A New York, dal 1 al 4 giugno 2015, più di 350 laici e religiosi nord-americani si sono interrogati sulla "riforma della riforma" ed hanno riaffermato il ruolo essenziale della forma straordinaria del rito romano per il rinnovamento liturgico delle parrocchie.
Voluta da Monsignor Rey e con la supervisione di Dom Alcuin Reid, entrambi della diocesi di Fréjus-Tolone, la conferenza Sacra Liturgia 2015 ha radunato per quattro giorni più di 350 partecipanti, fra cui molti giovani, laici (sia uomini che donne), seminaristi e sacerdoti. Ogni sera, dopo gli interventi dei relatori, spesso approfonditi ma sempre chiarissimi, una celebrazione in una delle due forme del rito romano chiudeva la giornata.
Un inviato di Paix Liturgique ha potuto assistere a queste giornate e ne ha fatto un interessante resoconto che potete leggere qui.
"Inaccettabile". Il documento base del sinodo "compromette la verità"
Alla vigilia dell'assise, tre teologi con il sostegno di cardinali e vescovi criticano e rigettano l'"Instrumentum laboris". Ecco il testo integrale del loro atto d'accusa
di Sandro Magister
ROMA, 29 settembre 2015 – Il testo che qui è reso pubblico si aggiunge ai numerosi pronunciamenti di diverso segno sui temi della famiglia, del matrimonio, del divorzio, dell'omosessualità, che si sono susseguiti con intensità crescente, nell'avvicinarsi dell'apertura del sinodo.
Si presenta come opera collettiva. Non solo perché sono tre i firmatari del testo, ma più ancora perché esso è nato e cresciuto, nell'arco di quasi un anno, per iniziativa e con l'apporto di numerosi altri cattolici, sacerdoti e laici, di varie nazioni d'Europa, e con l'attenzione e il sostegno di vescovi e cardinali, alcuni dei quali prossimi padri sinodali.
Il testo ha per oggetto i paragrafi più controversi della "Relatio" finale del sinodo del 2014, poi confluiti nei "Lineamenta" e nell'"Instrumentum laboris", riguardanti la comunione ai divorziati risposati, la cosiddetta "comunione spirituale" e gli omosessuali. A giudizio dei promotori del testo, questi paragrafi qua e là contraddicono la dottrina insegnata a tutti i fedeli dal magistero della Chiesa e dallo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica, al punto da "compromettere la Verità" e quindi rendere "non accettabile" l'intero "Instrumentum laboris", come pure ogni "altro documento che ne riproponesse i contenuti e fosse posto ai voti alla fine della prossima assemblea sinodale". I tre sacerdoti e teologi che firmano il testo sono:
– Claude Barthe, 68 anni, Parigi, cofondatore della rivista "Catholica", esperto di diritto e di liturgia, promotore dei pellegrinaggi a sostegno della "Summorum Pontificum", autore di saggi quali "La messe une forêt de symboles", "Les romanciers et le catholicisme", "Penser l’œcuménisme autrement".
– Antonio Livi, 77 anni, Roma, decano emerito della facoltà di filosofia della Pontificia Università Lateranense, socio ordinario della Pontificia Accademia di San Tommaso e presidente dell'unione apostolica "Fides et ratio" per la difesa della verità cattolica. La sua ultima opera, del 2012, si intitola: "Vera e falsa teologia".
– Alfredo Morselli, 57 anni, Bologna, parroco, confessore e predicatore di esercizi spirituali secondo il metodo di sant'Ignazio. Licenziato al Pontificio Istituto Biblico, é autore di saggi quali "La negazione della storicità dei Vangeli. Storia, cause, rimedi (2006) e "Allora tutto Israele sarà salvato (2010). Il suo arcivescovo è il cardinale Carlo Caffarra.
Il testo può essere letto nella sua integralità, nella lingua originale italiana, in quest'altra pagina di www.chiesa:
> Osservazioni sull'"Instrumentum laboris"
Sono stati presentati oggi a Roma i risultati della Supplica filiale a Papa Francesco sul futuro della famiglia: 200 presuli e circa 800.000 persone in tutto il mondo hanno firmato questo documento.
L'insieme delle firme è stato consegnato alla Segreteria di Stato vaticana stamattina.
E' particolarmente significativo che i due terzi di queste firme siano stati raccolti per strada, anche all'uscita delle parrocchie, e via posta tradizionale, e solo un terzo sia stato raccolto online.
L'altro dato degno di nota è che le firme provengono da 178 paesi differenti, cioè il 90% delle nazioni del globo. La richiesta di riaffermazione chiara della dottrina cattolica in materia di famiglia è dunque universalmente condivisa.
Al giornalista che chiedeva se una tale iniziativa non rischiava di essere che una "goccia d'acqua" nell'oceano delle pressioni mediatiche attorno al Sinodo, ci viene da rispondere che basta una sola goccia per far traboccare il vaso. Ora, siccome, di gocce, ce ne sono quasi 800.000, possiamo sperare nel fatto che la diga dell'aggiornamento sinodale faticherà a contenerle!
In Inghilterra nel 1840 il numero dei vicari apostolici era passato da quattro a otto, ma la soluzione dei problemi della chiesa cattolica e anzitutto delle difficoltà che risultavano dal crescente numero di abitanti irlandesi nelle città industriali, era possibile, come fu evidente nel decennio successivo, soltanto attraverso l'organizzazione di un episcopato diocesano.
Dopo l'elezione di Pio IX alla cattedra di Pietro, rappresentanti dei vicari apostolici fecero le loro rimostranze a Roma, nel 1847 e poi ancora una volta nel 1848, insistendo per un rimedio che andasse in questo senso.
Ma la rivoluzione romana e l'esilio del papa a Gaeta, ritardarono la decisione fino al 1850.
Nel frattempo l'organizzazione ecclesiastica in Inghilterra era sottoposta a uno sforzo ancora più intenso, dopo la grande carestia del 1847, per l'affluenza di irlandesi poveri.
Il breve papale Universalis Ecclesiae del 29 settembre 1850 eresse in Inghilterra e nel Galles una gerarchia cattolica con sede metropolitana a Westminster e dodici vescovi suffraganei.
Mons. Nicholas Patrick Stephen Wiseman (Siviglia, 2 agosto 1802 – Londra, 15 febbraio 1865) fu nominato Arcivescovo Metropolita e successivamente Cardinale nel concistoro del 30 settembre 1850.
Il 7 ottobre, poco prima della sua partenza da Roma per l'Inghilterra, il Card. Arcivescovo di Westminster indirizzò una lettera pastorale ai cattolici inglesi, in cui egli, di natura esuberante e ottimista, dava piena espressione alla sua gioia per il fatto «che l'Inghilterra cattolica è stata ora riportata, nella sua orbita di rivoluzione, al firmamento ecclesiale».
…
Si erano certo evitati, per discrezione, nella scelta delle dodici sedi suffraganee, i nomi delle diocesi anglicane, ma la scelta di Westminster come sede arcivescovile, provocò particolare irritazione perchè anche se Westminster non era una diocesi anglicana, tuttavia l’abbazia veniva considerata santuario nazionale.
