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Elenchi dei Vescovi (e non solo) pro e contro Fiducia Supplicans #fiduciasupplicans #fernández

Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

mercoledì 31 luglio 2013

Francescani dell'Immacolata : il Comunicato del Coordin. Naz."Summorum Pontificum"

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum (CNSP) preso atto con filiale rispetto del particolare momento di riflessione chiesto dalla Sede Apostolica alla Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, volendo evitare ogni indebito giudizio in questioni interne ad un Istituto Religioso di diritto pontificio, esprime, tuttavia, viva preoccupazione che le nuove disposizioni relative alla celebrazione della forma straordinaria del rito romano da parte dei RR. Padri della Congregazione possano in qualche modo privare numerosi coetus fidelium del prezioso servizio liturgico sin qui loro assicurato. 
Una simile circostanza rischierebbe, in concreto, di ostacolare l’esercizio di un diritto dei fedeli – riconosciuto e regolato dalle norme generali del Motu Proprio Summorum Pontificum e dall’Istruzione Universae Ecclesiae - a suo tempo disposto dalla mente di S.S. Benedetto XVI a maggior gloria di Dio e a santificazione del Suo Popolo, “discordiam vitando et totius Ecclesiae unitatem fovendo” (SP - art. 5, § 1). 
Il CNSP confida, pertanto, che gli Ecc.mi Vescovi e le altre Autorità Ecclesiastiche competenti vogliano provvedere con paterna sollecitudine ad assicurare la regolarità delle celebrazioni delle SS. Messe nella forma straordinaria e in particolare per quei coetus fidelium finora affidati al fecondo apostolato della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, affinché tutti i fedeli che lo desiderano possano continuare a vivere la loro Fede secondo il ritmo della forma straordinaria della Sacra Liturgia, in un vero sentire cum Ecclesia. 
Per sostenere questo impegno, il Coordinamento invita ad elevare fervide preghiere alla SS.ma Vergine Maria Immacolata perché i tanti coetus fidelium che si stanno costituendo ricevano sempre l’attenta cura pastorale dei loro Ordinari e il Motu Proprio sia pienamente applicato in ogni Diocesi.
Piacenza, 30 Luglio 2013. 
Per il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum 
Emanuele Fiocchi

I Francescani dell'Immacolata sulla strada del martirio dei Santi della Chiesa

                                     
di Cristina Siccardi

Dolore e sconcerto hanno assalito moltissimi fedeli, sacerdoti, parroci, religiosi e religiose alla notizia che all’ordine dei Francescani dell’Immacolata, Congregatio Fratrum Franciscanorum Immaculatae,  sia stato, di fatto, impedito di celebrare la Santa Messa in rito antico. Una domanda si è levata: ma la Chiesa è Madre o matrigna? La Chiesa, come Corpo mistico di Cristo è Madre, ma, spesso, come autorità umana, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, è matrigna.
Moltissime anime, dicevamo, stanno soffrendo per questa prova ingiusta perché in profonda contraddizione con il Motu Proprio di Benedetto XVI emanato nel 2007, Summorum Pontificum, che liberalizzava la Messa in rito tridentino, rito, peraltro, che non è mai stato abolito e continuava ad essere valido quanto dichiarato da san Pio V, nella Bolla Quo primum tempore:
«...in virtù dell'Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l'Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura,

martedì 30 luglio 2013

Il papa alla chiesa del Gesù il 31 luglio 2013: la "povera ipocrisia"dei Gesuiti.

La povertà dei farisei

Domani mercoledì 31 luglio, in occasione della Festa di sant'Ignazio di Loyola fondatore della Compagnia del Gesù, il gesuitico vescovo di Roma, appena tornato dalle GMG 2013, dovrebbe celebrare la Santa Messa nella chiesa del Gesù a Roma.
E fin qui, niente di strano. 
La chicca è la seguente: i RR. PP. Gesuiti rettori della chiesa, dei quali abbiamo già potuto apprezzare l'umiltà nel ricevere critiche o anche solo
osservazioni (http://blog.messainlatino.it/2013/01/gesuiti-di-roma-sempre-piu-arroganti.html), per adeguarsi a ciò che ritengono essere la nuova indole liturgica in vigore coll'attuale papa, hanno avuto l'ottima pensata di acquistare dei nuovi vasi sacri.
Questi ci sono stati descritti come 'straordinariamente volgari' e assomigliano a ... bicchieri di plastica. Ma non è tutto: son fatti d'argento da uno stimato -e prestigioso- laboratorio fiorentino. Ergo: sono costati più di quanto servirebbe a qualsiasi famiglia della favela di Varginha visitata la settimana scorsa dal Sommo Pontefice per mandare i figli in una scuola degna. 
Non siamo sicuri che il Papa apprezzerà questa farisaica volontà di povertà, o meglio di pauperismo ad ogni costo.
Usare / restaurare i magnifici vasi sacri che giacciono, magari dimenticati, nei grandi armadi di legno della sacrestia della chiesa, no? 
Quanta ipocrisia! 

