Per i 40 anni dell’Istituto, le domenicane di Fanjeaux in pellegrinaggio a Roma
nella Basilica di San Giovanni in Laterano (febbraio 2015)
Martedì 9 febbraio 2015, all’inizio del loro pellegrinaggio
a Roma, le Domenicane del Santo Nome di Gesù, insieme con le alunne
ed le famiglie che le accompagnavano, sono entrate processionalmente
della Basilica di S. Giovanni in Laterano ove, prima di seguire la Via
Crucis, sono state accolte dal Superiore del
Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X don Petrucci (con un particolare atto di filiale e ossequiosa devozione al Papa).
La Congregazione Dominicana del
“Santissimo Nome di Gesù” di Fanjeaux ha organizzato infatti dal 9 al
14 febbraio 2015, un pellegrinaggio di ringraziamento a Roma in occasione dei
40 anni dalla sua fondazione.
La congregazione ha come fine
l'educazione delle giovani ragazze, fornendo loro tutta la qualità
dell'insegnamento cristiano; costituita oggi 200 religiose, esse sono
impegnate in 8 scuole secondarie e sei scuole elementari in Francia,
Germania e Stati Uniti. Al pellegrinaggio hanno partecipato, oltre alle
religiose, 950 delle loro studentesse, un centinaio di insegnanti e
genitori.
E’ attraverso il suo attaccamento
alla Messa Tridentina e la Tradizione della Chiesa, che la Congregazione
ha conosciuto un così grande sviluppo nel corso di questi quattro
decenni; esse vogliono dunque ringraziare la Città Eterna e la Divina
Provvidenza per tutti i loro benefici.
Le Domenicane, mentre ringraziano le
autorità romane di aver loro consentito l'ingresso nelle basiliche papali,
deplorano che, nonostante le reiterate richieste della Pontificia
Commissione Ecclesia Dei, in nessuna chiesa di Roma si sia potuta
celebrare la Santa Messa antica per 1300 pellegrini.
Cari confratelli, reverende madri, care alunne, cari fedeli,
in qualità di superiore del Distretto italiano della Fraternità S Pio
X, sono molto onorato di accogliervi qui a Roma in questa magnifica
Basilica, in occasione del vostro pellegrinaggio per i 40 anni della
vostra comunità,
40 anni che avete consacrato al servizio dell’educazione delle giovani
ragazze, e per festeggiare questo anniversario siete voluti venire a
Roma, certamente come testimonianza di fede, per rendere manifeste le
ragioni che vi legano alla Roma eterna, quella
degli Apostoli, dei martiri, dei santi e dei Papi che hanno trasmesso
la fede per tutto il corso della storia. E questa fede non può cambiare,
perché come ha detto Nostro Signore: «Il cielo e la terra passeranno ma
le mie parole non passeranno». Di questa
fede voi avete fatto il criterio della vostra difficile scelta, sono 40
anni, e il fondamento di tutta la formazione che dispensate.
Questa Basilica dove noi abbiamo la grazia di poterci raccogliere in
preghiera oggi, è un monumento magnifico che mette in evidenza il legame
indissolubile tra la nostra fede e quella degli Apostoli. Voi potete
ammirare le grandi statue che ne ornano le pareti
e che li rappresentano, ma soprattutto potrete pregare su due reliquie
insigni, le teste dei suoi Apostoli S. Pietro e S. Paolo, che sono
contenute nella sommità del Ciborio.
SS. Pietro e Paolo
Nostro Signore dopo la sua resurrezione aveva detto ai suoi apostoli:
«Andate a predicare il Vangelo a tutte le nazioni, coloro che crederanno
e saranno battezzati saranno salvi, coloro che non crederanno saranno
condannati».
Fedeli alla parola di Gesù gli Apostoli cominciarono a predicare la fede
in Gesù Cristo, e la Provvidenza condusse S. Pietro e S. Paolo qui a
Roma per farne il centro del mondo cristiano.
Non si trattava di dialogare con i sacerdoti della religione pagana per
valorizzarne gli elementi di verità che vi si potevano trovare.
Lo scopo degli Apostoli era di convertire le anime alla fede in Gesù
Cristo, unico Salvatore, poiché, come S. Pietro ricordava ai giudei,
«non è stato dato agli uomini nessun altro nome nel quale ci si possa
salvare».
Il loro apostolato era fondato sull’umile predicazione della Verità che
spesso era accompagnata da numerosi miracoli ad attestarne l’origine
divina. Questa predicazione essi l’incarnavano nella loro vita, in tutto
conforme alla dottrina che predicavano.
Non esitarono a denunciare gli errori del paganesimo e la sua
immoralità, immoralità che è la conseguenza immediata di ogni falsa
religione. È sufficiente leggere l’epistola di S. Paolo ai Romani per
rendersene conto.
Così la predicazione degli Apostoli, davvero opera soprannaturale,
porterà frutti straordinari, soprattutto una fede che sarà bagnata dal
loro sangue versato in testimonianza della realtà di colui che avevano
conosciuto: Gesù Cristo Figlio di Dio, morto per
i nostri peccati, resuscitato il terzo giorno e salito al cielo. È qui a
Roma, in effetti, che essi doneranno le loro vite per Gesù Cristo
durante la persecuzione di Nerone nel 64.
Come sapete S. Paolo fu decapitato alle Tre Fontane e S. Pietro
crocifisso a testa in giù sul colle del Vaticano, perché si considerava
indegno di morire come Gesù.