Anche se il 1 agosto 1851 fu elevato a legge un Ecclesiastical Titles Bill, che imponeva a tutti coloro che ricevevano nel Regno Unito il titolo di
sedi episcopali, non disponibili, un'ammenda di 100 sterline, non vi fu alcuna applicazione di essa e vent'anni dopo fu tacitamente soppressa.
L'incalzante preoccupazione della gerarchia se non valse alla conversione dell'Inghilterra, servì molto
più all'organizzazione di un sistema parrocchiale e altresì
costruzione di chiese e scuole per le masse dei cattolici poveri nei territori industriali.
Più della metà dei cattolici viveva nel Lancashire (diocesi di Liverpool e di Salford), la cui popolazione era fortemente aumentata, per il forte
afflusso a Liverpool negli anni dopo il 1847.
Il resto era concentrato a Londra
( diocesi di Westminster e Southwark) e nei territori industriali del Midland
( soprattutto la diocesi di Birmingham).
Nel resto dell'Inghilterra i cattolici
erano in così scarso numero e così sparsi, che era difficile impiantare propriamente un'organizzazione diocesana.
Grandi cose furono però compiute nei tre sinodi provinciali, tenuti sotto
l’episcopato di Wiseman negli anni 1852, 1855 e 1859.
Le missioni parrocchiali ebbero uno status definitivo e si affrontò il problema di avere preti per esse.
Alcuni preti, ovviamente, vennero dall'Irlanda.
Al sinodo del 1852 Newman tenne una delle sue più famose prediche: « The Second Spring » che mostrava che anche la sua immaginazione si era infiammata alla speranza di una conversione dell'Inghilterra, benché egli fosse di temperamento molto più cauto di Wiseman.
Inoltre Wiseman proseguì la sua politica di inserire membri di ordini religiosi nelle missioni parrocchiali.
…
Il Cardinale stesso fondò una congregazione diocesana, gli oblati di San Carlo, e nominò Manning loro superiore.
( Dalla "Storia della Chiesa", volume VIII/2. Jaca Book Ed.)
Chiesa dell’Arciconfraternita del Soccorso all’Arenella
Laudentur Iesus et Maria!
Cari Amici,
Vi comunico che domenica prossima,
4 ottobre 2015, Festa di San Francesco, la S. Messa in Rito Romano antico delle ore 18:00,
presso la Chiesa dell’Arciconfraternita del Soccorso all’Arenella (piazzetta Giacinto Gigante 34, Napoli),
sarà celebrata da
Don Roberto Spataro SDB
Segretario della Pontificia Academia Latinitatis e del Pontificium Institutum Altioris Latinitatis di Roma.
Si comunica, inoltre, che il giorno precedente, sabato 3 ottobre, Don Spataro celebrerà la S. Messa tradizionale presso la Chiesa di S. Maria della Vittoria (piazza Vittoria, Napoli), alle ore 18:00.
Il Fatto Quotidiano" del 25 settembre in un un "soave" articolo (com'è loro stile) si è scagliato contro la Santa Messa in rito antico e soprattutto contro due Membri del Sacro Collegio "colpevoli" di essere vicini ai fedeli più tradizionali. I Cattolici legati alla Liturgia antica, sono più che vaccinati per questo tipo di attacchi essendo abituati a ricevere ogni tipo di trattamento persecutorio "a mezzo stampa" fin dai lontanissimi tempi dei lavori del Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia , quando alcuni loro prolissi membri, che sfoderavano un elegante linguaggio neo-illuminista, presentavano le innovazioni liturgiche ai mass media. Non ci stupisce quindi più di tanto che l'articolo rilanci le stesse rozze accuse uscite dalla bocca dei Consacrati d'impostazione "sessantottina": cioè da quei Chierici, o dai loro figli-adepti, sempre "in carriera", responsabili dello sgretolamento sistematico dell'immenso patrimonio teologico, morale e liturgico della Chiesa Cattolica. Fanno tanto paura le "nostre" Messe e i "nostri" gruppi di preghiera? Fanno tanto paura le nostre preghiere simili a quelle dei nostri padri della Fede? Fanno tanto paura i nostri canti gregoriani? Fanno tanto paura i canti del piccolo gregge missionario che canta "Noi vogliam Dio" e gli altri canti cattolici ? Fanno tanto paura gli antichi e i vecchi paramenti ripresi ( dove non sono stati s-venduti o bruciati) dalle sacrestie ? Fanno tanto paura le sempre più numerose iniziative, in tutto il mondo, di ripresa dell'antico e nobile artigianato per la creazione e per il restauro delle suppellettili liturgiche ? Fanno tanto paura le chiese ripulite ed abbellitecon olio di gomito dalle Famiglie e dai giovani dei nostri gruppi ? Evidentemente si ! Tutto quanto riluce, risuona o ricorda la vera Fede Cattolica fa tanto paura da meritare questo articolo... Da pochi giorni è ritornato dagli USA un giovane Architetto italiano, legato al nostro movimento ecclesiale, dopo aver trascorso un periodo lavorativo durante il quale ha seguito personalmente i lavori di "adeguamento liturgico" degli interni di due chiese che avevano avuto i presbiteri distrutti a seguito della sommaria interpretazione del Concilio Vaticano II. L'Architetto ha, in sostanza, riproposto gli interni delle due chiese completamente "nuovi" cioè con l'Altare tradizionale, le balaustre e il Tabernacolo al centro. Teniamoci pronti con la serena fiducia nel cuore : non sono lontani i tempi nei quali i giovani dei nostri gruppi dovranno restituire alla gloria di Dio tutto quanto era stato diabolicamente smantellato mentre molti, troppi Fedeli uscivano, piangendo, dalla chiesa per non farvi più ritorno...
Lodati sempre siano i Santissimi Nome di Gesù, Giuseppe e Maria !
L'articolo de il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2015 ( con alcune nostre osservazioni)
Papa Francesco lo rispedisce a Valencia e l’arcivescovo sfoggia paramenti sfarzosi, con tanto di mantello rosso lungo 20 metri (video *)
di Francesco Antonio Grana
« Se Bergoglio ama i paramenti semplicissimi ed economicissimi e indossa una semplice croce pettorale di metallo, lo stesso non si può dire del cardinale di Valencia che ha rispolverato il ferraiolo dei porporati. E anche il porporato statunitense Raymond Leo Burke, tra i maggiori contestatori di Bergoglio nelle sue aperture in favore dei divorziati risposati e dei gay, ama farsi vedere in giro con gli strascichi rossi indossati dal confratello spagnolo
Se Papa Francesco ha mandato in pensione il guardaroba “da museo” usato da Benedetto XVI, il neo arcivescovo di Valencia rispolvera abiti e strascichi rinascimentali.
Protagonista della vicenda è il cardinale Antonio Cañizares Llovera che, spedito da Bergoglio nella sua diocesi natale in Spagna, ha rispolverato il ferraiolo dei porporati, ovvero il mantello rosso lungo decine di metri.