Gnocchi e Palmaro sul commissariamento dei Francescani dell'Immacolata


Da Corrispondenza Romana
(di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro) Come accade spesso nelle tragedie, sono i particolari a dare l’idea della loro enormità, e il caso del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata non fa eccezione.
Il dettaglio è lì, verso il fondo del decreto della Commissione per gli Istituti di Vita Consacrata firmato dal segretario, il francescano Josè Rodriguez Carballo. Vi si dice: «Infine, spetterà ai Frati Francescani dell’Immacolata il rimborso delle spese sostenute da detto Commissario e dai collaboratori da lui eventualmente nominati, sia l’onorario per il loro servizio». Proprio così, con uno sfregio che evoca l’uso dei regimi totalitari di addebitare ai familiari dei condannati il costo delle pallottole usate per l’esecuzione. L’immagine potrà anche apparire forte, ma è la portata clamorosa dell’evento a suggerirla.

...in multa patientia, in tribulationibus, in necessitatibus, in angustiis (2 Cor 6,4)

di don Alfredo M. Morselli


Ave Maria!


Quanto è capitato in questi giorni ai carissimi Francescani dell’Immacolata, rattrista fortemente tutti i buoni cristiani: una famiglia religiosa che ha diffuso il soave odore di Cristo con un’esemplare vita francescana, con uno slancio missionario senza limiti, con una forma di consacrazione totale a Gesù per Maria, raccogliendo meravigliosi frutti… conversioni, decine e decine di vocazioni, nei vari rami, maschili e femminili, attivi e contemplativi, Terz’Ordine etc… ebbene… questa famiglia è oggi è a rischio di sussistenza.

Le circostanze dei fatti presentano un misterioso ricorso storico per diametrum: il decreto che mette a rischio l’esistenza dei Francescani dell’Immacolata è stato approvato da un Papa Gesuita, ovvero facente parte di una congregazione che a sua volta era stata sciolta da un altro

La miserevole storia dei Francescani che non piacciono a papa Francesco


La repressione in corso contro l'Ordine dei Francescani dell'Immacolata è un fatto gravissimo e anticipa prossime persecuzioni contro tutto quanto appaia troppo tradizionale e poco 'conciliare'.

Chiariamo un fatto, per prima cosa, che si coglie chiaramente (per chi sappia leggere) dal decreto di commissariamento e ancor più dall'untuosa, ma spietata, lettera del nuova Gauleiter dell'Ordine (un cappuccino! bella pensata, considerato che le varie famiglie francescane si detestano fin dal XIII secolo; e i cappuccini, pur arrivati dopo, non han derogato a quella consuetudine). 

La ragione unica di tutto quanto è puramente e semplicemente un 'delitto' di opinione. I Francescani dell'Immacolata, negli ultimi anni, portando alle logiche conclusioni gli insegnamenti di Papa Benedetto, hanno scoperto e sempre più abbracciato la liturgia tradizionale e, in campo dottrinale, hanno approfondito il discorso sul Concilio e sul suo tradimento ad opera dell'ermeneutica della rottura. Questo ha portato una minoranza interna, piccola ma influente (in particolare quei pochi che, di stanza a Santa Maria Maggiore, hanno l'occasione di strusciare trafelati e queruli intorno ai prelati di passaggio, Bergoglio compreso) a reclamare che, in tal modo, si stava snaturando un Ordine che non era nato con quelle caratteristiche. Benché, sia chiaro, l'Ordine sia stato cauto, 'aperto' e biritualista, nel vero spirito del reciproco arricchimento delle liturgie.

Questo, e solo questo, è ciò che ha portato alla persecuzione odierna. Lo lascia intendere chiaramente il decreto, laddove si preoccupa di vietare la liturgia tradizionale (e al fine di prevenire ricorsi contro una così plateale negazione di legge rispetto al Summorum pontificum, si fa risalire l'imposizione direttamente al Papa, che è legibus solutus). Anche il cappuccino proconsole esprime analoghi concetti, con quell'insistenza solo in apparenza stravagante sulla necessità di sentire cum Ecclesia e quelle citazioni di due autorità non casuali: Bergoglio e Montini. Tradotto: voi nella Grande Chiesa Conciliare siete una scheggia impazzita e dovete allinearvi al nuovo corso. D'altronde, non è stato proprio il boss, l'altro giorno in Brasile, a tacciare di pelagianesimo (ma che c'entra, per inciso, Pelagio?) quelli che cercano "la restaurazione di forme e condotte superate" e si aggrappano alla "sicurezza dottrinale e disciplinare"? 

A fronte di tutto ciò, ci sarà sempre qualche anima bella a dire: ma il Santo Padre non vuole abolire il motu proprio, si tratta di una questione settoriale (come se fosse un piccolo particolare distruggere la seconda congregazione più numerosa di sensibilità tradizionale, e distruggerla proprio a causa di tale sensibilità). Certo, è vero, il motu proprio resterà in vigore: ma la sua applicazione verrà gradualmente ristretta a quelli ai quali la Messa antica non interessa...

