risposta perfettamente in linea sia col titolo dato alla lettera pastorale – "Una fedeltà a tutta prova" – sia soprattutto con il magistero della Chiesa di sempre, da San Paolo al Concilio di Trento agli ultimi papi prima dell'attuale.
Ecco più in esteso il passaggio riguardante la comunione ai divorziati risposati.
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UNA FEDELTÀ A TUTTA PROVA

di Steven J. Lopes
[…] La formazione della coscienza "può includere l'aiuto dei sacramenti", compresa la riconciliazione e, in certe condizioni, l'eucaristia (Amoris laetitia, n. 351, n. 336). Come la Chiesa insegna, e come ha sempre tenuto fermo, poiché ricevere l'eucaristia è ricevere Cristo stesso, "chi è consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il sacramento della riconciliazione prima di accedere alla comunione" (Catechismo della Chiesa cattolica, 1385). San Paolo ha ammonito che "chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (1 Cor 11, 29), come papa Giovanni Paolo II ha riaffermato: "Vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, 'si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale'" (Ecclesia de Eucharistia, 36).
Sotto la guida dei loro pastori evitando occasioni di confusione e di scandalo, i divorziati civilmente risposati possono ricevere l'eucaristia, a condizione che quando "per seri motivi – quali, ad esempio, l'educazione dei figli – non possono soddisfare l'obbligo della separazione, assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi" (Familiaris consortio, 84). Una coppia risposata, se impegnata alla completa astinenza, può accedere all'eucaristia, dopo un serio discernimento con il suo pastore e facendo ricorso al sacramento della riconciliazione. Questa coppia può anche provare come sia difficile la continenza, e può talvolta cadere, nel qual caso essi, come ogni cristiano, si devono pentire, confessare i loro peccati e ricominciare di nuovo.
La riconciliazione esige il pentimento, "il dolore dell'animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire! (Catechismo della Chiesa cattolica, 1451) Una coppia civilmente risposata fermamente decisa a una completa castità si impegna quindi a non peccare di nuovo, il che è del tutto diverso da una coppia civilmente risposata che non ha la ferma volontà di vivere castamente, per quanto possa provare dolore per il fallimento del primo matrimonio. In una situazione come questa, o essi non riconoscono che la loro mancanza di castità, che è adulterio, è un peccato grave, oppure non hanno il fermo proposito di evitare il peccato. In entrambi i casi la disposizione richiesta per la riconciliazione non è adempiuta, ed essi riceverebbero l'eucaristia in stato di peccato grave. A meno che e fino a quando i civilmente risposati sinceramente intendono astenersi del tutto dalle relazioni sessuali, la disciplina sacramentale non consente loro di ricevere l'eucaristia.
Il fermo proposito di vivere castamente è difficile, ma la castità è possibile e "si può vivere con la forza della grazia" (Amoris laetitia, 295)… Dio comanda solo ciò che è per la nostra felicità e non ci abbandona mai nella debolezza e nel bisogno. […]
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Nel frattempo, papa Francesco continua a non rispondere alle richieste – rivoltegli in primis da quattro cardinali – di "fare chiarezza" sui dubbi suscitati da alcuni passaggi della sua esortazione postsinodale "Amoris laetitia".
Si è pronunciato, finora, solo con poche parole allusive, indispettite. Oppure approvando quanto detto e scritto di permissivo dai vescovi argentini della regione di Buenos Aires e dal suo vicario per la diocesi di Roma.
Il papa ha scelto di tacere anche quando per forza di cose è incappato in testi liturgici che avrebbero potuto costringerlo a pronunciarsi.
Ad esempio, il 4 ottobre 2015 Francesco si guardò bene dal citare e commentare il brano del Vangelo di Marco (10, 2-12) che si lesse in tutte le chiese cattoliche del mondo, a messa, in quella domenica d'inizio del sinodo del 2015 sulla famiglia, il brano nel quale Gesù esclude tassativamente il divorzio consentito dalla legge di Mosè.
E lo stesso è accaduto domenica scorsa, con il parallelo brano del Vangelo di Matteo (5, 17-37) letto a messa in tutte le chiese. All'Angelus, Francesco ha schivato di citare sia quel passaggio, sia quell'altro di poche righe più avanti nel quale Gesù dice: "Sia il vostro parlare sì sì, no no".
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Tornando agli anglicani passati al cattolicesimo, c'è una florida parrocchia, a San Antonio, nel Texas, nata negli anni Ottanta da una prima ondata di conversioni, che ora chiede di aderire all'ordinariato della Cattedra di San Pietro.
Ma il vescovo di San Antonio, Gustavo Garcia-Siller, non solo non glielo consente, ma ha sospeso dal suo ruolo il parroco e fondatore della parrocchia, il reverendo Christopher Phillips.
Il timore del vescovo è che l'intera parrocchia, con i suoi numerosi fedeli anche di rito latino, sfugga al suo controllo ed emigri verso il lido anglo-cattolico, per lui troppo "all'antica" sia sotto il profilo liturgico, sia sotto il profilo della dottrina e della pastorale, a giudicare dalla lettera del suo ordinario a commento di "Amoris laetitia".

1 commento:

  1. L'ostilità di Bergoglio verso gli anglicani che rientrano nella Chiesa cattolica, apostolica e romana, favorita con profonda conoscenza della teologia e del diritto canonico da Papa Benedetto,rivela la sua ideologia relativistica che concepisce la Chiesa vestita di pezze colorate cucite con il filo bianco come dimostra il suo filoprotestantesimo.

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La Redazione