(Forse il "Fatto" si riferisce alla cappamagna il cui utilizzo, paragrafo 64, fa parte del vigente Cerimoniale Episcoporum pubblicato il 14 settembre 1984 )
È nota da tempo la grande sintonia di Cañizares Llovera con gli ambienti tradizionalisti della Chiesa cattolica e anche con quelle frange che sono più in sintonia con i seguaci del vescovo Marcel Lefebvre, scomunicato da san Giovanni Paolo II nel 1988 per aver ordinato illegittimamente 4 presuli.( Curiosa dissonanza del "Fatto" con la realtà dei nostri giorni :" Papa Francesco ai lefevbriani: "c'è chi pensa che li scomunicherò, ma si sbaglia", e "non li condannerò, né impedirò ad alcuno di andare da loro" ; e, solo pochi giorni fa " Un Papa straordinario, mette sotto i piedi il Codice di Diritto Canonico, come giusto che sia, per l'unico motivo "canonicamento" valido & previsto: la salvezza delle anime".)
Il cardinale di Valencia era stato chiamato da Ratzinger nel suo governo della Curia romana a guidare la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
Ma con l’arrivo di Bergoglio, che ama paramenti semplicissimi ed economicissimi e indossa una semplice croce pettorale di metallo, ( buon
per Lui ! Ma questa caratteristica intima del Papa non deve
condizionare la Chiesa tutta -fatta eccezione per i "carrieristi di vocazione" per i quali il primo comandamento è ingraziarsi la "captatio benevolentiæ" del potente di turno - quella che i nostri studenti chiamano con un termine assai più spicciativo ruffianeria...-) il porporato è stato subito rispedito nella sua Spagna.
Dopo la liberalizzazione della messa tridentina, ovvero della messa antica in latino, da parte di Benedetto XVI, Cañizares Llovera è stato uno dei cardinali più attivi nella celebrazione di questo rito a dir poco anacronistico. ( Risum teneatis !)
Ma non è stato il solo.
Anche il porporato statunitense Raymond Leo Burke, ( e te pareva! Poteva mancare quel Cardinale ?...) tra i maggiori contestatori di Bergoglio nelle sue aperture in favore dei divorziati risposati e dei gay, ama farsi vedere in giro ( in giro per strada ? ) con gli strascichi rossi indossati dal confratello spagnolo. ( Ma davvero ? I due cardinali , usufruendo dei corrieri-pacco, si scambiano gli "strascichi" rossi per le loro passeggiate in giro per la città? Proprio non riesce il giornalista de il Fatto ad informarsi cosa sono e come si chiamano quegli strascichi? Grazie ai motori di ricerca su Internet non è così difficile informarsi...) Burke è stato allontanato da Francesco dal suo governo della Curia romana. ( Innocente vittima sacrificale delle trame progressiste...) Il Papa latinoamericano, infatti, lo ha sollevato dal prestigioso ruolo di prefetto del Supremo tribunale della Segnatura Apostolica, ovvero la Cassazione vaticana, e gli ha affidato l’incarico onorifico di patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Un segnale eloquente di Bergoglio che fin dall’inizio del suo pontificato ha auspicato “una Chiesa povera e per i poveri”. (Attenzione ! Chi trova nella soffitta di una Cattedrale una cappamagna deve farne subito denuncia all'Agenzia delle Entrate ! )
Una Chiesa che rifiuta la “mondanità” e l’ostentazione di abiti rinascimentali soprattutto davanti alla “cultura dello scarto” più volte denunciata dal Papa».
(*L'articolo di Francesco Antonio Grana si avvale di questo videoallegato. Peccato però che il video abbia ripreso la Messa Pontificale in rito antico celebrata il 24 aprile 2010 da Mons. Edward Slattery, Vescovo di Tula, Oklahoma nella Basilica Santuario Nazionale dell'Immacolata in Washington DC. Nulla a che vedere con i due Porporati citati nell'articolo. E' davvero curioso però un particolare. La stessa processione introitale del Prelato americano del video fu oggetto il 24 novembre 2012 di un post di Andrea Tornielli sul suo blog. QUIil nostro post del 25 novembre 2012 scritto dopo un iniziale errore, poi corretto, del vaticanista Tornielli.
E' uscito questo scorso lunedì, nella festa dell'Esaltazione della Santa Croce nonché giorno anniversario dell'entrata in vigore del motu proprio di Papa Benedetto XVI, il programma del quarto pellegrinaggio internazionale del popolo del Summorum Pontificum a Roma.
A questo programma, quasi completo visto che manca soltanto il nome del celebrante in San Pietro (*), siamo lieti di aggiungere il dettaglio del ricco programma musicale che verrà interpretato durante le Sante Messe.
LA SCHOLA SAINTE CÉCILE, direzione Henri ADAM de VILLIERS, interpreterà: > per la Messa di S. Antonio Maria Claret (venerdì 23 settembre, Santa Maria in Campitelli, ore 18.30):
la Messa a 4 cori di Marc-Antoine Charpentier, il mottetto Beati estis di Peter Philips, il Salmo 28 “Vox Domini” di Eustache du Caurroy durante la Comunione e, all'uscita, l'Omnes gentes di Guillaume Bouzignac Organo: Vincenzo di Betta e Beniamino Calciati > per la Messa di San Raffaele Arcangelo (sabato 24 ottobre, Basilica San Pietro, ore 12): la Missa De Angelis con le Laudes Regiae per la processione d'ingresso, il mottetto Angeli Archangeli di Jean Veillot, l'O salutaris di François Giroust, il Tantum ergo di Michel-Richard de Lalande durante la Comunione e il Christus vincit di Aloys Kunc per la processione finale. Organo: Olivier Willemin IL CORO CANTUS MAGNUS, direzione Matthew SCHELLHORN, interpreterà: > per la Messa della festa di Cristo Re (domenica 25 ottobre, SS.ma Trinità dei Pellegrini, ore 11):
la Messa per 5 voci di William Byrd, il Benedicimus Deum caeli di James MacMillan, l'Ave verum Corpus di Edward Elgar e il Salve Regina di Antonio Lotti Organo: Thomas Neal (*) L'ultima lettera in francese di Paix liturgique rivela che il cardinale Caffarra era pressentito per questa celebrazione ma che è stato finalmente e felicemente confermato fra i padri sinodali da Papa Francesco, cosa che gli impedisce di garantire la sua disponibilità in quel giorno, sabato 24 ottobre, che dovrebbe essere quello delle votazioni finali.
Il regalo della nunziatura negli Usa ai seminaristi presenti all'incontro con il Papa: il libro di Sarah
I numerosi seminaristi presenti all’incontro del Papa con i vescovi statunitensi, mercoledì scorso a Washington, nella Cattedrale di San Matteo, si sono visti omaggiati di una copia dell’ormai celebre ultimo libro del cardinale Robert Sarah “Dio o niente”. Un regalo della nunziatura apostolica.
Allegato al libro, un biglietto di cui il blog di padre John Zuhlsdorf ha pubblicato la foto:
«In occasione della prima visita di Sua Santità Papa Francesco negli Stati Uniti D’America, la nunziatura apostolica è lieta di presentare questo libro ai futuri religiosi e religiose d'America e ai suoi futuri sacerdoti»
Abbiamo realizzato un'intervista a Giuliano Petracchini, portavoce del Coetus Fidelium "Arcangelo Michele" di Terni, pregandolo di illustrarci le finalità del gruppo ternano che egli rappresenta.
Il Papa, nella sua tappa pastorale di ieri a Washington, ha esortato : " che tutti i cuori si aprano al dialogo".