La cosa assolutamente incredibile di tutto ciò è che un Ordine viene annichilito e il suo fondatore rimosso non perché la condotta dei suoi membri sia moralmente reprensibile o l'Ordine abbia deviato dall'ortodossia o sia in crisi (ché, anzi, è quello che negli ultimi anni ha goduto del più spettacolare incremento di vocazioni proprio grazie al suo... pelagianismo). No: la mannaia cala solo perché la psicopolizia conciliare non poteva tollerare che in un Ordine fiorente e in grande espansione si insegnasse che la Chiesa non è nata nel 1962 e che la liturgia di Bugnini non è l'unica e sola. 

Maciel Degollado, che rubava, spergiurava e s'ingroppava seminaristi e madame, fino alla fine ha avuto le sperticate lodi, tra i molti, di Sodano e Bertone. Le suore americane che accompagnano le madri ad abortire e fissano gli appuntamenti nelle cliniche della morte, vedono la loro visitazione apostolica incagliarsi, perché Bergoglio teme altrimenti d'appannarsi una reputazione tanto ben costruita, a furia di portar le valigie, abitare alla locanda e stringer mani come un politico sotto elezioni.

Invece i Francescani dell'Immacolata possono essere schiacciati e normalizzati senza remore. E magari saran pure capaci, da veri francescani (ché del santo Francesco non usurpan certo il nome, loro) di commentare: "Scrivi, frate Leone: è questa perfetta letizia". 


Enrico

Attenzione ai "cicisbei"



Editoriale di "Radicati nella fede" del mese di agosto 
[Anno VI, agosto 2013, n° 8]

 Non se ne può veramente più. Ad ogni cambio di Papa, ad ogni cambio di Vescovo, si scatena tutta una corsa per prevedere le mosse del nuovo pontefice o del nuovo prelato. Si scatena tutta una corsa per classificarli tra i conservatori o i progressisti, cogliendo tra le loro parole quella sfumatura che farebbe intuire la loro linea. E tra coloro che così fanno, che sono i più, c'è poi una corsa ad adeguarsi meschinamente, per poter essere annoverati tra coloro che piacciono al nuovo Papa o al nuovo Vescovo. È la corsa della corte, dei “cicisbei” di corte, che devono adeguarsi ai gusti del principe. Perdonateci questo linguaggio un po' duro, non vi sembri irriverente verso l'autorità, non vuole esserlo. È solo per parlare chiaro di fronte a questo adeguarsi umano, troppo umano, verso chi comanda; un adeguarsi che non fa alcun onore all'Autorità nella Chiesa.
Siamo in un clima asfissiante, fomentato dai giornalisti, che il più delle volte non capiscono nulla della Chiesa e del suo mistero.
Ma i giornalisti soffiano su un fuoco non acceso da loro: è la crisi del Dogma che ha innescato l'incendio. In una Chiesa non più preoccupata di custodire le verità di fede, che non mutano, non più preoccupata a perpetuare l'insegnamento di sempre, per consegnarlo alla generazione successiva, ci si mette nella condizione di dover rivoluzionare tutto ad ogni cambio di Papa e di Vescovo... per piacere loro.
Ve la immaginate nei diciannove secoli passati di storia della Chiesa questa frenesia di adattamento? Forse che ad ogni cambio di Papa o di Vescovo i cattolici, preti e fedeli, si domandavano se era ancora valido che Cristo sia l'unico redentore? O che il Battesimo è necessario alla salvezza? O che fuori della Chiesa non ci sia salvezza? Ve lo immaginate nel passato un riformare continuamente i riti della Messa secondo i gusti dell'autorità? Certo che no! I Papi passavano, più o meno bravi, più o meno capaci, più o meno coraggiosi, più o meno santi, ma tutti custodivano semplicemente il deposito della fede, che Cristo ha loro affidato con tutta la Chiesa; e i fedeli non attendevano nulla di nuovo su questo: attendevano anzi che il Papa li difendesse di fronte ad ogni pericoloso cambiamento ereticale.
Così i Vescovi di tutti i secoli, affrontavano il tratto di mare della storia preoccupati di custodire e favorire la fede e la vita cristiana del loro gregge. Tutto qui.
Oggi no, il clima è cambiato: il Modernismo terribile ha intaccato le verità di fede, le ha svuotate, le ha sottoposte a continui nuovi significati, per cui non c'è più nulla di certo... se non adattarsi ai gusti di chi comanda: che tristezza! Questa non è la Chiesa.
Una grande artista francese, convertitasi e diventata monaca benedettina all'inizio del '900, madre Geneviève Gallois, così si esprimeva sulla crisi modernista, parlando della sua vocazione religiosa:
“Cercavo avidamente di conoscere il dogma, questa Roccia, questo Acciaio infrangibile, questo Assoluto, sul quale mi sedevo con uno stupore meravigliato, perché non si piegava e  non portava con esso, la necessità di cercare altre cose. La verità era là, inflessibile e totale: due cose che non avevo mai incontrato nelle opinioni fluttuanti nelle quali fluttuavo.
Erano i tempi del Modernismo, del Sillonismo, del Femminismo, dell'Altruismo, del miglioramento del Proletariato, ecc... Sotto il pretesto della fraternità si faceva (e si fa ancora) una insalata di tutte le religioni, torturando il dogma per adattarlo a tutte le opinioni.
In ognuna di queste divagazioni vi è una particella di verità, ma una particella staccata dal suo contesto e snaturata; la Verità così cucinata è più perniciosa dell'errore evidente. Il Padre Besse (il benedettino che la guidò nella conversione, ndr) mi diceva: “Il Modernismo ha adottato la terminologia del cattolicesimo svuotandola della sua sostanza”.
La Religione non diventava che una sociologia, una morale umana, tendente a stabilire in questo mondo il migliore Modus vivendi possibile. Dio non sarebbe così che il distributore delle nostre comodità e l'esecutore delle nostre concezioni. È mettere la religione con i piedi in alto e la faccia a terra. Rimettiamola nella sua posizione normale: il viso alzato verso Dio che è il nostro unico scopo.” (Realité unique et éternelle, ed. Du cloitre 1980, pp.37-38)
Definizione più sintetica e precisa della crisi Modernista, che spaventosamente perdura nella Chiesa, non si può avere.
“Cercavo avidamente di conoscere il dogma, questa Roccia...”: è questo che l'autorità deve servire nella Chiesa, e per far questo non deve “fluttuare in mezzo alle opinioni”.
Se non c'è questo sguardo mistico sulla verità rivelata, questo sguardo che è il solo cattolico, si finisce schiavi dei flutti menzonieri delle opinioni, condannati a scrutare quali novità porterà l'autorità di turno. Se non c'è il dogma, se non c'è la stabilità della fede nelle verità rivelate, la vita cristiana assomiglia alla vita di una corte che si adatta al principe per piacergli: ed è la tragedia, ed è il ridicolo. Carissimi, viviamo una vita stabilmente poggiata sulla roccia, sull'acciaio infrangile della rivelazione, domandando all'Autorità della Chiesa che semplicemente ce la custodisca.

