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mercoledì 17 agosto 2016

Il fondamentalismo “papal-popolare” di Papa Francesco

 
 Una severa ma rispettosa analisi del regnante pontefice.
L
Partendo dalle riflessioni che abbiamo letto qui, scaturite dalle parole del Papa sull’aereo in ritorno dalla Polonia, a riguardo dei cristiani “che uccidono la suocera”, violenti e perciò, dice il Papa, fondamentalisti cattolici… ci soffermiamo in alcune brevi considerazioni proprio sul termine “fondamentalisti” così usato – come paragone – contro alcuni gruppi di cristiani, o i singoli battezzati che… uccidono qualcuno.
Papa Francesco non è nuovo, per la verità, nelle cose che dice. Chi ha la pazienza di seguirlo e di ascoltarlo e di leggere i testi ufficiali, si renderà conto che è molto ripetitivo, difficilmente dice cose nuove, o esprime concetti nuovi. Intendiamoci, non è del tutto negativo quando sviscera concetti ripetendoli più volte in diverse occasioni, magari dandogli sfondi diversi. Usa un linguaggio semplice e popolare che, senza dubbio, cattura l’attenzione dei mass-media e – dicono – arriva subito al cuore della gente. In verità ci chiediamo: che cosa arriva “al cuore della gente” di certo linguaggio “papal-popolare”, filtrato pure dai mass-media?

Nei primi mesi di pontificato continuava, per esempio, a ripetere con molte sfumature diverse, l’importanza del Battesimo, andare a cercare la data del giorno del nostro Battesimo e festeggiarla quale compleanno del nostro ingresso nella “Santa Madre Chiesa” e quindi, come ha ripetuto ai giovani ad Assisi, festeggiare questa figliolanza divina, un dono, una adozione ricevuta per mezzo del Battesimo. Ci chiediamo, allora, quante persone che dicono di “seguire il Papa”, hanno  preso sul serio le sue parole e festeggiano il giorno del proprio Battesimo, ripensando e promuovendo quelle Promesse che sono le fondamenta della nostra fede?
O come quando agli sposi novelli, ai giovani fidanzati, in diversi incontri, ha ripetuto quelle tre parole importanti per mandare avanti un matrimonio: permesso, grazie e scusa, quel perdonarsi, anche se dovessero volare dei piatti, ma perdonarsi…. e con tanti altri aneddoti o racconti, partendo così, come è onesto fare, da molti aspetti positivi di questo carisma personale a Papa Francesco, che nessuno può negare. Ci chiediamo, però, quanti matrimoni cristiani si sono salvati, in questi tre anni, grazie alle parole gradevoli e semplici del Papa? Quanti che si sono separati, sono ritornati insieme per difendere e salvare la propria unione sacramentale del proprio matrimonio? E quanti fra divorziati-risposati, sono ritornati a Dio, al Cristo, mettendo in pratica il VI Comandamento o, come insegna san Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio, vivono in concreto da fratello e sorella?
Non stiamo dando la responsabilità al Papa, al contrario, stiamo chiedendo quanti, inneggiando questo linguaggio popolare, questa simpatia papale, fino a che punto si sono convertiti al Cristo e alla legge di Dio, integralmente, nei Dieci Comandamenti per esempio, o quanti fuoriusciti dalla Chiesa, hanno fatto ritorno non per pretendere cambiamenti dottrinali, ma per amore al Catechismo, amore ai Comandamenti, amore alla Chiesa, amore al Cristo. Che forse le Chiese e i confessionali si sono davvero riempiti? Non ci risulta, anzi, risulta che l’abbandono prosegue, magari con un più generico effetto sincretista, ma si procede all’abbandono. Tanto per fare un esempio i numeri dell’ultima Gmg in Polonia, appena conclusa, sono calati drasticamente di ben oltre la metà dei partecipanti, un segnale negativo per l’Europa, una continua caduta libera, che dimostra che il famoso “effetto Papa Francesco” era ed è una macchinazione mediatica.
Luci ed ombre, e chi non ne ha? Travi e fuscelli attraversano i nostri sguardi, in tutti. Ma qui trattandosi di luci ed ombre, travi e fuscelli che attraversano anche gli sguardi del Pontefice, non possono rimanere a lungo nascosti, e non è giusto far finta che vi siano solo luci laddove le ombre o le travi o i fuscelli oscurano e gettano confusione ovunque. Anche perché non intendiamo affatto parlare della vita personale o privata di Papa Francesco, ce ne guarderemo bene, quanto piuttosto del suo magistero e del suo pontificato che riguarda tutta la Chiesa, e perciò riguarda noi, e di ciò abbiamo il dovere di discutere proprio per trarre le cose buone da quelle nebulose.
