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lunedì 14 luglio 2014

Card. Gualtiero Bassetti : Omelia per l'Ordinazione di Mons. Nazzareno Marconi

Ringraziamo Sua Eminenza il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo Metropolita di Perugia- Città della Pieve, per averci fatto prontamente dono del testo della sua Omelia per l'Ordinazione del nuovo Vescovo di Macerata Mons. Nazzareno Marconi, officiata Domenica 13 luglio 2014 nella bellissima Basilica Cattedrale dedicata ai Santi Florido e Amanzio fulcro spirituale della gloriosa Diocesi Tifernatense da cui il nuovo Vescovo proviene. 
Grazie Eminenza !
A.C.


                                
ORDINAZIONE EPISCOPALE 
DI MONS. NAZZARENO MARCONI 
Città di Castello, 13 luglio 2014 

Venerati fratelli nell’episcopato, carissimi sacerdoti, religiosi e religiose qui presenti, distinte autorità, carissimi fedeli di Città di Castello e quelli graditissimi venuti da Macerata e dai vari centri della Diocesi, a tutti voi pace e consolazione dal Signore nostro Gesù Cristo! 
La Provvidenza di Dio, attraverso la volontà della Chiesa e di Papa Francesco, ha voluto affidare alle cure pastorali del nostro carissimo mons. Nazzareno Marconi la guida della Diocesi di Macerata (finora retta dal carissimo Mons. Claudio Giuliodori), che nei secoli ha allargato i suoi confini assommando anche le antiche sedi vescovili di Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia. 
Comunità che hanno conservato una fede limpida e genuina, trasmessa di generazione in generazione, fin dagli albori dell’era cristiana. 
Si tratta di una terra benedetta da Dio, che ha dato alla Chiesa, attraverso i secoli, fulgidi testimoni del Vangelo. 
La tua Chiesa madre di Città di Castello, soprattutto nella persona del vescovo Mons. Domenico Cancian, ti è grata per i molteplici servizi resi in vari settori della pastorale e per l’impegno profuso, a volte con vero sacrificio, nelle parrocchie che hai servito. 
Così pure le Chiese umbre ti sono riconoscenti per gli anni trascorsi al Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi con la responsabilità di rettore. 
È stato un tempo di proficuo lavoro e di intensa opera educativa a vantaggio dei giovani incamminati verso il sacerdozio. 
Tanta gratitudine ti esprimono anche i tuoi allievi dell’Istituto Teologico di Assisi, dove hai fatto crescere l’interesse verso le Sacre Scritture, da te scrutate e spiegate con sapienza e amore. 
L’ordinazione episcopale, che tra poco riceverai, ti renderà sposo, padre e pastore di un popolo numeroso che, sparso sulle verdi e assolate colline marchigiane, attende da te il nutrimento necessario per vivere secondo lo Spirito. 
E questo nutrimento è la Parola di Dio e il Pane Eucaristico, che ci rendono capaci di camminare sulla strada della vita, la quale conduce a Cristo, nostro Signore e Salvatore. 
Con la pienezza del sacerdozio, attenderai alle necessità dei fedeli a te uniti, li preserverai dal male e donerai loro, attraverso la grazia dei sacramenti, la forza per vivere da veri cristiani. 
Tu che sei cultore e discepolo della Divina Parola, troverai in essa le motivazioni più profonde del tuo agire, la capacità di discernimento, il consiglio per ogni decisione. 
Cari fratelli e sorelle, è la stessa Parola di Dio, che abbiamo ascoltato dalle letture, ad essere protagonista. 
È davvero un bel dono, caro Don Nazzareno, che la tua ordinazione episcopale sia posta sotto la luce della centralità di quella Parola. 
Ne sottolinea l’efficacia la bellissima similitudine di Isaia, della pioggia e della neve: Dio non parla mai a vuoto, o meglio, le sue parole non sono mai vuote, perché il Suo “parlare” non va inteso in senso umano. 
La Sua Parola agisce ed è capace, proprio come l’acqua che penetra la terra, di dare e ridare vita. 
La parabola del seminatore insegna che la Parola di Dio è simile, anzi “è” quel seme sparso largamente, senza risparmio, che può incontrare terreni buoni o, purtroppo, refrattari: ci sono infatti settori della vita del mondo e zone del cuore di ciascuno di noi che si chiudono alla bellezza dell’amore di Dio. 
Sì, fratelli e sorelle, la Chiesa esiste per continuare la missione del seminatore, che è Gesù. 
Abbiamo il buon seme, la parola del Vangelo, che non si esaurirà; ma dobbiamo seminarlo con coraggio, perseveranza, fiducia. 
C’è un’altra importante condizione: occorre uscire fuori, come Gesù, che – nota l’evangelista Matteo – “uscì di casa” per andare incontro alle folle, e come il seminatore della parabola, che “uscì per seminare”, e come dice Papa Francesco: “Chiesa in uscita”. 
Nel cammino di speranza della Chiesa universale, che grazie al ministero dei Pontefici, e oggi di Papa Francesco, è continuamente chiamata a riscoprire la gioia del seme, ossia dell’evangelizzazione e della sua vocazione missionaria, è importante accogliere il nuovo vescovo con questa consapevolezza. 