lunedì 29 luglio 2013

Lettera del Commissario dei Frati francescani dell'Immacolata ai Frati




La Redazione di MiL è in possesso, in anteprima, anche della lettera che il neo eletto Commissario della Congregazione dei Frati F.I. ha inviato ai Frati. 

 ROMA, 27 Luglio 2013 

 Ai Fratelli e alla Fraternità 
 della Congregazione dei Frati 
Francescani dell'Immacolata 
LORO SEDI 

 PACE E BENE!

     Il Santo Padre Papa Francesco mi ha affidato il delicato compito di Commissario Apostolico della Vostra Congregazione. In allegato il Decreto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata in data 11 luglio 2013.
        Benchè avverta le difficoltà di tale compito ho accettato l'incarico perchè è mio desiderio accompagnarvi in un cammino di rinnovata ecclesialità. Per poterlo fare con al certezza di corrispondere ai "desiderata" del Magistero, non trovo di meglio che richiamare il passaggio di un recente discorso di Papa Francesco: l'ecclesialità è una "dimensione costruttive della vita consacrata, dimensione che deve essere costantemente rpresa e approfondita nella vita. La vostra vocazione è un carsima fondamentale per il cammino della Chiesa, e non è possibile che una consacrata e un consacrato non "sentano" con la Chiesa. Un "sentire" con la Chiesa che ci ha generato nel Battesimo; un "sentire" con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell'unità. L'annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato. Questo è importante, l'annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato o di gruppo e qualunque evangelizzatore non agisce, come ricordava molto bene Paolo VI, "in forza di un'ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa (Esort. Ap. Evangelii nuntiandi, 80) [...] Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell'amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale" (Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all'assemblea plenaria dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali, 8 maggio 2013). 
        Credo di non dover aggiungere nulla a un pensiero così chiaro e così pressante di Papa Francesco, il quale si preoccupa giustamente del "sentire cum Ecclesia" perchè solo così la Vita Consacrata potrà rispondere a quanto la Chiesa si attenda da essa e diventi, in questo modo l'evangelica luce sul mondo per i fedeli che hanno bisogno di conoscere e seguire la verità che Cristo ci ha rivelato.
     Nello spirito di questa obbedienza richiesta dal N.S.P. Francesco nella Lettera a un ministro, vi saluto fraternamente in Cristo. 

 P. Fidenzio Volpi, o.f.m.cap 
   Commissario Apostolico       

Francescani dell'immacolata commissariati: ecco il Decretodella Santa Sede




La Redazione di MiL ha in anteprima esclusiva la copia del Decreto di Commissiariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata. Ecco il testo. 

