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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

giovedì 5 novembre 2015

I tifosi del dopo Sinodo: parresia finta e spietatezza vera


29 ottobre 2015 Fabio Colagrande

Il Sinodo è finito e, se qualcuno non l'avesse ancora capito, ha vinto la misericordia. Anzi, stravinto. Finalmente la Chiesa avrà un volto dolce, zuccherosamente più accogliente, per consolare con il caldo balsamo della tenerezza coccolosa i tanti afflitti dai fallimenti matrimoniali e simili. Trionfano, tra fanfare e mortaretti, l'accompagnamento, l'integrazione, il ‘volemose bbene', il ‘tutti insieme appassionatamente', il 'poteva capitare a tutti'. Le tre settimane sinodali tracciano un percorso ineludibile che si aggancia inevitabilmente all'arrembante, attesissimo, ‘Giubbileo' (per cui Roma è strapronta) sotto il segno del perdono, del ‘dai che non l'ha fatto apposta', del ‘va bene ma però non lo fare più', dell'amore che non giudica e non condanna proprio nessuno.

In questa Chiesa, nuova di zecca, splendida e splendente, non c'è posto per le punizioni senza appello inflitte con il volto accigliato, per la terminologia crudele e spietata, per l'insensibilità, la superficialità, la durezza di cuore. Detto in due parole: tutto deve essere sofficioso. Parole d'ordine del futuro sono apertura, comprensione, dialogo, vicinanza, amicizia, ‘simpatia più', ‘allegria più', pacche sulle spalle, strette di mano, ‘caffè al bar insieme ma pago io'. Ma restano in primo piano anche le immancabili: ‘periferia', ‘pecore odorose' e ‘basta chiacchiere'.

Una Chiesa vecchia, severa, clericale, cattivona, accartocciata su se stessa, autoreferenzialmente mondana, concentrata solo sulle formulette, le tabelline, la lavagna dei buoni e cattivi, le porte da aprire e chiudere, lascia il posto a una Chiesa dalle porte girevoli, buonista, estroversa, povera, che ha come priorità accogliere i peccatori, i profughi ed Eugenio Scalfari. Lo scopo è condurre tutti gli uomini alla salvezza. Ma proprio tutti.

Lo ribadiamo: misericordia, tenerezza, perdono e apertura sono i segni della nuova Chiesa. E tutti quegli antipaticoni noiosi conservatori e tradizionalisti, anti-bergogliani, che si sono opposti a questo nuovo luminoso corso riformista, cercando di rallentare, ostacolare o addirittura sabotare i lavori sinodali, con falsi scoop o manovre oscure, in quanto peccatori esecrabili, brutti, sporchi e cattivi, siano messi alla gogna, schifati, umiliati, additati, scherniti, condannati senza appello alle più orrende pene infernali e brucino per sempre tra quelle fiamme, là dov'è pianto e stridor di denti. Abbiamo vinto noi, pappappero! Dovete crepare, perché ha vinto la misericordia. Forse.