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giovedì 14 agosto 2014

"La Messa non è finita, Deo gratias!". di R. Camilleri.

 La Messa non è finita Deo gratias di Rino Cammilleri
da La Bussola Quotidiana del 10-08-2014

Premetto che in quel che dirò non c’è alcuna vocazione polemica, perché le dispute intraecclesiali non mi appassionano. Anzi, mi infastidiscono. Sono cose di preti, nelle quali i laici, a mio avviso, meno mettono bocca e meglio è. Troppo spesso i preti si comportano come se la Chiesa fosse «cosa loro» e rispondono piccati quando li si critica. É da cinquant’anni, cioè dai tempi del Concilio, che il clero si riempie le gote del famoso «ruolo dei laici», ma poi, a conti fatti, il ruolo dei laici lo vorrebbe così: sempre in ginocchio, obbedienti e col portafogli aperto. 
Ho ormai una certa età e confesso che, quando sento parlare o leggo di dispute sul Concilio cambio canale o pagina o clicco qualcos’altro. Lo stesso dicasi per la Messa, nuovo rito, vecchio rito, rito straordinario, progressismi e tradizionalismi. Saranno gli anni, ma sono stufo da un pezzo. Quando mio nonno aveva l’età che ho io adesso e io ero un ragazzino, lui mi diceva sempre: sta’ lontano dai preti; onorali, riveriscili e salutali per strada, bacia loro la mano (allora usava) e va’ a Messa, ma non ti ci mischiare. Con sorpresa, diventato scrittore, mi accorsi che Padre Pio era dello stesso parere. Non sopportava i laici che ronzavano attorno alle tonache: allora si chiamavano «baciapile», oggi «impegnati nella pastorale». Il Santo diceva, col suo solito modo ruvido: «O dentro o fuori». Cioè: se ti piace l’ambiente entra nel clero, sennò esci di sacrestia e fai davvero il laico. 
L’esperienza è quella cosa che quando l’hai fatta è troppo tardi. Infatti, oggi so –per esperienza- che sia mio nonno (uomo religiosissimo) che Padre Pio (santo, asceta e mistico) avevano ragione. Entrambi passarono i guai loro per colpa del clero: le vicissitudini di Padre Pio sono note (rileggersi il mio libro Vita di Padre Pio, Piemme, più volte ristampato), mio nonno (che era imprenditore) uscì mezzo rovinato economicamente per essersi fidato di preti in un affare. Premesso tutto questo, vengo al dunque. 
Sono tanti anni ormai che nella mia mente la Messa domenicale è associata a un’ora di martirio di cui farei volentieri a meno. Tedio. Noia. Omelie banali e interminabili. Canzonette pop dal testo cretino. Estenuanti e retorici assilli al Padreterno terminanti con «…ascoltaci Signore». Segni di pace sudaticci. Ridicola miniprocessione per portare i «doni» all’altare. Chilometrici avvisi parrocchiali da ascoltare in piedi prima di avere la benedizione finale (dunque, abusivamente inglobati nella liturgia). Un «rendiamo grazie a Dio» che è un (mio) urlo di sollievo prima di uscire –finalmente!- a riveder le stelle. Ripeto: nessuna polemica. Trattasi solo di mie personali sensazioni. 
Ora, però, ho scoperto che nella cittadina sul Lago Maggiore in cui passo di solito l’estate c’è un prete che dice l’antica Messa. Una sola, il sabato pomeriggio. Ci sono andato, per curiosità. Già, perché quando vigeva il vecchio rito io a Messa non ci andavo proprio, perciò per me era una vera novità. Stupore: il celebrante faceva quasi tutto lui, gli astanti dovevano «rispondere» di rado. Silenzio. Il centro del tutto era il tabernacolo, non lo show del prete. Uno, in un angolo, intonava gli antichi inni in latino e –sorpresa- qualcosa mi si scioglieva dentro. Non mi accorgevo del tempo che passava, mi ritrovavo attento e concentrato come non mai, «partecipavo» davvero. Uscii ancora pervaso da un senso del sacro quale mai avevo provato prima. C’erano a disposizione dei libri per seguire la Messa, di quelli coi nastrini segnapagine rossi. Io non ci capivo granché, ma –altra sorpresa- una bengalese seduta accanto a me, colta la mia difficoltà, prese a indicarmi i passi giusti. 
Una bengalese! Il 5 agosto una lettrice romana mi ha scritto, raccontandomi della Messa a cui aveva assistito al mattino nella basilica di Santa Maria Maggiore. Ogni anno, per la ricorrenza della festa, vi si celebra solennemente in latino. Scrive la lettrice: «Mi sono trovata a cantare e a rispondere accanto a una coppia di giovani tedeschi e a due nere americane che conoscevano alla perfezione le parti della Messa in latino sia recitate che cantate; lo stesso mi capitò anni fa con dei giapponesi; è questo un modo davvero commovente di sentire e di vivere la cattolicità della Chiesa». Eggià: per «aggiornarsi» con gli anni Sessanta -del secolo scorso- la Chiesa rinunciò alla sua lingua sacra (mentre ebraismo e islamismo mantengono rigorosamente le loro). Il risultato di quello che Vittorio Messori definì in un’intervista «un golpe clericale» è che se percorro, che so, la Spagna devo assistere a Messe in catalano, castigliano, basco e via dicendo. 
Nel turista cattolico, con difficoltà avverto un fratello e la «cattolicità» di cui parlava la lettrice diventa teoria, non una sensazione palpabile. Scusate, ma siamo fatti anche di corpo. In quella chiesina sul Lago Maggiore ho visto un sacerdote che portava a Dio le preghiere del popolo che gli stava alle spalle in religioso (è il caso di dirlo) raccoglimento. Naturalmente –mi ha raccontato poi- si è inimicato il vescovo e tutti i colleghi della diocesi per via della sua ostinazione –qualificata di «lefebvriana»- a voler celebrare una (una!) Messa alla settimana secondo il motu proprio di Benedetto XVI. Tranquilli, quando finirà l’estate e tornerò in città non ho alcuna intenzione di macinare chilometri per andare a cercare una Messa di rito «straordinario» (sic!). Offrirò, come sempre, la mia pena domenicale al Signore nella solita parrocchia, a sconto dei miei peccati.