Quanto sarebbe bello che tutti i cuori, in primis quelli dei Consacrati che la Provvidenza ha messo come Pastori del gregge, si aprissero al dialogo accogliendo con amore quei devoti figli che, sfidando le mode del tempo, cercano di seguire fedelmente le indicazioni del Santo Vangelo : "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?" Siamo dunque vicini con la preghiera e con la solidarietà alle Famiglie e ai membri tutti del Gruppo ternano che sono in orante attesa di "avere la celebrazione tradizionale regolare festiva" della Santa Messa nel venerabile Rito Romano antiquior. A.C.
--Dr. Petracchini , perchè questa Associazione?
Era da diverso tempo che con un gruppo di amici interessati alla Tradizione , volevamo riportare anche a Terni la Messa cosìdetta in Latino , semplicemente perchè ci pare molto bella.
-- Da chi è costituita l'associazione?
L’Associazione Arcangelo Michele è costituita da un gruppo privato di laici che apprezzano particolarmente riscoprire la liturgia cattolica tradizionale.
Scopo principale dell'associazione sarà quindi promuovere la Messa in Latino anche a Terni così come si fa in altre realtà italiane .
-- La gente comune che frequenta la chiesa o no, non sa cosa si tratta e tende a passare il messaggio che sia qualcosa di obsoleto oppure di non ortodosso
Teniamo a precisare che, la partecipazione alla Messa tradizionale,(Messa Tridentina) non è in alcun modo contraria alla legge della Chiesa, sia perché, contrariamente a quanto si potrebbe credere, il Concilio Vaticano II non ha abrogato né il Messale del 1962 né il latino, né il canto gregoriano, sia perché il Motu Proprio “Summorum Pontificum cura” è una legge della Chiesa, perciò non siamo nè eretici, nè scismatici, nè apostati, nè sedevacantisti.
--Com'è la situazione a Terni?
Abbiamo scritto al Vescovo , ma la risposta fornita da Sua Eccellenza è stata contraria, perciò attualmente ci stiamo adoperando, nel pieno rispetto delle leggi della Chiesa, per poter dar luogo alla celebrazione del Santo Sacrificio della Messa secondo il messale del 1962, siamo sicuri che, con l’aiuto di Dio, anche a Terni e in generale nella diocesi, potremo avere la celebrazione tradizionale regolare festiva e non solo questo .
--Avete in programma altre iniziative?
Si, ci vorremmo dar da fare anche dal punto di vista della divulgazione dei principi del Cattolicesimo a chi ne è digiuno e se possibile recuparare al culto edifici abbandonati o non usati da anni, ce ne sono molti.
L'adesione è aperta a chiunque condivida i fini qui esposti.
-- Buon lavoro e che Dio vi assista!
Grazie , oltre all'Arcangelo Michele abbiamo chiesto la protezione anche di Padre Pio e di Madre Speranza , quindi...
Il Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum, associazione impegnata nell’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum e della nota interpretativa Universae Ecclesiae,
comunica
che in occasione della festa patronale della Parrocchia e Cappella Civica della B.Vergine del Rosario di Trieste,
i Coetus Fidelium del Triveneto
si riuniranno
sabato 3 ottobre alle ore 15.00
presso la canonica della Chiesa a Trieste via Rettori 1 (dietro piazza Unità) al fine di esaminare l’applicazione del motu proprio nelle varie Diocesi.
Nel pomeriggio di Sabato 3 ottobre, alle ore 1730, sul portale della chiesa avrà luogo l'accoglienza di SER Mons. Guido Pozzo, Arcivescovo titolare di Bagnoregio e Segretario della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, che presiederà alla traslazione della Reliquia del Velo della Madonna di
Nell’attuale periodo storico, in più diocesi italiane (ma anche all’estero) si registra un dibattito sulla conservazione delle ostie consacrate, al termine del Sacrificio Eucaristico. Per una lunga fase temporale, le Sacre Specie sono state conservate in un tabernacolo posto in posizione preminente nel presbiterio. Prima, sopra l’altare maggiore, poi – quando l’altare è stato rivolto verso l’assemblea dei fedeli – sempre in un luogo centrale, poggiato su un’apposita mensola. In tempi recenti, un sempre più alto numero di persone si sta accorgendo che, specie nelle chiese di recente costruzione, è posto al centro del presbiterio esclusivamente l’altare, mentre il tabernacolo è messo da parte, posizionato altrove. In alcuni casi (es. parrocchia Santa Paola Romana, Roma-Balduina), a troneggiare è la sedia del presidente dell’assemblea (quasi una “cattedra”), mentre il tabernacolo è posto sopra una colonnina a destra, in posizione defilata e con scarso decoro (esiste poi, semi-nascosta, una cappella dell’adorazione).
In altre situazioni, il Santissimo non è conservato nel presbiterio, ma è collocato al di fuori, in un luogo diverso (cappella, altare laterale, struttura di tipo monumentale).
A questo punto, tra i fedeli, sono sorti molti interrogativi. Perché il Santissimo non si trova più nel presbiterio? Perché nel presbiterio troneggia la sedia del celebrante? Da varie voci, riportate dai media, deriva pure la seguente considerazione: al di là di ogni concezione “architettonica”, se non addirittura “utilitaristica”, dovrebbe essere semplice comprendere che è dalla dottrina (dall’insegnamento) che scaturisce l’edificio di culto, e non viceversa. Per cui a pari dottrina dovrebbe corrispondere pari edificio. Se oggi si notano delle considerevoli differenze tra gli edifici moderni e quelli passati non si può fare a meno – affermano alcuni – di considerare che “forse” è cambiata la dottrina.
A questi punti, si aggiungono poi dei nuovi quesiti: perché nelle chiese di recente costruzione si tende a togliere il Crocifisso? Oppure lo si pone a un lato dell’altare? O lo si sostituisce con immagini del Risorto? Su quanto abbiamo riportato esiste disorientamento, e non mancano criticità mal dissimulate. Per tale motivo ci siamo rivolti a uno storico della Chiesa rivolgendogli vari quesiti. Queste le risposte fornite dal prof. Guiducci.
*** Prof. Guiducci, partiamo dalla storia del tabernacolo…
Si. Certamente. Può essere utile ricordare, intanto, che il termine tabernacolo deriva dal latino tabernaculum. È diminutivo di taberna con significato di dimora. Non è quindi un ripostiglio, o un contenitore ove tenere da parte “qualcosa”.
Nella Traditio ebraica e cristiana manifesta il luogo della casa di Dio presso gli uomini. Infatti, nella Vulgata (san Girolamo), la parola tabernaculum fu utilizzata per tradurre l’espressione ebraica: מִשְׁכָּן mishkhan, che significa dimora. Il tabernacolo aveva storicamente delle caratteristiche?
Sì. Molto importanti. Una prima caratteristica era la centralità del tabernacolo. Presso il popolo di Israele si trattava di un santuario che si poteva trasportare. Accoglieva l’Arca dell’Alleanza (in ebraico ארון הברית, ʾĀrôn habbərît). All’interno dell’Arca erano contenuti i dieci Comandamenti, la verga di Aronne fiorita, e la manna. Il tabernacolo veniva eretto nel deserto. Accompagnava gli israeliti nel loro esodo, dopo l’uscita dall’Egitto. Ne avevano cura i membri della tribù di Levi (Leviti). In seguito, con l’entrata nella Terra Promessa, fu sostituito dal Tempio (Gerusalemme). Perché era centrale il Tabernacolo?