È evidente che il Papa è malamente consigliato, non lo affermiamo solo noi, ma lo diceva con sommo dolore qualche giorno fa il vaticanista Aldo Maria Valli, vedi qui. Qui portiamo ora queste prove, abbiate la pazienza di seguire il discorso fino in fondo, prima di giudicarci. Grazie.
Composto del latino fundus, fondo, e del suffisso ismo, il fondamentalismo nasce proprio per indicare le restrizioni – o integralismo – mentale a riguardo delle indicazioni di un testo sacro e per questo il termine è sempre stato associato a colui che, della religione, prende alla lettera il contenuto e lo impone in modo rigido, contro ogni altro tentativo che potrebbe tendere – per il fondamentalista – a relativizzare un testo sacro, o l’insegnamento – magistero – di chi detiene l’autorità per interpretarlo. Facciamo un esempio concreto: il termine fondamentalismo nasce, se vogliamo essere pignoli, sistematicamente per i cristiani proprio a causa del Protestantesimo con la dottrina luterana dei tre “Sola”. In passato, soprattutto nel primo Millennio, il termine poteva essere usato, altro esempio, per i donatisti, per gli ariani, per i manichei, e così via, ma tutti estremismi che venivano denunciati dalla Chiesa per quali erano: eresie.
Perché il Papa usi questo termine contro gruppi cattolici, è allora incomprensibile dal momento che, tutti gli esempi o paragoni che porta, escludono proprio il “fondamentalismo” nel cattolicesimo il quale, essendo proprio la religione universale per eccellenza, il fatto di essere cattolica (=universale), esclude di per se ogni ismo a meno che, attenzione, non si porta l’esempio di piccoli gruppi isolati  che usano la Scrittura per staccarsi dalla Chiesa Cattolica e “fundare” – con ogni ismo – una propria comunità, usando il testo Sacro come legge esclusiva (nel protestantesimo abbiamo ben oltre 40 mila denominazioni cristiane  che fanno questo). Ora, dai paragoni fatti dal Papa sull’aereo, come si può parlare di “fondamentalismo religioso” quei cattolici che “uccidono la suocera, i figli, i genitori”, ecc…, paragonandoli al fondamentalismo islamico che sfocia oggi nell’Isis?
Papa Francesco, in un’intervista, ha detto che «faccio continuamente dichiarazioni e pronuncio omelie, e questo è magistero. Quello che c’è lì è ciò che io penso, e non quello che i media dicono che io penso». Non possiamo non chiederci se non sia questa, piuttosto, una forma di fondamentalismo papale, attraverso il quale piuttosto, emergono molti limiti e soprattutto non poche idiosincrasie della Scrittura usata in modo molto arbitrario, privata spesso della Tradizione. L’idiosincrasia, per chi non lo sapesse, è quel «particolare temperamento» e “mescolanza” che porta a quella «incompatibilità, avversione, ripugnanza verso determinati oggetti, per lo più astratti, verso situazioni o anche persone…», lo dice il vocabolario, ognuno rifletta.
Facciamo alcuni esempi concreti: nella famosa Evangelii gaudium riscontriamo, fra le molte frasi discutibili, dalle sue stesse parole  il: “sogno… di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione…” Restiamo basiti! Come può un Romano Pontefice, anche solo ipotizzare, un’inesistente contrapposizione tra l’autopreservazione della Santa Chiesa Cattolica e la sua missione nel mondo? La Tradizione e il Depositum Fidei sono questa autopreservazione, proprio dal rischio delle eresie, dal caos dottrinale e dalla Babele delle parole, delle chiacchiere.
Il Papa riassume perfettamente il suo pensiero in queste parole tratte sempre dal documento citato: “Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc.6,37).”
