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giovedì 21 novembre 2013

S. Messe antiche a Torino dal 24 novembre 2013

a far data da 

 domenica prossima 24 novembre ore 18:30
e con cadenza nell'ultima domenica di ogni mese

S. MESSA nella forma straordinaria
chiesa parrocchiale della Madonna delle lacrime in via Giaveno 39.


Per la diocesi di Torino si tratta di un evento veramente straordinario il quale significa che, a mio parere, gli oppositori neoterici della liturgia in questione o non sono più in attività o hanno perso grinta ripetendo sempre solo le solite trite frasi che sanno di minestra riscaldata.

23 commenti:

  1. Nosiglia redento!!!! incredibile!!

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  2. Scusate, per chi non è a conoscenza della realtà torinese:
    1) in diocesi non esisteva nessuna S. Messa nella forma straordinaria del rito?
    2) e, se era così: formalmente perché non ne esisteva nessuna? Perché formalmente non era stata presentata nessuna richiesta o perché le richieste erano state respinte?
    3) e, se erano state respinte le richieste presentate, sulla base di quale motivazione non erano state accolte?
    Così, giusto per conoscere il mondo torinese. Grazie!

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  3. Anche nella diocesi di Salerno non c'e` la messa in latino!

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  4. preciso che a Torino nel centro storico c7o la chiesa della Misericordia c'è ogni domenica e giorno di precetto la S.Messa V.O. da circa 25 anni.
    E' stata concessa dall'allora arcivescovo torinese SER cardinale Giovanni Saldarini quando è stata "liberalizzata" da Papa G.P.II

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  5. Avevo scritto un commento che però non è partito non so perché. Leggo ora quello dell'Anonimo (e ti pareva!) delle 20,41. La messa presso la Misericordia è difficile definirla Messa VO, in quanto è un miscuglio di messali successivi a quello del 1962, essendo state introdotte variazioni e aggiornamenti sostanziali su suggerimento di mons. Perl, allora segretario dell'Ecclesia Dei, sulla scorta di alcuni monasteri francesi ex-tradizionalisti. A Torino vivono esperti liturgisti, ad es. rappresentanti di Inter Multiplices Una Vox, associazione rientrata qualche anno fa nella casa madre Una Voce. So per certo che diversi fedeli sono rimasti scandalizzati ed han trovato rifugio nelle cappelle vicine della S. Pio X. Da qualche parte ho la lettera di Perl e lo scambio di opinioni su Una Voce Dicentes, ma non tempo da perder per andar a ricercar carte e articoli. Si vada avanti, dunque, invece di guardar indietro, e i torinesi pigino i tasti giusti per ottenere ben più di quello ch'è stato loro donato con carità pelosa.

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  6. Torino... città del "soggetto celebrante"... l'assemblea... sic! qui si muove qualcosa... Deo gratias!

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  7. Mi spiace per Dante Pastorelli ma la messa celebrata alla Misericordia alle ore 11 di ogni giorno festivo è conforme al Messale promulgato dal beato Giovanni XXIII nel 1962. Non vi sono cambiamenti sostanziali, le letture vengono lette in italiano conforme alle disposizioni della summorum pontificum. La messa è celebrata in modo molto degno e con un'incredibile devozione e partecipazione dei fedeli da parte di Mons. Savarino illustre teologo e di sicura ortodossia. L'unica cosa non mette il tricorno ... ma la cosa non scandalizza nessuno.

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  8. E la coda polemica anti vescovo serve a....? "Aiutare" il confratello che avrà sicuramente "benefici" da quest'entrata a gamba tesa dei soliti leoni di cartapesta?

    E la perenne polemica contro la Misericordia serve a...? Far sentire quanto sono buoni e giusti e organizzati i farisei che criticano il prossimo col sederino al caldo della Firenze di Betori nella quale per ovvie ragioni il VO abbonda?

    Il peggio di MiL condensato in tre righe e sei commenti, andatevi a nascondere che con amici come voi la Tradizione non ha bisogno di nemici

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  9. Con vivo piacere noto che Dante è ancora sulla breccia ma, con altrettanto dispiacere, noto che si rifà vivo il cireneo che era scomparso. MIsteri!!!! BARBARUS.