Perché richiamava alla Presenza di Dio. In pratica: il Signore non guarda dall’alto, come uno spettatore il suo popolo, ma lo accompagna. Ne condivide i vissuti. Un po’ come succede con i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)…
Esattamente. Oltre la centralità, esistevano altre caratteristiche del tabernacolo?
Sì. La sua disposizione grafico-spaziale, simboleggiava (schema geometrico) anche la creazione, la struttura del cosmo, la storia futura del popolo d’Israele fino all’età messianica, il tempo del “regno dei cieli”. Il Cristianesimo ha ripreso il concetto di dimora…
Sì. Certo. Ovviamente in altri termini. La riflessione sulla reale Presenza di Dio nel pane consacrato pose un’esigenza: era necessario individuare un luogo di adorazione. Nei primi secoli, in genere, le Sacre Specie erano tutte consumate dai presenti durante la celebrazione eucaristica.
In seguito, le Chiese locali divennero territorialmente molto vaste. Dopo la Messa restavano ancora delle Specie Eucaristiche. Si decise, ovviamente, di tutelarle in ambienti adatti ad assicurare una protezione da profanazioni.
In seguito, intorno al XII secolo, cominciarono ad essere costruiti dei tabernacoli. Non vennero mai considerati dei contenitori, ma dei “troni” eucaristici. Cioè, dei punti centrali di tutto l’edificio di culto.
Tale dato è confermato anche da un fatto storico. Quando cominciò l’uso delle “Quarantore”, l’adorazione dei fedeli era in direzione del tabernacolo perché non esisteva ancora un’esposizione solenne (come avvenne, poi, in seguito). Quindi, nel tabernacolo, Cristo-Eucaristia dimora…
Ovviamente il Signore Gesù è presente in ogni angolo dell’universo. È nel cuore di ogni persona. Però, certamente, nel tabernacolo esiste la Sua reale Presenza. Non la memoria, il ricordo, il segno, l’emblema, ma la Presenza.
Per tale motivo, tutte le chiese vennero edificate con un disegno che direttamente e indirettamente riconduceva alla centralità del tabernacolo. Cioè alla Presenza di Dio. È vero che per un lungo periodo fu possibile celebrare Messe negli altari laterali, ma ciò non mutò mai la centralità dell’altare maggiore e del tabernacolo… Si può quindi parlare di uno strettissimo collegamento tra l’altare e il tabernacolo…
Sì. Certamente. L’altare richiama alla Passio Christi. E la tovaglia che vi si stende si collega alla Sacra Sindone.
Il tabernacolo riconduce al Christus risorto, trionfatore del peccato e della morte.
Ciò lo si comprende bene se si tiene conto che l’intero Evento Pasquale è costituito dalla Passio-Mors-Resurrectio del Signore Gesù. Sul piano storico, sono avvenuti dei cambiamenti?
Sì. In talune comunità evangeliche si sono sviluppate delle prassi conseguenti ad alcuni enunciati dottrinali. Quali?
Partendo dall’idea della “Cena”, alcuni evangelici hanno ritenuto che l’altare doveva essere curato secondo i normali criteri famigliari. Quando si cena si apparecchia la tavola. Quando si è terminato di mangiare, la tavola viene sparecchiata. Da qui la conseguenza: molti altari di comunità evangeliche rimangono spogli in assenza di riti.
C’è poi un secondo aspetto. In vari evangelici non viene riconosciuta la transustanziazione, cioè la trasformazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo. Da qui la conseguenza: terminata la “Cena” non c’è bisogno di conservare il pane con il quale si comunicano i fedeli. Non c’è quindi tabernacolo. La prassi che Lei ha ricordato ha riversato effetti anche nel mondo cattolico?
Lei comprende che i discorsi generalizzanti rimangono sempre deboli. Però, si può cautamente affermare che in molte chiese cattoliche l’altare maggiore, al di fuori della celebrazione eucaristica, tende a rimanere una struttura disadorna, simile più a una qualsiasi tavola famigliare che alla mensa ove viene celebrato il Sacrificio Eucaristico. E con riferimento al tabernacolo?
Per secoli si è insistito giustamente su una esposizione velata. E anche in canti eucaristici torna questa linea. Attualmente, si ha l’impressione che emerga un linguaggio che accentua principalmente il concetto di custodia, di mera conservazione delle particole consacrate, di “riserva eucaristica”. Ci sono delle conseguenze?
Beh, tenga conto che il fedele – quando entra in una chiesa moderna – sovente neanche si accorge dove sta il Santissimo Sacramento. E, nella migliore delle ipotesi, va alla ricerca del lumicino rosso che avverte della Presenza del Signore. Quando, poi, questi lumicini, sono tenui (o la chiesa non è illuminata), non è facile individuare il tabernacolo. A questo punto salta un percorso ascetico. In che senso?
Vede, le nostre chiese – sul piano storico – sono sempre state costruite avendo alla base un itinerario spirituale. Il percorso è simboleggiato dalla navata centrale. Il rosone richiama la Perfezione, la Sapienza di Dio “Luce del mondo”, il battistero è il luogo dal quale inizia un itinerario ecclesiale, le immagini laterali (statue, dipinti, ecc.) richiamano il sostegno della Vergine Maria e dei santi, le finestre laterali sono simbolo dei Sacramenti (la Luce della Grazia), e – alla fine – si arriva all’altare maggiore, alla Presenza di Dio. Ciò viene accompagnato anche da manifestazioni di fede…
Certo. La prima è quella di inginocchiarsi. Atto di adorazione.
La seconda è quella di segnarsi con l’acqua benedetta. Perché nella Chiesa e nella vita quotidiana tutto avviene “nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo”.
Inoltre, alcune esclamazioni richiamano la gioia dei pellegrini che si avvicinano al santuario di Dio finalmente raggiunto: “Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento”. Prof. Guiducci, qualcuno ha scritto che le moderne chiese sono grandi, sono dispersive, sono fredde, non aiutano la concentrazione. Meglio una cappella dell’adorazione…
Vede, qui bisogna essere chiari. Intanto, molte chiese moderne (che ben conosco) sono inadatte alla loro funzione perché “brutte”, incapaci di comunicare la sacralità del luogo. Alcune sembrano casermoni. Altre rimangono vicine a dettami estetici poco liturgici. Altre potrebbero tranquillamente ospitare un incontro di boxe, in considerazione del disegno geometrico…
Ora, noi stiamo parlando di chiese cattoliche. Non di aule assembleari. Non di ambienti per manifestazioni culturali.
Allora, se parliamo di chiese, dobbiamo tornare al perché storico della chiesa. La chiesa è la Casa di Dio, ove i fedeli adorano, lodano, ringraziano e invocano singolarmente e comunitariamente il Signore Risorto, Dio della Vita e della Storia.
La conclusione è semplice. Se la chiesa è la Casa di Dio, allora è tutta la struttura che è al servizio dell’adorazione divina e non l’incontrario. Non è la liturgia che in qualche modo si deve adeguare all’astrattismo di alcuni architetti, ma è la creatività umana che deve essere capace di ricondurre sempre a un punto centrale. Ove è collocato l’altare del Sacrificio e il tabernacolo con il Cristo Risorto. Prof. Guiducci, alcuni fedeli comunicano che nelle loro chiese si vanno togliendo i Crocifissi, sostituendoli con immagini di Gesù Risorto. La spiritualità della Croce sta mutando?