CONGREGATIO 
PRO INSTITUTIS VITAE CONSECRATAE 
ET SOCIETATIBUS VIATE APOSTOLICAE 

PROT. N. 52741/2012 

DECRETO 

    La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e la Società di vita apostolica, attese le consiedrazioni formulate nella RElazione presentata dal Rev.do Mons. Vito Angelo Todisco a conclusione della Visita Apostolica disposta con decreto del 5 luglio 2012, al fine di tutelare e promuovere l'unità interna degli Istituti religiosi e la comunione fraterna, l'adeguata formazione alla vita religiosa e consacrata, l'organizzazione delle attività apostoliche, la

Avanti, con pazienza e determinazione. Gli sviluppi della vicenda dell’Istituto del Buon Pastore.

Disputationes Theologicae continua a informare sugli sviluppi della vicenda dell’Istituto del Buon Pastore Senza procedere in maniera affrettata - come evidente ad ogni osservatore attento - ma anche tentando di perseverare in quell’amore alla verità, sebbene scomoda, che ci ha fatto parlare (anche con la giusta visibilità) a proposito di altri soggetti. 
Sicché, dopo aver prudentemente seguito la “scaletta” evangelica, pubblichiamo anche gli atti recentemente posti, che - riteniamo - parlano da sé. 
Né perdiamo di vista - diversamente dalla non rara demagogia - che le pressioni sono un aspetto certamente molto rilevante, ma non l’unico: il fattore principale è come ad esse ci si rapporta, libero arbitrio per libero arbitrio. E’ in effetti la frequente presenza di questo secondo fattore, quello interno, ciò che dà campo al primo. 
Guardiamo alla recente storia (che, ahinoi, tanto raramente è magistra vitae…), ad esempio la storia ecclesiastica: se gli uomini di Chiesa “di buona dottrina” avessero diffusamente preferito il bene della causa al bene personale (o al miraggio di esso…), se almeno i “buoni” fossero stati disponibili ad esporsi di persona senza troppi calcoli opportunistici - di una falsa prudenza solo umana - e ciò stabilmente, la crisi modernista non avrebbe potuto nuocere molto meno? 
Forse il Signore ci avrebbe addirittura del tutto risparmiato tale castigo. 
D’altra parte, queste prove hanno il grande pregio di svelare i cuori e di vagliarli uno ad uno. 
Ecco dunque gli atti che sono stati posti in questi mesi. 
Guardando senza ansia ai segni della Provvidenza e mentre praticamente tutte le attività ordinarie, le appaganti gioie del sacerdozio e del Seminario, proseguivano come sempre. 
A questa medesima Provvidenza per l’intercessione della Madonna ci affidiamo, senza fretta, anche per l’avvenire. Fiat voluntas Tua.” 

 Leggere QUI   l'articolo corredato dai Documenti allegati

Francescani dell'Immacolata e Papa Francesco: brusco stop alla Messaantica e primo smacco ufficiale a Benedetto XVI



La prima volta che Francesco contraddice Benedetto

Su un punto nevralgico: la messa in rito antico. Ratzinger ne ha consentito a tutti la celebrazione. Bergoglio l'ha proibita a un ordine religioso che la prediligeva 


di Sandro Magister





ROMA, 29 luglio 2013 – Un punto sul quale Jorge Mario Bergoglio era atteso al varco, dopo la sua elezione a papa, era quello della messa in rito antico.

C'era chi prevedeva che papa Francesco non si sarebbe discostato

Una risata vi seppellirà: i vescovi Carioca ballano a Rio.







Fonte: Repubblica

domenica 28 luglio 2013

I Francescani dell'Immacolata commissariati. Messa di sempre a rischio



A quanto si apprende, la Santa Sede, a seguito di una fronda interna di una minoranza di frati insofferenti dell'attitudine viepiù tradizionale dell'Ordine, avrebbe sollevato anzitempo dall'incarico lo storico Superiore - e fondatore - Padre Manelli.

L'ukase vaticano farebbe inoltre divieto ai religiosi dell'Ordine di celebrare la  Santa Messa secondo il Messale del 1962. Da domenica 11 agosto se  qualche Padre vorrà celebrare secondo il vetus ordo (pubblicamente o privatamente) dovrà chiedere permesso volta per volta all'Autorità competente.


La Redazione di Messainlatino

sabato 27 luglio 2013

Per favore : almeno non chiamatelo “ rito " della Via Crucis !

