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martedì 19 aprile 2016

Anniversario della Centesimus annus: cosa direbbe S. Giovanni Paolo II di certi invitati comunisti?


 Mala tempora currunt. 
Per commemorare il venticinquesimo anniversario dell'Enciclica di Giovanni Paolo II sulla dottrina sociale della Chiesa, Centesimus Annus, la S. Sede ha invitato, tra gli oratori principali, noti esponenti politici del socialcomunismo mondiale. 
Pensiamo - serenamente - che Giovanni Paolo II sarebbe indignato da questa scelta di resa alla rivoluzione mondiale. 
Si vergognino coloro (o chi) li ha invitati. 
Da leggere anche questo commento di Stefano Fontana (vedi QUI).
Riscontriamo anche il "piacevole" colloquio che uno di questi relatori - Bernie Sanders, candidato socialista alle primarie per la presidenza USA, noto abortista e sostenitore della lobby gay (inter alia vedi QUI) - ha intrattenuto con il S. Padre sabato mattina (vedi QUI e QUI e QUI).
Dalle nostre parti si direbbe che Giovanni Paolo II si rivolta nella tomba.....
L

Venerdì 15 e sabato 16 aprile in Vaticano si è svolto un evento anomalo, anomalo persino in questi tempi anomali per il papato e per la Chiesa. La Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ha ospitato un convegno (clicca qui) per celebrare, forse, il venticinquesimo anniversario dell’enciclica Centesimus Annus, pubblicata da Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005) nel 1991.