C’è qui un aspetto che trae origine, probabilmente , da aspetti (non ben compresi) della spiritualità ortodossa. In che senso?
Nella spiritualità della Chiesa Latina ha progressivamente trovato spazio una contemplazione del Christus patiens, grazie anche alla predicazione dei Francescani e a quella di altri Ordini.
Secondo alcuni, questo insistere sui Dolori di Gesù, sull’agonìa, ha favorito degli itinerari di santificazione segnati fortemente da sofferenze personali, da discipline, dall’insistenza sulla corruzione della natura umana, da pessimismo con riferimento all’uomo redento, da ambienti tetri, da decorazioni macabre (con ossa umane), da mancanza di gioia, di letizia interiore…
Nella Chiesa d’Oriente, ha prevalso nel tempo una visione spirituale più legata alla divinizzazione originaria della natura umana, alla partecipazione di quest’ultima alla vita trinitaria, da cui deriva il suo carattere “dialogale” con il cielo…
A questo punto, qualcuno – forse – ha ritenuto utile una minore esposizione di Crocifissi e una migliore ostensione del Gesù Risorto.
La conseguenza, in alcune chiese, è stata evidente. Dall’altare è stato tolto il Crocifisso. In alcuni casi, l’immagine dell’Uomo dei dolori è stata collocata a un lato dell’altare, creando una situazione che lascia un po’ perplessi.
In altre situazioni, il Crocifisso è stato tolto del tutto, e si fatica un poco a ritrovarlo (in alto… in qualche parete… sotto l’altare…appoggiato a una colonna…). Una situazione che disorienta…
Sì. È un qualcosa che genera confusione. Che rende perplessi. Per vari motivi. Esiste un rapporto inscindibile tra il Crocifisso e l’altare. Non sono realtà diverse. Che si possono separare. Sono un’unica realtà. Su “quell’altare” è posta la Croce. Su “quell’altare” Cristo si immola. Su “quell’altare” è mostrato ai fedeli il Corpo e il Sangue del Crocifisso. Tutto proviene da “quella” Croce. Questo è un dato-chiave…
Sì, è fondamentale. Perché la Redenzione è passata attraverso la Croce. Certo, non si è fermata al Venerdì Santo. Ma ha comunque affrontato l’Ora profetizzata nei secoli, e ricordata dallo stesso Gesù ai suoi discepoli. Quindi non esiste “squilibrio” nell’insegnamento cattolico…
Non c’è alcun squilibrio perché l’Evento Pasquale include la Sofferenza del Figlio di Dio, l’Oblazione totale, la Deposizione, la Risurrezione. A questo punto, insistere sulla “tristezza” permanente nella Chiesa è un fatto debole per un motivo… Quale?
Perché è proprio guardando al tabernacolo che ci si rende conto di essere in presenza del Risorto.
In tal senso, tutto il Mistero Pasquale è segnato da un percorso che si conclude con un Evento di vittoria: l’altare (Passio), la tovaglia dell’altare (deposizione), il tabernacolo (Cristo trionfante).
Evidentemente, la vittoria del Signore Gesù si colloca nel grande Mistero della nostra Redenzione. Quindi, la gioia cristiana è una letizia interiore. Nasce dalla consapevolezza che siamo dei redenti. Delle persone nuove in Cristo. Possiamo trarre qualche conclusione?
Non è semplice. Comunque si può affermare, da una parte, che il fedele deve rimanere attento alle indicazioni che riceve dall’autorità ecclesiastica. Dall’altra, si può forse accennare al fatto che in taluni luoghi di culto si osserva una minore attenzione alla Presenza reale di Gesù-Eucaristia.
Lo si denota in tante piccole situazioni. Osservando, ad esempio, alcune celebrazioni dell’Eucaristia emergono, in alcuni casi, realtà deboli. Ad esempio: rito della Consacrazione divenuto “celere” perché l’omelia è andata per le lunghe, o una genuflessione (gesto di adorazione) affrettata, o un distribuire l’ostia consacrata con un comportamento poco liturgico.
Altri esempi: persone che entrano in chiesa senza inginocchiarsi (tanto non c’è il Santissimo), senza fare il segno della croce, parlando tra loro stile salotto. Si potrebbe continuare ma si lascerebbe in tal modo il sentiero della cronaca bianca.
È meglio, quindi, evidenziare solo un’idea. Inginocchiarsi davanti alla sedia del celebrante non ha senso. Ricollocare al centro dell’abside il tabernacolo, e spostare ai lati le sedie dei celebranti, sarebbe meglio. Si tornerebbe a contemplare Gesù Vivo che nell’Ultima Cena dona Sé stesso.
* fonte: CarloMafera.wordpress.com
Come già precedentemente comunicato, nel contesto dell'elaborazione di una mappa google circa la diffusione della forma straordinaria del Rito Romano in Italia, a partire da oggi e fino a fine settembre, procediamo all'appello per la zona SUD E ISOLE (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna): chiunque voglia può fornire orario e indirizzo della celebrazione della Santa Messa nella propria
comunità oltre ad un eventuale recapito telefonico/email di un responsabile della comunità stessa.
Tutti i dati possono essere inviati all'indirizzo lazio.cnsp[at]gmail.com e verranno pubblicati una volta chiusa la raccolta per questo settore
geografico.
«Dal Sinodo giunga un vero sostegno alle famiglie»
di Lorenzo Bertocchi
«Mettere Dio al centro del proprio matrimonio e della famiglia».
Secondo monsignor Joseph Kurtz,presidente della Conferenza episcopale degli Usa, questo è il messaggio fondamentale che i due patroni dell’Incontro mondiale di Philadelphia, san Giovanni Paolo II e santa Gianna Beretta Molla consegnano alle famiglie di tutto il mondo.
Siamo a pochi giorni dall'Incontro Mondiale delle Famiglie e La Nuova Bussola Quotidiana ha incontrato monsignor Joseph Kurtz per chiedergli quale potrà essere il frutto di questo incontro, anche in vista del prossimo Sinodo di ottobre.
Questi meeting sono stati pensati e voluti da san Giovanni Paolo II, il “Papa della famiglia” come lo ha definito papa Francesco, e si susseguono ogni tre anni a partire dal 1994.
Philadelphia segue l'incontro mondiale di Milano 2012 ed è il primo che si realizza negli Stati Uniti.
Si intitola “L'amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva”.
Eccellenza, nella lettera di benvenuto dell’VIII Incontro mondiale delle Famiglie l’arcivescovo di Philadelphia, Joseph Chaput, ha scritto che «la gloria di uomini e donne è la loro capacità di amare come Dio ama – e non esiste mezzo migliore per insegnare l’amore della famiglia».
Se la famiglia è in crisi, lo è anche Chiesa?
«La famiglia è il mattone fondamentale per la costruzione della Chiesa e della società.
Quando la famiglia soffre, il mondo soffre.
Le famiglie sono chiamate a essere la scuola domestica dove impariamo con più forza a ricevere e dare amore, a vivere con gentilezza in comunità, e a prenderci cura degli altri così come di noi stessi.
I genitori che vivono un vincolo permanente, fedele e fecondo rendono presente in modo sensibile l'amore di Dio ai loro figli e la Chiesa ha il grande obbligo di affiancare le famiglie e accompagnarle in questo viaggio.