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  10. Evidenzio inoltre al sig. Pastorelli che avere un po' di umiltà e di buona educazione a volte non guasta e questo denota anche una certa intelligenza della persona. Aggiungo che queste non sono solo prerogative Sabaude, ma comuni a tutta la razza umana...
    Se a Torino ci sono problemi e questi si affrontano in siffati modi, i problemi si moltiplicheranno all'ennesima esponenza e chi ne farà le spese non sarà di certo il pastorello di turno!

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  11. Riporto una pagina del mio Bollettino Una Voce Dicentes giugno-dicembre 2004. Non credo che Cimon sia Simon: forse il suo nome almeno dovrebbe saperlo scrivere. Quanto all'anonimo delle 11,45, vorrei sapere dove io abbia peccato di scarsa umiltà e di educazione. Ho solo rifwerito quanto mi oconfermano amici di Torino e quanto risulta da quanto segue. Se nel frattempo le cose son cambiate non posso che rallegrarmene.

    Su carta intestata “Pontificia Commissio Ecclesia Dei”, ma senza data (la data del fax è poco leggibile: 18.XI.1996?) mons. PERL risponde al prof. Salvarino di Torino che, si desume dalla corrispondenza, aveva chiesto lumi sulle modalità da seguire per adeguar la Messa di S. Pio V alle esigenze moderne:
    “Voglia trovare il testo accluso, che spiega il modo di modificare l’Ordo Missae del Messale del 1962 adattandolo ad alcune “esigenze” fatte (sic!) dal Concilio Vaticano II, come vengono eseguite p. es. nelle Abbazie di Le Barroux e Fontgombault, Randol, Triors.
    “Missa conventualis” parla dei monasteri, tutto si può adattare ad altre situazioni e corrisponde grosso modo alle rubriche del 1965”. Firmato: Camille Perl Segr.
    Leggiamo l’allegato rigorosamente in latino con tanto di timbro, anch’esso della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”:
    1 – Quando Missa conventualis sequitur aliquam partem Divini Officii, inchoetur cum cantu Introitus, omissis precibus ad initium Missae.
    2 – Liturgia Verbi celebretur ad sedile.
    3 – Lectiones proferentur versus populum, sive lingua latina sive vernacula; celebrans non repetit nec lectiones nec cantus Chori aut populi.
    4 – Proprio loco, id est post Oremus ante Offertorium, adhiberi possunt preces universales iuxta formulas in libris liturgicis contentas aut aliter rite approbatas.
    5 - Oratio super oblata cantetur.
    6 – Doxologia “Per Ipsum” a sacerdote celebrante cantetur, dum ipse calicem cum ostia super altare elevat, usque ad finem doxologiae, choro rispondente “Amen”.
    7 – Pater Noster ab omnibus simul cum celebrante cantetur.
    8 – Benedictio finalis cantetur, post quam omittitur lectio initii Evangelii secundum Ioannem.

    In sostanza: la Messa conventuale, se segue altro divino ufficio, ad es. i Vespri, deve iniziare con l’Introito, per cui vengono stralciate le preghiere iniziali ai piedi dell’altare; la Liturgia della parola deve esser celebrata, col sacerdote non sull’altare ma “ad sedile”; le letture sian proclamate da un ministro - non il celebrante - rivolto verso il popolo, in latino o in lingua volgare; il celebrante non deve ripeter le parti cantate dal coro e dal popolo (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei) e neppur l’Epistola e il Vangelo; prima dell’Offertorio si posson recitare le Preghiere universali tratte dai libri liturgici (nuovi) o altre debitamente approvate; l’orazione sulle oblate sia cantata; la dossologia “Per Ipsum” sia cantata dal sacerdote celebrante mentre solleva Ostia e Calice, e il coro risponda “amen”; il Pater Noster dev’esser cantato dal popolo insieme al celebrante; la benedizione finale si deve cantar anch’essa, dopo di che si omette il Vangelo di Giovanni.
    Queste innovazioni che mons. Perl suggerisce di introdurre son aggiunte e sforbiciate di portata tale da adulterare, stravolgendolo, il Rito di San Pio V: quando s’intacca così estesamente e incisivamente l’ossatura d’un rito, ne soffre, immancabilmente, l’intero organismo. Dall’applicazione della “riforma Perl” risulta un terzo rito, un inutile e illegale ibrido, che si pone tra l’Ordo tridentino ed il Novus Ordo, una S. Messa, cioè, che non è né l’antica né la nuova, ma una “creatura” a sé stante, tremendamente spuria e “favens” ulteriori svuotanti cambiamenti.