La conquista dell’impero romano al Cristianesimo, meritata grazie al
loro martirio e quello di migliaia di altri cristiani, avverrà per la
conversione dell’imperatore Costantino che, come sapete, dopo la visione
miracolosa della Croce nel cielo e dell’iscrizione
«in questo segno vincerai», fece mettere le iniziali del Cristo sugli
stendardi del suo esercito e riportò la vittoria contro il cugino
Massenzio, a Ponte Milvio, alle porte di Roma.
Egli darà la libertà alla Chiesa attraverso l’editto di Milano nel 313 e
offrirà in dono al Papa il terreno sul quale sarà edificata questa
basilica - prima chiesa ad essere pubblicamente consacrata - il 9
novembre 324, dal Papa S. Silvestro.
Ma gli imperatori cristiani non potevano accontentarsi di un regime di
libertà religiosa, non potevano accettare di veder ancora, accanto al
culto reso al vero Dio le superstizioni dell’idolatria, ed ecco che,
qualche anno dopo, nel 370, l’imperatore Teodosio
con l’editto di Tessalonica dichiara il cattolicesimo religione di
Stato È la vittoria completa del cristianesimo.
Potrete ammirare otto grandi affreschi nella Basilica che narrano questi
avvenimenti della vita di Costantino e il grande mosaico che si trova
sull’abside vi fa anche riferimento mostrando il trionfo della Croce.
Questo mosaico ci mostra che tutte le grazie vengono a noi dal
sacrificio della Croce di Gesù. È là che Egli ha incatenato il demonio e
che gli ha strappato la sua preda: l’umanità decaduta a causa del
peccato originale.
Tutte le grazie ci vengono per la Croce di Gesù e quindi attraverso la
S. Messa che non è nient’altro che il Sacrificio della Croce reso
presente sull’altare mediante il ministero del sacerdote. Il giovedì
santo nel cenacolo Gesù istituì la Messa e ordinò ai
suoi Apostoli di perpetuare questo Sacrificio per comunicarci le grazie
che ci sono necessarie per raggiungere il Cielo.
Questa Basilica ci aiuta a meditare su questo grande mistero, perciò conserva le preziose reliquie.
Infatti potrete contemplare alla vostra sinistra sull’altare laterale,
il tavolo dell’ultima cena sul quale Gesù ha istituito la S. Messa e ha
ordinato sacerdoti gli Apostoli per perpetuare il suo Sacrificio e
restare con noi, realmente presente nella SS. Eucarestia.
Sotto l’altare maggiore si conserva ancora l’altare in legno sul quale
S. Pietro celebrava la S. Messa. Su di esso i Papi continueranno a
celebrare il S. Sacrificio finché non sarà inglobato nell’altare
attuale.
Il Papa soltanto, o coloro ai quali egli accordi un permesso speciale, possono celebrare su questo altare.
In questi luoghi ci sono altri ricordi importanti della Passione di
Gesù. Questa Basilica infatti fa parte del palazzo del Laterano, dove il
Papa ha abitato per circa dieci secoli. Questo palazzo era molto più
grande e comprendeva una parte che attualmente
si trova distaccata, dall’altro lato della strada. È quella che si
chiama la Scala Santa, salita da Gesù quando, durante la sua Passione,
coronato di spine e coperto di un manto scarlatto, sarà presentato da
Pilato alla folla. Questa scala fu trasportata da
Gerusalemme a Roma grazie a Sant’Elena, madre di Costantino. Si può
percorrere questa scala unicamente in ginocchio, pregando (avrete senza
dubbio l’occasione di salirla). In cima c’è quello che era considerato
come il luogo più santo del palazzo: la cappella
papale, dove si trova un’immagine acheropita del Cristo, vale a dire
un’immagine non fatta da mano umana.
Questa Basilica porta, inscritto sul suo frontone, il titolo di «omnium
urbis et orbis ecclesiarum mater», che significa «madre e capo di tutte
le chiese della città (ossia di Roma) e del mondo». È qui, in effetti, a
Roma, che S. Pietro stabilì la sua sede,
e i suoi successori alla guida della Chiesa sono vescovi di Roma.
Noi ci troviamo dunque nella cattedrale del Papa, nella chiesa che è al
vertice di tutte le chiese del mondo. In fondo al coro potrete vedere la
cattedra del Papa, il trono di cui prende possesso dopo la sua
elezione.
Questo ci ricorda che il Papa è il capo supremo della Chiesa. Egli solo,
e nessun altro, ha la pienezza del potere per governarla.
È al di sopra di tutti gli altri vescovi ai quali comunica il potere di
governare le loro diocesi, quel potere che lui solo ha ricevuto
direttamente da Cristo al momento della sua elezione.
Il Papa è la pietra sulla quale Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa e
le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa poiché il Cristo,
di cui il Papa è vicario, ne è il Capo invisibile e continua a vegliare
su di essa. È questo per noi un gran motivo
di speranza, soprattutto oggi.
Tutti questi ricordi ci mostrano quindi la continuità tra la fede che
ci è stata trasmessa dagli Apostoli e la nostra fede cattolica. Questa
stessa fede che voi, reverende madri, vi impegnate a trasmettere ai
vostri allievi, questa fede che l’uomo non può
cambiare e che un giorno ci aprirà le porte del Cielo.
Preghiamo la S. Vergine che ai piedi della Croce ha custodito la fede
nella divinità di Gesù, sebbene fosse come offuscata a causa delle
sofferenze che Egli sopportava per noi; preghiamola affinché ci aiuti a
custodire intatta questa fede e a testimoniarla
senza paura in questi tempi difficili.
don Pierpaolo Maria Petrucci