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venerdì 13 marzo 2015

A Pordenone i tradizionalisti e gli ortodossi nella stessa chiesa.



Un bell'esempio di "affido" di luoghi sacri. Piuttosto che niente, meglio con gli ortodossi. (Che sono meglio dei protestanti!)
Roberto

A pordenone cattolici tradizionalisti e ortodossi si dividono la chiesa
di G. Delguercio, da Aleteia, del 10.03.2015

La stessa chiesa, la Santissima Trinità di via San Giuliano a Pordenone, utilizzata da cattolici di stampo tradizionalista e da cristiani ortodossi romeni. Un edificio “contenitore” di celebrazioni diverse, che viene sistemato di volta in volta a ogni cambio di rito, utilizzando anche arredi sacri montati su rotelle per favorirne gli spostamenti
(Messaggero Veneto, 10 marzo).

LA MEDIAZIONE DEL VESCOVO
Un luogo di culto, uno dei più belli e suggestivi della città, che pare quasi trasformarsi in un set cinematografico. «Sono anni che la convivenza va avanti» spiega monsignor Giuseppe Pellegrini, vescovo di Pordenone, aggiungendo di aver cercato una soluzione per i tradizionalisti che hanno però preferito continuare a celebrare alla Santissima. Così come avviene dal 1991.

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DOMENICA POMERIGGIO IL RITO IN LATINO
Attualmente si officia una celebrazione ogni domenica alle 18 e ad ogni festa di precetto (come il mercoledì delle ceneri), ma anche per funerali. Il rito in latino secondo il Messale di San Pio V, sottolinea Natale Vadori, presidente di “Una voce”, associazione laica di liturgia,  «è molto rigido, non c’è nessuno spazio all’improvvisazione – sottolinea Vadori –. L’altare è lo stesso, ma il sacerdote con gli apolidi è voltato verso l’altare e a nome della comunità si rivolge verso Dio».

LO SGUARDO VERSO ORIENTE
Più dettagliatamente, spiega don Ivo Cisar (Una Voce Venetia, 28 settembre 2006), «il sacerdote non si pone "contro" i fedeli, chiudendosi in un cerchio (cfr. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia), ma sta a capo del "popolo di Dio", quale condottiero, e con esso si rivolge a Dio, verso l'oriente, verso l'altare, il quale non deve essere mai una tavola (per una specie di Cena di tipo protestante) e che non è prescritta, resa obbligatoria, anzi, la duplicità di "altari" dovuti a quelli posticci deve col tempo scomparire (cfr doc. sulla riforma liturgica del 25 gennaio 1966).

IL CROCIFISSO E LE CANDELE
Sull'altare, prosegue don Ivo, «deve essere collocato un crocifisso, perché vi si rinnova il sacrificio della croce; vi si trova, in mezzo, il tabernacolo, sede di Cristo, presente realmente sotto le specie eucaristiche e la cui presenza, prodotta dalla transustanziazione avvenuta nella consacrazione, è durevole; vi sono i candelieri con le candele per significare la presenza di Cristo, "luce del mondo" (Gv 8,12; Lc 2,32; 1,78); nella sua pietra si conservano le reliquie dei santi, nostri intercessori presso Dio (Canone romano), con i quali siamo uniti nella grande comunione dei santi e della liturgia celeste (cfr. Ap 6,9)».

LA DOMENICA MATTINA E' DEGLI ORTODOSSI
Ma se questo rito è "protagonista" la domenica pomeriggio, al mattino dello stesso giorno la chiesa si trasforma. Padre Octavian Schintee, parroco della comunità ortodossa rumena di Pordenone, spiega che è dal 1998 che utilizzano la chiesa della Santissima Trinità, per le loro celebrazioni la domenica mattina.

IL POSIZIONAMENTO DELL'ICONOSTASI
Per questo, ogni volta, «dobbiamo posizionare l’iconostasi, tipica della chiesa ortodossa, tra altare e navata». Si tratta di quattro grandi pannelli con rotelle, alti circa due metri, con le icone di Gesu Cristo, della Madonna col Bambino, del santo patrono San Giovanni Battista e del santo greco Nectarios (santo di tutto il mondo ortodosso, considerato un grande guaritore).