Getta scompiglio e confusione, per non dire amarezza, che un Pontefice irride la costituzione, le dottrine e le consuetudini stesse della Chiesa Cattolica, definendole mere “strutture”, “regole” e “abitudini” che priverebbero i fedeli del proprio cibo spirituale, lasciandoli morire al di fuori delle porte della Chiesa…. In queste espressioni il Papa afferma, così, che tutto ciò in merito a quella stessa Chiesa che ha costruito e trasformato intere civiltà, che ha allevato e nutrito innumerevoli Santi, ordini religiosi, vocazioni sacerdotali e religiose, istituti di carità per la salvezza delle anime e dei corpi, dei veri e propri “alberghi” per i samaritani di ogni tempo, oltre ad un numero incomparabile di opere di misericordia corporale, non è altro che “vecchie abitudini” che conducono a false protezioni… Certo che il Papa non sta dicendo letteralmente questo, ma l’assenza di esempi mirati a far capire quali sono quelle “strutture” che ci ingabbiano e ci danno una falsa protezione, per non seguirne le orme, portano il lettore ad interpretare liberamente ciò che il Papa dice.
Va detto piuttosto, che, Papa Francesco, ha spesso deriso quei fedeli che difendono le tradizioni o la stessa dottrina della Chiesa, tanto da spingere un osservatore a stilare un Piccolo Libro degli insulti rivolti ad alcuni cattolici, nonché rivolte a sacerdoti e vescovi troppo “zelanti”, rigoristi – un comportamento senza precedenti per un Papa. Tra gli epiteti “simpaticamente” lanciati dal Papa, vi sono termini come: fondamentalisti, Farisei, Pelagiani, trionfalisti, Gnostici, nostalgici, Cristiani superficiali, banda degli scelti, pavoni, moralisti pedanti, uniformisti, orgogliosi, autosufficienti, autoreferenziali, intellettuali aristocratici, “cristiani pipistrelli che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore,” e quant’altro, tanto da poterli raccogliere in un libro, data la mole e la fantasia di vocabolario. Eppure non esiste un solo esempio concreto, da parte del Papa, atto a spiegare chi sono questi Cattolici, dove vivono nella Chiesa. Immaginiamo dunque, attenendoci scrupolosamente alle sue parole, che questi sono sparsi all’interno della Chiesa e, alla fine della fiera, sono tutti coloro che non la pensano come lui… vedi qui.
Dal Papa non esce nemmeno una parola di biasimo o di attacco contro tutti i nemici delle dottrine della Fede, né per i deviati sessuali che infestano la gerarchia ecclesiastica di oggi, neppure per un Galantino che osa modificare spudoratamente la Sacra Scrittura, o parole dure verso un cardinale Ravasi che può permettersi di scrivere una Lettera aperta ai “fratelli massoni” su di un noto quotidiano, elogiandoli e affermando apertamente di frequentarli, quando c’è chiara e netta la condanna della Chiesa e persino è valida ancora la scomunica, a chi partecipa della Massoneria.
Al contrario il Papa sembra dire, in questo caso, “chi sono io per giudicare?”. Ma come, e nell’Evengelii gaudium non c’è il giudizio sui cattolici che non la penserebbero come lui? E non giudica egli stesso, ogni giorno da santa Marta, tutti quei cattolici (ma chi sono poi questi, non si sa) che oserebbero impedirgli di modificare la Chiesa?
Sempre nell’Evangelii Gaudium, che dobbiamo citare perché è l’asse programmatica di questo pontificato, riassume perfettamente tutta l’acredine – che non ha precedenti negli annali del papato – nei confronti dei difensori della rettitudine dottrinale e liturgica. Di costoro Papa Francesco è giunto a ridicolizzare parlando di “una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa”, affrettandosi poi ad accusare i cattolici tradizionalisti del fatto che “non li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia”, fornendo di loro un’ingiusta e crudele caricatura di persone che vorrebbero ridurre la Chiesa “ad un museo o un possesso di pochi.” (EG n.95)…
Saremo stati grati al Papa se, lanciando questi anatemi e accuse, avesse fatto però anche degli esempi concreti mirati ad evitare proprio quella generalizzazione, all’interno di queste parole sprezzanti, coloro che custodiscono l’amore verso la tradizione, anche liturgica, e al tempo stesso si occupano delle opere di misericordia corporali e spirituali. Certo, si potrebbe anche rispondere: “ma tu hai la coda di paglia! Se ti senti coinvolto allora vuol dire che il Papa ha ragione…!” E no! non funziona così, non sta parlando un pinco pallino qualsiasi, sta parlando il Pontefice il quale, a sua volta, sta disprezzando piuttosto quelle opere di misericordia spirituali che prevedono anche la cura per la Liturgia con tutti gli accessori necessari per la Messa, disprezzo per il Summorum Pontificum di Benedetto XVI che prevede la cura di ogni accessorio con annessi e connessi. Perché, proprio in generale, non si tratta affatto di “cura ostentata”, e come può giudicare se non porta esempi concreti per aiutare chi legge a comprendere correttamente a chi si riferisce?