Il GR 3 delle 6,45 di oggi - 27 luglio - , uno dei tanti tg e gr che dal 13 marzo 2013 sono diventati tenere e rosee “succursali informative vaticane” ha dato notizia, sempre e ovviamente con un ampio supporto audio , del " rito della Via Crucis " che ieri sera che ha avuto luogo a Capocabana dopo che un "mare di fango" aveva sommerso l’ imponente e discusso del palco papale allestito per l'occasione a Guaratiba .
Il " pio esercizio" della Via Crucis si avvale talvolta, noi italiani lo sappiamo bene, del supporto teatrale-drammatico per aumentare il pathos orazionale dei fedeli.
Niente di male o niente di strano !
Questa volta però i mass media hanno sottolineato, " una voce dicentes "  il termine " rito " che ovviamente ha scavalcato nell'opione pubblica quello ufficiale fornito dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice : " VIA-SACRA COM OS JOVENS " per infondere nei lettori ( o nei tele / radio ascoltatori) l'idea che si trattava di una " liturgia " ...
Nella tarda serata di ieri, per ironia della sorte, avevo ricevuto una lunga telefonata dalla vicina e martoriata Francia di un Sacerdote iper-tradizionalista ( uno di quei pochissimi preti che , a causa della testarda doppia fedeltà, alla Tradizione e al Papa, mangiano un giorno si e due no …) che mi aveva invitato a confidare di più nella Divina Provvidenza ed a essere meno diffidente nei confronti dell’attuale contorno mediatico-informativo che circonda, come uno scudo spaziale protettivo, la figura del Papa. 
Rasserenato in corde dall'amico prete ho visto su TV 2000  la “diretta” della Via Crucis …cioè la sacra rappresentazione,  organizzata dignitosamente da professionisti esperti del settore, fino alla “ III statio “ dopodichè ho guardato su youtube quella stata realizzata nel GMG 2011 a Madrid alla presenza dell’allora Pontefice Benedetto XVI.
Signori Giornalisti per favore !
Appellate lo spettacolo di ieri 26 luglio a Capocabana   “sacra rappresentazione” , denominatelo “ dramma sacro” ma non chiamatelo " rito "  o  " pio esercizio "  !!!
E' stato uno spettacolo teatral-religioso di tutto rispetto  che ha certamente edificato l'enorme quantità dei presenti.
Di fronte ad una festa di popolo , alle lacrime vere di tanti ragazzi riconosciamo che Cristo passa benedicente anche attraverso queste forme artistiche  e vedendo le decine di chierichetti ( con talare rossa e cotta ) con i turiboli fumiganti precedere assieme ad un Sacerdote in talare e cotta tradizionale, con pizzi e merletti ( elementi che secondo l’opinione pubblica, fortemente influenzata da alcuni vaticanisti, manderebbero in orgasmo  noi tradizionalisti –  lasciamoglielo credere ...) la Croce addobbata con dei lunghi nastri, ho pensato che il Regista si fosse ispirato al film Roma ( anno 1972 ) del grande Federico Fellini . 
Ho dovuto poi ricorrere al telecomando per alzare il “volume” del televisore ( quando fugacemente mi connetto  su TV2000 ne azzero l’audio per non udire quel che Boffo dice … ) per ascoltare le invocazioni di  preghiera dei presenti . 
Niente da fare !
Da quel che ho potuto vedere e ascoltare non c’è stata alcuna preghiera da parte dei fedeli ma solo la buona recitazione degli attori; nessun canto devozionale  ( almeno fino alla 3 stazione poi sinceramente non saprei ) ma solo un commento musicale dell’Orchestra nella grande formazione ritmico-sinfonica e di un coro vocalizzante.
Mi hanno fatto notare poi che :  " ... infine c'è stato un bellissimo Discorso del Papa che poi se ne è andato senza troppi clamori, in sordina mentre i giovani cantavano l'inno di questa GMG ..."
Voglio obbedire alle indicazioni dell’amico Sacerdote italo-francese di non eccedere nella critica verso i mass media “cittadini onorari del Vaticano” che leggo il meno possibile e : “visto l`alto rischio di overdose di melassa "dégoulinante", me ne vado in fretta …” ( Cfr.Luisa ).
A.C.

giovedì 25 luglio 2013

A Lecce le Messe in rito antico non sono sospese. Anzi.

 Dopo la funesta notizia della sospensione estiva delle Messe in rito antico a Monza, per volontà della Curia, e a Sassari, per decisione del prete, una bella conferma che viene da Lecce:

Lecce  
presso la chiesa di San Francesco da Paola)
piazzetta dei Peruzzi
ogni domenica ore 11 - anche in agosto
SANTA MESSA nella forma extraordinaria del Rito Romano 

il 15 Agosto, solennità dell'Assunta ci sarà la Messa (stessa chiesa e stesso orario). 


I luoghi della Liturgia

Proponiamo lo studio sugli spazi Liturgici che l'Arch.Claudio Mecozzi ha gentilmente realizzato per il nostro Blog e che sarà suddiviso in tre parti.
Ringraziamo l'Autore .


I DUE LUOGHI DELLA LITURGIA (1) 