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  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  13. Se a Torino ci sono problemi e questi si affrontano in siffati modi, i problemi si moltiplicheranno all'ennesima esponenza e chi ne farà le spese non sarà di certo il pastorello di turno!
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    Ecco l'altro maestrino ANONIMO che vuol far lezione dietro lo schermo.
    Dunque, ci son problemi. Ma se tutto, dici, va a gonfie vele! Io ho soltanto scritto quel che mi risulta ed anche da fonte autorevole come la lettera di mons. Perl. I torinesi se hanno problemi se li risolvano, ma non prendano per i fondelli. Né con la carità pelosa d'una Messa al mese, la caramellina ai bambini scemetti, o con la messa alla Misericordia che non è celebrata secondo il messale del 1962: salvo, ripeto, cambiamenti di cui non sono a conoscenza.

    Quanto a "Cimon de Syrene" a Firenze la Messa abbonda perché abbiamo saputo operare con intelligenza, prudenza ed in perfetta comunione coi vesovi Piovanelli, Antonelli ed ora Betori. Il mio Bollettino Una Voce Dicentes ad essi veniva inviato regolarmente.
    L'ironia sulla Firenze di Betori non la comprendo, ma sento ch'è terribilmente meschina come s'addice agli anonimi. Il card. Betori è il mio vescovo, lo rispetto come un padre e lui rispetta me come un figlio, e quando gli scrivo su argomenti non certo futili mi risponde con sapienza e molta comprensione. E quando parliamo lo facciamo senza secondi fini e sempre con chiarezza, per amore della Chiesa. La volgarità del tuo scritto ti squalifica.


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  14. caro mio bel pastorellino... vorrei proprio vedere la tua bella crestina alzata avessi avuto come arcivescovi di Firenze i quattro moschettieri del "novo" quali Pellegrino, Balestrero, Poletto e Nosiglia! poi ne parliamo...
    facile parlare quando si hanno le spalle e quello che c'è sotto. ben protetti!
    Ah si scusa, sono il maestrino anonimo

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  15. Ma cosa dici mai, a Poletto sarebbe bastato ricevere i bollettini di Una Voce e sarebbe corso a pontificare sul trono alla Consolata! Come si è fatto a non pensarci prima!
    Forse la persecuzione sotto Pellegrino è stata salutare, se ha permesso la scrematura di certi tipini così mosericordiosi coi "bambini scemotti"! Chissà cosa avrebbe detto un mons. Vauidagnotti a sentirsi apostrofato come tale dalla crème del tradizionalismo!

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  16. Mi spiace per Pastorelli ma la S. Messa alla Misericordia non è detta così come esposto, viene detto il Vangelo di S.Giovanni, mai dette le preghiere dei fedeli, il Vangelo vien letto dal celebrante, essendo cantata ci possono essere modifiche formali ma non sostanziali, invece di dare giudizi apodittici venga a sentirla e si sentirà edificato.

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  17. Anonimi vigliacchi e sconclusionati come siete non avreste avuto la Messa neppure da Papa Lefebvre.
    Non sapete rispondere ad argomentazioni e documenti e cadete nel lerciume del sarcasmo e delle insinuazioni. Noi abbiamo lottato sin dal 1965 circa con serietà e credibilità. Ed anche con forza quand'è stato necessario. A Poletto certo il mio bollettito avrebbe potuto esser utile. Vi hanno scritto fra gli altri don Divo Barsotti, p. Serafino Tognetti, mons. Maiio Fazzi, don Ivo Cisar, Alipio de Monte e per anni mons. Brunero Gherardini. E non son mancate lettere di incoraggiamento da cardinali come Ratzinger, Medina Estevez, vescovi come mons. Olivieri, e via dicendo. Ma che si parla a fare a qualche ignorantello?