Ma per amore proprio della verità e della giustizia, non possiamo non far notare che il Papa stesso sembra aver passato molto del suo tempo ad analizzare, classificare ed in effetti giudicare gli altri non sulle eresie, ma sulla difesa del Depositum Fidei e della Tradizione – con crescente smarrimento ed imbarazzo da parte di molti cattolici, che mai prima d’ora avevano veduto un simile comportamento da parte di un Pontefice Romano. Purtroppo, questo comportamento non sembra attenuarsi, anche se noi stessi possiamo trarre benefici personali, riferendoci a quel monito di Cristo che vale per tutti, ma anche per il Papa: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?  Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Lc 6,41-42). Ma questo vale per tutti, e valgono anche tutti moniti precedenti come: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.” (Lc 6,39-40), altrimenti si rischia davvero il fondamentalismo scritturale di luterana memoria o, come scriveva San Josèmaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei: «Triste ecumenismo quello che sta sulla bocca di cattolici che maltrattano altri cattolici» (Solco, n. 643).
Di tutt’altro avviso era il Venerabile Pio XII che proprio su questo argomento, ammoniva: ” Ora, se da una parte constatiamo con dolore che in alcune regioni il senso, la conoscenza, e lo studio della Liturgia sono talvolta scarsi o quasi nulli, dall’alto notiamo con molta apprensione che alcuni sono troppo avidi di novità e si allontanano dalla via della sana dottrina…” (Pio XII encicl. – Mediator Dei – 20 novembre 1947), ben sapendo a chi si riferiva e con chi ce l’aveva.
Eviteremo qui di soffermarci sulla triste vicenda dei Frati Francescani dell’Immacolata (FFI), a chi sta a cuore l’argomento può vedere qui parte prima, qui parte seconda, per questa situazione si continui a pregare e a rispettare il silenzio e l’atteggiamento che è tutto un magistero di vera obbedienza al Papa, amore per la Chiesa e spirito di sacrificio, da parte dei due Fondatori ai quali non è stato ancora concesso di sapere le vere motivazioni per questo trattamento irreale; che ancora non è stato concesso loro di vedere il Papa, né il Papa li ha mai convocati, a differenza e a dispetto di tutti i frequentatori più strampalati ed osceni che, a santa Marta, hanno accesso libero e fanno il bello e cattivo tempo nella stampa mediatica.
Ci avviamo così a delle conclusioni che non sono un giudizio, ma una attenta analisi di fatti che sono in linea, purtroppo, con altre sbalorditive tesi del Papa – prontamente riprese e celebrate dai mass media – secondo cui la Chiesa sarebbe “ossessionata“ da questioni legate ad “aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi,” che per sua stessa ammissione, disse il Papa: “non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato” (vedi Intervista a Spadaro, qui). Eppure, queste gravi malvagità minacciano la sopravvivenza stessa della nostra civiltà, in mezzo a quella che Giovanni Paolo II aveva definito “una cultura della morte” e “un’apostasia silenziosa”
Durante il viaggio in Africa, tra il 25 ed il 30 novembre, il Papa ha affermato che il mondo “è al limite del suicidio“, non perché il mondo laico ha rifiutato Dio e i cristiani stanno abbandonando Gesù Cristo, ma a causa dei “cambiamenti climatici….”, tanto da dedicarci persino una enciclica tutta ideologica, la Laudato sì, nella quale non si fa mai riferimento alla tempesta sedata… o alla conversione a Cristo. E ancora, come accade durante questo pontificato, non si menziona minimamente la vera minaccia suicida della nostra civiltà, così egregiamente delineata dal grande Predecessore, il Venerabile Papa Pio XII, che dice testualmente: “oggi quasi tutta l’umanità va rapidamente dividendosi in due schiere opposte, con Cristo o contro Cristo. Il genere umano al presente attraversa una formidabile crisi che si risolverà in salvezza con Cristo o in funestissime rovine… Niente perciò sembra più adatto del dogma della comunione dei santi per ben inculcare nella mente e nel cuore del popolo cristiano l’utilità e l’importanza delle missioni.” (encicl. Evangelii Praecones, 2 giugno 1951). Rivolgendo, invece e costantemente le attenzioni della Chiesa ad una “crisi ecologica-ambientalista” secolare, Papa Francesco rischia di far perdere di vista ai fedeli la crisi Cristologica della nostra epoca, che mette a rischio la salvezza eterna di innumerevoli anime e al ribaltamento: prima l’uomo, poi forse, Dio.