La liturgia della chiesa cristiana primitiva deriva dalla liturgia sinagogale già strutturata su due luoghi nello spazio della basilica. 
Al centro della navata vi è il luogo della Parola costituito dai fuochi liturgici; i fedeli sono radunati attorno al bema, una sorta di tribuna, dove trova posto il trono dell’Evangelo il seggio episcopale ed il leggio. 
La liturgia eucaristica vera e propria ha il suo luogo nell’abside presso l’altare dove i fedeli si rivolgono con il celebrante verso oriente, al Signore che viene. 
Dal bema avrà origine l’ambone monumentale, mentre la sede, introdotta con la riforma liturgica è “figlia” della cattedra episcopale ed in dipendenza da questa. 
La cattedra episcopale denota sempre un luogo ministeriale strettamente connesso con la Parola di Dio. La sede che non è la cattedra episcopale tuttavia rende visibile quest’ultima in ogni chiesa particolare. 
Nel medioevo si assiste ad un progressivo approfondimento del mistero eucaristico che troverà espressione con l’accresciuta importanza dell’altare. 
A partire dal XIII° sec. il tabernacolo verrà intronizzato al centro dell’altare insieme alla croce; l’altare eserciterà così un ruolo di attrazione nei confronti dei diversi fuochi liturgici ad esso più direttamente relazionati ed il cui esito sarà l’altare monumentale tridentino. 
L’Altare assumerà in sé anche l’ambone in cornu Epistolae e in cornu Evangelii e nel luogo della Parola sulla navata prenderà posto il pulpito; vero e proprio luogo della Parola spezzata al popolo, attraverso la predicazione in lingua volgare. 
La Liturgia Tridentina non fece altro che dare forma canonica agli usi liturgici che si erano sviluppati e consolidati nel tempo. In questa spazialità permangono dunque i due luoghi liturgici delle origini sia pur in forma diversa; in particolare vi è lo sviluppo del luogo dell’Eucarestia che si arricchirà anche artisticamente con il dossale. 
Nella spazialità liturgica tradizionale la sede del celebrante è costituita da un semplice seggio disposto lateralmente dinanzi l’altare e rivolto verso l’asse liturgico. 


Lo spazio dell’altare 

Nel considerare l’adeguamento liturgico intendo soffermarmi su un aspetto forse poco considerato; ovvero la dimensione dello spazio necessario all’altare. Per far questo pongo a confronto le due tipologie di altare entrambe legittimamente in uso nella liturgia; l’altare tradizionale versus Deum e l’altare che maggiormente si è affermato nel post-Concilio ovvero l’altare versus populum
Il confronto dimensionale tra questi due altari evidenzia una essenziale differenza: l’altare libero sui quattro lati atto alla celebrazione versus populum necessita per esser realizzato correttamente di una superficie sostanzialmente tripla rispetto alla superficie necessaria all’altare tradizionale su dossale. 
Lo spazio dell’altare infatti comprende il piano costituente il livello delle azioni liturgiche che dovranno poter esser svolte in modo agevole e sicuro. 
Le norme infatti richiedono per l’altare staccato dalla parete di essere “…praticabile tutto all’intorno.”(norme C.E.I. nuove chiese) 
Perché dovrà “consentire di girarvi intorno e di compiere agevolmente tutti i gesti liturgici ad esso inerenti” (norme C.E.I. adeguamento chiese) 
Và da sé che per realizzare un altare libero sui quattro lati atto alla celebrazione versus populum è necessario disporre della superficie necessaria tanto più se il piano liturgico dell’altare dovrà esser raggiunto da uno o più specifici gradini. In tal caso i gradini tutt’intorno l’altare invitando alla salita dovranno effettivamente condurre nello spazio del livello liturgico dell’altare. 
La quota del livello dell’altare una volta raggiunta è necessario sia spaziosa da ogni lato per consentire un agevole e sicura percorribilità all’intorno. 
Gli spazi risicati ai fianchi e davanti l’altare non permettono i movimenti in sicurezza e si costituiscono come vere e proprie zone di pericolo. 
Tali soluzioni sono espedienti che hanno origine nelle insufficienti dimensioni trasversali dei catini absidali storici. 
E’ necessario pertanto aver consapevolezza riguardo le caratteristiche dimensionali dei presbiteri storici che spesso non si conciliano con certe interpretazioni architettoniche della riforma a meno di evidenti forzature. 
Non è raro pertanto trovare nuovi altari apparentemente liberi su tutti i lati dove in realtà è impedito di compiervi attorno i gesti liturgici ad essi inerenti. 
Così che nell’incensazione ad esempio il sacerdote è costretto a muoversi in tutto o in parte fuori del piano liturgico dell’altare ricercando di volta in volta spazi sicuri dove poggiare i piedi. 
Tali soluzioni si rivelano quindi gravemente deficitarie; pericolose per l’incolumità dei ministri e di chi svolge il servizio all’altare. 
Lo spazio attorno l’altare deve essere adeguatamente ampio sui fianchi; maggiormente ampio potrà esserlo dietro per la celebrazione versus populum e sul davanti per la celebrazione versus Deum
Soprattutto nelle nuove chiese lo spazio liturgico proprio dell’altare costituisce area dove può trovar posto il ciborio o baldacchino con la possibilità di appendervi centralmente il tabernacolo. 