Noi vogliamo assicurare loro non solo sacramenti prontamente disponibili, ma di camminare con fiducia ascoltando la parola di Dio e mettendola in pratica.
Sono grato a papa Francesco per aver convocato un Sinodo diviso in due parti per concentrarsi su alcune sfide che le famiglie devono affrontare oggi, e per l'Incontro mondiale delle Famiglie che assicura alla Chiesa uno spazio abituale per celebrare gli aspetti buoni e forti della famiglia, e un modo per continuare a esaminare come possiamo migliorare».
I santi patroni dell’Incontro mondiale delle Famiglie sono san Giovanni Paolo II e santa Gianna Beretta Molla. Due straordinarie figure.
Qual è il messaggio più importante che i due santi offrono alle famiglie del mondo?
«Questi due santi offrono un semplice, ma potente messaggio alle famiglie: mettete Dio al centro della vostra vita famigliare; tenete Lui al centro del vostro matrimonio.
Il secondo messaggio deriva dal primo: famiglie, voi siete necessarie; il mondo ha bisogno di voi, e la Chiesa ha bisogno di voi.
La vostra testimonianza è vitale; il vostro amore, l'ospitalità, e il sacrificio sono necessari.
San Giovanni Paolo II ha sottolineato con insistenza che la missione della famiglia è “diventa ciò che sei”.
E santa Gianna Beretta Molla, una moglie e madre che ha messo il Signore al primo posto e ha coraggiosamente testimoniato la santità di ogni vita umana, ha vissuto questa missione.
Che esempio eccellente ed eroico per tutti noi!»
A suo avviso, quali saranno le maggiori sfide per il bene della famiglia al prossimo Sinodo a ottobre?
«In primo luogo, le famiglie di oggi hanno bisogno di sperimentare la fiducia e la speranza che nutriamo per loro, e che è un loro di diritto.
Ci sono molti messaggi negativi che dissuadono le persone dallo sposarsi, dal credere di poter non solo fare una famiglia, ma anche farla crescere bene, e dal credere che i bambini sono un dono da accogliere e amare.
La mia speranza per il Sinodo del prossimo mese e anche dopo, è che troveremo il modo di sostenere e mettere gli uomini e le donne nella condizione di seguire più pienamente Cristo e vivere la propria vocazione con coraggio.
In secondo luogo, vi è anche un grande bisogno per noi di accompagnare coloro che sperimentano sofferenza, difficoltà e dolore.
I vari documenti e le dichiarazioni del Sinodo dello scorso anno hanno evidenziato una serie di difficoltà che devono affrontare oggi le famiglie in tutto il mondo e altre le conosciamo dalle nostre esperienze quotidiane.
Con il Cuore di Gesù, la Chiesa cerca di camminare con chi è nel bisogno».
Foto : L’arcivescovo di Louisville, mons. Joseph Kurtz, Presidente della Conferenza Episcopale Statunitense, in una foto, inginocchiato per strada, mentre recita il rosario dinanzi a una clinica abortista della sua città.
Comprendiamo l'esigenza dei "titoloni" con i quali i mass media vogliono eccitare i lettori.
Il sensazionalismo fa sempre presa specie se protagonista è Papa Francesco.
Vatican Insider ha titolato trionfalmente "Una messa sotto il ritratto del Che: l’ultima rivoluzione del Papa"
Rivoluzione voluta o rivoluzione imposta?
"Papa Francesco non sarà il primo pontefice a celebrare una messa vicino all'immagine ( la gigantografia del "Che"scolpita da Enrique Ávila N.d.R.) : Giovanni Paolo II e Benedetto XVI le hanno celebrate in quella piazza durante i viaggi a Cuba nel 1998 e nel 2012, rispettivamente. Ma l'impatto mediatico sarà sicuramente molto diverso questa volta, anche per il ruolo giocato dal Pontefice nel recente disgelo delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti".
Una Lettrice, osservando però la foto dell'allestimento del palco pubblicata dal corrispondente a L'Avana di Vatican Insider ha osservato che : "niente è fatto a caso. Come sono stati accorti in passato per non farlo notare (tanto che molte persone nemmeno sapevano della gigantografia sulla piazza), sono altrettanto attenti in questa occasione a metterla in risalto".
L'Articolo del quotidiano Libero (foto ) mette bene in risalto che il palco, dove domani sarà celebrata la Santa Messa Papale, avrà praticamente come sfondo la gigantografia del "Che".
Facciamo allora un raffronto con le celebrazioni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in piazza della Rivoluzione avvalendoci di alcune foto presenti su Internet.
Il 25 gennaio 1998 Papa Giovanni Paolo II arrivò alla Piazza della Rivoluzione José Martì della metropoli caraibica per celebrare la Messa conclusiva del suo viaggio apostolico a Cuba.
Dal 26 al 29 marzo 2012 ci fu il viaggio apostolico di Benedetto XVI con la celebrazione della Santa Messa nella stessa Piazza utilizzata dal suo Predecessore : "Un folto gruppo di operai ieri ha terminato il palco su cui papa Benedetto XVI dopo il 28 marzo celebrerà la messa nella piazza della Rivoluzione qui all’Avana, proprio di fronte all’altare in cui campeggiano i volti stilizzati del Che e di Camillo Cienfuegos sulla facciata di un alto edificio".
Un particolare squisitamente religioso ha impreziosito la visita di Benedetto XVI: era il tempo-ormai lontano- quando la Chiesa Cattolica si nutriva ancora del trascendente.
Il Papa, coerente al santo proposito di "fare della preghiera il filo conduttore delle nostre giornate" durante l'incontro con Raul Castro chiese , tra l'altro, che il Venerdì Santo fosse stato riconosciuto a Cuba come giorno festivo (così come accadde per l'analoga richiesta fatta da papa Woityla, 14 anni prima, per la festività del Natale).
La richiesta di Papa Benedetto fu accolta dalle autorità cubane pochi giorni dopo la sua partenza. (Wikipedia)
Fra i tanti cattolici "impegnati" nella vita ecclesiale a L'Avana, Vatican Insider ha scelto :" Alejandro è venuto con la sua chitarra, sotto un pirotecnico scroscio tropicale, per provare con i ragazzi del coro i brani della Messa: «Gli organizzatori diocesani sono stati molto chiari: vogliono solo musica cubana. E noi siamo felici di suonarla».(per ora non commentiamo la scelta iper-autoritaria degli "organizzatori diocesani" N.d.R.)
Lui, 30 anni, occhiali, barbetta appena incolta e moglie sorridente al fianco, potresti scambiarlo per l’animatore di un oratorio italiano: «Nella nostra vita abbiamo già avuto la fortuna di vedere due papi, Giovanni Paolo II, e Benedetto XVI, però non vi nascondo che stavolta è diversa. Francesco lo sentiamo molto più vicino. Sarà perché è latino, parla spagnolo, viene dalla nostra cultura, ma è come incontrare nostro padre. E poi, c’è quello che ha fatto». Cioè? «L’apertura con gli Stati Uniti. Non so se si capisce bene da fuori, ma per noi significa che la vita adesso può davvero cambiare. E sappiamo che non sarebbe avvenuto, senza lui».