9 commenti:

  1. provo le medesime sensazioni, ma quando mi trovo fuori dalla mia città, ove la codardia di un prete ha fatto cessare la celebrazione mensile nel rito celebrato durante il Concilio Vaticano II, mi informo in quale chiesa si celebri con quel rito e...faccio pure qualche Km.

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  2. Ottimo Camilleri.

    Ma italiano, "troppo italiano": un'analisi lucida, impietosa, un quadro completo a toni forti che dimostra il baratro... e in fine, la conclusione: "eh oh.. che cce voj fa'..".
    Il compromesso, abituarsi a qualsiasi aberrazione per paciosa comodità.. Ce l'abbiamo nel sangue.

    I francesi hanno uno spirito meno transigente, piú barricadero: ad un'analisi cosí, che porta a considerazioni tali quelle descritte.. non puo' che seguire una presa di posizione del tipo: "ergo: io non ci sto".

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  3. Bell'articolo, mi sono trovato totalmente nelle parole di Camilleri...per fortuna vicino a casa ci sono un paio di posti raggiungibili facilmente in macchina dove celebrano la messa in forma extraordinaria.

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  4. Ci sono varie possibilità di assistere alla messa in latino,non in tutti i posti ci sono divieti ferrei o ostruzionismi, il problema è che la gente ,in generale, in chiesa non ci va più e chi partecipa è vecchio, i giovani fuggono e non si fanno vedere,poi adesso manco si sposano più..io non faccio altro che assistere a funerali, le cerimonie religiose più celebrate......che tristezza....

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  5. caro Rino,
    la capissero i preti modernisti del tedio che si deve troppo spesso ormai sopportare andando alla Messa "moderna" :
    semplicemente perché come oggi è strutturata, alla lunga allontana dalla fede che è il Divin Sacrificio del Calvario che si attualizza (e non solo una semplice memoria di ciò che avvenne all'ultima Cena).
    Tralasciamo inoltre gli abusi veri e propri, il non rispetto delle rubriche e tutte le "animazioni", credo motivo di disgusto tuo Rino e di tutti quelli che hanno conservato l'idea che la Fede è una cosa seria e la Santificazione dei giorni di Festa è a Dio dovuta per obbligo di Comandamento. Caro Rino, ogni passo (oggi diversi km.. per colpa di troppi vescovi che se ne fanno un baffo di quello che auspicava Benedetto XVI) per andare a Messa non è tempo sprecato ma comunque se puoi, e tu puoi.., battiti perché questo scandalo dei pretestuosi divieti contro le leggi stesse della Chiesa precluda a tanti gruppi di fedeli il sacrosanto diritto di poter scegliere secondo sensibilità a che Rito assistere.

    per l'anonimo delle 15.00:
    a Bergamo alle Messe in rito Straordinario sono spesso più i giovani e le famigliole con bambini, altro che vecchi.... avanti, provare per credere...
    e riserviamo le tristezze per i cattivi che nei paesi islamici perseguitano, rapiscono, violentano, uccidono i nostri fratelli che martiri non rinnegano al fede a prezzo della vita.

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  6. Un Rino Camilleri, me lo sarei aspettato un po' meglio informato. Articolo di colore, ma superficiale.

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  7. .
    Domanda tecnica.
    San Massiliamo Kolbe (come Padre Pio) è un santo canonizzato dopo il 1970. In queste feste, chi celebra esclusivamente all' uso antiquior, come fa?
    Usando il comune ? O traslando traduzioni (più o meno fai da te, visto che i testi ufficiali latini del NOM, quelli con i quali si dovrebbe celebrare solitamente, sono quasi impossibili da trovare)?

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  8. Leodavinci scrive
    "Un Rino Camilleri, me lo sarei aspettato un po' meglio informato. Articolo di colore, ma superficiale."

    Essendo d'accordo con Camilleri, mi piacerebbe leggere il motivo della "superficialità", ti sarei grado se potresti articolare il tuo pensiero.
    Francesco

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  9. non sono masochista e quindi ho quasi rinunciato ad andare a messa la domenica. Nei pochi casi in cui gli impegni familiari lo consentono faccio oltre 30 km x andare a partecipare ad una vera S.Messa nella forma antica.
    La Chiesa vuole autodistruggersi ? Probabilmente sì , piuttosto che parlare al vento (preti arroganti e presuntuosi) preferisco abbandonarli ... tanto creperanno presto di solitudine
    Lorenzo

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La Redazione