Il luogo della Parola e il luogo dell’Eucarestia 

Di primaria importanza è l’esplicitarsi del rapporto tra luogo della Parola e luogo dell’Eucarestia (luogo dell’altare). 
Sono questi i due luoghi liturgici principali tra loro gerarchicamente ordinati in corrispondenza delle due liturgie della Santa Messa. Il luogo della Parola non è semplicemente rivolto al popolo; nel coro della schola delimitato dal recinto al centro della navata gli amboni e i seggi sono rivolti verso l’asse liturgico aperti alla visuale dell’altare. (fig.1) 
Nel riformarsi dello spazio liturgico il coro ed il seggio si trasferiranno nell’abside ed il recinto si ritirerà nella balaustra che delimiterà il presbiterio nell’area absidale. 
Il luogo della Parola sarà mantenuto sino al XIII° sec. con l’ambone monumentale che continuerà ad esser rivolto verso l’asse liturgico e disposto lateralmente sulla navata. 
L’ambone cederà il posto al pulpito con assoluta continuità. 
Il rinnovamento negli aspetti architettonici conseguenti la riforma non riguarda tanto l’altare quanto proprio il luogo della Parola.
Si tratta piuttosto di innestare nella spazialità liturgica la “novità” del luogo della Parola reso nuovamente esplicito; la riforma non azzera la spazialità liturgica precedente ma parte piuttosto da questa. 
Non potrà che essere allora un inedito luogo della Parola; ritrovando la connessione tra ambone e sede nel corretto rapporto con il luogo dell’Eucarestia così come è giunto sino a noi. 
E’ necessario pertanto che le istanze di diretta visibilità dell’ambone e delle sede siano contemperate dal corretto rapporto con gli altri fuochi liturgici nell’ambito dell’intero spazio sacro. 
La via non può esser che quella della mediazione delle diverse esigenze dovendo anche considerare la presenza condizionante ma insostituibile dei banchi. 
Questi con le loro postazioni essenziali costituiscono in certo qual modo “gli stalli dei fedeli” consentendo di svolgere agevolmente e ordinatamente i gesti del corpo necessari alla preghiera a cominciare dal gesto dell’inginocchiarsi. 
Sentite bene: l’evangelizzazione si fa in ginocchio. Siate sempre uomini e donne di preghiera.” (Papa Francesco S.ta Messa con i seminaristi e novizi, S.Pietro 07/07/2013) 
Arch. Claudio Mecozzi 


Figura 1 Basilica di S. Clemente a Roma. 
Al centro della navata centrale il recinto della schola comprendente i seggi e gli amboni in cornu epistola e in cornu evangeli. Nell’abside è visibile il ciborio posto sopra l’altare.

Messa pontificale in rito antico a Rio de Janeiro per la GMG 2013

 
Foto della S. Messa celebrata da Mons. Rifan, Vescovo della A.A. S. Giovanni Vianney nella chiesa di N. S. del Carmelo a Rio de Janeiro il 24.07.2013.
Le SS. Messe sono organizzate da Juventutem e dalla A.A.S.G.V. (si veda qui).

per altre foto si veda : da https://www.facebook.com/media/set/?set=a.613673698653865.1073741860.231290870225485&type=1

Ordinariati anglico-cattolici: i semi di Benedetto XVI iniziano agermogliare


Una liturgia che incorpori il patrimonio anglicano sarà presto sperimentata a Perth presso la Parrocchia di San Ninian e St Chad in Maylands (Australia) dell'Ordinariato di Our Lady of the Southern Cross
Parlando con il quotidiano on lina Record da Brisbane dopo una riunione del clero dell'Ordinariato la scorsa settimana, il capo dell'Ordinariato monsignor Harry Entwistle ha detto che la liturgia sarà testata in numerose parrocchie dell'Ordinariato in tutta l'Australia, anche nella sua parrocchia Maylands, da metà agosto.Mentre l'ordinario della liturgia eucaristica era stata già, completata, i propri della liturgia, le orazioni, e i prefazi dovevano ancora essere messi a punto.Mons. Entwistle inoltre ha raccolto il recente chiarimento della Santa Sede riguardo quelle persone che pur battezzate col rito cattolico, ma che poi non avevano più ricevuto gli altri sacramenti dell'iniziazione, compresa la Cresima e la Santa Comunione, saranno liberi di "ritornare" a praticare la Chiesa attraverso gli Ordinariati."Il Papa ha dato il Ordinariati una breve e una carica di evangelizzare", ha detto mons Entwistle."Ho detto fin dal principio che dobbiamo essere evangelizzatori o non  faremo la nostra parte nella Nuova Evangelizzazione chiesta di [recente] papi. Penso che ci sia di incoraggiamento il detto degli Ordinariati 'il mondo è il nostro campo di missione' ".In una comunicazione con gli Ordinariati approvata da Papa Francesco, il 31 maggio 2013, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha detto che l'ingresso negli Ordinariati è esclusa per i cattolici che volessero unirsi agli anglicani semplicemente per una 'preferenza soggettiva'.Papa Benedetto XVI ha aperto la strada per l'istituzione di Ordinariati personali per gli ex anglicani il 4 novembre 2009 con la Costituzione Anglicanorum Coetibus, consentendo sia la comunione con la Sede di Pietro sia la conservazione di una parte del patrimonio anglicano.Ad oggi, gli Ordinariati hanno messo a punto, secondo la dottrina cattolica, i riti per il matrimonio, i funerali e il battesimo dei bambini.

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