Fondamentalismo, dunque, siamo partiti da qui e ci avviamo alla conclusione riflettendo queste altre parole del Papa quando disse, sempre in queste interviste:
Fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni… noi Cattolici ne abbiamo alcuni – e non alcuni, tanti eh? – Che si credono con la verità assoluta e vanno avanti sporcando gli altri, con la calunnia, con la diffamazione, che fanno male, fanno male… il fondamentalismo religioso non è religioso, perché manca Dio… è idolatrico, come idolatrico il denaro…” (vedi qui)
Dopo aver dimostrato che cosa è il vero  fondamentalismo, non può non rattristarci che il Papa denunci persino “tanti” membri del suo stesso gregge come “idolatri”, suggerendo un’equivalenza morale tra i Cristiani, certamente peccatori, ed i fanatici islamici che stanno massacrando, torturando, stuprando, esiliando e schiavizzando così tanti Cristiani in tutto il mondo e, afferma ancora il Papa: “Non si può cancellare una religione perché ci sono alcuni gruppi – o molti gruppi – in un certo momento della storia, di fondamentalisti… a quante guerre, non solo di religione, abbiamo fatto noi cristiani? Il sacco di Roma non l’hanno fatto i musulmani!”
Intanto tranquillizziamo il santo Padre perché non saremo noi a cancellare la religione degli altri, e non lo abbiamo mai fatto, semmai in passato ci siamo difesi, ma soprattutto perché sarà l’Islam a far fuori la nostra e, aspetto curioso ma fondamentale, siamo noi Cattolici che ci stiamo suicidando, che ci stiamo estinguendo, che stiamo disperdendo la nostra identità, ma grazie a Dio restiamo saldi alle parole di Gesù: non prevarranno! Nessuno prevarrà!
Ora, ancora una volta, ci risiamo a vecchie denunce e falsità storiche, anzi che non ha messo in mezzo le Crociate e l’Inquisizione, ma non è da escludere che mirasse a queste. Però, Santo Padre, davvero, cambi consiglieri, e si ricordi che noi il Mea Culpa, l’abbiamo fatto più volte! Prenda qualcuno che la storia la conosce veramente, perché è imbarazzante quanto afferma, dal momento che dimostra di non conoscerla.
Queste sconsiderate parole non sono degne di un sommo Pontefice e mettono in serio imbarazzo la Chiesa, noi fedeli cattolici e il Papa stesso. Anche solo da un punto di vista storico, le sue dichiarazioni sono infatti errate e vanno corrette:
Innanzitutto, i Musulmani saccheggiarono davvero Roma dall’Anno 830 e fino all’Anno 846 con diverse incursioni razziando le Basiliche di San Paolo e San Pietro e seminando morte ovunque, tanto che poi, tra l’Anno di grazia 848 e 852, spinsero Papa Leone IV a costruire le famose “Mura Leonine”, proprio per difendere la Sede di Pietro dal Jihad musulmano, vedi qui. Quando nell’Anno 849 i Saraceni ci riprovarono dal mare, nella famosa battaglia detta di Ostia, oltre alla bravura dei Cristiani che tentarono una disperata difesa della Città Eterna (si allearono Gaeta, Napoli, Sorrento e Amalfi), una improvvisa tempesta diede ai Saraceni il colpo di grazia, spingendoli definitivamente a rinunciare ai loro propositi di conquista, ma era solo una tregua.
Possiamo anche citare l’episodio del miracolo di Santa Chiara di Assisi del 1241, riportando le parole originali del fatto: “In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l’impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell’ira. Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l’esercito si avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini…” (1) Giusto per ricordare, ad ognuno di noi, come Santa Chiara vinse l’invasione Mussulmana…
Seconda correzione, se il Papa intendeva quel sacco di Roma del 1527 da parte dell’esercito dell’Imperatore Carlo V, quell’episodio non ebbe nulla a che vedere con il “fondamentalismo” religioso cristiano, ma semmai con questioni politiche che portarono l’imperatore a punire Clemente VII, un papa debole e vacillante che si era improvvidamente alleato con Francesco I, re di Francia, all’epoca in guerra proprio contro Carlo V. Anzi, a dirla tutta, l’esercito dell’Imperatore era composto prevalentemente da Lanzichenecchi, cioè da mercenari tedeschi quasi tutti Luterani, e furono loro i responsabili delle profanazioni e delle razzie nella Città Eterna, oltre che di episodi di inaudita violenza contro i cattolici che vi risiedevano. L’arma che mosse questa invasione fu l’odio contro la Chiesa romana, contro il Papa, contro il suo magistero. Non dovremo forse chiedere ai luterani di fare alla Chiesa il proprio mea culpa?