Egli è chiamato a guidare la sua Chiesa “in uscita missionaria”, verso le periferie materiali ed esistenziali, a prescindere da ogni considerazione sul fatto che esse siano fertili o refrattarie al Vangelo. 
 Non è missionaria quella comunità cristiana che, prima di “uscire”, si chiede se coloro ai quali è inviata siano o no in grado di capire e accogliere. 
Nessuno di noi può prevedere quali siano i sentieri percorsi dalla grazia di Dio e nessuno ha il diritto di privare chiunque della Parola di Dio!
La domanda, cari amici, non è “come” sia la terra, ma “perché” questa terra – che include anche ciascuno di noi – sia fertile o spinosa. 
Meditando il Vangelo, ci accorgiamo che, anche dietro a Gesù, i discepoli hanno dovuto fare i conti con la loro ottusità o chiusura alla sua Parola. 
E’ stata la costanza, l’amicizia, l’amore di Gesù a metterli in grado – dopo l’esperienza della croce – di aprirsi alla incredibile gioia della resurrezione.
Perché, anche se è paradossale, cari fratelli e care sorelle, dobbiamo riconoscere di essere refrattari alla belle notizie, non alle brutte. 
Le brutte notizie non sono, in fondo, mai una sorpresa.
La vera fatica è credere alla vittoria della vita sulla morte e alla nostra sete e fame di giustizia, di pace, di condivisione e soprattutto al fatto che vivere per questo sia l’unica cosa che può farci felici ora e nella vita eterna. 
Cari fratelli e care sorelle, è la paura che ci rende incapaci di accogliere la Parola di Dio: la paura ci fa sembrare impossibili le cose belle e buone, anche se sono proprio quelle di cui abbiamo bisogno. 
La paura ci fa sembrare incredibile la vittoria della Vita sulla morte e ci rende schiavi. 
Gesù lo dice con grande chiarezza: il seme caduto fra le spine raffigura colui che ascolta la parola, ma poiché le preoccupazioni di questo mondo e l’attaccamento alle ricchezze soffocano la parola, egli rimane senza frutto; così come il seme caduto sul terreno roccioso rappresenta la nostra paura delle difficoltà e delle persecuzioni legate alla coerenza con il Vangelo, che ci chiama anche oggi ad andare contro le logiche consolidate, contrarie allo spirito evangelico in quanto escludono, creano sofferenza, scartano, uccidono. 
Caro Don Nazzareno, con l’ordinazione episcopale ti assumi un surplus di responsabilità e di grazia nell’aiutarci tutti a non avere paura. 
C’è un solo modo per poterlo fare: contemplare l’azione di Dio e della sua parola nella terra che ti è affidata. Come la pioggia e la neve, non ritornerà a Dio senza effetto. 
Il nostro è prima di tutto un ministero di amore, perché solo chi ama contempla! 
Mi vengono a questo proposito in mente le parole di Papa Francesco ai vescovi latino-americani, la scorsa estate: «Le reti della Chiesa sono fragili, forse rammendate; la barca della Chiesa non ha la potenza dei grandi transatlantici che varcano gli oceani. 
E tuttavia Dio vuole manifestarsi proprio attraverso i nostri mezzi, mezzi poveri, perché sempre è Lui che agisce. 
Cari Fratelli, il risultato del lavoro pastorale non si appoggia sulla ricchezza delle risorse, ma sulla creatività dell’amore. 
Servono certamente la tenacia, la fatica, il lavoro, la programmazione, l’organizzazione, ma prima di tutto bisogna sapere che la forza della Chiesa non abita in se stessa, bensì si nasconde nelle acque profonde di Dio, nelle quali essa è chiamata a gettare le reti». 
Tu, carissimo, getterai le tue reti in mezzo ad un popolo ben disposto, da secoli geloso custode di antiche tradizioni religiose, che sogliono manifestarsi anche in sentite manifestazioni di pietà popolare, prima fra tutte le grande devozione dei maceratesi verso la Madre di Dio, invocata sotto il nome di Madonna della Misericordia, il cui venerato santuario è adiacente alla tua residenza vescovile. 
Maria sia per te una madre premurosa. 
Ti accompagni nel servizio e ti custodisca.
San Giuliano l’ospitaliere, patrono di Macerata, accresca in te lo spirito di carità, che hai già manifestato presso di noi infinite volte. 
Nel lasciare la tua amata terra umbra, caro Don Nazzareno, non dimenticare di portare con te quello spirito francescano, fatto di umiltà e semplicità, con il quale hai sempre operato, certo che quello che conta davanti a Dio è sempre fare la sua santa volontà, dimenticando se stessi, per servire senza riserve i fratelli. 
Il Signore ti benedica!

6 commenti:

  1. La Diocesi di Macerata - Recanati - Tolentino - Cingoli e Treia acquista un ottimo Pastore, ma noi a Città di Castello perdiamo non solo un grande sacerdote ma personalmente anche un grande amico...

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  2. La crisi della pastorizia l'è quel che l'è.

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  3. Ma è così difficile per il clero attuale parlare come questo monaco???

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    1. Non è un monaco : è un cardinale arcivescovo-metropolita ...

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