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  18. I cardinali fiorentini citati non si posson certo definir tradizionalisti: nessuno di loro, dopo il Concilio, ha mai celebrato la Messa antica.
    Quindi non abbiamo avuto nessuna protezione particolare, comprensione sì perché avevano fiducia in noi, ci conoscevano. Il più duro fu Piovanelli, ma dovette cedere alla nostra perseveranza, però ci teneva d'occhio, eccome! Con Betori, ormai essendosi stabilizzata la situazione, i rapporti son cordialissimi, ci stima evidentenmente perché ce lo siamo meritato. Eppure io non ho mai taciuto dinnanzi ai gravi problenmi della Chiesa fiorentrna ed ho espresso il mio dissenso, fra l'altro, sull'eccessiva comprensione per il ribelle don Santoro, don Stinghi ed altri tumori ecclesiali sulla stampa. Ma questa limpidità di comportamento come se la posson permetter gli squallidi anonimi?

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  19. Qualcuni si spiace per me. No, non c’è motivo di dispiacersi; se si discute seriamente e si è intellettualmente onesti, qualche nota stonata o errata si corregge. Ed io non mi tiro davvero indietro perché, al contrario di voi anonimi, io ci metto la faccia e la difendo anche riconoscendo qualche mia imprecisione più o meno cospicua. Già qualche anno fa proprio su questo blog – 2010? – ebbi uno scambio di opinioni civili con un certo Giuseppe. Non so se segua più il blog, ma se così fosse potrebbe confermare.
    Io della Messa della Misericordia di Torino non ho detto che ha accettato tutti i suggerimenti di mons. Perl sulla base dei mutamenti apportati al messale del 1962 da monasteri ex-tradizionalisti.
    Non ho mai polemizzato con cotesta associazione, ma con mons. Perl, che coi suoi suggerimenti permetteva di stravolger il VO con un semplice fax scritto a mano che, se non erro non aveva timbro, e certamente non portava la firma del Presidente dell’Ecclesia Dei card. Mayer. Non so, adesso, dove l’ ho messo quel fax in fotocopia. Molte ed importanti modifiche indicate da chi non ne aveva l’autorità, ché non era compito dell’Ecclesia Dei, tanto meno dal semplice Segretario, modificare l’Ordinario del Messale, essendo stata preposta a sciogliere i casi di richieste del VO non accolte: funzione di promozione e vigilanza. I due indulti di Giov. Paolo II e poi il Summorum pontificum riportan in vita solo il Messale 1962, non i successivi che non vengono nominati, e, siccome ad essi segue il NO, devono esser considerati abrogati. Infatti c’è una forma straordinaria ed una ordinaria del rito romano: 1962 del B. Giovanni XXIII e NO.
    In passato lessi delle critiche di un liturgista alla messa della Misericordia, ma non le ho fatte mie non avendo mai partecipato ad una messa in quella cappella.
    Ho scritto inoltre che il rito che lì si celebra è una mescolanza del messale 1962 e dei messali 1965-67. E su questo non ci piove.
    Mi scrive stasera un amico che mi dà informazioni più certe. La Messa alla Misericordia si svolge così: Asperges o Vidi aquam; Salmo 42 (nel messale del 65 era stato eliminato); Confiteor, incensamento, Kyrie e Gloria, Dopo l’incensamento IL CELEBRANTE VA AL SEDILE E VI RIMANE FINO ALLA LETTURA DELL’EPISTOLA, IN ITALIANO FATTA DA UN LETTORE ALL’AMBONE; IL CELEBRANTE RECITA A VOCE ALTA LE SECRETE;
    IL CELEBRANTE, PROVENIENTE DAL SEDILE, LEGGE IL VANGELO ALL’AMBONE IN ITALIANO. Dopo l’Omelia canto del Credo. Offertorio e Prefazio all’altare; Canone – non ho capito se ad alta voce o a bassa voce -; DOSSOLOGIA CANTATA DAL CELEBRANTE. CANTO DEL PATER COI FEDELI; Agnus Dei, Comunione, ultimo Vangelo.
    Le variazioni non possono sfuggire a chi abbia conoscenza dell’antico rito.
    Come ho già detto non tutte le modifiche proposte da Perl furono accolte, ma diverse sì e le ho scritte in maiuscolo. Indubbiamente si tratta di innovazioni contenute nel Messale del ’65. Quindi la mescolanza dei messali c’è, per cui non si può affermare stricto sensu che si tratta dell’edizione tipica di Giovanni XXIII.
    Chi promosse quelle modifiche? Mi risulta che ci fu una riunione di “animatori” che fecero la scelta sopra riportata. Possono i laici, con metodo democratico, por mano a riforme liturgiche in parti non proprio marginali, sia pure non invalidanti la messa, ma in violazione delle rubriche del Messale del ’62? La Messa della Misericordia, quindi, se non recide l’ossatura del VO ma v’introduce velleitarie novità che anche sul piano simbolico son significative.
    Infine una precisazione su Una Vox: l’Associazione, nata da una scissione di Una Voce Italia, non è rientrata in una Voce Italia ma ha aderito a Una Voce Internazionale come associazione autonoma. In Italia sono solo tre – perché non posson esser di più per statuto – le associazioni che fan parte di Una Voce Internazionale: Una Voce Italia, Una Voce Venetia e Una Vox. A ciascuno il suo.