IL MARTEDI' SPAZIO AI TEMPLARI
Da circa un mese, un giorno alla settimana, riporta ancora il Messaggero Veneto, la chiesa di via San Giuliano viene aperta al pubblico anche dall’Associazione templari cattolici d’Italia. Il martedì, ai lati del portone di ingresso si posizionano due persone con addosso un mantello. Un servizio caratteristico di questa associazione, che conta 1.000 iscritti in tutta Italia e permette di rendere di nuovo fruibili a fedeli e no luoghi di importante valore artistico e spirituale, che negli anni sono stati chiusi o trascurati. L’ordine fondato nel XII secolo, infatti, proteggeva i luoghi di culto e i pellegrini che si recavano a visitare Gerusalemme dalle scorribande dei saraceni.

26 commenti:

  1. Questa è la dimostrazione di quando Cristo è con noi, non ci sono motivi di discordia! Al centro non è l'uomo ma l'amore di Cristo che i tradizionalisti e gli ortodossi, in modi diversi, portano avanti il loro gregge verso Lui.

    Bella iniziativa.

    A.

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    1. @ Anonimo13 marzo 2015 13:11

      Bella iniziativa ???

      Non volervedere "il dispetto" fatto ai cattolici della Tradizione è sia ignoranza sia malafede.

      La Sta. Messa domenicale è sempre stata celebrata prima di MEZZAGIORNO e cioè di mattina. Questo è sempre stato parte della Tradizione liturgica della Chiesa cattolica romana.

      E' triste vedere che nessuno piu si rende conto di questi piccoli cambiamenti.

      Quanti compromessi e amnesie per poter aver accesso ad una Sta. Messa in rito tridentino. Si fin a qualificarla di "forma estraordinaria" allora che era la "forma ordinaria" fino a quel Motu Proprio di Benedetto XVI

      Le rivoluzioni cominciano sempre da un certo uso delle parole ... e di tanti compromessi.

      Tutt'altro che un BELLA INIZIATIVA ! E' SOLO UN CONTENTINO CONCESSO A FEDELI ILLUSI E SENZA CONOSCENZA DELLA STORIA LITURGICA. Peccato !

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    2. Te igitur, comprendo in pieno e condivido quello che hai scritto. Ma cerca di comprendere la mia buona fede. di certo non intendevo assimilare i due riti. Anzi volevo aggiungere se per caso a Pordenone non c'erano due chiese distinte e per forza fare entrambi i riti nella stessa chiesa. Ho cercato di vedere la parte positiva. Il vescovo avrebbe potuto anche concedere la chiesa agli infedeli musulmani. Che sia un contentino non c'è dubbio. I vescovi oggi concedono sempre contentini per non sentire "frignare" i tradizionalisti. Pensa che nella mia città, con tutte le chiese vuote e in disuso non c'è nemmeno un sacerdote di qualche comunità sacerdotale che può dire la Santa Messa di Pio V. Anzi dopo il Motu Proprio l'aveva concessa in una cappella privata di un convento di suore, e poco dopo tolto pure da lì.

      A.

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    3. Concordo con te igitur: per un tradizionalista la messa è al mattino. Per me è una condizione sine qua non. Ho sempre visto come un dispetto le concessioni a celebrare la messa tridentina la domenica sera o addirittura il sabato sera in pre-festiva. La messa mattutina consente tra l'altro di fare la comunione a digiuno dgjjg mezzanotte secondo la tradizionale disciplina e penso che un tradizionalista dovrebbe stare molto attento a queste cose. Io mal digerisco la messa in coena Domini e la veglia pasquale in orario vespertino e vi partecipo obtorto collo. Infine per un tradizionalista domenica pomeriggio dovrebbe essere sinonimo di canto del vespero e benedizione eucaristica, appuntamento fisso nelle gloriose parrocchie di qualche decennio fa...

