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Elenchi dei Vescovi (e non solo) pro e contro Fiducia Supplicans #fiduciasupplicans #fernández

Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

lunedì 29 agosto 2016

Che succede dentro CL?

Don Julián Carrón, il leader di Comunione e Liberazione
Dal  blog di un vecchio amico di CL.
L

 Marco Respinti, La bianca torre di Echtelion, 23-8-2016
Cloro al clero. Negli anni 1970 la Sinistra usava questo slogan allitterativo per canzonare il nemico: lo scriveva infatti “CL al clero” essendo “CL” la sigla sia del suddetto elemento chimico sia del movimento cattolico di Comunione e Liberazione. Nata dall’intuizione culturale e dalla premura educativa di un prete della provincia milanese per cui è aperto il processo di canonizzazione, ovvero il Servo di Dio Luigi Giussani, CL era l’incubo del movimento studentesco spranghista. I due mondi si erano bordeggiati, fiutati, un po’ persino presi, ma alla fine era stata rottura netta. Li differenziava un abisso, anche se da fuori potevano pure sembrare (sin troppo) simili, proprio come un dì un ciellino mi spiegò la differenza che nel Medioevo passava tra un santo riformatore e un eresiarca: in tutto uguali (atteggiamenti, gergo, retorica, moniti, gesti, comportamenti, vestiario), salvo che l’uno agiva nell’obbedienze all’unica vera Chiesa, l’altro invece da fuori, anzi contro. Come tutti i ciellinismi, è una spiegazione iperbolica anche questa, ma resta vera.

Cloro al cleroCL era l’insostenibile leggerezza dell’impegno cristiano: puro, totale, sbarazzino, guascone e persino talora pirlacchione, che non faceva prigionieri amando tutti incondizionatamente ma comunque tirando diritto per la propria strada. La chiamavano (il gergo ciellino è proverbialmente degno delle attenzioni di Niccolò Tommaseo, ma occhio a prenderlo sottogamba perché è diventato comune anche a un paio di Papi di cui uno già santo) “sequela di Cristo” ed era quella cosa che mandava letteralmente in bestia i sinistri perché non riuscivano a domarla, ad addomesticarla, a ridurla. I ciellini erano infatti convinti della stessa cosa di cui era convinto Friedrich Nietzsche: ovvero che se la luce della risurrezione di Cristo non si fosse vista splendere sul volto di chi si proclama suo seguace allora avrebbe voluto dire che è tutta una balla. Quella luce i ciellini se la sono portata in volto dentro ogni cosa in cui si sono voluti impegnare, ovvero potenzialmente tutto poiché, come diceva il loro santo fondatore, al cristiano impegnato con il Padreterno e con la realtà nulla di ciò che è umano è mai estraneo. E qui il livore dei sinistri aumentava, perché i ciellini assomigliavano sempre più a loro eppure ne erano totalmente diversi. Fu allora che il termine “ciellino” si fece sineddoche, quella figura retorica che adopera la parte per indicare il tutto, divenendo sinonimo per antonomasia di “cristiano impegnato”. CL era infatti nata dalle ceneri di un cristianesimo così disimpegnato da non essere più buono per nulla, ed era nata per cambiare la storia ma soprattutto la qualità dei cristiani.
Ora, i “cristiani impegnati” sono quelli che stanno sulle gonadi a tutti perché hanno la pretesa di ficcare o di cavare Cristo ovunque. In questo senso sono degli eterni bastian contrari, dei malcontenti cronici, dei contestatori nati. Come dice il convertito Alice Cooper, «Bere birra è facile. Lordare la tua camera in albergo è facile. Ma essere cristiano, questa è una vocazione tosta. Questa è ribellione».
Don Julián Carrón, il leader di Comunione e Liberazione
Ebbene, questa lunghissima premessa serve solo a leggere l’intervista che l’attuale capo di CL, don Julián Carrón, ha rilasciato al Corriere della Sera. Perché oggi CL non è più la stessa, e a piede libero ne circolano due. Una è quella incarnata dal leader e dal suo cerchio magico: scottata dai mille casini che certi esponenti del movimento, o comunque gente di area, hanno combinato con l’intenzione, o la scusa, di portare Cristo anche nell’economia e nella politica, pratica ora un atarassico, sistematico e studiato ritiro dal mondo. L’altra è il popolo dei dissidenti che si appellano al carisma originario del fondatore per non finire nella melassa melmosa del cristianesimo in ritirata senza più attributi, ma che vengono sconfessati praticamente ogni cinque minuti giacché il titolare del marchio e del brand è don Carrón.
Se avete resistito nella lettura sin qui, ora potresti chiedervi: “E chissenefrega?”. Sarebbe anche giusto. Sono beghe interne, mene che interessano solo loro, anzi nemmeno avremmo il diritto di ficcanasare impunemente. E invece no, per una pletora di motivi. Ne elenco per ora tre. Il primo è che CL non è un brufolo sulla pelle del mondo. Il secondo è la famosa sineddoche del “cristiano impegnato”. Il terzo è che, mentre un tempo i “cristiani impegnati” parlavano dalle catacombe, oggi don Carrón fa testo dal “CorSera” con effetti comici. Intervistandolo, addirittura Dario di Vico cerca di mettergli le parole giuste in bocca: se, come dice, il leader desidera solo assicurare a tutti uno spazio dove vivere il cristianesimo liberamente, quello spazio altro non può essere che l’Occidente, ma niente, lui insiste, s’impapocchia in una esegesi intellò da cui si potrebbe cavare tutto e il suo contrario, e scantona la questione centrale, dirimente. Che il buon Di Vico dal giornalone dei giornaloni riassume con precisione domandandogli se a suo avviso esista oggi o no una centralità della questione islamica in Europa. È una domanda-riassunto, in stile iperbolico come dovrebbe piacere ai ciellini, giacché in modo forte pone una serie enorme di problemi: cos’è l’Occidente, quali sono i nostri “valori”, com’è finito il disagio della civiltà, che senso ha lo scontro delle civiltà, da dove veniamo, dove andremo, a che ora è la fine del mondo, che senso ha la vita?, e tutto ciò che se ne cava è solo un continuo retrocedere. Niente che morda, nulla per cui valga la pena farsi ammazzare come quelle migliaia di stupidi nuovi martiri sparsi nel globo. Al posto dell’antica, sana aggressività del ciellinese, il leader parla oggi la lingua che non batte dove il dente duole confermando la verità di un pensiero che molto piaceva ai ciellini, un pensiero di T.S. Eliot: «Così finisce il mondo/ Non con uno scoppio, ma con un frigno». E uno sbadiglio. Nel mondo trans di oggi, anche CL ha cambiato sesso. Fortunatamente, però, non tutti i ciellini se le son fatte tagliare.
Marco Respinti