In quel ricco testo, il Pontefice passa in rassegna i cento anni (da qui il titolo) intercorsi da quando Papa Leone XIII (1810-1903), con quella sua grande enciclica che è la Rerum Novarum (1891), inaugurò la “moderna” Dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Ma Papa san Giovanni Paolo II non guardò solo al passato; guardò anche avanti, analizzando il modo in cui, dopo la caduta del comunismo, le nazioni del mondo erano tenute a usare bene della libertà. Ci si sarebbe aspettati che la Pontificia Accademia invitasse persone in sintonia con Papa san Giovanni Paolo II, persone che avessero fatto esperienza diretta del nazionalsocialismo e del comunismo (e dei vizi dell’illibertà). Invece la Pontificia Accademia ha organizzato una cosa del tutto angosciante, e forse in realtà rivelatrice.
I media statunitensi hanno rumoreggiato perché Bernie Sanders, il senatore del Vermont candidato alla presidenza che si definisce socialista, è stato invitato o, secondo alcune versioni, si è invitato da sé. Quale che sia la verità, c’è stata comunque una porta che Sanders ha aperto. (Il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, e Margaret S. Archer, il suo presidente, hanno dato vita a un avvincente battibecco, emblematico di molto di quel che accade in Vaticano in questi tempi, contestandosi a vicenda le rispettive versioni dei fatti). Nonostante le voci ufficiali di smentita, sabato mattina, prima di recarsi in volo sull’isola greca di Lesbo, papa Francesco ha incontrato brevemente Sanders, cosa strana, dato che gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo di aspre controversie elettorali, e con lui ha discusso di profughi e di “economia morale”.
Ma è solo l’inizio. Volendo invitare figure politiche, si sarebbe infatti potuto pensare a persone come l’elettricista, poi leader di Solidarnosc e quindi presidente della Polonia Lech Walesa, che contribuì ad abbattere il marxismo nell’annus mirabilis 1989. È ancora vivo e – lo posso testimoniare personalmente – del tutto vegeto. Molti di quella generazione sono passati a miglior vita; ma molti altri avrebbero potuto essere presenti, legami viventi con una tradizione gloriosa. Invece il Vaticano ha invitato personaggi che possono essere definiti solo compagni di merende ideologici, e di tipo piuttosto paesanotto: il presidente della Bolivia Evo Morales, che a Papa Francesco regalò il Cristo inchiodato a una falce e martello comunista plasmata come una croce, e il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, altro “socialista democratico” come Sanders. E in più Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute, ardente propugnatore del controllo delle nascite e dell’aborto.
Alcuni cattolici credono che la tendenza politica moderna più prossima alla Dottrina sociale cattolica sia il socialismo democratico. Si tratta di un errore pericoloso. Il socialismo, infatti, è il bersaglio in sé della Dottrina sociale cattolica sin da Papa Leone XIII. Gran parte della gente pensa che la Chiesa abbia contrastato il socialismo per via dei legami che Essa manteneva con l’ancien régime. In realtà, le precise argomentazioni fornite da Papa Leone XIII sono state elaborate attingendo in profondità alla tradizione del diritto naturale:
* «Ora, i socialisti, sostituendo alla provvidenza dei genitori quella dello Stato, vanno contro la giustizia naturale e disciolgono la compagine delle famiglie» (n. 11).
* «Tutte queste ragioni danno diritto a concludere che la comunanza dei beni proposta dal socialismo va del tutto rigettata, perché nuoce a quei medesimi a cui si deve recar soccorso, offende i diritti naturali di ciascuno, altera gli uffici dello Stato e turba la pace comune. Resti fermo adunque, che nell’opera di migliorare le sorti delle classi operaie, deve porsi come fondamento inconcusso il diritto di proprietà privata» (n. 12).
* «Togliere dal mondo le disparità sociali, è cosa impossibile. […] Poiché la più grande varietà esiste per natura tra gli uomini: non tutti posseggono lo stesso ingegno, la stessa solerzia, non la sanità, non le forze in pari grado: e da queste inevitabili differenze nasce di necessità la differenza delle condizioni sociali. E ciò torna a vantaggio sia dei privati che del civile consorzio, perché la vita sociale abbisogna di attitudini varie e di uffici diversi […]» (n. 14).
* «[…] i socialisti, attizzando nei poveri l'odio ai ricchi, pretendono si debba abolire la proprietà, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune, da amministrarsi per mezzo del municipio e dello stato. […] Ma questa via, non che risolvere le contese, non fa che danneggiare gli stessi operai, ed è inoltre ingiusta per molti motivi, giacché manomette i diritti dei legittimi proprietari, altera le competenze degli uffici dello Stato, e scompiglia tutto l'ordine sociale» (n. 3).
C’è di più, ma questo è sufficiente a cogliere il tenore generale del testo. Il socialismo e i socialisti tendono a soppiantare la famiglia, la proprietà e persino l’autorità spirituale attraverso appelli sbagliati all’eguaglianza, al collettivismo e soprattutto al potere dello Stato. Ma invece le incarnazioni più recenti del socialismo “democratico”? Hanno superato questi problemi? Per rispondere bisogna analizzare l’intero programma dei diversi regimi socialisti. In generale, però, il socialismo nutre ancora quella grande, cieca fede nello Stato che praticamente ovunque danneggia la società civile, dalla famiglia all’economia alla religione. Probabilmente non ce ne accorgiamo molto perché le nostre presunte democrazie non socialiste fanno lo stesso tipo di cose.
Nella Centesimus annus, Papa san Giovanni Paolo II cita alcuni passi analoghi della Rerum Novarum e vi aggiunge considerazioni proprie: «[…] l’errore fondamentale del socialismo è di carattere antropologico. Esso, infatti, considera il singolo uomo come un semplice elemento ed una molecola dell’organismo sociale, di modo che il bene dell’individuo viene del tutto subordinato al funzionamento del meccanismo economico-sociale, mentre ritiene, d’altro canto, che quel medesimo bene possa essere realizzato prescindendo dalla sua autonoma scelta, dalla sua unica ed esclusiva assunzione di responsabilità davanti al bene o al male» (n. 13)
Papa Leone XIII e Papa san Giovanni Paolo II erano critici, ancorché non in maniera sistematica, pure del “liberalismo” e del “capitalismo”, specialmente quando questi ignorano i valori morali e spirituali. Alcuni degli accademici intervenuti al convegno dello scorso fine settimana, in particolare Rocco Buttiglione (già stretto collaboratore di Karol Wojtyla) e Russell Hittinger – sono fedeli interpreti delle prospettive di Papa san Giovanni Paolo II. Ma il mondo non dà loro gran peso. Il programma del convegno organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ha dato ampio spazio al “mondo cambiato” dal 1991 della Centesimus annus ed è sembrato scordare sia la tradizione cattolica sia la storia recente.
Ciò che dal convegno molti porteranno a casa è che ai socialisti d’America, sia Settentrionale sia Meridionale, è stato domandato di ripensare la testimonianza sociale data dalla Chiesa e il successo concreto da essa ottenuto contro un sistema malvagio che ha ucciso 100 milioni e più di persone. E che la loro visione sia della politica sia dell’economia, così come dell’ambiente e dello sviluppo, è il manuale di cui debbono servirsi la Chiesa Cattolica e il mondo nel secolo XXI.

* Robert Royal è il direttore del portale The Catholic Thing e il presidente del Faith and Reason Institute di Washington. La versione originale di questo articolo, che qui si riproduce in traduzione italiana di Marco Respinti con il permesso dell’editore e del direttore, è stata pubblicata il 16 aprile 2016 su The Catholic Thing con il titolo A Rome Charmed With Democratic Socialism? (clicca qui).