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giovedì 23 aprile 2015

F.S.S.P.X: riflessioni sul riconoscimento giuridico della Fraternità S da parte del Governo Argentino



  Alcuni recenti articoli di MiL hanno dato notizia del riconoscimento, da parte del Governo Argentino, della F.S.S.P.X come ‘ associazione di diritto diocesano’, su istanza del Card. M. A. Poli arcivescovo di Buenos Aires, sebbene venga precisato che lo stesso non ha alcuna autorità per un riconoscimento canonico, fino a quando non avrà trovato l’inquadramento nella Chiesa Universale. 
 Viene il dubbio che si tratti di un furbesco strattagemma per un riconoscimento di fatto, da parte dell’autorità ecclesiastica argentina, della Fraternità, attraverso alcune prerogative del potere politico di quello Stato sulla Chiesa Cattolica. In pratica il riconoscimento è stato fatto fare al Governo, nella incapacità giuridica dell’autorità ecclesiale la quale comporterebbe la proibizione dell’attività pastorale della F.S.S.P.X.
 Il riconoscimento in causa doveva, secondo corretta prassi canonica, essere preceduto da quello papale tenuto conto che la Fraternità non è incardinata solo in Argentina ma sparsa in tutti i continenti e costituisce un penoso e combattuto problema di cui hanno dovuto occuparsi ben cinque papi ad iniziare da Paolo VI. Papa Benedetto ha cercato di agevolare molto il loro reinserimento nella Chiesa ma ha avuto solo un diniego. La storia della Chiesa insegna che un’associazione religiosa che nasce in una diocesi, solo in quella può ottenere, dopo attento esame,  il diritto vescovile e poi, solo dopo non pochi anni di prova, quello eventuale della Sede Apostolica.
 Di conseguenza i fedeli saranno disorientati poiché, nella maggioranza delle diocesi, la SFFPX è osteggiata fino alla proibizione di partecipare alla loro Messa. Per quanto amore possiamo sentire per la tradizione e sincera stima per i sacerdoti della Fraternità, dobbiamo riconoscere che si trovano in una situazione irregolare, che speriamo possa essere superata, aggravata dalla inaccettabile elezione di vescovi che appartiene solo al papa, in barba a una tanto decantata tradizione.
  Il sospetto che sorge spontaneo è che questo episodio, pericoloso precedente, riveli come altri, da parte dell’attuale pontificato, un indirizzo relativistico mascherato dalla ‘Misericordia’, il quale sembra postulare  che tutti hanno diritto a far parte della Chiesa indipendentemente dalla verità della loro posizione e dall’approvazione della Santa Sede, “troppo romana”, a detta di Bergoglio. La stessa cosa sembra valere per la liturgia dove ognuno può celebrare come vuole. La ricerca della verità nei movimenti ecclesiali, nell’ecumenismo, nell’etica, ect. è stata, al contrario, con alta dottrina, canonica e teologica, uno dei cardini del grande pontificato di Benedetto XVI, criticati aspramente all’interno della Chiesa con i risultati cui assistiamo oggi.
 La torre di Babele non è un’antica favola ma una triste realtà della Chiesa Cattolica attuale. Sembra verificarsi quanto un re tiranno, protagonista di un sonetto di G.G. Belli, proclama al suo popolo:   io fo dritto lo storto e storto er dritto”.  La parola a canonisti e teologi ‘veri’. Il popolo di Dio ha diritto su questi temi, come su tanti altri, ad un chiarimento.           
                                                              Enzo Fagiolo

5 commenti:

  1. E' sicuramente un segnale di pace e che il dialogo non è interrotto.

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  2. Riconoscere la FSSPX significherebbe anche consentire loro di utilizzare le Chiese anziché gli scantinati in cui sono confinati adesso. Se poi vediamo dove sono relegate le celebrazioni degli istituti più tradizionali non credo proprio che questo passo sarà fatto dalla Santa Sede. Proibire poi la Messa celebrata dalla FSSPX è veramente il massimo per quanto accade domenicalmente nelle nostre parrocchie.

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  3. Non la farei così tragica. La diocesi ha concesso un certificato di cattolicesimo, senza indebite estensioni "ultra petiitum", al solo scopo di porre la FSSPX al riparo dalla proibizione di esistere di fronte allo Stato argentino. Lo Stato vuole sapere dal vescovo se una certa associazione è cattolica; poteva il vescovo, in coscienza dire che no, quelli là siccome non vanno d'accordo con me non sono cattolici ? Non poteva e non lo ha fatto. A me sembra un comportamento onesto, e un segno di fraternità.

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