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  20. Oro colato.
    Salvo che la incensazione finale talora e fatta talora no.
    Un ex frequentatore della Misericordia.

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  21. Ricordo che nella discussione con Giuseppe di qualche anno fa io consigliai di continuare a frequentar quella Messa. Ora non ricordo i termini precisi: meglio partecipare a questa messa pur con variazioni sostanzialmente inutili e per me illecite che a messe prive di qualsiasi senso del sacro.
    Mi scrive un altro amico stasera dicendomi che forse gli animatori insieme al celebrante non si preoccuparono neppure di consultar il messale del '65 perché faceva testo la tendenza all'aggiornamento del rito del sacerdote, Salvarino, credo, che agì sulla scorta dei suggerimenti di mons. Perl. Ma resta il fatto che certe innovazioni son previste da quel messale. Mi dice anche, l'amico, che, pur essendo responsabile delle variazioni (che, aggiungo io, restan comunque abusi trattandosi di violazione delle rubriche del '62) il sacerdote è degna persona, fa buone omelie, ma nella corrente novatrice ci si trova bene. Relata refero. Non mi pronunzio perchè non lo conosco.

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  22. Caro Pastorelli non ci siamo. Nelle messe cantate Kirie e Gloria Lo dicono il coro e il popolo, il celebrante Lo dice a bassa voce, il canone è detto sottovoce, il Pater è cantato dal coro, il fatto che i fedeli si uniscano è un'imperfezione, ma non mi sembra così grave. Alla messa della fraternità il Prete recita il Vangelo in latino versus deum, poi lo rilegge in italiano verso il popolo prima dell'omelia che differenza c'é?. Le consiglio di assistere alla S. Messa così avrà le idee più chiare (e anche più caritatevoli...).

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  23. Ho solo riportato ciò che riferisce chi vi partecipa. Sul Gloria non ho speso parola se non che seguono Kyrie e Gloria. Non so dove sia l'errore. Se poi sia cantato o letto dal sacerdote non l'ho specificato.
    Quanto al resto non mi sembra che colui che tutto m'ha messo per iscritto si sia sbagliato, infatti non riesci ad eccepire un acca. Quanto al Pater non è la sola "imprecisione". Ce ne sono altre che ho sottolineato. Non sono imprecisioni, ma abusi, violazioni delle rubriche del 1962, a cui il rito dovrebbe in virtù degli'indulti e del Summorum pontificum ci si dovrebbe attenere. Se poi si vuol far un rito ibrido fate pure, magari perché il celebrante vuol aggiornar ciò che non è da ui o dai suoi animatori aggiornabile. Chi siete per manipolar un rito della Chiesa? Eppure ricordo che a Giuseppe anni fa io disssi che, nonostante variazioni, aggiunte e abusi era bene sostener questa messa magari sforzandosi per renderla più aderente allì'edizione tipica.

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La Redazione