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  2. Per ricreare l'ambiente confusionale della basilica del santo sepolcro. Caos totale!

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  3. Mi dispiace per lei, caro Te Igitur, ma il rito tridentino non è più la forma ordinaria di celebrazione dal 1965: che a lei piaccia o no, esso è oggi forma "straordinaria". E ringrazi Ratzinger, perchè, se non fosse stato per lui, questa Messa oggi sarebbe ancora proibita e non sarebbe nè forma ordinaria nè straordinaria, ma semplicemente non esisterebbe più, o quasi. La Messa vespertina è stata introdotta da Pio XII, quella pre-festiva da Paolo VI nel 1967, pertanto fanno parte a pieno titolo della tradizione visto che risalgono a prima dell'introduzione del NO. Finisca di lamentarsi.

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    1. Caro Francesco la Messa Tridentina, anche volendo, non avrebbe potuto mai essere abolita come dice lei perché impossibile; così stabilisce la Bolla Quo Primum Tempore di San Pio V. Quindi finisca lei di dire inesattezze.

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    2. Concordo con Hierro. Francesco sei in errore. Non è Benedetto che ha tolto la proibizione, anzi si legga bene il Motu Proprio proprio Benedetto ha ribadito che tale messa non è MAI stata abolita. E né potrà essere abolita per la Bolla di San Pio V. Caduta in disuso per colpa del CVII. Ma come ribadito dal Santo Padre Benedetto sono due forme dello stesso Rito!

      A.

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    3. No, mi dispiace ma avete torto: quello che voi dite è corretto solo in linea di principio, cioè di diritto, ma non di fatto. E il fatto è che dopo il 1970 la messa tridentina è stata proibita. Bolla o non bolla di san pio V, questa è la realtà: la messa tradizionale fu di fatto pressochè annientata, proibita, abolita, a parte il modesto indulto del 1984. Solo grazie al motu proprio è potuta riemergere liberamente alla luce del sole e risorgere dalle ceneri come l'araba fenice. Infatti, lo stesso benedetto XVI ha dovuto ammettere che soltanto in linea di principio essa fu sempre consentita, ma non nei fatti: nei fatti paolo VI la cancellò dalla faccia della terra e se non avessimo avuto il Summorum pontificum sarebbe ancora così.

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. Mi spiace Francesco, a quelli come te è andata male....ha vinto ancora una volta la Vera Messa. Non potrete e non potranno mai annientarla.

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  4. Ah ah, i "templari", gli eterortodossi orientali, i criptosedevacantisti. Tutto all'insegna della squadra e del compasso..

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  5. Torquemada, proprio tu inquisitore, dovresti andare a controllare dove veramente stanno il compasso e la squadra. Non nelle cartelle degli alunni, ma nelle sale vaticane… i neo templari e i sedevacantisti non sono nulla a confronto del potere massonico che si annida da ormai molti decenni in Vaticano.

    A.

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  6. Ohibò, qualcuno che chiama in causa Tomàs de Torquemada? Non ce n'è bisogno, tutti sanno quante geometrie e geometri ci sono in Vaticano,giusto giusto per giustificare un altro anno giubilare......per giubilare chi? Ormai solo il Padreterno può salvare questa chiesa....

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  7. La Chiesa Romana non riconosce nessuna di queste associazioni di pseudotemplari: l'ordine fu abolito e mai più permesso. Solo un gruppo, ispirato al modello templare fu riconosciuto dalla Diocesi di Siena: la Milizia della Magione di Poggibonsi.
    E' tutto un pullulare di organizzazioni di templari. C'è chi dice che sian sette massoniche. Io non saprei dire. Dico solo che niente hann'a che far con la Chiesa.

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    1. Di fatti, la Chiesa, oltre agli ordini papali, riconosce solo i Cavalieri di Malta e quelli del S. Sepolcro. Gli altri ordini cavallereschi sono formalmente riconosciuti solo dai ex-sovrani (Parma, II Sicilie, ecc.).