Alejandro prevede che «verrà un mare di gente, soprattutto giovani. Molti più di quelli che si aspettano le autorità». Già, le autorità. Loro vogliono che la visita sia un successo, ma non troppo. ( A tal proposito c'è già in rete la versione diametricalmente opposta di Aleida Guevara March - una delle figlie del "Che" - che lamenta la richiesta che le autorità comuniste hanno fatto ai loro militanti di partecipare numerosi alla Messa Papale. N.d.R.).
Stimano che alla Messa di domenica verranno fra 150 e 200mila persone.
Il numero è basso, secondo fonti vicine al Vaticano, ma c’è una ragione che potrebbe convincere molti fedeli a guardare Francesco in tv."
Qualcuno mette le mani avanti ?
"Solo"
200mila fedeli ???!!!
E' lo stesso numero di persone in Piazza della Rivoluzione per la Messa di Papa di " Papa Benedetto XVI a Cuba accolto da Raul Castro. Messa davanti a 200 mila persone"
Le agenzie di stampa poche ore fa hanno diffuso la notizia che : " Sono attesi migliaia di fedeli, una nutrita delegazione argentina - capeggiata dalla presidente Cristina Kirchner - alla messa che Papa Francesco celebrerà domenica 20 settembre all'Avana.
Ma mancherà una delle figlie del "Che", Aleida Guevara March, fortemente critica verso la visita del Pontefice. «Il partito comunista cubano chiede ai militanti di andare a messa e di accogliere il Papa, quasi come fosse un dovere del partito. (Sottolineatura nostra N.d.R.) Non sono d'accordo. Lo accogliamo, certamente, come un visitatore, ma di sicuro non andrò alla messa. E lo trovo anche logico: abbiamo libertà di culto e non sono credente, e quindi non vado alla messa».
Evidentemente i fedeli cubani guardano alla sostanza dell'evento ecclesiale : la gioia di ricevere nella loro terra il Successore di Pietro per essere confermati nella fede.
Alejandro lo ha sottolineato con molta semplicità a Paolo Mastrolilli, inviato a L'Avana di Vatican Insider : "Francesco lo sentiamo molto più vicino. Sarà perché è latino, parla spagnolo, viene dalla nostra cultura, ma è come incontrare nostro padre..."
Nei prossimi giorni cercheremo di capire se la diversa collocazione del palco dove sarà celebrata la Messa Papale, avendo come sfondo la gigantografia del "Che", sia stata voluta, tollerata o subìta dalle Autorità Vaticane.
Così Inghilterra e Francia «discriminano i cristiani» nell’accoglienza dei rifugiati
di Leone Grotti
Inghilterra e Francia hanno promesso di accogliere rispettivamente 20 mila e 24 mila migranti, ma le regole stabilite da entrambi i governi «discriminano i cristiani», cioè il gruppo di persone che ha più bisogno di accoglienza.
«CRISTIANI LASCIATI PER ULTIMI». L’allarme è stato lanciato in Inghilterra dall’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, che ha scritto sul Telegraph: «Chi tra noi chiede da mesi compassione per le vittime siriane vive una grande frustrazione perché la comunità cristiana, ancora una volta, viene abbandonata e lasciata per ultima». Il premier David Cameron, infatti, ha annunciato che accoglierà solo chi si trova già in un campo per rifugiati delle Nazioni Unite. DISCRIMINAZIONE. «Ma così – continua l’ex primate anglicano – Cameron discrimina inavvertitamente le comunità cristiane, che sono le più colpite dai quei macellai disumani che si fanno chiamare Stato islamico. Non si troverà nessun cristiano nei campi dell’Onu, perché sono stati attaccati e presi di mira dagli islamisti e cacciati da quei campi. Per questo cercano rifugio nelle case private, nelle chiese». Invece che discriminare i cristiani, «l’Inghilterra dovrebbe considerarli una priorità perché sono il gruppo più vulnerabile. Inoltre, noi siamo una nazione cristiana e i cristiani siriani non farebbero fatica a integrarsi. A qualcuno non piacerà quello che sto per dire, ma negli ultimi anni l’immigrazione di massa musulmana in Europa è stata eccessiva e ha portato alla nascita di ghetti che vivono in modo parallelo nella società».
APPELLO DEGLI ANGLICANI. Dopo la pubblicazione di questo articolo, l’attuale arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha parlato personalmente del problema durante un incontro privato con il premier inglese. A lui ha ripetuto le parole pronunciate lunedì davanti alla Camera dei Lord: «Nei campi dell’Onu è diffusa la radicalizzazione e l’intimidazione. Così, la popolazione cristiana è stata costretta a fuggire dai campi. Qual è la politica del governo per raggiungere anche i profughi che non si trovano nei campi?». «CONSEGNE PRECISE» IN FRANCIA. Il problema della discriminazione dei cristiani nell’accoglienza dei rifugiati non riguarda solo l’Inghilterra, ma anche la Francia. L’esperto di Siria all’università di Tours, Frédéric Pichon, ha dichiarato lo scorso 11 settembre su Radio Courtoisie: «Oggi pomeriggio ho parlato con un alto funzionario della Repubblica che lavora nell’accoglienza dei rifugiati e che mi ha detto che potevo ripetere questa cosa a tutti. Quindi colgo l’occasione per farlo: esistono delle precise consegne da parte del governo per ignorare il problema dei cristiani d’Oriente». INUTILE CHIEDERE VISTI. Innanzitutto, secondo le informazioni di Pichon, il motivo per cui «cristiani iracheni e siriani attendono da otto mesi un visto all’ambasciata di Francia in Libano» è che «i dossier vengono esaminati da una compagnia privata libanese di proprietà di un musulmano sunnita». Continua: «È un alto funzionario, è un prefetto che me l’ha detto e ha consigliato ai cristiani di non chiedere visti ma di tentare di passare per la Turchia» e poi per le strade illegali percorse da tutti gli altri migranti «se vogliono avere delle chance». CONTRO IL REGIME. Ma quali sarebbero le «consegne precise» del governo? «Come mi ha detto il funzionario, il concetto è questo: “Si possono accogliere siriani, ma a condizione che non siano favorevoli al regime [di Assad]”. Sottinteso: se siete alawiti o cristiani, siete considerati pro-regime, e quindi il vostro visto» non arriverà mai. TRADUTTORI ARABI. Questo non è l’unico problema. Intervenuto alla stessa trasmissione, Marc Fromager, direttore di “Aide à l’Eglise en détresse”, ha rivelato: «È da anni che in Francia ricevo testimonianze di questo tipo. Ad esempio, i cristiani egiziani che scappano dal loro paese perché sono minacciati. Il loro caso viene affrontato con l’aiuto di traduttori dall’arabo, che sono quasi tutti di origine magrebina musulmana. Stranamente, non capita quasi mai che questi cristiani vengano riconosciuti come aventi diritto all’asilo politico e così sono respinti. Invece, i musulmani vengono accolto molto facilmente. Ci vorrebbero dei traduttori neutri sul piano religioso e che facciano bene il loro lavoro in ogni caso. Era evidente che i cristiani [egiziani] erano in pericolo fisico».
Ricordiamo cheSabato 19 settembre 2015 alle 11 nella chiesa di S. Gaetano a Firenze (piazza Antinori 1) sarà cantata la S.Messa votiva per i cristiani perseguitati di tutto il mondo. ( QUI )