Il Papa dovrebbe studiare un tantino la storia europea, comprendiamo bene che ha sempre vissuto in Argentina, e che non è obbligato a conoscere la storia dell’Europa, ma se vuole parlarne allora sì, una formazione culturale è indispensabile perché, per altro, in quello stesso periodo, molti pirati musulmani – che possiamo tranquillamente definire veri “fondamentalisti” violenti – stavano contribuendo all’espansione dell’Impero Ottomano per mezzo della conquista di molti territori Cristiani, fino a quando la decisiva e miracolosa sconfitta della flotta Mussulmana, durante la famosa Battaglia di Lepanto del 1571 prima e quella di Vienna poi, fra l’11 e il 12 settembre 1683, impedì definitivamente la conquista islamica di tutta Europa e probabilmente un altro sacco di Roma. Inutile poi voler, a buona ragione, difendere gli Armeni dal triste genocidio, quando si vuole poi (volutamente?) ignorare il resto della storia.
In sostanza, inutile far finta che non sia vero, è da stolti ed incoscienti, questo Pontificato ha ottenuto l’unanime consenso da parte del mondo secolare, ma al prezzo grave e salato di gettare il bene comune della Chiesa in uno stato di confusione e divisione, nonché di profonda ignoranza sulla storia della Chiesa. Ci provino a negarlo, o a contestarlo con altrettanti argomenti validi, proprio coloro che usano certa “papolatria” per continuare ad affossare l’eredità dottrinale e della tradizione viva della Chiesa, abbiano questo coraggio! Queste interviste ridicolizzano, rimproverano e condannano i cattolici ortodossi, dimostrando al contempo un’illimitata tolleranza e misericordia verso tutto ciò che è eterodosso o sessualmente deviato, mirando a sovvertire la disciplina sacramentale che era stata difesa da un Papa pure canonizzato, san Giovanni Paolo II.
Un magistero liquido sovente accompagnato ovunque dall’adulazione dei mass media e dalle folle adoranti, o inebriate da falsi scopi (come quello di cambiare le dottrine), deliranti nelle molte affermazioni “perché ti piace il Papa?”, lasciando a voi la risposta. Non dimentichiamo l’avvertimento di Nostro Signore: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.” (Lc.6,26)… e forse chissà, proprio queste nostre critiche filiali, saranno invece di aiuto al ministero di Papa Francesco, sempre che voglia davvero ascoltare le buone critiche, come lui stesso ha affermato di apprezzare.
Questo pontificato pone seri rischi per l’integrità degli insegnamenti Cattolici in tema di fede e morale…. e non siamo noi a dirlo, ma niente meno che alcuni Vescovi intervistati che lo hanno liberamente dichiarato, sotto molti aspetti, nelle loro agghiaccianti risposte, o confessioni, visto che devono rispondere nell’anonimato, per evitare ritorsioni! Vedi qui. E non si dica che questi sono vescovi tradizionalisti, eh!
O come l’appello al Papa del cardinale Caffarra, emerito della cattedra bolognese, vedi qui.
«La prima Misericordia di cui abbiamo bisogno è la luce impietosa della Verità» (Giacomo card. Biffi, “Pecore e Pastori”)

Note
1) Continua così la narrazione originale: “Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. / Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com’è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d’argento racchiusa nell’avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi. / E tutta prostrata in preghiera al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: «Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare». / Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia: «Io vi custodirò sempre!». «Mio Signore – aggiunse – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta». E Cristo a lei: «Avrà  da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione». / Allora la vergine, sollevando il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: «Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!». / Né vi fu ritardo: subito l’audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati dalla forza di colei che pregava. E subito Chiara ammonisce quelle che avevano udito la voce di cui sopra ho parlato, dicendo loro severamente: «Guardatevi bene, in tutti i modi, dal manifestare a qualcuno quella voce finché io sono in vita, figlie carissime»”. (Vita di Santa Chiara – Legenda Sanctae Clarae Virginis, di  Tommaso da Celano)