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  8. Dante Pastorelli13 marzo 2015 20:37

    Insomma chi ha ragione? Chi rivendica un diritto sempre in vigore o chi ha calpestato quel diritto? Un dato di fatto prevale sulla verità? E' proprio a forza di dati di fatto che s'è distrutta la Messa ed ogni forma di devozione millenaria.
    Se poi a Pordenone i fedeli della Messa antica son contenti della situazione, buon per loro

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  9. Che tristezza, ecco il classico esempio di chi fa il diavolo a quattro per avere la Messa ma difetta nella dottrina. Come si può gioire di condividere una Chiesa, edificata per permettere alla vera Chiesa di dare culto a Dio, con gli scismatici orientali? I riti celebrati da quei signori sono assolutamente illegittimi. Rispolveratevi l'Unam Sanctam, è necessario, ai fini della salvezza, che ogni creatura sia sottomessa al Romano Pontefice.

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  10. Ecco cosa aveva visto la Beata Emmerich!
    Quei babbei dei friulani!
    Forza Friuli sei nell 'yperspazio !
    Chi beve tokai non muore mai e mandi mandi.

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  11. Santi uomini gli ortodossi altro che.. basti pensare a come hanno resistito durante l'unione sovietica, la risorta basilica del Cristo Salvatore a Mosca (distrutta dall'URSS) ne è l'esempio lampante. Riti bellissimi, in confronto la nostra messa di Paolo VI è nulla o quasi, venerano i Santi e la Vergine in particolar modo, e a livello dottrinale non ci sono eresie sostanziali come i protestanti, fu uno scisma politico quello d'oriente non di carattere dottrinale. dunque non lamentatevi, che è proprio a causa delle lamentele degli ultraconservatori se spesso si decide di sopprimere le messe tridentine

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  12. I - Io suggerirei maggior cautela nel minimizzar la gravità degli ostacoli che si frappongono all’unità con gli scismatici orientali, detti impropriamente Ortodossi. L’argomento, assai complesso, dovrebb’esser trattato in modo approfondito, ma qui a vol d’uccello mi limito ad indicare qualcuno di questi gravi ostacoli.

    Circa il Papato non è la modalità d’esercizio, com’oggi si tende ad affermare erroneamente, ma il concetto stesso di primato del Pontefice Romano che gli orientali rifiutano. E del resto la modalità d’esercizio non può non toccare la sostanza del primato. Gli Ortodossi sono disposti, in buona parte, a riconoscergli un mero “primato d’onore” (primus inter pares, vescovo fra i vescovi) perché Patriarca d’Occidente, ma non quello “giurisdizionale”, come non accettano il dogma dell’infallibilità pontificia in materia di Fede e Morale.
    I fratelli separati d’Oriente si distinguon dai cattolici anche per varie altre questioni teologiche, alcune delle quali posson sembrar sottigliezze… bizantine accampate da Fozio e seguaci per giustificar il loro distacco da Roma. Tipico esempio è la disputa sul “Filioque”, espressione contenuta nel simbolo niceno-costantinopolitano a partire dal VI secolo, confermata nel suo autentico significato dal II Concilio di Lione e, soprattutto, da quello di Firenze (1439) col consenso dei padri orientali. Lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio, secondo la tradizione patristica (Tertulliano, S. Epifanio, S. Agostino, S. Cirillo, S. Ambrogio etc.) non comporta, come obiettan gli ortodossi, due spirazioni e due Spiriti, e dunque due Principii ma un solo Principio ed una sola spirazione. L’ambiguità che ancora gli Ortodossi intravvedon in tale definizione dogmatica, è frutto della malafede di chi, nella solenne riunione ecumenica svoltasi nel capoluogo toscano, si dichiarò in errore senza trarne le debite e definitive conseguenze.
    Tra i problemi di natura teologica, giuridica e disciplinare non risolti, rammentiamo soltanto, en passant, quelli relativi all’esistenza del Purgatorio, all’amministrazione della Cresima da parte di semplici sacerdoti e al celibato ecclesiastico che, presso gli orientali, è obbligatorio solo per i vescovi ed i monaci fra cui i primi vengono scelti. Gli ortodossi, inoltre, considerano nulli tutti i dogmi promulgati, dopo gli scismi dei patriarchi Fozio (836) e Michele Cerulario (1054), da Papi e Concilii, compreso il sopra ricordato Concilio Fiorentino che segnò una peraltro parziale riunificazione dell’Ortodossìa con la Chiesa di Roma a cui seguì, passate le ragioni pratiche dell’insincero pentimento (la minaccia turca e la necessità dell’aiuto militare dell’Occidente) e salvo lodevoli eccezioni personali, il distacco che perdura per invincibile superbia e ragion politica.
    Si dovrebbero, poi, esaminare gli errori delle chiese monofisite e di quelle nate da altre eresie medievali modificatesi o rimaste intatte nei secoli, i rapporti tra Patriarcati e “chiese autocefale”, la dottrina non sempre convergente tra le realtà russe e quelle costantinopolitane, tra alcune chiese nazionali e le corpose, anche con milioni di fedeli, comunità ecclesiali “scismatiche” per ragion di potere o di teologia.
    Da non dimenticare ancora: il divorzio, ammesso in caso di adulterio, di malattia grave e contagiosa ecc.; i ministri del matrimonio che non sono gli sposi, come in Oriente si professava correttamente sino all’800, ma i sacerdoti che celebran le nozze e tante altre caratteristiche ed interessanti linee teologiche.

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  13. II - Tuttavia, gli orientali, conservan integra la sostanza dei Sacramenti e la loro Messa, caratterizzata da una liturgia antica e fastosa, è valida ma non è celebrata “in comunione” col Papa. Per questo, nelle riunioni interconfessionali “bilaterali”, il Romano Pontefice si limita a presenziare solo alla “Liturgia della Parola”.
    Il Codice di Diritto Canonico, n. 1248, precisa che il precetto festivo si soddisfa partecipando alla S. Messa Cattolica: in mancanza, partecipando alla “Liturgia della Parola” secondo le prescrizioni del Vescovo locale o pregando in famiglia. Il can. 844 dispone che, in caso di assoluta necessità (stato di peccato grave, rischio di morte etc.) si può ricorrer per la Penitenza, per l’Eucarestia e per l’Unzione degli infermi a ministri non cattolici nella cui Chiesa i Sacramenti siano validi (ortodossi). Al cattolico, dunque, in condizioni normali, è fatto divieto a partecipare alle pur valide SS. Messe degli scismatici, perché non sono celebrate in comunione e sotto la giurisdizione del Papa.
    Chi ne volesse saper di più consulti l’Enciclopedia Cattolica che contiene ottime voci ed un vasto apparato bibliografico, o il prezioso volume La Chiesa e le chiese di Corrado Algermissen, ed. Morcelliana, 1942.

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    1. Grazie professore per la dotta disquisizione sulle principali differenze tra i cattolici e gli orientali.

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  14. Faccio prsente che di autentici Templari realmente riconosciuti dalla Santa Sede (nel senso in cui continuano invece ad esistere, ad esempio, Cavalieri di Malta e del Santo Sepolcro) non ne esistono più dalla soppressione definitiva dell'Ordine, da parte di Clemente V, nel 1312, con conseguente fine sul rogo dell'ultimo Gran Maestro. Vi sono oggi tantissimi gruppi "neotemplari" di vari gradi di "serietà", ma nessuno di essi gode di riconoscimenti ufficiali tali per cui si possa dire che esso, più degli altri, rappresenti l'autentica continuazione dell'antico Ordine originario, come sembrate invece asserire implicitamente voi, in questo post, a proposito di questa Associazione Templari Cattolici d'Italia, scrivendo "l'ordine fondato nel XII secolo"...
    Tommaso Pellegrino - Torino
    www.tommasopellegrino.blogspot. com

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  15. Mi sembra di aver scritto più su che l'unica associazione che s'ispira alla tradizione templare riconosciuta almeno a livello diocesano, dal defunto Vescovo Castellano, è la Milizia del Tempio di Poggibonsi.

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